Monthly Archives: ottobre 2015

Oggi lunedì 26 ottobre 2015

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Giovanni Spano: un sardo che ha contribuito alla grandezza di Cagliari

Giovanni Spano fto ritratto olioSegnaliamo la relazione di Attilio Mastino al convegno su Giovanni Spano tenutosi a Ploaghe sabato 23 ottobre, al convento S. Antonio.
La nascita dell’archeologia in Sardegna: il contributo di Giovanni Spano tra ricerca scientifica e falsificazione romantica.
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Patriam dilexit, laboravit
Giovanni Spano su Aladinews

PERCHE’ BLINDARE IL POTERE?

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di Raniero La Valle*

C’è una domanda che il papa fa nella “Laudato sì”, ed è una delle ragioni per cui egli oggi è così duramente combattuto nel Sinodo e fuori: “Perché si vuole mantenere oggi un potere che sarà ricordato per la sua incapacità di intervenire quando era necessario ed urgente farlo?” (L.S. n. 57).
Il potere incapace, immeritevole di essere mantenuto, è quello che non cura la casa comune e che la gestisce con un’ “economia che uccide”; e la casa comune nel pensiero di papa Francesco non è solo la Terra, ma comprende anche gli uomini, le donne, i poveri, i popoli.
Che questo potere sia invece perpetuato, rafforzato e liberato dai limiti e dalle garanzie statuite dalle Costituzioni postfasciste, fu chiesto dal capitale finanziario e in particolare dalla finanziaria JP Morgan già il 28 maggio 2013. Essa si lamentava di queste Costituzioni “influenzate dalle idee socialiste”, e indicava delle caratteristiche dei sistemi che ne derivavano che dovevano essere cambiate. E le caratteristiche erano le seguenti: “esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti, poteri centrali deboli nei confronti delle regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori” nonché “la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo”. Era questo che turbava la banca americana e anche oggi la richiesta che sale dall’attuale sistema economico-sociale è quella di blindare i poteri esistenti perché tutto possa continuare com’è e non ci siano ideali avveniristici a turbare i sonni degli gnomi della finanza.
Questa richiesta è stata esaudita “in fretta”, come è di moda oggi in Italia, il 13 ottobre scorso con il voto del Senato sulla riforma costituzionale. Sicché si può dire che salvo sorprese nella seconda lettura parlamentare e la vittoria del NO nel successivo referendum popolare, quella Costituzione promulgata nel 1947 e sgradita alla finanza, in Italia non esiste più.
Essa è stata abrogata in tutta la sua parte concernente l’ordinamento della Repubblica e sostituita con un’altra. Attraverso questa sostituzione a parere di molti quella che era “la Costituzione più bella del mondo” è diventata (diventerebbe) anche nella forma, nel tecnicismo e nell’ermeticità del linguaggio, la più brutta. Però sarebbe efficace nel perseguire gli obiettivi voluti: avremo il Parlamento dimezzato, ridotto da due Camere a una; l’esecutivo padrone dell’agenda dei lavori parlamentari (avrà leggi approvate a data fissa); un solo partito identificato col governo e detentore di una maggioranza assoluta attribuitale dalla legge vigente “Italicum” grazie al premio di maggioranza; la fiducia, non più dovuta dal Senato, assicurata alla Camera dal solo partito del presidente del Consiglio, che non sarebbe una vera fiducia perché inquinata dal vincolo della disciplina di partito, restando irrilevante il voto di altri gruppi, a differenza di quanto avviene nelle coalizioni; i rapporti di forza governo-regioni modificati a favore del centralismo statale; i diritti dei lavoratori già sacrificati dal Jobs Act e dalla frana del sistema contrattuale non avrebbero difesa, e quanto alla “licenza di protestare” le forme di democrazia diretta sono rese più difficili, la stessa rappresentanza viene mortificata con la nomina dei deputati e la riduzione del pluralismo politico; gli organi di garanzia saranno ridimensionati, a cominciare dal presidente della Repubblica, a causa del peso decisivo del partito dominante e dell’uomo al comando nell’esprimerli; e la Costituzione sarà indebolita nella sua capacità di resistere ad altre avventate future riforme.
Anche il modo nel quale la Costituzione repubblicana viene travolta è il segno di una sofferenza e anzi di un lutto della democrazia. La Costituzione del 47 fu approvata da un’Assemblea costituente espressa e legittimata dai cittadini, usciti dal fascismo e dalla Resistenza. La nuova Costituzione è approvata da un Parlamento di nominati dai partiti, delegittimato da una sentenza della Corte Costituzionale che lo ha giudicato non rappresentativo della sovranità popolare a causa del “Porcellum” con cui è stato eletto. La Costituzione del 47 fu approvata con 458 voti contro 62 e tutti i leaders parteciparono al voto. La nuova Costituzione è stata approvata il 13 ottobre dal Senato con 178 voti su 321 senatori (143 tra assenti contrari e astenuti); Renzi non ha votato perché non appartiene ad alcuna Camera, non essendo mai stato eletto, ma avendo acquisito il potere attraverso primarie non previste in alcuna Costituzione o legge. La Costituzione del 47 aveva dietro di sé secoli di esperienze e di lotte. La nuova ha dietro di sé, come ha rilevato Massimo Cacciari, una Boschi poco più che trentenne. E l’Italia cessa di essere una democrazia parlamentare.
Come dice un appello di illustri costituzionalisti, bisogna dunque battersi contro questa modifica della Costituzione “con una battaglia referendaria come quella che fece cadere nel 2006, con il voto del popolo italiano, la riforma — parimenti stravolgente — approvata dal centrodestra”.
Ma intanto bisognerà ricominciare a pensare alla politica, a come lottare per l’eguaglianza, la pace, i diritti, nelle condizioni di eclissi della democrazia.

*Rocca, 15 ottobre 2015
Rocca ult nov2015
RANIEROLAVALLE.BLOGSPOT. COM
raniero lavalle 1
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APPELLO 1
Ecco l’appello, lanciato il 13 ottobre 2015, dai costituzionalisti Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Gianni Ferrara, Alessandro Pace, Stefano Rodotà e Massimo Villone. E’ una base per la mobilitazione in vista del referendum oppositivo che si terrà l’anno prossimo. Come nel 2006 contro la revisione di Berlusconi e Bossi, occorre battere la legge sul senato Renzi-Verdini.

La proposta di legge costituzionale che il senato voterà oggi [13 ottobre - n.d.r.] dissolve l’identità della Repubblica nata dalla Resistenza. È inaccettabile per il metodo e i contenuti; lo è ancor di più in rapporto alla legge elettorale già approvata. Nel metodo: è costruita per la sopravvivenza di un governo e di una maggioranza privi di qualsiasi legittimazione sostanziale dopo la sentenza con la quale la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del «Porcellum». Molteplici forzature di prassi e regolamenti hanno determinato in parlamento spaccature insanabili tra le forze politiche, giungendo ora al voto finale con una maggioranza raccogliticcia e occasionale, che nemmeno esisterebbe senza il premio di maggioranza dichiarato illegittimo. Nei contenuti: la cancellazione della elezione diretta dei senatori, la drastica riduzione dei componenti — lasciando immutato il numero dei deputati — la composizione fondata su persone selezionate per la titolarità di un diverso mandato (e tratta da un ceto politico di cui l’esperienza dimostra la prevalente bassa qualità) colpiscono irrimediabilmente il principio della rappresentanza politica e gli equilibri del sistema istituzionale. Non basta l’argomento del taglio dei costi, che più e meglio poteva perseguirsi con scelte diverse. Né basta l’intento dichiarato di costruire una più efficiente Repubblica delle autonomie, smentito dal complesso e farraginoso procedimento legislativo, e da un rapporto stato-Regioni che solo in piccola parte realizza obiettivi di razionalizzazione e semplificazione, determinando per contro rischi di neo-centralismo. Il vero obiettivo della riforma è lo spostamento dell’asse istituzionale a favore dell’esecutivo. Una prova si trae dalla introduzione in Costituzione di un governo dominus dell’agenda dei lavori parlamentari. Ma ne è soprattutto prova la sinergia con la legge elettorale «Italicum», che aggiunge all’azzeramento della rappresentatività del senato l’indebolimento radicale della rappresentatività della camera dei deputati. Ballottaggio, premio di maggioranza alla singola lista, soglie di accesso, voto bloccato sui capilista consegnano la camera nelle mani del leader del partito vincente — anche con pochi voti — nella competizione elettorale, secondo il modello dell’uomo solo al comando. Ne vengono effetti collaterali negativi anche per il sistema di checks and balances. Ne risente infatti l’elezione del Capo dello Stato, dei componenti della Corte costituzionale, del Csm. E ne esce indebolita la stessa rigidità della Costituzione. La funzione di revisione rimane bicamerale, ma i numeri necessari sono alla Camera artificialmente garantiti alla maggioranza di governo, mentre in senato troviamo membri privi di qualsiasi legittimazione sostanziale a partecipare alla delicatissima funzione di modificare la Carta fondamentale. L’incontro delle forze politiche antifasciste in Assemblea costituente trovò fondamento nella condivisione di essenziali obiettivi di eguaglianza e giustizia sociale, di tutela di libertà e diritti. Sul progetto politico fu costruita un’architettura istituzionale fondata sulla partecipazione democratica, sulla rappresentanza politica, sull’equilibrio tra i poteri. Il disegno di legge Renzi-Boschi stravolge radicalmente l’impianto della Costituzione del 1948, ed è volto ad affrontare un momento storico difficile e una pesante crisi economica concentrando il potere sull’esecutivo, riducendo la partecipazione democratica, mettendo il bavaglio al dissenso. Non basta certo in senso contrario l’argomento che la proposta riguarda solo i profili organizzativi. L’impatto sulla sovranità popolare, sulla rappresentanza, sulla partecipazione democratica, sul diritto di voto è indiscutibile. Più in generale, l’assetto istituzionale è decisivo per l’attuazione dei diritti e delle libertà di cui alla prima parte, come è stato reso evidente dalla sciagurata riforma dell’articolo 81 della Costituzione. Bisogna dunque battersi contro questa modifica della Costituzione. Facendo mancare il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti in seconda deliberazione. E poi con una battaglia referendaria come quella che fece cadere nel 2006, con il voto del popolo italiano, la riforma — parimenti stravolgente — approvata dal centrodestra.

il manifesto, 13 ottobre 2015

*L’appello può essere sottoscritto inviando l’adesione a www.costituzione@ilmanifesto.it
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APPELLO 2
Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n.1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al Presidente del Consiglio poteri padronali.
Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato.
Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.

Primi firmatari:
Nadia Urbinati
Gustavo Zagrebelsky
Sandra Bonsanti
Stefano Rodotà
Lorenza Carlassare
Alessandro Pace
Roberta De Monticelli
Salvatore Settis
Rosetta Loy
Corrado Stajano
Giovanna Borgese
Alberto Vannucci
Elisabetta Rubini
Gaetano Azzariti
Costanza Firrao
Alessandro Bruni
Simona Peverelli
Nando dalla Chiesa
Adriano Prosperi
Fabio Evangelisti
Barbara Spinelli
Paul Ginsborg
Maurizio Landini
Marco Revelli
Beppe Grillo
Gianroberto Casaleggio
Gino Strada
Paola Patuelli
Tomaso Montanari
Antonio Caputo
Ugo Mattei
Francesco Baicchi
Riccardo Lenzi
Pancho Pardi
Ubaldo Nannucci
Maso Notarianni
Ferdinando Imposimato
Cristina Scaletti
Laura Barile
Raniero La Valle
Luciano Gallino
Ida Dominijanni
Domenico Gallo
Ermanno Vitale
Tommaso Fattori
Dario Fo
Fiorella Mannoia
Salvatore d’Albergo
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Approfondimenti

con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413SANTI GAVINO PROTO E GIANUARIO

SantI martiri turritaniIl 25 ottobre si ricordano, specie a Porto Torres, i martiri turritani, santi Gavino, Proto e Gianuario.
Narra la tradizione che il 25 ottobre 303 Gavino soldato, Proto sacerdote, Gianuario diacono, furono martirizzati ad opera del governatore Barbaro.
Oltre che per la pietas religiosa il fatto è notevole per i sardi in quanto la storia di questi martiri è oggetto della prima opera letteraria teatrale in lingua sarda. Autore un vescovo, Antonio Cano, sassarese, che intorno alla metà del 1400 scrive “Sa vitta et sa morte et passione de sanctu Gavinu Prothu et Januariu”. Così racconta il testo:
In Sardinia nostra, in cussa temporada,
de morrer pro sa fide fuit sa sorte dada
a sos sanctos martires nostros beneditos,
dominande su mundu cussos maleditos,
in su quale tempus de Diocletianu,
unu rey Barbaru qui fuit Affricanu,
barbaru de natura e gasi nominadu,
su quale haviant de su regnu scazadu
pro haer ite viver lu fetint presidente
cussos imperadores grandes et potentes
in Sardingia et Cossiga por algunos annos
pro persequitare totue sos crestianos…

L’opera del Cano è stata studiata da Francesco Alziator, che ne curò la pubblicazione per la Biblioteca dell’Elefante, Ed. F.lli Fossataro, 1976.

Oggi domenica 25 ottobre 2015

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Torna l’ora solare

ora legale Bomeluzo 2015Stanotte torna l’ora solare! Lancette un’ora indietro!
loghetto Bomeluzo microcon Bomeluzo.
OCCHIALI DI PIEROChe cosa cambia.
Stanotte in Italia cambia l’ora.
E niente altro.

Ricupero restauro dei Cimiteri monumentali. Le Istituzioni si muovano e diano l’esempio. Lanciamo la campagna: adottiamo un monumento!

Bonaria cimiteroGiovanni Spano Tomba Bonaria CagliariGiovanni Spano fto ritratto olio
Oggi su L’Unione Sarda è apparso un articolo sullo stato di abbandono di molti monumenti e in generale di tutto il Cimitero monumentale di Quartu Sant’Elena. Uguale discorso non si tarderà a fare per il Cimitero monumentale di Bonaria, come è consuetudine in prossimità della ricorrenza dei morti. Occorre intervenire. Prima di tutto è compito del Comuni e della Soprintendenza, ma anche delle altre Istituzioni e dei cittadini. Al riguardo sarebbe bello che alcune Istituzioni si facessero carico del ricupero-restauro di monumenti ad esse riconducibili, magari “adottandoli”. Così, per il Cimitero di Bonaria, la Camera di Commercio potrebbe intervenire per il monumento funebre di Enrico Serpieri (primo presidente della Camera di Cagliari, 1862) e l’Università di Cagliari per il monumento funebre di Giovanni Spano (vedasi foto), che fu Rettore dell’Ateneo. E’ poca cosa, ma almeno si darebbe un buon esempio.

Salviamo il Martini. News sulla vertenza

martini2-300x135Comitato “Salviamo il Martini”
Ieri 23 ottobre 2015 una delegazione del Comitato, in rappresentanza di docenti, ex docenti e genitori, è stata ricevuta dal Dr. Franco Sardi, Commissario Straordinario della Provincia di Cagliari per discutere delle richieste avanzate dal Comitato nel documento inviato il 20 ottobre u.s.
Il Commissario ha ascoltato con attenzione le ragioni avanzate dal Comitato a fondamento della richiesta di non trasferire l’istituto al plesso di via Cabras-Monserrato- ed anche quelle relative alla assenza di urgenza di tale trasferimento in quanto i lavori previsti per il Martini non sono né finanziati né appaltati e tantomeno sono noti modi e tempi di intervento che, in tutti i casi, non sarebbero brevi.
Il Commissario ha assicurato che verranno immediatamente valutate le richieste e verificate possibilità di intervento alternative a quelle fin qui considerate.
I rappresentanti del Comitato sono quindi in attesa di eventuali comunicazioni in merito a soluzioni alternative a quelle fin qui ipotizzate.
Per il Comitato

Dizionario storico degli imprenditori in Sardegna

dizionario-storico-imprenditori-gsedia di VannitolaLa Sedia
di Vanni Tola
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Appuntamento alla Camera di Commercio di Sassari venerdì 30 ottobre, ore 17,30, per la presentazione del volume II° del Dizionario storico degli imprenditori in Sardegna (AIPSA EDIZIONI euro 23,00). L’opera, curata da Cecilia Dau Novelli, docente di storia contemporanea presso l’Università di Cagliari e Sandro Ruju, studioso della realtà economica e sociale della Sardegna contemporanea, conclude un lavoro di ricerca decennale che ha visto impegnati numerosi ricercatori.
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IL PROGRAMMA
Saluti
Gavino Sini
Presidente della Camera di Commercio di Sassari

Presenta il libro
Francesco Soddu, Università di Sassari

Coordina
Pasquale Porcu, giornalista

Saranno presenti i curatori, i collaboratori
e l’editore dell’opera

con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501414Deu ddu sciu chi su sardu est morendi.
FUEDDA SARDU
PIBIREDDU PIBIREDDU

Pibireddu Pibireddu
ita portas in su scarteddu?
Agus e agullas,
agullas de oru
agullas de prata,
boccimì aundi m’agattas
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Maureen_O'Hara_Black_Swan_3MAUREEN O’HARA
Oggi, 24 ottobre 2015, se n’è andata, pacificamente nel sonno, una delle più belle e brave attrici del cinema mondiale.
Aveva appena compiuto 95 anni, essendo nata il 17 agosto 1920, a Dublino, la rossa irlandese, scoperta da Charles Laughton, col quale ebbe la ventura di interpretare la zingara Esmeralda, nel film Notre Dame, dove Laughton era il gobbo Quasimodo. Questo film le aprì una lunga carriera:
Com’era verde la mia valle, Miracolo nella 34a strada, Rio Bravo, Un uomo tranquillo, e tanti altri film, diretta da grandi registi, quali Hitchcock, Ford, Hathaway, Renoir, Lang, Ray, per dirne solo alcuni.
Memorabili i film nei quali, diretta da Ford, è al fianco di John Wayne.
Ha lavorato dal 1938 fino al 1991 per il cinema, e fino al 2000 per la televisione. Ancora a 94 anni non aveva perduto la sua bellezza e la sua grinta di donna irlandese.
Orgogliosa delle sue origini irlandesi, il lavoro però l’ha tenuta a vivere negli Stati Uniti: è morta nella sua casa di Boise, capoluogo dell’Idaho, nel nord-ovest degli Usa, abbastanza lontano da Hollywood, dove comunque il suo nome inciso nel Walk of Fame rimane incancellabile.
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GIOVEDI’ NERO
Comprate azioni
Il 24 ottobre 1929 era giovedì e fu l’inizio del disastro di Wall Street, che culminò il 29 ottobre 1929, il martedì nero, con il crollo definitivo della Borsa di New York.
Due giorni prima le banche dichiaravano che le condizioni del mercato azionario erano “fondamentalmente sane”. Quel giovedì 11 speculatori si tolsero la vita.
Il martedì 29 la perdita fu pari a 10 miliardi di dollari.
Quanti avevano comprato azioni all’inizio dell’anno, e non si uccisero, impiegarono tutta la vita per mettersi in pari.
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Hitler voleva sterminare tutti, tedeschi compresi.
WERNER SEELENBINDER
Il 24 ottobre 1944 nel lager di Brandeburg si procede all’esecuzione di un gruppo di detenuti. Sono tutti malridotti, uno solo ha ancora una notevole prestanza fisica. E’ lui che grida agli altri prigionieri: “compagni, resistete! A morte Hitler! Salutateci l’Armata Rossa!”
Non è un ebreo, non è un polacco, non è uno zingaro… E’ un tedesco.
WERNER-SEELENBINDERE’ Werner Seelenbinder, comunista, campione internazionale di lotta greco-romana, nato a Stettino il 2 agosto 1904, 2 medaglie di bronzo in Europa e 6 medaglie d’oro in Germania.
Ricevendo la medaglia d’oro non ha salutato Hitler, non ha salutato con la mano tesa, ha tenuto le mani dietro la schiena, non ha cantato l’inno nazista. Viene incarcerato il 4 novembre del 1942, torturato, da un lager all’altro. L’atleta Charlotte Eisenblatter, comunista e femminista, sua moglie, anche lei arrestata nel 1942 (vedi Aladin pensiero, 24 ottobre 2013) è morta in agosto, torturata e uccisa nel carcere di Berlino.
Werner dal carcere scrisse a suo padre: “spero di essermi conquistato un posto in qualche cuore”.
A lui è intitolato uno stadio, il suo volto figurò in un francobollo della DDR.
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Peperino, peperino, cosa porti nel cestino? Aghi e spille, spille d’oro, spille d’argento, uccidimi sul momento. Traduzione e adattamento miei, ma nelle filastrocche non è tanto importante il significato, quanto la musica. Es. italiano: Bimbì e bombò, tre galline e tre capò ecc.

Oggi sabato 24 ottobre 2015

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Politica dell’accoglienza e costante resistenziale. La cooperazione tra i popoli nel pensiero di Giovanni Lilliu

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Politica dell’accoglienza e costante resistenziale. La cooperazione tra i popoli nel pensiero di Giovanni Lilliu. Per riconquistare il mare della libertà. Ricordando gli insegnamenti di Giovanni Lilliu.

in difesa del Martini

SalvMart A“Il Martini non si muove”: parola dell’assemblea

democraziaoggidi Gianna Lai, su Democraziaoggi

con gli occhiali di Piero…

G Biasi Fanciullette in fioreGiseppe BiasiGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501414GIUSEPPE BIASI
Si dovrebbe fare un lungo discorso su Giuseppe Biasi, una delle figure più rappresentative della stagione artistica, culturale, politica che anima la Sardegna nella prima metà del secolo scorso.
Diciamo almeno qualcosa in modo sommario.
Nasce a Sassari il 23 ottobre 1885, famiglia borghese che vuole fare di lui un avvocato. La naturale vocazione lo spinge al disegno, alla caricatura.
Non si fermerà a questo. Ventenne, gira la Sardegna di paese in paese, si appropria delle radici profonde della cultura sarda, cui darà eccezionale rappresentazione nella sua pittura.
Profondamente sardo è nello stesso tempo intellettuale di respiro e cultura internazionale: “Il suo esempio e la sua forte personalità… (favoriscono) il nascere a Sassari di una leva di artisti (Mario Mossa De Murtas, Oscar David, Giuseppe Frassetto (…), Carmelo Floris, Loris Riccio, Edina Altara) che va a ingrossare le fila di un nascente movimento artistico isolano nel quale emergono Francesco Ciusa, Mario Delitala e i fratelli Melkiorre e Federico Melis” (Giuseppe Biasi, di Giuliana Altea, ed. Ilisso).
La sua avversione al fascismo gli costa l’isolamento dalle grandi mostre. Andrà in Africa alla ricerca di altre fonti di ispirazione.
Tornato in Sardegna non aderisce al Sindacato fascista delle Belle Arti, segretario Filippo Figari, contrapposto dal regime al prestigio di Biasi (su Figari, vedi Aladin pensiero, 23 settembre).
Contradditoriamente dopo la caduta del Fascismo Biasi, antifascista da sempre, aderisce alla Repubblica di Salò, adesione senza sostanza, determinata forse dal disgusto per come monarchia e governo hanno rapidamente cambiato bandiera e alleanza. La pagherà cara.
A Biella il suo successo come pittore aveva provocato invidia e ostilità nell’ambiente locale. Un’anonima denuncia, dopo la Liberazione, accusa Biasi di essere stato una spia dei tedeschi. Incarcerato, durante il trasferimento da un carcere a un altro, viene aggredito, con un colpo di pietra legata ad una cinghia, da un fanatico e rimane ucciso sul colpo.
Era il 20 maggio 1945, ad Andorno Micca, nel biellese.

Oggi venerdì 23 ottobre 2015

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Lilliu convegno 23 10 15
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Cagliari: Venerdì 23 ottobre ore 16:30, Sala Conferenze Unione Sarda, si parla di Giovanni Lilliu
By sardegnasoprattutto / 21 ottobre 2015/ Culture/

Era nato quanche mese prima che scoppiasse la prima guerra mondiale ed è venuto a mancare quasi centenario nel febbraio del 2012. Celebrato in vita come nessuno in Sardegna, fu chiamato, nel 1990 a far parte dell’Accademia del Lincei e insignito, nel 2007, dalla giunta regionale del titolo di Sardus Pater. Onorificenza di cui è stato il primo titolare. Con la Delibera di quel giorno (20/12/2007) furono finanziati la riedizione dei suoi articoli e, alle Università della Sardegna, la redazione del Corpus dei Beni Culturali. Ad oggi sono stati pubblicati i preziosi volumi con gli articoli e solo il primo volume del Corpus, quello dedicato alla cultura nuragica. – segue -