Monthly Archives: settembre 2015

Oggi, domenica 6 settembre (cabudanni) 2015

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- Eryngium maritimum .

Tramonti a Funtanazza

imageProblemi pubblici e bungalows privati [di Raffaele Deidda]
By sardegnasoprattutto / 3 settembre 2015/ Società & Politica

In quest’afoso settembre il dibattito politico sardo è monopolizzato dall’approvazione dalla Regione di Pigliaru del progetto sull’ex colonia di Funtanazza, di proprietà del segretario regionale del Pd Renato Soru. La valorizzazione della struttura, che diventerà un albergo di lusso, prevede, come precisa lo stesso segretario del Pd: “La demolizione di due piani dell’edificio e di alcune pertinenze che insistono sulla spiaggia. Secondo quanto consentito dalle norme vigenti, è previsto che quei volumi vengano recuperati all’utilizzo alberghiero sotto forma di bungalows, dietro la fascia dei 300 metri dal mare”.

Oggi, sabato 5 settembre, cabudanni, 2015

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image Tramonto a Funtanazza.

con gli occhiali del sardo-australiano Piero…

mary-mackillop-stampGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413SANTI AUSTRALIANI
La prima, e finora unica, Santa australiana, venerata dalla Chiesa Cattolica, è la suora Mary MacKillop.
Nata a Fitzroy, quartiere di Melbourne, il 15 gennaio 1842, fondò la Congregazione delle Suore di S.Giuseppe del Sacro Cuore di Gesù, che ha sede ad Adelaide.
Morì a Sidney l’8 agosto 1909.
Notevole nella sua biografia il fatto di aver subito ritorsioni dal suo vescovo e da altri sacerdoti, amici e complici di un altro sacerdote accusato, da lei o dalle consorelle, di abusi di carattere pedofilo.
E’ stata canonizzata da Benedetto XVI il 17 ottobre 2010.
(Parlo di santi in Australia? Perche’? Lo chiarirò in seguito…)
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——–Memento—————————————————————————————
Bugerrru 4 9 1904

Oggi, venerdì 4 settembre (cabudanni) 2015

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Accogliamoli*

Claudia Crabuzza foto blogsedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola
IN SARDEGNA C’E’ POSTO, C’E’ TANTO POSTO PER TANTI
Claudia Crabuzza Alghero VT
di Claudia Crabuzza, cantautrice e voce dei Chichimeca.

In Sardegna c’è posto per tante cose. C’è tanto posto, c’è posto per tanti. La Sardegna è un posto accogliente e largo, grande, con pochi abitanti e tanta terra e tante case abbandonate e interi paesi che muoiono di solitudine. Campi di cui prendersi cura, stanza da affittare, persone a cui fare compagnia. La Sardegna è una terra accogliente con chiunque, non sono la prima a dirlo, ci sarebbe ben più spazio di questo due virgola qualcosa per cento assegnato dalla conferenza Stato-Regioni, che è il numero di migranti che dobbiamo ospitare. Oltre a quelli che dobbiamo ospitare ce ne starebbero tanti in più che possiamo ospitare, e pure che vogliamo ospitare. La Sardegna non è solo Villasimius o Alghero o i tanti posti turistici in cui le case valgono molto, per la maggior parte in Sardegna le case non valgono nulla, le famiglie hanno costruito interi palazzi per figli che non ci andranno ad abitare mai (devastando la bellezza di interi paesi che sarebbero stati meglio com’erano prima). Ormai quelle case ce le abbiamo e non valgono niente e tanti sindaci sarebbero felici di ridare vita ai loro paesi con uomini e donne e bambini di passaggio, in cerca di pace, di serenità, o solo di un punto di appoggio per un momento, sino a che le incivili istituzioni europee non si accorgono che bisogna prendere misure urgenti per lasciar passare questo flusso, per smettere di vedere corpi nel mare, per non dover rimanere nella storia come i responsabili di un ulteriore genocidio contro i nostri vicini africani e mediorientali e contro chiunque pretenda una vita giusta e degna. Libera dai disastri che i nostri stessi governi provocano da secoli.
La Sardegna, come tante altre regioni italiane e europee, ha bisogno di questa onda umana, ha bisogno di figli, e ha bisogno anche di godersi la sua ricchezza, il suo benessere, il suo lusso quotidiano di avere da mangiare, da dormire, libri, telefoni, vestiti, vacanze, giochi per i bambini, mare, sole, risate estive, stufe invernali, piccole cose che tutti noi abbiamo, forse non proprio tutti ma una grandissima parte, senza sentirsi ogni giorno complice di questo schifo che è vedere chi chiede aiuto rinchiuso in un lager, o torturato o picchiato o annegato o soffocato in un camion sull’autostrada. Che cosa ci manca ancora, se un camion carico di persone viene abbandonato su un’autostrada e lì dentro finisce l’ossigeno e quelli urlano e urlano e si schiacciano per provare ad aprire portelloni che non si aprono, e le macchine, le nostre macchine, sfrecciano a pochi metri con la radio accesa e non sentono le grida di terrore e non si accorgono che ci sono umani che muoiono uno dopo l’altro sino ad arrivare a settantuno, tutti soffocati, o morti di tristezza, di abbandono e di solitudine? Dobbiamo pretendere che la nostra isola si apra, usi i suoi sempre vaghi statuti speciali e si apra, che ognuno possa decidere di accogliere in casa sua una persona o una famiglia, che ogni casa abbandonata venga affidata a una famiglia che ne ha molto bisogno, che ogni campo incolto venga lavorato dalla stessa famiglia che è sicuramente in grado di farci crescere due lattughe e due galline per non doversi sentire sempre un peso e sempre ‘senza terra’. Dobbiamo pretendere di non finire con la coscienza imbrattata ogni giorno da questo senso di colpa di corresponsabilità di silenzio indifferente, litigando se vanno pubblicate o meno le foto dei bambini annegati. Dobbiamo pretendere che le uniche foto di bambini in mare siano quelle in cui i bambini giocano.
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Accogliamoli*
* Sinonimi di “accogliere”:
accettare acconsentire adottare albergare alloggiare ammettere contenere esaudire gradire includere iniziare iscrivere ospitare prendere recepire ricevere salutare

Contrari di “accogliere”:
bocciare discriminare eliminare emarginare escludere radiare respingere ricacciare ricusare rifiutare rimettere scartare sdegnare squalificare

Sos orrios de burricu no nche pigant a chelu: i ragli degli asini non salgono in cielo

raglio asino_2I pastori? “Barbari scannatori di agnelli”.
di Francesco Casula
I pastori? Barbari scannatori di agnelli. La pastorizia? Ostacola il progresso e sopravvive con iniezioni di denaro pubblico. Gli estimatori del mondo agro-pastorale? Prezzolati cantori di un falso mito rurale Sono solo alcune delle lusinghiere espressioni nei confronti dei sardi da parte di una Società che vorrebbe realizzare in Sardegna una gigantesca centrale elettrica di pannelli solari termodinamici della potenza lorda di 55 MWe.
Come reagire davanti a tanta infamia e volgarità? La tentazione sarebbe quella di affidarsi all’antica saggezza sarda che attraverso un suo diciu ci consiglia: “a paraulas maccas, origras surdas”. Ovvero non dare ascolto alle scempiaggini dei nuovi predatori e speculatori. Anche perché sos orrios de burricu no nche pigant a chelu: i ragli degli asini non salgono in cielo. Ma dobbiamo sempre lasciar perdere? Far finta di niente? Io credo di no. Ma vediamo, analiticamente, la vicenda.
La società anglo-italo-sarda Flumini Mannu Limited (con sede a Londra e Macomer) vuole “affittare” per 30 anni 270 ettari (parte dei quali “demaniali”) tra Villasor e Decimoputzu per realizzare una spianata di specchi per la produzione di energia con un investimento di 200 milioni di euro. Il progetto nel 2013 viene presentato al Ministero dell’Ambiente “corredato” da una serie di giudici e valutazioni – fra cui quelle cui abbiamo già accennato – su pastori ed economia pastorale. Il rappresentante sardo, residente a Silanus, certo Luciano Lussorio Virdis, per conto della società parla della presenza in Sardegna di “un fronte contro le rinnovabili, come da nessuna parte… di un oscurantismo che difende rendite di posizione e interessi particolari”. E poi “La pastorizia sarda da decenni ormai non è in grado di stare sul mercato contando soltanto sulle sue forze e sopravvive grazie a una pluriennale e costante assistenza finanziaria regionale, nazionale ed europea … e ha impedito di utilizzare razionalmente il territorio, ha ostacolato lo sviluppo di altre attività quali l’agricoltura e il bosco e persino certe forme di turismo”.
Di contro, il progetto della Flumini Mannu sarebbe la fonte di energia del futuro: non inquina, è silenzioso, deve sorgere su terre praticamente sterili, erose, poco sfruttate.
Rappresenterebbe inoltre un futuro alternativo valorizzando importanti competenze industriali ancora presenti. Del resto, sostiene la Flumini Mannu, anche la Corte costituzionale la penserebbe così: la Consulta – afferma la società – “ritiene lo sviluppo del settore agricolo, al pari dell’ambiente, un settore soccombente, rispetto a quello delle energie rinnovabili”.
Come si vede si tratta di tutto il ciarpame di vieti luoghi comuni tendenti a criminalizzare il pastore: ieri pastore= bandito e oggi pastore= scannatore di agnelli; di tutta la paccottiglia di trite banalità sulla pastorizia arretrata e assistita..
Sostiene Felice Floris, leader del Movimento Pastori. Sardi (MPS): chiediamo fondi? Sì ma poi diamo da mangiare alla gente, non facciamo affari sugli incentivi, generando energia dove consumiamo la metà di quella che produciamo.
La pastorizia è in crisi? Certo. E gli altri comparti produttivi no?
Almeno il rappresentante sardo di Flumini Mannu dovrebbe conoscere la storia dei pastori. Sapere che pur con crisi e difficoltà immani, la pastorizia è stata storicamente l’unico comparto economico che ha sempre retto: anche a fronte degli Editti delle Chiudende, della la rottura dei Trattati doganali con la Francia con Crispi, della rovinosa e fallimentare industrializzazione, dello strozzinaggio delle banche, della lingua blu. Ha retto – e continua a reggere – perché si tratta dell’unica industria, endogena e autocentrata, che verticalizza la materia prima – il latte soprattutto – e crea un indotto che nessuna altra industria nell’Isola ha mai creato. L’unica “industria” legata al territorio e ai saperi tradizionali, diffusa ubiquitariamente, al contrario dell’industria per “poli”. Che presiede, salvaguardia e difende l’ambiente, che è in forte simbiosi con la storia, la tradizione, la civiltà, la cultura e la lingua sarda.
In realtà l’attacco alla pastorizia e ai pastori è l’alibi dei nuovi furones per sequestrare e impadronirsi del territorio e della terra: l’unica vera ricchezza della Sardegna. Anche in questo caso, a conferma dell’antico adagio sardo, furat chie benit dae su mare.
I ladroni vengono da fuori. Sunt istranzos. Sembra addirittura che fra i partenr della Società Flumini Mannu vi siano sauditi e cinesi. Naturalmente anche questa volta – come sempre nella nostra storia – hanno bisogno degli elementi locali, di ascari. Come mediatori del colonialismo.
Certo promettono occupazione e benessere: “Investiremo un miliardo, creeremo posti di lavoro” hanno scritto. Ma si tratta del drammatico déjà-vu. Vengono, s’intascano gli incentivi, fanno colossali profitti che s’involano fuori: poco importa se ieri a Milano con Rovelli e oggi magari a Londra o Pechino o a Riyāḍ. Lasciando nell’Isola non lavoro ma devastazione. La stessa Regione sarda infatti avrebbe individuato alcune contraddizioni nella descrizione dell’impatto sui terreni: all’inizio la Flumini Mannu aveva definito non necessari la bonifica ma poi – spiegano alla Regione – sarebbero spuntati alcuni ettari che verrebbero compromessi dai pannelli.
In tutta la vicenda occorre pèrò prendere atto di un elemento positivo: l’opposizione dei Sardi al progetto di sequestro del nostro territorio.
Sono infatti contrari non solo i pastori e le Associazioni di categoria ma le popolazioni, gli Ambientalisti; i Consorzi di tutela (dell’agnello IGP, del pecorino romano: nella zona interessata al progetto ci sono importanti aziende casearie che godono dei marchi Dop e Igp e avrebbero solo svantaggi); il Corpo Forestale (che bolla come “esilaranti” le tesi di Flumini Mannu); l’Università di Sassari; la Soprintendenza.
Ha espresso parere negativo la stessa Regione. Ma in ultima analisi, le competenze sulla decisione finale, spettano a Roma. Alla faccia dell’Autonomia speciale!

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Un giorno, un tribunale della storia giudicherà per crimini contro l’umanità tutti coloro che hanno frapposto all’accoglienza le ciniche ragioni di una politica xenofoba ed egoista

Migranti foto SardiniaPost.
di Tonino Dessì, su fb
Tristezza, rabbia, preoccupazione.
Prima di augurare il rituale buon giorno, oggi mi sono chiesto se aprire anch’io con la foto del bambino siriano trovato morto affogato su una spiaggia turca, ennesima vittima di un esodo che ha tutto l’orrore dell’ecatombe.
Ho deciso di non farlo. Il mio profilo FB non ha gli obblighi di informazione dei media e individualmente credo di dover rispettare i morti, soprattutto se bambini.
È un fatto che certe notizie e certe immagini suscitino anche rabbia e reazioni primordiali.
Non sfuggo nemmeno io a certe pulsioni. Un giorno, un tribunale della storia giudicherà per crimini contro l’umanità tutti coloro che hanno frapposto all’accoglienza le ciniche ragioni di una politica xenofoba ed egoista.
Oggi io giudico, con un verdetto etico non appellabile, chi nei giorni scorsi ha introdotto subdolamente, nei media e nella politica, ragioni di sospetto non sulla tratta dei viaggi, ma sull’intervento istituzionale e volontario di accoglienza, anche in Sardegna.
Nei giorni scorsi, in Italia, non solo la Lega di Salvini, ma anche il blog di Grillo e del M5S hanno sostenuto, tra le altre argomentazioni, che il dovere di accogliere rifugiati per motivi politici non deve portarci ad estendere l’accoglienza per motivi umanitari, che chi non è qualificabile come profugo politico deve essere considerato clandestino e rimpatriato, se necessario con la forza.
Ecco: quel bambino era un caso che da noi sarebbe rientrato nella categoria dell’accoglienza “umanitaria”. E io verso chi avrebbe proposto, da noi, di rimpatriare a forza lui e i suoi genitori provo un rancore inestinguibile, che la consuetudine con la ragion politica difficilmente potrà estinguere (e non parlo soltanto di Salvini, per intenderci).
Detto questo, vorrei ricordare che poco tempo fa, in una trasmissione televisiva, da Bruno Vespa, una ministra del Governo Renzi ha ammesso che fino all’inizio di quest’anno erano letteralmente scomparsi dall’Italia 3000 bambini sbarcati come profughi. In quella allucinante trasmissione sul progetto di invasione della Libia e di mitragliamento delle imbarcazioni, la preoccupazione era se questi bambini potessero essere addestrati e successivamente utilizzati da organizzazioni terroristiche. Del traffico sporco di minori, collaterale e specifico agli altri traffici di carne umana, in quel talk show della TV di Stato non si fece neanche cenno.
Io non riassorbirò facilmente la pessima impressione che mi hanno dato anche una certa stampa sarda e una certa politica regionale anche in occasione dell’ultimo sbarco di fuggitivi in Sardegna. Forse quell’impressione si attenuerebbe se, con gli strumenti professionali dell’inchiesta, ci venisse dato conto, grazie alla stampa, di quanti bambini sono sbarcati nell’Isola finora, di come vengono censiti nel rispetto delle convenzioni internazionali per l’infanzia, di chi se ne occupa con una assistenza specifica, di dove sono, con chi stanno, cosa fanno, come stanno vivendo.
Mentre piangiamo i morti, cerchiamo a maggior ragione di pensare ai vivi.
Ci torneremo, anche su questo.
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Aylan e il suo fratellino Galip, di cui il mare non ci ha restituito il corpo risparmiando all’occidente l’onere di un’altra indignazione, erano curdi di Kobane. Su quel piccolo corpo che oggi fa il giro del mondo non c’è solo la solita vaga firma delle responsabilità occidentali ma c”è impresso tutto il silenzio di questo anno davanti alla esplicita complicità tra l’Isis e Erdogan, complicità che ha permesso allo stato islamico di devastare la città di uno dei cantoni autogovernati del Rojava costringendo la popolazione alla povertà e alla fuga. Aylan come tanti altri bambini di Kobane, prima del 15 settembre dell’anno scorso,viveva in una città libera e democratica e probabilmente era un bambino felice. Poi ha conosciuto l’orrore nero dei jihiadisti, le bombe, il sangue, gli stupri. La resistenza e la vittoria dei compagni non sono bastate a garantirgli un futuro a casa sua perché per ricostruire Kobane, nonostante gli innumerevoli appelli, l’occidente non ha fatto nulla. Piuttosto Ha continuato a strizzare l’occhio alla Turchia che impedisce che arrivino a Kobane persino le medicine. Aylan e’ un bambino del Rojava. A lui spettava un altri futuro perché i suoi padri stavano scrivendo la storia in un altro modo. Invece oggi di lui resta una fotografia terribile e una rabbia infinita. Allora Se a qualcosa è servito il suo sacrificio basta applausi e indignazione silenziosa. Facciamo aprire ad Erdogan quella cazzo frontiera e soprattutto aiutiamo i curdi a ricostruire la sua Kobane!
(dalla pagina fb di Eleonora De Majo) [tramite Piergiorgiolo Annichiarico-Artico]
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La foto è di SardiniaPost

Siamo al governo, siamo il governo. Zitti e mosca!

zitti-e-mosca
Paolo Mieli e la presunta “sinistra” di scuola renziana

di Gonario Francesco Sedda*

Paolo Mieli nell’apparato propagandistico del blocco dominante non gioca il ruolo di ideologo d’assalto. È piuttosto un colto facilitatore di consenso che stempera i contorni di qualsiasi dissenso o contrasto confondendoli in una tranquilla nebbia soporifera. Ma non sempre. Talvolta l’esperto «cerchiobottista» si lascia travolgere dalla passione partigiana. Come in un recente editoriale [La nuova sinistra di scuola ateniese, Corriere della sera, 27 agosto 2015] dove si esercita in una costruzione retorica fatta di parole decontestualizzate (dunque, ambigue e distorcenti) e dove non esita a usare come argomenti “forti” (benché sia anche uno storiografo) squarci di storia visti dal buco della serratura. Il suo intento è denigrare qualsiasi tentativo di costruire una “sinistra” diversa da quella che piace a lui, ma riesce solo a scodellare una zuppa sfatta e ribollita.

1. «Proletari di tutto il mondo unitevi. Ma se […] vi capita di vincere le elezioni […], sparate a zero contro il vostro governo e pensate subito a dividervi. [..] Il “successo” del cofferatiano Luca Pastorino che alle recenti regionali in Liguria ha fatto perdere la democratica Raffaella Paita a vantaggio del berlusconiano Giovanni Toti (pur se è quasi assodato che la Paita sarebbe stata sconfitta anche se Pastorino fosse rimasto, per così dire, al suo fianco) potrebbe diventare il simbolo di un fenomeno di portata continentale».
Che meraviglia!, P. Mieli comincia con una citazione di K. Marx e F. Engels. Sembrerebbe che per lui l’unità sia il risultato di un’inclinazione assoluta (senza condizioni, a prescindere dalla condivisione di un programma fondamentale che garantisca anche il dissenso contingente). Non era così per i due rivoluzionari tedeschi che hanno chiuso con l’esortazione all’unità dei proletari solo dopo averli collocati dentro il processo di affermazione della borghesia capitalistica, dopo averne spiegato il loro ruolo e dopo aver indicato i compiti e gli obiettivi di breve-medio periodo e i loro fini nel lungo periodo (“lo scopo finale”).
Comunque l’eco della solenne citazione si spegne con lo strampalato richiamo al caso delle recenti elezioni regionali in Liguria con la lista guidata da L. Pastorino che avrebbe «fatto perdere la democratica Raffaella Paita a vantaggio del berlusconiano Giovanni Toti (pur se è quasi assodato che la Paita sarebbe stata sconfitta anche se Pastorino fosse rimasto, per così dire, al suo fianco)»!!! Ma … se R. Paita ha perso per demerito suo (e di chi l’ha sostenuta) – «è quasi assodato»!!! – perché mai il caso ligure dovrebbe «diventare il simbolo di un fenomeno di portata continentale»?

2. Avete mai sentito dire che P. Mieli fosse un simpatizzante di Syriza e apprezzasse la guida di A. Tsipras?
Y. Varoufakis, P. Lafazanis, A. Tsipras e gli altri pari erano: tutti esponenti di una “sinistra” che non saprebbe «fare i conti con la realtà», separata dalla grande famiglia europea liberaldemocratica (dei socialdemocratici, dei democratici e dei progressisti). Ma dopo che inaspettatamente A. Tsipras si è piegato al ricatto e alle imposizioni dell’oligarchia industrial-finanziaria europea, senza assolverlo del tutto per il suo passato e senza essere ancora sicuro riguardo alla direzione che prenderà nei prossimi mesi e anni, si sente di doverlo associare almeno idealmente alla “sinistra” di scuola renziana. E lo difende da P. Lafazanis e compagni confermando la loro infamia di fedeli alla “sinistra” di scuola ateniese con «lo scopo evidente […] di fare danno ad Alexis Tsipras anche se è improbabile che riescano a ottenere l’effetto Toti» – effetto che P. Mieli richiama ancora, nonostante abbia scritto che «è quasi assodato» che non sia mai esistito!!!
La “voluttà di sconfitta” sembrerebbe conquistare – osserva preoccupato il nostro editorialista – persino la maggioranza del Partito laburista del Regno Unito. Infatti «dopo la catastrofe elettorale di Ed Miliband del maggio scorso» potrebbe prenderne la guida J. Corbyn, oppositore della politica “diversamente thatcheriana” di T. Blair e deputato indisciplinato che «sostiene di aver votato ai Comuni ben cinquecento volte contro le indicazioni del proprio partito. […] Un record che, qui da noi, farà impallidire i seguaci di Miguel Gotor». Magari farà impallidire M. Gotor e i suoi seguaci, ma è poco probabile che faccia venir loro sufficiente coraggio.

3. Ma chi è il vero “ispiratore” continentale di questa politica bramosa di sconfitta che provoca «un gran danno alla … casa madre» e può «mandarla in rovina»? Secondo P. Mieli è un diabolico tedesco: Oskar Lafontaine. Politico certamente capace, ma inaffidabile. Ha osato persino tuonare “contro la dittatura dei mercati finanziari” e addirittura «da presidente [della Spd] non perse occasione per manifestare il suo dissenso nei confronti della politica di rigore imposta da Schröder».
Ma è ascoltando dal buco della serratura che P. Mieli completa il suo quadro denigratorio: «Nel 2008 l’ex leader socialdemocratico Helmut Schmidt, per spiegarne le fortune, ha sostenuto che Lafontaine gode di un grandissimo carisma (“come Adolf Hitler”, ha aggiunto non senza una qualche malizia). Nel 2013, Günter Grass, con toni meno eleganti, lo ha definito un “viscido traditore” specializzato nel far perdere la sinistra nel suo insieme».
Naturalmente i toni di P. Mieli dovrebbero essere tra la malizia e l’eleganza. O forse no: potrebbero essere quelli di un rozzo propagandista. Comunque questo diabolico e viscido nazi-traditore ha fondato (assieme ai rottami comunisti della ex-DDR) il partito Die Linke (La sinistra) che addirittura «ha collezionato una lunga serie di mini-successi». E a questo punto ha modo di manifestarsi la grande forza interpretativa di uno storico di razza come Paolo Mieli: «Così Die Linke è andata crescendo […] e, proprio in virtù di questi exploit, la sinistra tedesca ha sempre perso e Angela Dorothea Merkel ha avuto un’assicurazione a vita alla cancelleria di Berlino». E … così si spiega la storia contemporanea a un bambino che ripete la prima elementare per la terza volta. La colpa sarebbe solo degli altri, di chi provoca un gran danno alla “buona” casa madre, di chi la manda in rovina; la colpa sarebbe dei traditori specializzati «nel far perdere la sinistra nel suo insieme».
Se «la Spd negli ultimi dieci anni (dieci anni!) ha dovuto accontentarsi di stare in grande coalizione con la Merkel dal 2005 al 2009, fuori dal governo tra il 2009 e il 2013, e di nuovo dentro dal 2013»; e se qualche importante e disperato leader socialdemocratico «ha proposto al proprio partito di saltare il turno elettorale del 2017», di chi mai potrebbe essere la colpa? Di uno solo naturalmente: «Missione compiuta, compagno Lafontaine». Meno male che P. Mieli non ha concluso ironicamente (e ancora una volta indebitamente) con un’altra citazione di K. Marx: «Ben scavato, vecchia talpa!».
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* democraziaoggi loghetto anche su Democraziaoggi

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Tonino Desssì, su fb
Non per rovinare la radiosa giornata, ma pare che la situazione politica stia evolvendo in una certa direzione, che abbiamo avuto modo di prevedere. Non sono certo, viste le posizioni grilline e grillesche su xenofobia e migranti, indicative di qualcosa di più inquietante (ma quanto avvenuto a una recente festa dell’Unita’ rassicura poco anche sul PD), che si tratti di un fatto proprio positivo.
Certo è che anche in Sardegna qualcuno dovrebbe mettersi a ragionare. Avere un segretario regionale in pieno conflitto di interessi, proprio in questi giorni, agli occhi di tanti sardi mette inevitabilmente il PD alla pari con FI, volenti o nolenti e questo non sarà privo di conseguenze.
Vuoi vedere che ne usciranno con le ossa rotte sia i pesci pilota del giornalismo di destra, sia i soriani da culto della personalità nordcoreano?
massimo storico Grillo

BENVENUTI in SARDEGNA

sedia di van gogh 2Pilot immigrati- La nave svedese Siem Pilot ha portato a Cagliari circa ottocento migranti (compresi alcuni cadaveri). Nessun dubbio sulla proverbiale ospitalità e propensione all’accoglienza del popolo sardo che si manifesta con tante azioni quotidiane durante le operazioni di salvataggio e prima accoglienza. Colpisce comunque l’assenza, al momento dello sbarco, di Associazioni culturali, uomini politici, artisti, gruppi folk e dei tenore sardi per dare un segno tangibile di benvenuto. Una danza, un canto, un gosos de sa morte per i defunti. Pare che il mondo culturale e artistico stenti ad esporsi apertamente, a metterci la faccia, forse per un segreto timore di scontentare tutti gli altri che i migranti non li vorrebbero neppure vedere arrivare. E’ tempo di schierarsi apertamente, di far capire quale scelta politica, culturale ciascuno di noi persegue, non prendere posizione è codardia, bella e buona. BENE ENNIDOS IN SARDIGNA E BONA FORTUNA IN SU MUNDU. SEMUS DISPIAGHIDAS MEDA PRO SOS MORTOS VOSTROS.

Oggi giovedì 3 settembre, cabudanni, 2015

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Siamo al governo, siamo il governo. Zitti e mosca!

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Paolo Mieli e la presunta “sinistra” di scuola renziana

di Gonario Francesco Sedda*

Paolo Mieli nell’apparato propagandistico del blocco dominante non gioca il ruolo di ideologo d’assalto. È piuttosto un colto facilitatore di consenso che stempera i contorni di qualsiasi dissenso o contrasto confondendoli in una tranquilla nebbia soporifera. Ma non sempre. Talvolta l’esperto «cerchiobottista» si lascia travolgere dalla passione partigiana. Come in un recente editoriale [La nuova sinistra di scuola ateniese, Corriere della sera, 27 agosto 2015] dove si esercita in una costruzione retorica fatta di parole decontestualizzate (dunque, ambigue e distorcenti) e dove non esita a usare come argomenti “forti” (benché sia anche uno storiografo) squarci di storia visti dal buco della serratura. Il suo intento è denigrare qualsiasi tentativo di costruire una “sinistra” diversa da quella che piace a lui, ma riesce solo a scodellare una zuppa sfatta e ribollita.

1. «Proletari di tutto il mondo unitevi. Ma se […] vi capita di vincere le elezioni […], sparate a zero contro il vostro governo e pensate subito a dividervi. [..] Il “successo” del cofferatiano Luca Pastorino che alle recenti regionali in Liguria ha fatto perdere la democratica Raffaella Paita a vantaggio del berlusconiano Giovanni Toti (pur se è quasi assodato che la Paita sarebbe stata sconfitta anche se Pastorino fosse rimasto, per così dire, al suo fianco) potrebbe diventare il simbolo di un fenomeno di portata continentale».
Che meraviglia!, P. Mieli comincia con una citazione di K. Marx e F. Engels. Sembrerebbe che per lui l’unità sia il risultato di un’inclinazione assoluta (senza condizioni, a prescindere dalla condivisione di un programma fondamentale che garantisca anche il dissenso contingente). Non era così per i due rivoluzionari tedeschi che hanno chiuso con l’esortazione all’unità dei proletari solo dopo averli collocati dentro il processo di affermazione della borghesia capitalistica, dopo averne spiegato il loro ruolo e dopo aver indicato i compiti e gli obiettivi di breve-medio periodo e i loro fini nel lungo periodo (“lo scopo finale”).
Comunque l’eco della solenne citazione si spegne con lo strampalato richiamo al caso delle recenti elezioni regionali in Liguria con la lista guidata da L. Pastorino che avrebbe «fatto perdere la democratica Raffaella Paita a vantaggio del berlusconiano Giovanni Toti (pur se è quasi assodato che la Paita sarebbe stata sconfitta anche se Pastorino fosse rimasto, per così dire, al suo fianco)»!!! Ma … se R. Paita ha perso per demerito suo (e di chi l’ha sostenuta) – «è quasi assodato»!!! – perché mai il caso ligure dovrebbe «diventare il simbolo di un fenomeno di portata continentale»?

2. Avete mai sentito dire che P. Mieli fosse un simpatizzante di Syriza e apprezzasse la guida di A. Tsipras?
Y. Varoufakis, P. Lafazanis, A. Tsipras e gli altri pari erano: tutti esponenti di una “sinistra” che non saprebbe «fare i conti con la realtà», separata dalla grande famiglia europea liberaldemocratica (dei socialdemocratici, dei democratici e dei progressisti). Ma dopo che inaspettatamente A. Tsipras si è piegato al ricatto e alle imposizioni dell’oligarchia industrial-finanziaria europea, senza assolverlo del tutto per il suo passato e senza essere ancora sicuro riguardo alla direzione che prenderà nei prossimi mesi e anni, si sente di doverlo associare almeno idealmente alla “sinistra” di scuola renziana. E lo difende da P. Lafazanis e compagni confermando la loro infamia di fedeli alla “sinistra” di scuola ateniese con «lo scopo evidente […] di fare danno ad Alexis Tsipras anche se è improbabile che riescano a ottenere l’effetto Toti» – effetto che P. Mieli richiama ancora, nonostante abbia scritto che «è quasi assodato» che non sia mai esistito!!!
La “voluttà di sconfitta” sembrerebbe conquistare – osserva preoccupato il nostro editorialista – persino la maggioranza del Partito laburista del Regno Unito. Infatti «dopo la catastrofe elettorale di Ed Miliband del maggio scorso» potrebbe prenderne la guida J. Corbyn, oppositore della politica “diversamente thatcheriana” di T. Blair e deputato indisciplinato che «sostiene di aver votato ai Comuni ben cinquecento volte contro le indicazioni del proprio partito. […] Un record che, qui da noi, farà impallidire i seguaci di Miguel Gotor». Magari farà impallidire M. Gotor e i suoi seguaci, ma è poco probabile che faccia venir loro sufficiente coraggio.

3. Ma chi è il vero “ispiratore” continentale di questa politica bramosa di sconfitta che provoca «un gran danno alla … casa madre» e può «mandarla in rovina»? Secondo P. Mieli è un diabolico tedesco: Oskar Lafontaine. Politico certamente capace, ma inaffidabile. Ha osato persino tuonare “contro la dittatura dei mercati finanziari” e addirittura «da presidente [della Spd] non perse occasione per manifestare il suo dissenso nei confronti della politica di rigore imposta da Schröder».
Ma è ascoltando dal buco della serratura che P. Mieli completa il suo quadro denigratorio: «Nel 2008 l’ex leader socialdemocratico Helmut Schmidt, per spiegarne le fortune, ha sostenuto che Lafontaine gode di un grandissimo carisma (“come Adolf Hitler”, ha aggiunto non senza una qualche malizia). Nel 2013, Günter Grass, con toni meno eleganti, lo ha definito un “viscido traditore” specializzato nel far perdere la sinistra nel suo insieme».
Naturalmente i toni di P. Mieli dovrebbero essere tra la malizia e l’eleganza. O forse no: potrebbero essere quelli di un rozzo propagandista. Comunque questo diabolico e viscido nazi-traditore ha fondato (assieme ai rottami comunisti della ex-DDR) il partito Die Linke (La sinistra) che addirittura «ha collezionato una lunga serie di mini-successi». E a questo punto ha modo di manifestarsi la grande forza interpretativa di uno storico di razza come Paolo Mieli: «Così Die Linke è andata crescendo […] e, proprio in virtù di questi exploit, la sinistra tedesca ha sempre perso e Angela Dorothea Merkel ha avuto un’assicurazione a vita alla cancelleria di Berlino». E … così si spiega la storia contemporanea a un bambino che ripete la prima elementare per la terza volta. La colpa sarebbe solo degli altri, di chi provoca un gran danno alla “buona” casa madre, di chi la manda in rovina; la colpa sarebbe dei traditori specializzati «nel far perdere la sinistra nel suo insieme».
Se «la Spd negli ultimi dieci anni (dieci anni!) ha dovuto accontentarsi di stare in grande coalizione con la Merkel dal 2005 al 2009, fuori dal governo tra il 2009 e il 2013, e di nuovo dentro dal 2013»; e se qualche importante e disperato leader socialdemocratico «ha proposto al proprio partito di saltare il turno elettorale del 2017», di chi mai potrebbe essere la colpa? Di uno solo naturalmente: «Missione compiuta, compagno Lafontaine». Meno male che P. Mieli non ha concluso ironicamente (e ancora una volta indebitamente) con un’altra citazione di K. Marx: «Ben scavato, vecchia talpa!».
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con gli occhiali di Piero…

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501414- Un 2 settembre su Aladinpensiero. Bomeluzo-Australia-4.
Piero è in Australia. A breve aspettatevi la corrispondenza.
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STORIA SARDA
Il 2 settembre 1813 a Cagliari, nella piazza de Is Istelladas (dove oggi sorge il mercato di S. Benedetto) viene impiccato Salvatore Cadeddu, il capo della Congiura di Palabanda del 1812.
Avvocato, direttore della Biblioteca dell’Università, era già stato tra i capi della cacciata dei piemontesi da Cagliari il 28 aprile 1794.
Nel 1812, “anno della fame”, a Cagliari la corte di Vittorio Emanuele I vive nel lusso, mentre il popolo sardo muore di fame (muove davvero, non per modo di dire) un gruppo di patrioti pensò di liberare la Sardegna.
Per averlo soltanto progettato essi furono condannati, chi a morte, chi al carcere, chi all’esilio. ( Su Aladinew del 2 settembre 2013)

Oggi mercoledì 2 settembre, cabudanni, 2015

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ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413.

Sassari, centro storico. L’integrazione possibile.

Cri2 Uno scatto e un altro ancora” di Macrì Sanna.

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