Monthly Archives: settembre 2015
Solidarietà a Antonello Lai, giornalista militante, e al cameraman Matteo Campulla di Tcs
Antonello Lai, un coraggioso professionista del giornalismo militante che da sempre si occupa degli ultimi è stato aggredito assieme al suo cameraman Matteo Campulla, ambedue operatori di Tcs, in un campo nomadi abusivo sulla 554, a Cagliari. Solidarietà ad Antonello e a Matteo e condanna dell’aggressione e degli aggressori che devono essere prontamente individuati e puniti secondo la legge. Nella circostanza sono da respingere generalizzazioni di giudizi indiscriminati verso i Rom e le loro comunitè. I delinquenti e i violenti devono essere perseguiti e puniti a prescindere dalle loro appartenenze etniche o di altro tipo. Condividiamo al riguardo le riflessioni di Matteo Gottardi. Ma ora grande solidarietà ad Antonello e a Matteo, augurando loro una rapida guarigione e il ritorno al loro prezioso impegno professionale.
Mario Gottardi, pagina fb
Sull’aggressione ad Antonello Lai e le strumentalizzazioni razziste. – segue -
Le scelte dell’UE per gli aventi diritto all’asilo politico
(Dal sito della Conferenza delle Regioni, ripreso da Aladinews accoglienza&spopolamento)
con gli occhiali del sardo-australiano Piero…
SANTI AUSTRALIANI
Come ho già scritto l’Australia vanta una sola Santa, Mary McKillop, ma ovviamente tanti altri sono venerati ed essi sono dedicate altrettante chiese.
I santi Pietro e Paolo, San Paolo da solo, San Patrizio, caro agli irlandesi, e in suo nome la cattedrale Cattolica di Melbourne. Ogni nazionalità possiamo dire ha i suoi santi di riferimento. Anche i sardi d’Australia non dimenticano i loro santi. Ecco il motivo per cui ho cominciato a parlare di santi e di chiese in Australia.
Così il circolo dei sardi del Victoria, la Sardinian Cultural Association, di cui vi ho tanto parlato la volta scorsa in collaborazione con il Comitato S.Ignazio da Laconi, ha organizzato un pranzo Pro S.Ignazio.
Si terrà domenica 27 September 2015 nella sede della Associazione, al 230 di Rosanna Road, Melbourne.
Naturalmente non ci si limita al pranzo.
Anche se non abbiamo (ancora…) una chiesa dedicata al nostro santo di Laconi, domenica 11 ottobre si terrà la messa in onore del santo, celebrata da Padre Michele Ledda, nella chiesa di St Margaret Mary’s, al 51 di Mitchell street nel sobborgo di Brunswick North. Siete tutti invitati.
Oggi, mercoledì 9 settembre, cabudanni 2015
—————————————————————————————————-
.
————————–
Alghero, centro storico (Vanni Tola).
A Bonorva (e non solo) il Festival Letterario del Romanzo Storico
Isperas – Associazione Culturale Intercomunale
StoricaMente – Seconda edizione del Festival Letterario del Romanzo Storico.
Il Festival Letterario del Romanzo Storico, in programma per i giorni 11 – 12 – 13 Settembre ha avuto inizio, in realtà, Sabato 5 settembre con una importante anteprima nel polo culturale “Peppe Sozu” di Bonorva. Protagonista della serata è stato il giornalista del quotidiano La Repubblica Sergio Frau, vincitore del Premio di Giornalismo “L’isola che c’è”, un importante riconoscimento assegnato a 10 giornalisti sardi della carta stampata e della Rai. Frau ha presentato la sintesi di un approfondito studio che conduce da oltre un decennio, relativo alla ricollocazione delle Colonne D’Ercole. Le documentate ed approfondite ricerche hanno rappresentato un momento di riflessione fra alcuni dei più importanti archeologi e studiosi della storia antica del Mediterraneo. Perfino l’Accademia dei Lincei se ne è occupata, riconoscendo cosi la validità e lo spessore storico-culturale della ricerca che Frau conduce. E la Sardegna, dentro questi studi, c’entra tutta perchè Frau riprende l’ipotesi, sempre più accreditata tra gli studiosi, che le mitiche colonne citate da Platone andrebbero identificate con l’attuale canale di Sicilia. Nella dettagliata esposizione delle proprie ricerche, Sergio Frau ipotizza che la leggendaria isola di Atlantide della quale scrive Platone nei suoi dialoghi Timeo e Crizia, potrebbe far pensare alla Sardegna. Tale ipotesi si accompagna a un’altra ipotesi, anch’essa abbastanza diffusa nell’Isola, secondo la quale il popolo che edificò i nuraghi coinciderebbe con il misterioso popolo dei Sardana o Sarden, citati tra i “popoli del mare” che, secondo le cronache degli antichi egizi, tentarono di invadere il Regno d’Egitto. Un racconto, quello di Frau, molto articolato e suggestivo che ha affascinato e incuriosito i numerosi partecipanti alla conferenza e che, naturalmente, può essere ulteriormente compreso nella sua interezza soltanto attraverso la lettura delle opere dell’autore.
Un’ottima anteprima del Festival Letterario fortemente voluta dall’Amministrazione comunale di Bonorva che, in tal modo, inserisce a pieno titolo anche il Comune di Bonorva tra le sedi del festival che l’Associazione Isperas ha individuato per le attività culturali nel territorio. Dopo l’anteprima bonorvese il festival, prevede, per venerdi 11, la presenza a Cossoine di Giulia Clarkson (La Sicilia del Settecento) e di Antonello Angioni (Le vicende della Sardegna all’epoca di Carlo V) . La giornata di sabato 12 sarà dedicata interamente al Novecento per ricordare i 100 anni dall’inizio della prima guerra mondiale e i settant’anni dalla fine della seconda. L’appuntamento è a Semestene al mattino, con Paolo Mastino che incontrerà Roberto Olla (Gli orrori della Shoah) e Daniela Satta ( Vicende storiche del casato dei Savoia). Nel pomeriggio invece il Festival si trasferirà a Padria. Qui i protagonisti saranno Rossana Copez e Giovanni Follesa (La Grande Guerra) e Giovanni De Luna, storico della Resistenza, che presenterà la sua opera dal titolo: ”La Resistenza Perfetta”. La giornata conclusiva del Festival Letterario si svolgerà, al mattino a Mara, nel Santuario di Nostra Signora di Bonuighinu ed avrà come protagonista Giuseppe Elia Monni (Cagliari nel XVIII secolo). Nel pomeriggio conclusione della manifestazione a Pozzomaggiore. Giulio Angioni parlerà del periodo giudicale e Carla Maria Russo descriverà gli intrighi rinascimentali sotto gli Sforza. Un programma molto ricco e articolato, impreziosito dall’idea di rendere il Festival Letterario del Romanzo Storico itinerante tra i diversi paesi aderenti al progetto dell’Associazione Culturale Intercomunale Isperas giunto alla seconda edizione. Un importante momento di conoscenza e approfondimento di tematiche storiche significative per la storia sarda ma anche l’occasione per conoscere meglio un’area della Sardegna particolarmente ricca di testimonianze storiche, archeologiche e culturali di grande valore.
Migranti. Accettiamoli in Sardegna per loro e per la Sardegna
Le migrazioni in Sardegna: da problema a opportunità. In argomento ci sembra utile e interessante ripubblicare l’editoriale di Vanni Tola, che fornisce una chiara sintesi delle posizioni della nostra news. Tra l’altro, è riportata l’analisi e la proposta del prof. Giuseppe Pulina sulle problematiche delle migrazioni e delle opportunità fornite alla Sardegna per contrastare i fenomeni di spopolamento (allora del tutto inedita e giudicata da molti perfino provocatoria, non certo da noi che l’abbiamo sempre considerata ragionevole e percorribile). L’occasione per tornare sulla proposta e contribuire a rilanciare il dibattito è proprio la recentissima intervista al prof. Pulina (apparsa su L’Unione Sarda del 7 settembre), che riportiamo integrale in altra parte della nostra news. Pertinente anche l’intervista che il professore rilasciò ad Aladin il 15 marzo 2013, riproposta in questo stesso spazio. Ora si passi quanto prima dalle analisi alle decisioni operative. Ovviamente i primi interlocutori siano il Consiglio e la Giunta regionale. Noi facciamo la nostra piccola parte.
———————————-
La Sardegna senza Sardi?
Demografia e sviluppo nel prossimo futuro
di Vanni Tola (editoriale di Aladinews del 26 dicembre 2013)
“La Sardegna senza Sardi?”. Era questo il titolo di un convegno svoltosi a Sassari nei giorni scorsi. Un importante momento di discussione che ha stimolato ulteriori riflessioni nel merito di un problema poco esaminato: l’evoluzione demografica della Sardegna. Da decenni nell’isola si registra un incremento demografico negativo. In altri termini, il numero dei nuovi nati e degli immigrati è notevolmente inferiore a quello degli emigrati e dei deceduti. Gli studiosi di fenomeni demografici, elaborando dati reali (censimenti Istat in particolare), hanno indagato sul fenomeno e formulato delle previsioni prefigurando scenari futuri e realizzando ipotesi di evoluzione dell’andamento demografico fondate e attendibili. La considerazione che deriva dalla sintesi di tali elaborazioni è che la Sardegna rischia nei prossimi decenni un’implosione demografica. Una situazione che potrebbe essere caratterizzata da una consistente riduzione del numero dei sardi (alcuni parlano di 300-400 mila unità in meno, ed è l’ipotesi meno pessimistica), dalla scomparsa di centinaia di comuni minori, da un costante invecchiamento della popolazione attiva e da un insufficiente inserimento di intelligenze giovanili nel sistema Sardegna. Ipotesi preoccupanti, difficili da accettare perché pongono in discussione certezze consolidate. La millenaria civiltà isolana messa in crisi dal fenomeno delle “culle vuote”? Eppure è cosi. L’indice di natalità dell’isola è notevolmente inferiore, circa la metà, di quello che sarebbe necessario per mantenere costante la popolazione. L’indice dell’incremento demografico è negativo ormai da decenni in quasi tutta la Sardegna con l’unica eccezione di alcune limitate aree costiere (della Gallura, del Cagliaritano e del Sassarese). Centinaia di paesi potrebbero scomparire per mancanza di abitanti già dai prossimi decenni. La programmazione economica della Sardegna, i programmi di sviluppo, le strategie delle forze politiche impegnate nell’ennesima tornata elettorale, non possono più ignorare il problema, devono anzi considerarlo il punto di riferimento per qualunque nuova ipotesi riguardante lo sviluppo dell’isola. Alcuni esempi. Non ha più senso oggi, per la maggior parte delle amministrazioni comunali, predisporre piani urbanistici di sviluppo considerato che si va incontro a importanti decrementi della popolazione. Allo stesso modo occorre rivedere la progettazione e il ridimensionamento di una serie di servizi pubblici (in primo luogo sanità, edifici scolastici e altri) con riferimento alle previsioni di spopolamento delle aree amministrate. Naturalmente le previsioni demografiche sono appunto delle previsioni, non sono realizzate con la speranza che si concretizzino ma soprattutto per consentire la possibilità di intervenire in modo adeguato per governare le dinamiche in atto. Già alcuni studiosi propongono una lettura meno pessimistica degli scenari di decremento della popolazione, qualcuno formula perfino l’ipotesi che il decremento della popolazione possa perfino rappresentare una opportunità per determinare migliori condizioni di vita per i Sardi “residui”. Altri propongono di esaminare la possibilità di invertire le tendenze demografiche registrate e prevedibili per il futuro prossimo. Una proposta molto interessante e innovativa e che farà certamente discutere è quella avanzata dal prof. Pulina direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari. Partendo dalla considerazione che in Sardegna si registrano tassi di natalità che sono tra i più bassi al mondo e che i giovani continuano a emigrare, Pulina propone di attivare interventi concreti ed efficaci per invertire la tendenza ad un significativo spopolamento della Sardegna e delle zone interne in particolare. La principale attività dell’isola, l’agro-pastorizia, stante l’attuale andamento demografico tende a diventare nei prossimi decenni una attività praticata quasi esclusivamente da lavoratori anziani, e perfino a essere fortemente ridimensionata nel suo ruolo e nelle sue potenzialità economiche. La soluzione indicata è quella di programmare, per i prossimi dieci anni, l’accoglienza di quindicimila coppie di immigrati, un vero e proprio progetto di ripopolamento o se preferite di riantropizzazione di vaste aree dell’isola come è avvenuto in altre parti del mondo, per esempio in Argentina e Australia. Un progetto che non deve essere inteso esclusivamente in termini di trasferimento di forza lavoro bensì come progetto di inclusione di persone nella nostra realtà garantendo loro progetti di vita validi e accettabili a cominciare dal diritto di cittadinanza per i loro figli. La realizzabilità di tale progetto potrebbe essere favorita da finanziamenti europei già disponibili, ad esempio le risorse del programma Horizon 20.20 per le politiche di integrazione. Milioni di euro che potranno essere spesi dal 2014, se si avrà il coraggio, la capacità e la lungimiranza di predisporre adeguate programmazioni. La Sardegna potrebbe essere la prima realtà europea a realizzare un piano di questo tipo. L’isola si candiderebbe così a diventare un’area geografica di accoglienza e gestione programmata di flussi migratori che potrebbero, a loro volta, concorrere a rivitalizzare una società tendenzialmente minacciata di estinzione o comunque di un drastico ridimensionamento del proprio ruolo nel mondo. Ancora una volta la discussione, il confronto, lo studio di ipotesi di sviluppo valide e alternative alle logiche e alle scelte del passato ci pone drammaticamente di fronte alla necessità di compiere uno sforzo straordinario di elaborazione politica, di crescita culturale, di formulazione di strategie economiche alternative con le quali ci dovremo misurare. Saremo in grado di farlo?
——————–
- L’intervista del 15 marzo 2013 .
——————–
La Sardegna si salva solo con i migranti
Oggi, martedì 8 settembre, cabudanni, 2015
—————————————————————————————————-
.
—————————————-
Alghero, porto. Vela latina (Vanni Tola)
Migranti. Le Diocesi raccolgono l’appello di Papa Francesco
Riceviamo e volentieri pubblichiamo e diffondiamo-
Diocesi di Cagliari – Ufficio Stampa
COMUNICATO STAMPA
Il Vescovo Miglio: accogliamo l’invito del Papa a ospitare i profughi
L’Arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, in un messaggio alle parrocchie e alle comunità religiose della diocesi, ha rivolto l’invito ad accogliere l’esortazione di Papa Francesco a ospitare le famiglie dei profughi.
«L’appello di Papa Francesco – ha sottolineato Miglio – è molto chiaro e concreto. Non possiamo limitarci a elencare quanto abbiamo già operato e stiamo portando avanti come comunità cristiana, ma siamo invitati a guardare con coraggio a quanto rimane da realizzare. Il Papa ci chiede di fare qualcosa in più rispetto a quanto compiuto finora: nessuno di noi può dire ‘abbiamo già fatto’, ‘abbiamo già dato’, magari pensando alle centinaia e centinaia di persone che sono passate nelle ultime settimane alla mensa della Caritas e alle altre mense presenti sul territorio, e nessuno può pensare che basti delegare alla Caritas l’accoglienza di una folla di poveri e disperati che si fa sempre più grande».
Il presule ha poi aggiunto: «Ogni parrocchia e ogni comunità religiosa è invitata a prevedere lo spazio adeguato per accogliere in modo essenziale e dignitoso una famiglia di profughi, e a comunicare alla Caritas diocesana la propria disponibilità, non appena lo spazio previsto sia pronto per l’accoglienza».
Il testo integrale del messaggio nel sito della diocesi:
http://www.chiesadicagliari.it/2015/09/07/il-vescovo-accogliamo-linvito-del-papa-a-ospitare-i-profughi/
Record
Gli italiani detengono record mondiale di ”analfabetismo funzionale”
“E’ in grado di leggere e scrivere ma non è capace di costruire un’analisi che tenga conto anche delle conseguenze indirette, collettive, a lungo termine, lontane per spazio o per tempo. Parliamo di chi appartiene alla categoria degli “analfabeti funzionali”, la cui “medaglia d’oro”, tristemente, è assegnata agli italiani.
Italia al primo posto: il 47% degli abitanti del Belpaese, infatti, secondo uno studio dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) – dunque secondo una fonte internazionale autorevole – si informa (o non si informa), vota (o non vota), lavora (o non lavora), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare.
Una capacità di analisi, quindi, che non solo sfugge la complessità, ma che anche davanti ad un evento complesso (la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale, lo spread) è capace di trarre solo una comprensione basilare. In altre parole soffre di analfabetismo funzionale. E la percentuale è talmente alta da far balzare il nostro Paese al vertice di questa speciale classifica.
classificanalfabeti.jpg
Con il termine “analfabetismo funzionale” si designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Un analfabeta è anche una persona che sa scrivere il suo nome e che magari aggiorna il suo status su Facebook, ma che non è capace “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.
Oggi, lunedì 7 settembre 2015, cabudanni
—————————————————————————————————-
.
—————————————————————————– Bonorva (Vanni Tola)
Le Università popolari spagnole: esperienze riproducibili in Sardegna?
Nel luglio 1988 la Scuola Popolare di Is Mirrionis non esisteva più. Continuava solo l’esperienza del Circolo culturale, che dalla stessa Scuola e dal Comitato di Quartiere aveva avuto impulso. Ma la rivista Cittàquartiere (espressione del Coordinamento dei Comitati e Circoli di Quartiere di Cagliari) continuava a coltivare l’idea che animò la Scuola come tutte le altre iniziative collegate. In questo contesto si spiega l’interesse del periodico alle esperienze delle Scuole (Università) Popolari spagnole, dimostrato da un’intervista a Menchu Ajamil, coordinatrice della Federazione delle Università Popolari spagnole (FEUP – http://www.feup.org) che si trovava a Cagliari, precisamente al Pozzo di Sicar di Capitana per un Convegno sugli strumenti della partecipazione popolare (citiamo a memoria). Non appena possibile trascriveremo il testo di quell’intervista, che riteniamo tuttora valida per le indicazioni che vi sono contenute, cogliendo l’occasione per raccogliere informazioni sulle Scuole e Università popolari spagnole e la loro attuale consistenza, per quanto possano esserci utili per i nostri attuali progetti. Purtroppo non possiamo più sentire Menchu, che, come risulta da informazioni assunte via internet (http://singenerodedudas.com/…/…/menchu-ajamil-en-el-recuerdo), è venuta a mancare nel gennaio del 2005.
Migranti
Esiste anche l’Europa dei Popoli. Crollano i muri e le barriere, si aprono le frontiere.
————-
di Vanni Tola
Esiste anche l’Europa dei Popoli. Crollano i muri e le barriere, si aprono le frontiere.
Oggi è una bella giornata, le rassegne stampa del mattino, che ci avevano abituato a bruschi e tristi risvegli, riportano notizie positive e per certi versi anche inattese. La coscienza popolare dell’Europa esiste, è presente e si manifesta nel merito di uno dei più gravi problemi della storia contemporanea, l’accoglienza dei migranti. Crollano barriere mentali e fisiche che una debole politica comunitaria aveva contribuito ad erigere e le popolazioni d’Europa, non tutte al momento, si schierano a favore dell’accoglienza, dando vita a manifestazioni di concreta solidarietà con i migranti. Striscioni di benvenuto negli stadi, applausi, musica e doni durante il transito nelle stazione ferroviarie che fino a pochi giorni fa erano state teatro di drammatiche azioni di respingimento. I leader dei principali paesi europei, con grande dignità, ammettono gli errori del recente passato e si attivano per realizzare una politica comune per l’accoglienza che dovrà ancora essere meglio definita ma che rappresenta comunque una svolta molto significativa. A fronte della politica fascista e razzista della Lega di Salvini e Maroni e dei grillini ai quali i media locali hanno dato fin troppa risonanza, si registrano episodi di solidarietà e di reale accoglienza in tutto il paese con cittadini comuni impegnati in interventi di solidarietà, anche a Milano e Torino, spesso considerate a torto solidi feudi dei nipotini di Bossi. E mentre Maroni minaccia di tagliare i fondi regionali ai comuni che accoglieranno migranti, in altri paesi d’Europa decine di comuni si candidano spontaneamente a dare asilo al popolo che viene dal mare. Sembra incredibile ma sta accadendo davvero. C’è ancora molto da fare. Continuano purtroppo le tragedie del mare, c’è ancora in molti una visione negativa e contraria del problema che si manifesta col rifiuto di qualunque forma di accoglienza e eventuale integrazione. Ma sicuramente in Europa si è avviato un cambiamento epocale, una presa di coscienza collettiva del problema. E non dimentico il ruolo di denuncia ed esortazione quotidiana, continua e martellante di Papa Francesco che, quasi in solitudine, non ha mai smesso di credere nella necessità che si potesse fare meglio e di più per gli uomini dell’altra sponda. Il prossimo passo, quello più urgente, dovrà essere la definizione di sicuri canali umanitari per il transito dei migranti. Linee ferroviarie e stradali aperte, assistite e sicure in terra, navi passeggeri europee che sostituiscano i barconi in mare per favorire arrivi in condizioni di massima sicurezza. Sul piano politico più generale naturalmente resta il grave problema della cessazione del conflitto in Siria, della pacificazione della Libia, dell’Eritrea e di tutti i paesi del nord Africa interessati da conflitti bellici, l’aiuto economico nelle aree di crisi per promuovere politiche di sviluppo economico e sociale, arginare l’esodo e creare le condizioni per un successivo ritorno alle terre di origine per quanti vorranno farlo. Ma oggi resta comunque una gran bella giornata ben rappresentata dalla stazione ferroviaria tedesca che accoglie i migranti con “l’inno alla gioia” di Beethoven.
———————-
- Le prime due foto, dall’alto in basso, sono tratte da Internet; la terza è di Macri Sanna.
———————————————
MIGRANTI E MEMORIA CORTA: ANCHE NOI FUMMO PROFUGHI
di Paolo Matta, su Chiesasarda
Forse, parlando di migranti a Cagliari, la parola emergenza è la prima che dovremmo tutti cancellare dal nostro vocabolario.
Perché, oggi e per un futuro imprecisato, saremo interpellati e coinvolti, in arrivo dal Sahel al Corno d’Africa, dalla Cina al Golfo Persico, da carovane di donne, uomini e bambini (molti e spesso non accompagnati) a caccia di una speranza che si chiama Europa.
Questa è (e sarà) la quotidianità, la ferialità. Piaccia o no.
Con molta probabilità, quello che più ci disturba è proprio questa ineluttabilità, l’essere costretti a far di conto con questa realtà. In una parola: il dovere di accogliere.
E allora scalciamo.
Sopportiamo i filippini, che cucinano e ci puliscono le case, o le ucraine e le rumene, che cambiano pannoloni e lavano il sedere ai nostri anziani. I cinesi per ora li ignoriamo perché cuciono e rammendano, fanno ristorazione e commercio a buon mercato ma, soprattutto, non si vedono e non si sentono.
Ma questi eritrei, somali, sudanesi proprio no. Questa è la verità che si annida nelle nostre menti, bianche e ipocrite, come nelle nostre coscienze, nere come la razza che vorremmo esorcizzare, ma senza riuscirci.
Perché lo sappiamo che scappano da una guerra combattuta con le armi che noi abbiamo prima creato e poi venduto.
Scappano dalla fame che è figlia della nostra opulenza, dei nostri sprechi e stravizi che lascia loro briciole e scarti.
Scappano da quel Terzo o Quarto Mondo che abbiamo inventato noi, terrestri del nord, che stritoliamo senza pietà il sud del pianeta.
Perché Cagliari non chiede ai suoi anziani cosa è stato su sfollamentu e lo racconta a giovani e bambini, a quella “generazione di mezzo” cresciuta nella cultura del superfluo e dell’effimero?
Quando a decine di migliaia i cagliaritani scappavano dalla guerra, dalle bombe, dalle sirene degli allarmi, spesso tardive, dagli spezzoni che mutilavano senza pietà, dalla fame e dai pidocchi. I loro barconi erano sporche e puzzolenti tradotte, carri a bestiame, mezzi di fortuna.
La loro Lampedusa i paesi del centro e nord Sardegna dove hanno trovato accoglienza e condivisione con il poco che c’era e che bastava per tutti.
Troppo pochi conoscono questa realtà, rimasta fra i ricordi segreti in mezzo alle camicie e alle maglie nel fondo dei cassetti dei nostri comò.
Sul tavolo della storia, oggi, le carte si sono rovesciate. Questo dramma turberà per sempre le nostre notti e i nostri sogni tranquilli.
Alla fine, non potremo più sfuggire al dovere di accogliere.
Un’Europa che conta mezzo miliardo di anime è scandaloso che non riesca ad attrezzarsi per dare rifugio e ospitalità a due, fossero anche tre, milioni di profughi, distribuendo equamente questo carico fra tutti i paesi dell’Unione in proporzione alle loro risorse.
Ne ha diritto, ma soprattutto il dovere.
Se non vuole correre il rischio di finire nel vortice di questa marea che oggi vuole respingere.
con gli occhiali del sardo-australiano Piero…
- Un 6 settembre su Aladinpensiero. Oggi domenica 5 settembre 2015.