Monthly Archives: agosto 2015
con gli occhiali di Piero…
Il 23 agosto 1927 a Charleston (Boston, Massachussets) bruciano sulla sedia elettrica Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, sacrificati al pregiudizio politico e razzista della “democrazia” nordamericana.
Un operaio e un pescivendolo, colpevoli di essere poveri e anarchici.
Completamente riabilitati dall’accusa di omicidio il 23 agosto 1977.
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oggi domenica 23 agosto 2015
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Sardegna 2015 in cifre.
Pubblicazione a cura dell’Ufficio Statistica della Regione Autonoma della Sardegna.
con gli occhiali di Piero…
Su Aladinpensiero di un 22 agosto. Dove si ricorda Dorothy Parker, Carmelo Floris, Grazia Cherchi, e altro: https://www.aladinpensiero.it/?p=14227
LA VERA “LECTIO” DI GALANTINO: «CHIESA E CATTOLICI LONTANI DAL POTERE»
Quando un Papa cita Ulisse e si oppone al potere temporale
di EUGENIO SCALFARI
23 agosto 2015 La Repubblica
AL DI LÀ delle numerose occasioni che papa Francesco offre a tutto il mondo dei cattolici, dei cristiani, dei fedeli di altre religioni ed anche ai non credenti, l’ultima va colta per alcune importanti novità della sua predicazione: è il messaggio da lui inviato al meeting di Comunione e Liberazione il giorno dell’apertura a Rimini, per il tramite del vescovo di quella diocesi.
Francesco siede sul soglio di Pietro ormai da due anni e la sua attività è enormemente aumentata. Vorrei dire il suo lavoro, le sue iniziative, la sua fatica. Eppure non sembra. Viaggia, scrive, parla, prega, incontra e soprattutto pensa e combatte. È un uomo come noi, la sua vecchiaia avanza e sta sfiorando gli ottant’anni, ma sembra miracolato. Forse è la fede ad imprimergli un’energia incommensurabile. Ho scritto più volte che un uomo così la Chiesa non lo vedeva al suo vertice da millesettecento anni. Ma non per sapienza teologica né per scaltrezza politica e neppure per inclinazioni mistiche. Francesco ha dentro di sé un’energia rivoluzionaria e un dono profetico, queste sono le sue eccezionalità.
Qualche settimana fa, nel corso di un lungo colloquio telefonico dopo vari incontri, gli domandai se avesse preso in considerazione l’ipotesi d’un 0nuovo Concilio, un Vaticano terzo che discutesse e sancisse le novità rivoluzionarie che sta introducendo nella struttura della Chiesa. Mi ha 0risposto di no aggiungendo che il compito che sta cercando di condurre a termine è il mandato ricevuto dal Vaticano II laddove indica come finalità l’incontro della Chiesa con il mondo moderno. Sono passati cinquant’anni da allora e tre Pontefici si sono susseguiti: Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI senza contare papa Luciani che durò poco più di un mese e papa Giovanni XXIII che di quel Concilio fu il promotore. Alcuni obiettivi previsti dal Vaticano II furono realizzati, ma l’incontro con la modernità no, non è stato affrontato e questo è il compito che Francesco si prefigge. Solleverà, non c’è dubbio, una selva di problemi ma lui ha tutte le qualità e tutta l’energia per portarli a termine. O almeno così sperano quelli che gli sono amici per la tempra, l’umanità e la bontà che gli sono innate.
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“È una ricerca, quella che dobbiamo intraprendere, che si esprime in domande sul significato della vita e della morte, sull’amore, sul lavoro, sulla giustizia e sulla felicità. Le esperienze più frequenti che si accumulano nell’animo umano provengono dalla gioia d’un nuovo incontro, dalle delusioni, dalla solitudine, dalla compassione per il dolore altrui, dall’insicurezza del futuro, dalla preoccupazione per una persona cara”. E più oltre: “Perché dobbiamo soffrire e alla fine morire? Ha ancora un senso amare, lavorare, fare sacrifici e impegnarsi? Che cosa stiamo a fare nel mondo?” E infine: “Il mito di Ulisse ci parla del “nostos algos”, la nostalgia, che può provare soddisfazione solo in una realtà infinita”.
Il testo del messaggio inviato al meeting di Rimini è molto più lungo e si conclude con il sostegno che proviene dal Dio creatore e misericordioso e dall’amore di Cristo verso gli uomini suoi fratelli, ma il tema che sta al centro di questo documento papale è racchiuso secondo me nelle frasi che ho qui citato. Esse colgono i problemi, le domande, la sofferenza e le speranze che gli uomini si sono posti in tutte le epoche e che oggi più che mai la modernità scatena nei cuori dei giovani e degli anziani, degli uomini e delle donne, dei credenti e dei non credenti. Rispondere a quelle domande realizza l’incontro della Chiesa con la modernità, ci fa sentire tutti simili e, anche se le singole risposte sono differenti, risulterà sempre più chiaro che la radice della nostra specie è comunque la stessa: libertà, dignità, fratellanza. Francesco lo dice esplicitamente nel messaggio ma consentirà ad un amico quale io mi sento di ricordare che quei tre valori, con l’aggiunta dell’eguaglianza che anche Francesco più volte evoca, sono quelli che dominarono il pensiero liberale e illuminista inaugurando l’Europa moderna.
Non a caso nel messaggio si parla perfino di Ulisse, della sua nostalgia del ritorno ai valori tradizionali della famiglia e della patria, ma insieme al suo inestinguibile desiderio di “realtà infinita”.
Che io sappia nessun Papa aveva evocato il mito odisseico, l’eroe moderno per eccellenza che Dante, pur collocandolo all’Inferno, eleva alle vette più alte del pensiero: “Considerate la vostra semenza / fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza”. “Una scintilla di divinità c’è in tutti noi” mi disse il Papa in uno dei nostri incontri. Lui a questo crede: in tutti, di qualunque nazione, etnia, condizione sociale, male e bene, fede o miscredenza, peccato e perdono. La scintilla di divinità c’è in tutti e il Dio in cui Lui crede è unico in tutto il mondo. Un solo Dio che nessuno può sostituire con un Dio proprio da opporre agli altri. Il fondamentalismo è l’errore più terribile e porta con sé guerre, stragi, terrore.
La Chiesa predica da duemila anni la fede e l’amore del prossimo e una larga parte di essa mise in pratica quei valori. Ma contemporaneamente quella stessa Chiesa patrocinò guerre, stragi, inquisizioni, crociate, in nome del proprio Dio contro quello degli altri. E quando cessò di far questo, continuò a praticare in varie forme e misura il potere temporale. Contro il potere temporale, questa è la battaglia che Francesco sta conducendo e che incontra opposizioni numerose e potenti dentro la Chiesa. E questo è anche il significato del pensiero moderno che divide la politica dalla religione. Rappresentano entrambe il bene comune, la politica quello del benessere, la religione quello dell’anima. Ho detto più volte a papa Francesco nei nostri incontri che Lui concepisce una libera Chiesa in un libero Stato, esattamente come diceva il conte Camillo Benso di Cavour. Benso e Bergoglio uniti insieme: per un liberale come me non ci potrebbe essere un sodalizio ideale migliore di questo. E chi l’avrebbe mai detto: un miscredente e un gesuita che prende il nome di Francesco d’Assisi? La vita è faticosa, ma a volte ti dà anche soddisfazioni e felicità e per me questo è un caso felice.
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C’è stata finora una sola voce della sinistra che ha chiarito e difeso il segretario della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Nunzio Galantino, indicato come traditore del nostro Paese e perfino della Chiesa da gran parte della forze politiche ed è lui che voglio citare per introdurre un tema che coinvolge ancora una volta, sia pure indirettamente, papa Francesco e la politica. Si tratta di Enrico Rossi, governatore della Toscana e comunista come lui ama definirsi nell’intervista rilasciata ieri a Repubblica . “Basta leggere la “lectio” di Monsignor Galantino su De Gasperi per capire che non ce l’ha affatto con la politica ma con il politichese ridotto alla ricerca del consenso e del marketing. Proprio riconoscendo il ruolo cruciale della politica nella società, Galantino l’ha invitata a ritrovare una forte dimensione ideale ed etica. È una sfida lanciata a tutti, nessuno escluso, non a un governo e ad una parte politica. La destra ha risposto in modo sguaiato ma anche dal Pd sono venute repliche segnate dal risentimento. Dobbiamo invece riconoscere che Galantino ha ragione, la politica non ha più una propensione ideale e pensa solo a difendere se stessa. Se la sinistra italiana non si misurerà con questo tema proprio nel senso indicato dalla Chiesa di papa Francesco e di Galantino, è destinata a somigliare sempre più alla destra e quindi a scomparire”.
Ho letto anch’io nella sua integralità la lectio di Galantino su De Gasperi e vi ho trovato una visione sociale e politica che va molto al di là del personaggio, certamente rilevante, che guidò la Dc e la politica italiana dal 1945 al ’54, nel periodo che vide la ricostruzione del Paese dalle macerie lasciate dalla guerra. Quella visione degasperiana è una democrazia governante sulla base di un’alleanza tra la classe operaia e il ceto medio; un obiettivo la cui realizzazione costò a De Gasperi “come una traversata del deserto”, dice Galantino; alla fine De Gasperi riuscì a trasformare l’Italia da un Paese sconfitto in una repubblica democratica che puntò su un’Europa unita, insieme alla Germania di Adenauer e alla Francia della sinistra e degli intellettuali. Naturalmente Galantino ricorda il De Gasperi della legge “maggioritaria” del 1952 ma soprattutto il suo scontro con papa Pio XII, che per le elezioni del 1953 puntava su un’alleanza della Dc con i fascisti del Msi e con i monarchici. De Gasperi rifiutò e il Papa affidò alla rivista Civiltà cattolica il compito di stroncarlo partendo dalla notizia che il Papa non condivideva la linea politica degasperiana e ritirava il suo appoggio alla Dc.
È contro quel tipo di Chiesa pacelliana e temporalistica che ancora esiste e combatte duramente contro Francesco per la propria sopravvivenza, che Galantino ricorda i passaggi fondamentali della politica di De Gasperi e chiama in campo personaggi più recenti, cattolici che sia pur nelle mutate condizioni politiche hanno proseguito quella visione del bene comune cattolico-liberale e cattolico-democratica. Cita Pietro Scoppola, un anti-pacelliano molto acuto; cita Romano Prodi che un anno fa a Trento disse che “la risposta ai problemi del Paese non va cercata in un solo individuo ma nella forza delle idee”. Cita addirittura Rosmini che un secolo prima e in tutt’altra situazione storica delineò una Chiesa che fu respinta e scomunicata dal Vaticano di allora. E ancora il De Gasperi del congresso Dc del 1954, quando disse che “il credente opera come cittadino nello spirito e nella lettera della Costituzione, e impegna se stesso, la sua classe, il suo partito ma non la Chiesa”. Naturalmente Pio XII non fu d’accordo e lo disse pubblicamente. Ad un certo punto improvvisamente nel documento che stiamo esaminando l’autore cita un pensiero di Pascal che è sorprendente; due righe che dicono cosi: “Gesù Cristo senza ricchezze e nessuna ostentazione esterna di scienza, sta nel proprio ordine di santità. Non ha fatto invenzioni, non ha regnato, ma è stato umile, paziente, santo di Dio, terribile per i demoni, senza alcun peccato “.
Dico sorprendente perché Pascal, citato senza commenti da Galantino, descrive Gesù non come un Dio ma come un uomo, “santo di Dio, ma terribile con i demoni e senza peccato “. Un uomo con qualità ammirevoli proprio perché uomo. Così lo concepiscono i non credenti che proprio perché uomo lo ammirano. Così lo considera ormai gran parte dell’Occidente moderno e secolarizzato. Fa parte di quell’incontro con la modernità che Francesco si propone di realizzare. Ed ora il finale di Galantino: “De Gasperi ha avuto il dono di comprendere che nella società contemporanea la politica deve ispirarsi a valori universali, a cominciare dalla carità. La politica non è quella che vediamo oggi, forze che disputano all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi. Noi vescovi italiani dobbiamo pensare al destino del nostro Paese a cui siamo non solo fedeli ma servitori”. L’atroieri, parlando brevemente al meeting di Rimini, Galantino ha concluso dicendo: “Non va bene la politica guidata da interessi e fini immediati, etichettati spesso dalla ricerca dell’utile e meno da un progetto consapevole. Ma anche la Chiesa è destinata a rinnovarsi “.
Caro papa Francesco, ti faccio gli auguri più affettuosi e mi permetto di abbracciarti. Hai ancora lunga strada da percorrere ma credo e spero che arriverai fino in fondo.
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LA VERA “LECTIO” DI GALANTINO: «CHIESA E CATTOLICI LONTANI DAL POTERE»
t/wp-content/uploads/2015/08/image29.jpg”>di Paolo Matta*
La decisione del segretario generale della CEI Nunzio Galantino di non prendere parte a un evento pubblico su Alcide De Gasperi «per evitare di contribuire a rafforzare polemiche in un clima invano esasperato» è stata variamente interpretata, dentro e fuori la Chiesa cattolica.
Inopportuno, imprudente, perfino scandaloso Galantino.
Della lectio degasperiana (14 pagine, tempo medio di lettura una mezz’oretta) su giornali e social è stato riportato un solo passaggio: «La politica di Alcide De Gasperi non è quella che siamo stati abituati a vedere oggi, vale a dire un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi».
Tanto è bastato per una levata di scudi (in gran parte crociati) contro l’ennesima entrata a gamba tesa dei vertici della Chiesa contro l’attuale classe politica al governo del Paese. Governo e Parlamento, nessuno escluso.
Qual è la notizia?, verrebbe da chiedersi.
Nello scorrere la lectio nella sua interezza, si trovano infatti ben altre analisi e passaggi, questi sì scomodi e provocatori, ma chissà perché lasciati a margine di quegli uterini e sguaiati commenti della prima ora.
Nell’intervento di Galantino c’è molto di più di una polemica con i leghisti o con una destra più o meno apertamente xenofoba. C’è la applicazione pratica, tremendamente concreta, della rivoluzione di Papa Francesco e di questo pontificato, un taglio alla radice di consuetudini e collateralismi di vecchio stampo democristiano.
Un segnale di discontinuità che chiude un’epoca, quella di Ruini, di Bertone e di Bagnasco, caratterizzata dall’abbraccio mortale fra Chiesa e berlusconismo, dominato dall’equazione “leggi favorevoli alla Chiesa uguale appoggio incondizionato della CEI”.
Parlando dell’eredità di De Gasperi, Galantino – questa sì che è la vera notizia – descrive un quadro di riferimento nuovo per la chiesa e i cattolici italiani la cui parola chiave è “autonomia”.
Dei laici rispetto alla gerarchia, da quella largamente intesa come il Vaticano o dal vescovo della chiesa locale, ma soprattutto autonomia dei vescovi restituiti al loro ruolo di pastori e missionari del Vangelo.
Nella sua lectio il segretario della CEI ha citato il sindacalista Giuseppe Di Vittorio, il leader comunista Palmiro Togliatti, che volle il Concordato con la Chiesa incardinato nella Costituzione, Romano Prodi (“in quanto critico verso il principio dell’uomo solo al comando”), il leader socialista Pietro Nenni che parla di De Gasperi nei suoi diari, il costituzionalista Leopoldo Elia e lo storico cattolico Pietro Scoppola, oltre ad Aldo Moro e Amintore Fanfani.
«Siamo di fronte – afferma il segretario della Cei – alla necessità non solo di una nuova forma di convivenza fra i popoli, ma anche di un nuovo modello macroeconomico, di una nuova politica industriale, di una politica dei diritti sociali più completa. Chi pensa, chi adotta, chi realizza queste riforme?».
La parola passa ora a un laicato cattolico frantumato, messo all’angolo quando non servo del padrone, svuotato di energie spirituali e guide illuminate. Lasciano ancora storditi le immagini e i suoni di un non lontano Meeting di Rimini con Berlusconi accolto e osannato al grido di «Silvio, Silvio» dall’assemblea ciellina in delirio.
Galantino indica una strada, la sola: quella della politica «come la più alta forma di carità». Tutto il resto è chiacchiera, è slogan. È storia che non c’è più.
*Paolo Matta
Su chiesasarda.it
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C’è anche una Chiesa che combatte la mafia
di Marco Meloni
Ho ascoltato le parole del prete che ha celebrato l’infame funerale mafioso, ho provato rabbia, ho visto in quel volto l’ignavia, il debole con i forti e forte con i deboli, ho disprezzato ancora una volta la chiesa serva, chinata come quelle statue in processione, troppo spesso complice, con l’azione e col silenzio.
Mi sarei fermato qui, se non avessi avuto la fortuna di avere come compagno di queste notti di agosto un libro, “Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia, che racconta la storia di un prete e del suo quartiere: Don Pino Puglisi e Brancaccio, Palermo, vissuto perché il suo amore combattesse la mafia, assassinato per sua stessa mano, vivo nel ricordo dei suoi ragazzi e nei frutti del suo impegno.
Un prete, un carabiniere, un politico, un impiegato, uno studente.
Le persone sono le proprie scelte, non i vestiti che indossano.
“Vai sempre a testa alta”
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- LA LECTIO DI MONS. GALANTINO (TESTO INTEGRALE pubblicato su TrentoDay)
con gli occhiali di Piero e con la sedia di Vanni…
– Su aladinpensiero di un 21 agosto. Dove si ricorda Leone Trotsky e altre cose: https://www.aladinpensiero.it/
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Democrazia
In Grecia il capo del Governo, Tsipras, eletto dal popolo in una consultazione elettorale, dopo una travagliata fase storica e l’avvio di importanti processi per il salvataggio dell’economia del suo paese, sente la necessità di restituire la parola agli elettori per avere una riconferma del proprio mandato politico che rafforzi il suo operato e conferisca reale rappresentatività alla sua persona. In Italia, il capo del Governo, Renzi, è l’unico a credere ed affermare di avere già messo in atto grandi ed epocali riforme (es la scuola e sappiamo che è ancora tutto in alto mare) e si ripropone per le prossime settimane di realizzarne altre ancora e perfino di modificare ulteriormente la Costituzione. Renzi non è stato eletto in una competizione elettorale ma non è neppure sfiorato dal pensiero di sottoporre il proprio operato al giudizio degli elettori indicendo elezioni anticipate. O meglio, si riserva di farlo tra qualche anno quando la sua azione “riformatrice” sarà completata. Conclusione? Vedete un po’ voi.
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Mafia
Come tanti altri individui indignati vorrei commentare la vicenda dei funerali del Sig. Vittorio Casamonica nella città di Roma.
Ho scelto di farlo riportando integralmente una dichiarazione di don Luigi Ciotti.
«Le scene viste fuori dalla chiesa dove – con uno sfarzo e un dispiegamento di mezzi, banda musicale, elicottero che lanciava petali di rose, che immaginiamo autorizzato – si sono svolti i funerali di Vittorio Casamonica, non possono lasciarci indifferenti.
Non è qui ovviamente in discussione il diritto di una famiglia di celebrare i funerali di un suo membro e la partecipazione di amici e conoscenti.
Grave è l’evidente strumentalizzazione di un rito religioso per rafforzare prestigio e posizioni di potere. Sappiamo che le mafie non hanno mai mancato di ostentare una religiosità di facciata, “foglia di fico” delle loro imprese criminali.
Una volta di più, e a maggior ragione dopo la scomunica di Papa Francesco dei mafiosi e dei loro complici, è compito della Chiesa denunciarla e ribadire che non può esserci compatibilità fra la violenza mafiosa e il Vangelo».
don Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera
Immigrati, ignoranza e dintorni
di Giovannimaria Mimmia Fresu
(Agosto 20, 2015 da Sardegna Blogger)
Due cose semplici, semplici, sull’immigrazione, sull’ignoranza e sul fascismo mascherato di perbenismo.
In Italia l’emergenza immigrazione esiste solo nelle fantasie propagandiste di coloro che, per interesse personale (Salvini, altrimenti sarebbe uno sfaccendato) o di partito (la Lega, che con Berlusconi ha varato le peggiori leggi sull’immigrazione e ha appoggiato il bombardamento della Libia, aprendo le porte all’Isis e all’immigrazione incontrollata) lucrano sull’ignoranza di troppe persone, o forniscono un camuffamento all’indole fascista di molti che si vergognano di ammetterlo.
Il numero dei rifugiati in Italia è pari a 78.061 (0,13% di tutta la popolazione) 5° posto in Europa;
Francia 232.487 (0,35%);
Germania 187.567 (0,23%);
Inghilterra 126.055 (0,20%);
Svezia 114.175 (1,19%).
Siamo 11° in termini di percentuale rapportata alla popolazione, dietro di noi c’è solo la Spagna.
Siamo al 4° posto in Europa per numero di immigrati, 4.387.721 (7,4% della popolazione) 8° posto tra i paesi europei come percentuale in rapporto alla popolazione. – segue –
Fondi strutturali europei. Con l’approvazione del Piano di sviluppo rurale si completa il quadro programmatorio 2014-2020. Ora l’attuazione!
(Dal sito della Ras) PSR 2014-2020, via libera da Bruxelles a 1 miliardo e 300 milioni. Falchi: ora miglioriamo l’agricoltura sarda
“Da oggi i nostri agricoltori e pastori avranno a disposizione uno strumento di programmazione che libera importanti risorse finanziarie per migliorare le produzioni e accrescere la competitività delle imprese sui mercati” ha dichiarato l’assessore Falchi.
Cagliari, 20 agosto 2015 – Il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Regione Sardegna ha ottenuto il via libera ufficiale di Bruxelles. “Da oggi i nostri agricoltori e pastori avranno a disposizione uno strumento di programmazione che libera importanti risorse finanziarie grazie alle quali si potranno migliorare le produzioni e accrescere la competitività delle imprese sui mercati; il nostro PSR ha ricevuto pieno apprezzamento da parte dei tecnici europei, con i quali ci siamo confrontati per un intero anno, che hanno riscontrato nel progetto una piena sintonia con le direttive della UE in materia di sviluppo e innovazione agricola”. Questo il primo commento dell’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, dopo l’approvazione giunta dalla Commissione europea. “Abbiamo migliorato e integrato la prima bozza presentata il 22 luglio dello scorso anno all’Ue – ha spiegato l’esponente della Giunta Pigliaru – un lavoro costante e puntuale, portato avanti con particolare professionalità dai nostri uffici e attraverso il confronto con le associazioni. Continueremo a perfezionare il PSR al fine di renderlo fruibile dall’intero comparto anche in futuro”. IL PROGRAMMA INVIATO SUL SITO DELLA RAS.
- segue –
con gli occhiali di Piero…
Oggi il Senegal celebra l’indipendenza, 20 agosto 1960. Approfondimenti su Aladinpensiero del 20 agosto 2013: https://www.aladinpensiero.it/?p=14133
Lezione di economia: il tarlo
omaggio a Groucho Marx
Groucho Marx
Groucho Marx, nome d’arte di Julius Henry Marx (New York, 2 ottobre 1890 – Los Angeles, 19 agosto 1977)
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- Un anno fa su Aladinpensiero: https://www.aladinpensiero.it/?p=14083 . ASSASSINIO DI UN POETA
Il 19 agosto 1936 viene ucciso dai fascisti spagnoli a Viznar (Granada) il grande poeta Federico Garçia Lorca, omosessuale e di sinistra. Fucilato per strada, il suo corpo non è mai stato ritrovato. Di lui abbiamo parlato nell’anniversario della nascita (vedi Aladin Pensiero, 5 giugno, FEDERICO GARCIA LORCA).
Nella poesia di Violeta Parra
Así el mundo quedó en duelo
Y está llorando a porfía
Por Federico García
Con un doliente pañuelo
No pueden hallar consuelo
Las almas con tal hazaña
Qué luto para la españa
Qué vergüenza en el planeta
De haber matado un poeta
Nacido de sus entrañas.
(Da Un Río de Sangre, Violeta Parra)