Monthly Archives: luglio 2015
La truffa dell’Unità d’Italia e il mito di Garibaldi
di Francesco Casula
Il 4 luglio scorso ricorreva il 208° Anniversario della nascita di Garibaldi. Fortunatamente, ci sono state risparmiate le ondate patriottarde che negli anni scorsi avevano alluvionato giornali e media. Ma covano sicuramente sotto la cenere. Quando invece, quello che occorre è iniziare a far le bucce al “Risorgimento” italiano e alla conseguente “Unità”, senza essere tacciati di leghismo o, peggio, di essere etichettati come clericali, filoborbonici e dunque arretrati, regressivi e premoderni…
A questo proposito voglio ricordare – anche perché mi sembra molto illuminante – un curioso episodio. Negli anni ’70 escono una serie di saggi, prevalentemente di giovani intellettuali e storici meridionali ( Nicola Zitara, Edmondo Maria Capecelatro, Antonio Carlo e altri).
Nei loro saggi attraverso una puntuale e rigorosa analisi socio-economica del Meridione preunitario, sostengono e dimostrano con dati e numeri inoppugnabili, (per esempio sull’industria agro-alimentare ma anche siderurgica nel Napoletano ma non solo) che al momento dell’Unità il divario Nord-Sud non esistesse (o comunque non fosse determinante) sicché a determinare il sottosviluppo del Sud sia stata l’azione politica dello Stato unitario. In altre parole sostengono che la dialettica sviluppo-sottosviluppo si sia instaurata nell’ambito di uno spazio economico unitario – quindi a unità d’Italia compiuta – dominato dalle leggi del capitale.
Tale tesi – che si ricollega fra l’altro a una serie di studi sullo sviluppo ineguale del capitalismo, in modo particolare di Paul A. Baran, di Andre Gunter-Frank e Samir Amin – tende a porre in rilievo come la dialettica sviluppo-sottosviluppo non si instauri fra due realtà estranee o anche genericamente collegate, ma presuma uno spazio economico unitario in cui lo sviluppo è il rovescio del sottosviluppo che gli è funzionale: in altri termini lo sviluppo di una parte è tutto giocato sul sottosviluppo dell’altra e viceversa e dunque il sottosviluppo del Sud è il risultato dello sviluppo capitalistico e non della sua assenza.
Zitara, Capecelatro e Antonio Carlo furono accusati e tacciati di “nostalgie borboniche”. Perché? Per le differenti analisi – parzialmente anche rispetto a Gramsci – sulla Questione Meridionale?
No: semplicemente perché avevano osato dissacrare quanto tutti avevano divinizzato: il movimento e il processo, considerato progressivo e progressista, del Risorgimento. Avevano osato mettere in dubbio e contestare le magnifiche sorti e progressive dello Stato unitario, sempre celebrato da chi a destra, a sinistra e a centro aveva sempre ritenuto che tutto si poteva criticare in Italia ma non l’Italia Unita e i suoi eroi risorgimentali.
Come spiegare diversamente – ma è solo un esempio – l’atteggiamento nei confronti di Garibaldi? Durante il ventennio fu santificato ed eletto “naturalmente” come padre putativo di Mussolini e del regime e dunque fu “fascista”. Dopo il fascismo, prima nel ’48, alle elezioni politiche, la sua icona fu scelta come simbolo elettorale del Fronte popolare e dunque divenne socialcomunista. Negli anni 80 fu osannato da Spadolini – e dunque divenne repubblicano – “come il generale vittorioso, l‘eroico comandante, l’ammiraglio delle flotte corsare e l’interprete di un movimento di liberazione e di redenzione per i popoli oppressi”. Fu poi celebrato da Craxi – e dunque divenne socialista – “come il difensore della libertà e dell’emancipazione sociale che univa l’amore per la nazione con l’internazionalismo in difesa di tutti i popoli e di tutte le nazioni offese”. Infine fu persino rivendicato da Piccoli che lo fece dunque diventare democristiano.
Ecco, è proprio questo unanimismo, questa unione sacra – destra, sinistra centro, tutti d’accordo – intorno al Risorgimento e ai suoi personaggi simbolo, che non convince. E’ questa intercambiabilità ideologica dei suoi “eroi” che rende sospetti. Ecco perché bisogna iniziare a fare le bucce al Risorgimento, ecco perché occorre iniziare a sottoporre a critica rigorosa e puntuale tutta la pubblicistica tradizionale – ad iniziare dunque dai testi di storia – intorno a Garibaldi, liquidando una buona volta la retorica celebrativa del Risorgimento. Per ristabilire, con un minimo di decenza un po’ di verità storica occorrerebbe infatti, messa da parte l’agiografia e l’oleografia patriottarda italiota, andare a spulciare fatti ed episodi che hanno contrassegnato, corposamente e non episodicamente, il Risorgimento e Garibaldi: Bronte e Francavilla per esempio. Che. non sono si badi bene, episodi né atipici né unici né lacerazioni fuggevoli di un processo più avanzato. Ebbene, a Bronte come a Francavilla vi fu un massacro, fu condotta una dura e spietata repressione nei confronti di contadini e artigiani, rei di aver creduto agli Editti Garibaldini del 17 Maggio e del 2 Giugno 1860 che avevano decretato la restituzione delle terre demaniali usurpate dai baroni, a chi avesse combattuto per l’Unità d’Italia. Così le carceri di Franceschiello, appena svuotate, si riempirono in breve e assai più di prima. La grande speranza meridionale ottocentesca, quella di avere da parte dei contadini una porzione di terra, fu soffocata nel sangue e nella galera. Così la loro atavica, antica e spaventosa miseria continuò. Anzi: aumentò a dismisura. I mille andarono nel Sud semplicemente per “traslocare” manu militari, il popolo meridionale, dai Borboni ai Piemontesi. Altro che liberazione!
Così l’Unità d’Italia si risolverà sostanzialmente nella “piemontesizzazione” della Penisola e fu realizzata dal Regno del Piemonte, dalla Casa Savoia, dai suoi Ministri – da Cavour in primis – dal suo esercito in combutta con gli interessi degli industriali del Nord e degli agrari del Sud – il blocco storico gramsciano – contro gli interessi del Meridione e delle Isole e a favore del Nord; contro gli interessi del popolo, segnatamente del popolo-contadino del Sud; contro i paesi e a vantaggio delle città, contro l’agricoltura e a favore dell’industria.
L’Ecologia integrale dell’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’
Preservare la prospettiva unica del Papa: l’ecologia integrale
di Leonardo Boff
Papa Francesco ha fatto un grande cambiamento nella riflessione ecologica per passare dall’ecologia ambientale all’ecologia integrale. Ciò include l’ecologia culturale sociopolitica, mentale, educativa, l’etica e la spiritualità. C’è il pericolo che questa visione integrale possa essere assimilata nel consueto discorso ambientale, senza rendersi conto che tutte le cose, la conoscenza e le istanze sono interconnesse. Cioè, il riscaldamento globale ha a che fare con la industrializzazione selvaggia, la povertà di gran parte dell’umanità è legata al modello di produzione, distribuzione e consumo, la violenza contro la terra e gli ecosistemi è una deriva dal paradigma di dominio che è alla base della nostra civilizzazione dominante già da quattro secoli, che l’antropocentrismo è una conseguenza della comprensione illusoria secondo la quale che possediamo le cose e che queste hanno l’unico senso solo in quanto servono per il nostro piacere.
Ora è proprio questa cosmologia (insieme di idee, valori, progetti, sogni e le istituzioni) che fa dire al Papa: “Non abbiamo mai offeso e maltrattato la nostra casa comune come negli ultimi due secoli” (n. 53).
Un cambio di direzione
Come superare questa strada pericolosa? Il Papa risponde: “Con un cambio di direzione” e ancora di più con la volontà di “delineare grandi percorsi di dialogo per aiutarci ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando (n. 163). Se non facciamo nulla, andremo incontro al peggio. Ma il Papa si fida della capacità creativa degli esseri umani che, insieme, possono rendere possibile il grande ideale, “un solo mondo e un progetto comune” (n. 164).
Ben diversa è la visione imperante e imperiale prevalente nelle menti di chi controlla la finanza e la direzione politica mondiale: “un solo mondo e un solo impero”.
Per affrontare i molti aspetti critici della nostra situazione, il Papa propone l’ecologia integrale. E ne indica le giuste basi: “Dal momento che tutto è strettamente relazionato e che i problemi attuali richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti i fattori di crisi globale, propongo che ci fermiamo ora a riflettere pensare sui diversi aspetti di una ecologia integrale che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali” (n. 137).
Il presupposto teorico è derivato dalla nuova cosmologia, dalla fisica quantistica, dalla nuova biologia, in breve si tratta del nuovo paradigma contemporaneo che coinvolge la teoria della complessità e del caos (distruttivo e generativo). In questa visione lo ribadiva uno dei fondatori della fisica quantistica, Werner Heisenberg:
Tutto è relazione
“Tutto ha a che fare con tutto in tutti i punti e in ogni momento; tutto è relazione e nulla esiste al di fuori della relazione”.
Questa lettura del Papa ripetuta innumerevoli volte, costituisce il vero cantus firmus delle sue spiegazioni. Sicuramente la più bella e poetica delle formulazioni la troviamo al n. 92, dove sottolinea: “Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo insieme come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ogni sua creatura e ci lega anche tra noi, con tenero affetto, al Fratello Sole, alla Sorella Luna, al Fratello fiume e alla Madre Terra”.
Questa visione esiste da quasi un secolo, ma non è mai riuscita a vincere in politica e nell’orientamento dei problemi sociali e umani. Tutti rimangono ancora ostaggi del vecchio paradigma che isola i problemi e prevede di trovare una soluzione specifica per ogni esigenza, ignarando che questa soluzione può essere dannosa per un altro problema. Ad esempio, il problema della sterilità del terreno viene affrontato con nutrienti chimici, che, a loro volta, penetrano nel terreno e raggiungono la falda delle acque acquifere avvelenandole.
L’enciclica ci servirà come strumento educativo per appropriarsi di questa visione inclusiva e integrale. Ad esempio, come l’enciclica dice: “Quando si parla di ‘ambiente’, facciamo riferimento anche a una particolare relazione, quella tra la natura e la società che lo abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una semplice parte della nostra vita. Noi siamo inclusi in essa, siamo parte di essa” (n. 139).
E continua a darci esempi convincenti: “Oggi l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, il lavorativi, urbani, e dalla relazione di ogni persona con se stessa, che genera un certo modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente “[n. 141].
Se tutto è relazione, allora la salute umana dipende dalla salute della Terra e degli ecosistemi. Tutte le istanze si intrecciano, nel bene e nel male. Questa è la trama della realtà, non opaca e superficiale ma complessa e altamente correlata a tutto.
Se pensassimo ai nostri problemi interni in questo gioco di inter-retro-relazioni non avremmo tante contraddizioni tra i ministeri e le azioni del governo. Il Papa suggerisce le strade in modo preciso e ci mette in grado di affrontare il nostro futuro comune.
Teilhard de Chardin aveva ragione quando negli anni ’30 del secolo scorso ha scritto: “L’era delle nazioni è passata. Il compito che ci attende, se non periamo, è quello di costruire la Terra”. Prendendoci cura della Terra con tenero affetto fraterno e nello spirito di San Francesco d’Assisi e di Francesco di Roma, possiamo proseguire “camminando e cantando”, come conclude l’enciclica, pieni di speranza. Abbiamo ancora un futuro e a noi spetta il compito di rischiararlo.
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- L’illustrazione di Papa Francesco è tratta dal periodico Rocca 15 luglio 2015.
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Preservar la perspectiva singular del Papa: la ecología integral
14/07/2015
di Leonardo Boff
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El Papa Francisco ha realizado un enorme cambio en el discurso ecológico al pasar de la ecología ambiental a la ecología integral. Esta incluye la ecología político-social, la mental, la cultural, la educacional, la ética y la espiritualidad. Existe el peligro de que esta visión integral sea asimilada dentro del discurso ambiental habitual, no dándose cuenta de que todas las cosas, saberes e instancias están interligadas. Es decir, el calentamiento global tiene que ver con la furia industrialista, la pobreza de buena parte de la humanidad está relacionada con el modo de producción, distribución y consumo, la violencia contra la Tierra y los ecosistemas deriva del paradigma de dominación que está en la base de nuestra civilización dominante desde hace ya cuatro siglos, que el antropocentrismo es consecuencia de la comprensión ilusoria de que somos dueños de la cosas y que ellas solo tienen sentido en la medida en que sirven para nuestro disfrute.
Esa cosmología (conjunto de ideas, valores, proyectos, sueños e instituciones) lleva al Papa a decir: “nunca hemos ofendido y maltratado a nuestra casa común como en los dos últimos siglos” (nº 53).
¿Cómo superar esa ruta peligrosa? El Papa responde; “con un cambio de rumbo” y todavía más con la disposición de “delinear grandes caminos de diálogo que nos ayuden a salir de la espiral de autodestrucción en la que nos estamos sumergiendo (163). Si no hacemos nada, podremos ir al encuentro de lo peor. Pero el Papa confía en la capacidad creativa de los seres humanos que juntos podrán formular el gran ideal: “un solo mundo en un proyecto común” (164).
Bien distinta es la visión imperante e imperial presente en la mente de quienes controlan las finanzas y los rumbos de las políticas mundiales: “un solo mundo y un solo imperio”.
Para enfrentar los múltiples aspectos críticos de nuestra situación el papa propone la ecología integral. Y le da el fundamento correcto: “Dado que todo está íntimamente relacionado, y que los problemas actuales requieren una mirada que tenga en cuenta todos los factores de la crisis mundial, propongo que nos detengamos ahora a pensar en los distintos aspectos de una ecología integral, que incorpore claramente las dimensiones humanas y sociales” (137).
El presupuesto teórico se deriva de la nueva cosmología, de la física cuántica, de la nueva biología, en una palabra, del nuevo paradigma contemporáneo que implica la teoría de la complejidad y del caos (destructivo y generativo). En esa visión, lo repetía uno de los fundadores de la física cuántica, Werner Heisenberg; “todo tiene que ver con todo en todos los puntos y en todos los momentos; todo es relación y nada existe fuera de la relación”.
Esta lectura la repite el Papa innumerables veces, formando el tonus firmus de sus exposiciones. Seguramente la más bella y poética de las formulaciones la encontramos en el nº 92: “Todo está relacionado, y todos los seres humanos estamos juntos como hermanos y hermanas en una maravillosa peregrinación, entrelazados por el amor que Dios tiene a cada una de sus criaturas y que nos une también, con tierno cariño, al hermano sol, a la hermana luna, al hermano río y a la madre Tierra”.
Esa visión existe desde hace ya casi un siglo, pero nunca consiguió imponerse en la política y en la orientación de los problemas sociales y humanos. Todos seguimos siendo rehenes del viejo paradigma que aísla los problemas y busca una solución específica para cada uno sin darse cuenta de que esa solución puede ser dañina para otro de los problemas. Por ejemplo, el problema de la infertilidad de los suelos se resuelve con nutrientes químicos que, a su vez, penetran en la tierra y alcanzan el nivel freático de las aguas de los acuíferos envenenándolos.
La encíclica podrá servirnos de instrumento educativo para apropiarnos de esta visión inclusiva e integral. Por ejemplo, como afirma la encíclica: “Cuando se habla de «medio ambiente», se indica particularmente una relación, la que existe entre la naturaleza y la sociedad que la habita. Esto nos impide entender la naturaleza como algo separado de nosotros o como un mero marco de nuestra vida. Estamos incluidos en ella, somos parte de ella” (139).
Y continúa dándonos ejemplos convincentes: “Hoy el análisis de los problemas ambientales es inseparable del análisis de los contextos humanos, familiares, laborales, urbanos, y de la relación de cada persona consigo misma, que genera un determinado modo de relacionarse con los demás y con el ambiente” [115].
Si todo es relación, entonces la propia salud humana depende de la salud de la Tierra y de los ecosistemas. Todas las instancias se entrelazan para bien o para mal. Esa es la textura de la realidad, no opaca y rasa sino compleja y altamente relacionada con todo.
Si pensásemos nuestros problemas nacionales en ese juego de inter-retro-relaciones no tendríamos tantas contradicciones entre los ministerios y las acciones gubernamentales. El papa nos sugiere caminos, que son certeros y nos pueden sacar de la ansiedad en la que nos encontramos frente a nuestro futuro común.
Teilhard de Chardin tenía razón cuando en los años 30 del siglo pasado escribía: “la era de la naciones ya pasó. La tarea que tenemos por delante, si no perecemos, es construir la Tierra”, Cuidando la Tierra con tierno y fraterno afecto en el espíritu de san Francisco de Asís y de Francisco de Roma, podremos seguir “caminando y cantando”, como concluye la encíclica, llenos de esperanza. Todavía tenemos futuro y vamos a irradiar.
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L’utopia di Papa Francesco
13 Luglio 2015
di Francesco Cocco, su Democraziaoggi
Ideologia ed utopia sono parole ormai inusuali. Eppure non riesco a trovare termini più appropriati per definire l’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco. Uso il termine “Ideologia” nell’ accezione corrente per definire un sistema organico di pensiero ed “utopia” come indicazione di un orizzonte raggiungibile anche se molto distante dall’attuale modo di essere della società. Credo sia una definizione accettabile sia per i non credenti che per i credenti. Aggiungo che trattasi di un’ ideologia scientifica, naturalmente in un significato molto diverso dalla cosiddetta “scientificità” dell’ ideologia marxiana, dove la scientificità era in contrapposizione alle visioni del socialismo utopistico che erano andate affermandosi a cavallo tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo. Nell’enciclica “Laudato sì” tale carattere nasce dal puntuale riferimento alle elaborazioni che le varie discipline sono andate enucleando sulle condizioni del Pianeta in relazione all’indiscriminato sfruttamento delle sue risorse da parte dell’ uomo.
I mass-media si sono occupati ampiamente di questo documento papale. Era difficile tacere per l’allarme in esso contenuto sui destini del Pianeta e per esso dell’Umanità. Così il pensiero di Papa Bergoglio pare svilupparsi in un‘orizzonte puramente francescano secondo l’adagio sul fraticello d’Assisi che “ parlava agli uccelli, ammansiva i lupi e gli alberi erano suoi fratelli”. Adagio che non tiene conto di quella che è stata la vera natura di San Francesco.
Il ” primo uomo dell’età moderna” lo definiva Padre Balducci nella bella biografia di qualche decennio fa. Questo richiamo forse ci consente di affermare che come San Francesco è il primo uomo dell’ età moderna così Papa Bergoglio è forse il primo uomo del XXI secolo. Il Santo d’Assisi usciva da una “corporalità chiusa”, proiettava il suo io nella natura, creava le condizioni per la nascita delle scienze naturali. Papa Bergoglio supera la visione falsa e angusta dell’uomo che di fatto si autolimita in un falso dominio della natura. Visione angusta che non sa guardare alla complessità della natura e non sa proiettarsi verso la salvaguardia degli interessi delle generazioni future.
Ideologia, quella di Papa Francesco, che è anche un grido d’allarme per le condizioni in cui l’uomo sta riducendo l’ambiente. E qui si ferma l’interersse dei mass-media. I miei molti anni mi consentono di testimoniare ben altro interesse suscitato nelle forze sociali e segnatamente nei partiti da encicliche come la “Pacem in terris” . Ricordo l’ ampia discussione nel PCI e nei sindacati per quel manifesto di pace di Giovanni XXIII. Ora silenzio. Eppure “Laudato Sì” è un ampio programma di azione sociale al quale un movimento politico che si vorrebbe richiamare all’ interesse generale della società e particolarmente a quello dei lavoratori potrebbe e dovrebbe attingere a piene mani.
Forse è proprio dalle potenzialità e dalla lungimiranza di questa enciclica che nasce il silenzio. Papa Francesco non si limita, infatti, a denunciare il baratro verso il quale stiamo facendo precipitare il Pianeta e con esso l’ umanità. Fa molto di più, indica i rimedi: “ l’umanità è chiamata a prender coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo.” Non è un generico richiamo ad uno stile di vita sobrio, antitetico a certo esibizionismo consumistico. Fa molto di più , fa specifico riferimento ai modelli di produzione. Certo non usa la locuzione “modello di produzione”, sarebbe stato uno slittamento di linguaggio verso certa elaborazione dei classici del movimento operaio. E’ chiaro però che “stili di produzione” ,anche alla luce della complessiva elaborazione dell’ Enciclica, non può che essere riferito al modello di produzione capitalistico. Per altro verso è esplicito il riferimento persino alla necessità di forme di “decrescita” per una più equa redistribuzione dei beni di cui l’umanità può disporre.
Vi pare che oggi vi sia una qualche forza politica o sindacale che possa far propri i valori dell’ Enciclica?. Gli slogan gridati nelle piazze sono di segno molto diverso e talvolta persino opposto. Forse proprio in questa contrarietà ad una visione populista sta la natura profetica dell’ Enciclica. In questo guardare alle esigenze profonde dell’ umanità va individuata la grande utopia di Papa Francesco. L’ utopia non è sempre visione dell’ impossibile , è anche capacità d’intravedere il futuro. E questa capacità di guardare al futuro è la cifra dell’ Enciclica che Papa Francesco offre all’ umanità.
Un COMMENTO
di Andrea Pubusa
Anche a me sembra che i media snobbino Francesco per le sue posizioni, che così profondamente Francesco Cocco individua e illustra. Questo Papa, come del resto già il Cristo, sta dalla parte degli umili contro i potenti e ne paga le conseguenze. D’altra parte, lui il capitale finanziario lo ha visto all’opera con tutta la sua forza devastante in Argentina, un paese ricchissimo, ridotto nella più nera miseria qualche tempo fa dai grandi potentati economici interni e stranieri.
Ha ragione Francesco Cocco quando mette in evidenza che la scarsa discussione sull’Enciclica di Bergoglio nasce dall’indeguatezza dei sindacati e dall’assenza di una sinistra seria. Il Papa sconta la stessa solitudine di Tsipras. Ci vorrebbe un movimento di opinione e di lotta a sostegno di entrambi.
con gli occhiali di Piero…
4 MILIONI DI POVERI
Dicono che la situazione è stabile, visto che i poveri sono sempre 4 milioni, cioè non sono aumentati. Due cose mi vengono in mente:
1. forse c’è una specie di turn over, i nuovi poveri prendono il posto dei vecchi poveri che non ce la facevano più e si sono tolti di mezzo.
2. i 4 milioni di poveri di quest’anno sono poveri quanto l’anno passato o quest’anno sono ancora più poveri?
La situazione non è stabile come dicono
Pubblicità Cultura
NON PERDETEVI LA MOSTRA. La mostra “La Memoria ritrovata”, ospitata nello spazio di San Pancrazio, all’interno della Cittadella dei musei di Cagliari, riunisce oltre un centinaio di opere, tra cui alcuni capolavori, trafugati e recuperati, negli anni, dal Comando dei Carabinieri del Corpo Tutela Patrimonio Culturale.
La mostra resta aperta fino al 15 ottobre 2015, visitabile dal martedì al sabato dalle ore 9 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 19. L’ingresso è gratuito. Potete fare fotografie (senza flash).
Oggi, venerdì, cenabara 17 luglio Mes’e Argiolas (Orgiolas, Mes’e Trìulas, Mes’e su Cramu) 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Investimenti Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
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Avviso ai naviganti. Considerato il periodo estivo l’aggiornamento del sito potrebbe non essere regolare. Ma il sito non chiude per ferie. Buone vacanze a tutti!
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Oggi l’associazione TdM2000 festeggia 15 anni!
- Oggi si chiude la maratona di raccolta fondi contro la sclerosi multipla e l’associazione festeggia 15anni.
Europa: raccogliamo le vecchie bandiere…
La fine del sogno europeo
Questi giorni stiamo assistendo alla fine del sogno europeo, della possibilità di costruire un’Europa dei popoli, pacifica e solidale. Ha prevalso un’altra idea d’Europa nella quale comandano i finanziari e i tecnocrati che amministrano i loro capitali. Un’Europa nella quale ciascun paese cura principalmente i propri interessi nazionali prima e al di là di qualunque altra considerazione. L’Europa è morta. L’unica possibilità resta quella di ripensare, riscrivere questo progetto su altre basi. Un’Europa vera, solidale, unita da progetti di sviluppo e progresso dei popoli che ne fanno parte, sono in molti ad auspicarla.
Benedetto Sechi. E’ morta l’Europa perché sono morti due grandi filoni di pensiero, quello socialista e quello cattolico popolare. Grande responsabilità ha chi ha pensato di poter fare a meno di queste correnti di pensiero, sostituendole con una ideologia finanziaria e monetaria e con il peggior liberismo, che pare faccia arricciare il naso perfino agli USA. A forza di continuare a dire che non c’è più differenza da destra e sinistra, che queste sono categorie vecchie e inutili, ci si è smarriti. Oggi restano i finanzieri da una parte e i salvini dall’altra.
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PAROLA DI RENZI – Non va male, anzi. Si vedono chiari segnali di ripresa. Pensate che gli italiani in condizioni di povertà assoluta (oltre quattro milioni, per intenderci) quest’anno non sono aumentati, sono sempre quattro milioni. Se non è un miglioramento dell’economia questo vuol dire che siete proprio Gufi.
La Commissione Europea approva il Por FESR 2014-2020 della Regione Sarda
L’Europa promuove il POR Fesr Sardegna 2014-2020
(Dal sito web della RAS – Sardegna Programmazione). Con l’approvazione del Po Fesr 2014-2020 da parte della Commissione Europea (che ha approvato tre Por: Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Molise), in Sardegna arrivano 930 milioni di euro, 465 da finanziamenti europei e il resto da cofinanziamento regionale. Soldi che potranno essere utilizzati per garantire supporto alla ricerca e allo sviluppo di almeno 1576 imprese sarde, agevolare il credito e creare infrastrutture informatiche, sostenere il settore dell’energia e lo sviluppo turistico.
*** IL DOCUMENTO ***
- segue –
Oggi giovedì 16 luglio Mes’e Argiolas (Orgiolas, Mes’e Trìulas, Mes’e su Cramu) 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Investimenti Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
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Oggi
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Avviso ai naviganti. Considerato il periodo estivo l’aggiornamento del sito potrebbe non essere regolare. Ma il sito non chiude per ferie. Buone vacanze a tutti!
Abitare, custodire, servire la casa comune. L’Ecologia integrale nel messaggio dell’Enciclica Laudato si’
Preservar la perspectiva singular del Papa: la ecología integral
14/07/2015
di Leonardo Boff
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El Papa Francisco ha realizado un enorme cambio en el discurso ecológico al pasar de la ecología ambiental a la ecología integral. Esta incluye la ecología político-social, la mental, la cultural, la educacional, la ética y la espiritualidad. Existe el peligro de que esta visión integral sea asimilada dentro del discurso ambiental habitual, no dándose cuenta de que todas las cosas, saberes e instancias están interligadas. Es decir, el calentamiento global tiene que ver con la furia industrialista, la pobreza de buena parte de la humanidad está relacionada con el modo de producción, distribución y consumo, la violencia contra la Tierra y los ecosistemas deriva del paradigma de dominación que está en la base de nuestra civilización dominante desde hace ya cuatro siglos, que el antropocentrismo es consecuencia de la comprensión ilusoria de que somos dueños de la cosas y que ellas solo tienen sentido en la medida en que sirven para nuestro disfrute.
Esa cosmología (conjunto de ideas, valores, proyectos, sueños e instituciones) lleva al Papa a decir: “nunca hemos ofendido y maltratado a nuestra casa común como en los dos últimos siglos” (nº 53).
¿Cómo superar esa ruta peligrosa? El Papa responde; “con un cambio de rumbo” y todavía más con la disposición de “delinear grandes caminos de diálogo que nos ayuden a salir de la espiral de autodestrucción en la que nos estamos sumergiendo (163). Si no hacemos nada, podremos ir al encuentro de lo peor. Pero el Papa confía en la capacidad creativa de los seres humanos que juntos podrán formular el gran ideal: “un solo mundo en un proyecto común” (164).
Bien distinta es la visión imperante e imperial presente en la mente de quienes controlan las finanzas y los rumbos de las políticas mundiales: “un solo mundo y un solo imperio”.
Para enfrentar los múltiples aspectos críticos de nuestra situación el papa propone la ecología integral. Y le da el fundamento correcto: “Dado que todo está íntimamente relacionado, y que los problemas actuales requieren una mirada que tenga en cuenta todos los factores de la crisis mundial, propongo que nos detengamos ahora a pensar en los distintos aspectos de una ecología integral, que incorpore claramente las dimensiones humanas y sociales” (137).
El presupuesto teórico se deriva de la nueva cosmología, de la física cuántica, de la nueva biología, en una palabra, del nuevo paradigma contemporáneo que implica la teoría de la complejidad y del caos (destructivo y generativo). En esa visión, lo repetía uno de los fundadores de la física cuántica, Werner Heisenberg; “todo tiene que ver con todo en todos los puntos y en todos los momentos; todo es relación y nada existe fuera de la relación”.
Esta lectura la repite el Papa innumerables veces, formando el tonus firmus de sus exposiciones. Seguramente la más bella y poética de las formulaciones la encontramos en el nº 92: “Todo está relacionado, y todos los seres humanos estamos juntos como hermanos y hermanas en una maravillosa peregrinación, entrelazados por el amor que Dios tiene a cada una de sus criaturas y que nos une también, con tierno cariño, al hermano sol, a la hermana luna, al hermano río y a la madre Tierra”.
Esa visión existe desde hace ya casi un siglo, pero nunca consiguió imponerse en la política y en la orientación de los problemas sociales y humanos. Todos seguimos siendo rehenes del viejo paradigma que aísla los problemas y busca una solución específica para cada uno sin darse cuenta de que esa solución puede ser dañina para otro de los problemas. Por ejemplo, el problema de la infertilidad de los suelos se resuelve con nutrientes químicos que, a su vez, penetran en la tierra y alcanzan el nivel freático de las aguas de los acuíferos envenenándolos.
La encíclica podrá servirnos de instrumento educativo para apropiarnos de esta visión inclusiva e integral. Por ejemplo, como afirma la encíclica: “Cuando se habla de «medio ambiente», se indica particularmente una relación, la que existe entre la naturaleza y la sociedad que la habita. Esto nos impide entender la naturaleza como algo separado de nosotros o como un mero marco de nuestra vida. Estamos incluidos en ella, somos parte de ella” (139).
Y continúa dándonos ejemplos convincentes: “Hoy el análisis de los problemas ambientales es inseparable del análisis de los contextos humanos, familiares, laborales, urbanos, y de la relación de cada persona consigo misma, que genera un determinado modo de relacionarse con los demás y con el ambiente” [115].
Si todo es relación, entonces la propia salud humana depende de la salud de la Tierra y de los ecosistemas. Todas las instancias se entrelazan para bien o para mal. Esa es la textura de la realidad, no opaca y rasa sino compleja y altamente relacionada con todo.
Si pensásemos nuestros problemas nacionales en ese juego de inter-retro-relaciones no tendríamos tantas contradicciones entre los ministerios y las acciones gubernamentales. El papa nos sugiere caminos, que son certeros y nos pueden sacar de la ansiedad en la que nos encontramos frente a nuestro futuro común.
Teilhard de Chardin tenía razón cuando en los años 30 del siglo pasado escribía: “la era de la naciones ya pasó. La tarea que tenemos por delante, si no perecemos, es construir la Tierra”, Cuidando la Tierra con tierno y fraterno afecto en el espíritu de san Francisco de Asís y de Francisco de Roma, podremos seguir “caminando y cantando”, como concluye la encíclica, llenos de esperanza. Todavía tenemos futuro y vamos a irradiar.
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To preserve Pope Francis’ singular perspective: holistic ecology
14/07/2015
by Leonardo Boff
Pope Francis has effected enormous change in the ecological discourse by moving from environmental ecology to holistic ecology. Holistic ecology includes socio-political, mental, cultural, educational, ethical, and spiritual ecology. The danger exists that this holistic vision may be assimilated into the usual environmental discourse, without noticing that all things, knowledge, and events are interrelated. That is, global warming results from industrial excesses, the poverty of large portions of humanity is related to the means of production, distribution and consumption, violence against the Earth and her ecosystems derives from the paradigm of domination that has underlain the predominant civilization for four centuries already, anthropocentrism is a consequence of the illusory belief that we own all things and that they only have meaning to the degree that they serve our pleasure.
That cosmology (groupings of ideas, values, projects, dreams and institutions) moves Pope Francis to say: “never have we offended and mistreated our Common Home as we have done in the last two centuries” (nº 53).
How can we overcome that dangerous path? Answers the Pope: “by changing direction,” and still more, with the disposition to “delineate great paths of dialogue that help us emerge from the spiral of self-destruction in which we are submerging ourselves (163). If we do nothing, we could encounter the worst. But the Pope trusts in the creative capacity of humans, who together will be able to formulate the great ideal: “a single world in a common project” (164).
The prevailing imperial vision of those who control the finances and destinies of world politics is very different: “Only one world and only one empire”.
To address the many critical aspects of our situation the Pope proposes holistic ecology. And he gives it the right foundation: “Given that all are intimately related and that the present problems require a vision that takes into account all the factors of the world crisis, I propose that we stop now to think of the different aspects of a holistic ecology that clearly incorporates the human and social dimensions” (137).
The theoretical proposal derives from the new cosmology, quantum physics, and the new biology, in a word, from the contemporary paradigm deriving from the theory of complexity and chaos (destructive and generative). Along those lines, Werner Heisenberg, one of the founders of quantum physics, would repeat: “all has to do with all, at all points and in all moments; all is relationship and nothing exists outside of the relationship”.
The Pope repeats this innumerable times, forming the tonus firmus of his statements. We find in nº 92 what is surely the most beautiful and poetic of his formulations: “All is related, and all human beings are together as brothers and sisters in a marvelous pilgrimage, intertwined by the love that God has for each and every one of His creatures and that also binds us, with tender love, to Brother Sun, to Sister Moon, to Brother River and to Mother Earth”.
That vision has existed for almost a century already, but could never insert itself into politics or the field of social and human problems. We all continue as hostages of the old paradigm that isolates problems and seeks a specific solution for each, without realizing that a solution for one can magnify another problem. For example, the problem of the soils’ infertility is addressed with chemical nutrients that, once used, penetrate the Earth into the water tables and aquifers, poisoning them.
The encyclical can serve as an educational instrument to help us make our own that inclusive and holistic vision. For example, as the encyclical affirms: “When one speaks of the «environment» particular mention is made of the relationship that exists between nature and the society that inhabits it. This makes us understand nature as something apart from us, or merely as the framework for our life. But we are included in her, we are part of nature” (139).
And it continues, giving us convincing examples: “The present analysis of the environmental problems is inseparable from the analysis of the human, family, labor, urban contexts, and the relationship of each person with him or herself, that creates a certain mode of relating with others and with the environment” [115].
If everything is relationship, then human health itself depends of the health of the Earth and her ecosystems. All events are intertwined, for better or worse. That is the texture of reality, neither opaque nor level, but complex and highly interrelated.
If we thought of our national problems as the interplay of inter-retro-relationships, we would not have so many contradictions between ministries and governmental actions. Pope Francis suggests paths that are certain and can free us from the anxious state in which we now find ourselves, facing our common future.
Pierre Teilhard de Chardin was right when he wrote in the 1930s: “the era of nation-states has already passed. The task before us, if we don’t perish, is to build the Earth.” Caring for the Earth with tender and fraternal affection in the spirit of Saint Francis of Assisi and Francis of Rome, we can continue “walking and singing” as the encyclical ends, filled with hope.
We still have a future, and we will shine.
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- Leonardo Boff.
- Intervista a RaiNews.
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Preservare la prospettiva unica del Papa: l’ecologia integrale
di Leonardo Boff
(versione in fase di correzione)
Papa Francesco ha fatto un grande cambiamento nella riflessione ecologica per passare dall’ecologia ambientale all’ecologia integrale. Ciò include l’ecologia culturale sociopolitica, mentale, educativa, l’etica e la spiritualità. C’è il pericolo che questa visione integrale possa essere assimilata nel consueto discorso ambientale, senza rendersi conto che tutte le cose, la conoscenza e le istanze sono interconnesse. Cioè, il riscaldamento globale ha a che fare con la industrializzazione selvaggia, la povertà di gran parte dell’umanità è legata al modello di produzione, distribuzione e consumo, la violenza contro la terra e gli ecosistemi è una deriva dal paradigma di dominio che è alla base della nostra civilizzazione dominante già da quattro secoli, che l’antropocentrismo è una conseguenza della comprensione illusoria secondo la quale che possediamo le cose e che queste hanno l’unico senso solo in quanto servono per il nostro piacere.
Ora è proprio questa cosmologia (insieme di idee, valori, progetti, sogni e le istituzioni) che fa dire al Papa: “Non abbiamo mai offeso e maltrattato la nostra casa comune come negli ultimi due secoli” (n. 53).
Un cambio di direzione
Come superare questa strada pericolosa? Il Papa risponde: “Con un cambio di direzione” e ancora di più con la volontà di “delineare grandi percorsi di dialogo per aiutarci ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando (n. 163). Se non facciamo nulla, andremo incontro al peggio. Ma il Papa si fida della capacità creativa degli esseri umani che, insieme, possono rendere possibile il grande ideale, “un solo mondo e un progetto comune” (n. 164).
Ben diversa è la visione imperante e imperiale prevalente nelle menti di chi controlla la finanza e la direzione politica mondiale: “un solo mondo e un solo impero”.
Per affrontare i molti aspetti critici della nostra situazione, il Papa propone l’ecologia integrale. E ne indica le giuste basi: “Dal momento che tutto è strettamente relazionato e che i problemi attuali richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti i fattori di crisi globale, propongo che ci fermiamo ora a riflettere pensare sui diversi aspetti di una ecologia integrale che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali” (n. 137).
Il presupposto teorico è derivato dalla nuova cosmologia, dalla fisica quantistica, dalla nuova biologia, in breve si tratta del nuovo paradigma contemporaneo che coinvolge la teoria della complessità e del caos (distruttivo e generativo). In questa visione lo ribadiva uno dei fondatori della fisica quantistica, Werner Heisenberg:
Tutto è relazione
“Tutto ha a che fare con tutto in tutti i punti e in ogni momento; tutto è relazione e nulla esiste al di fuori della relazione”.
Questa lettura del Papa ripetuta innumerevoli volte, costituisce il vero cantus firmus delle sue spiegazioni. Sicuramente la più bella e poetica delle formulazioni la troviamo al n. 92, dove sottolinea: “Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo insieme come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ogni sua creatura e ci lega anche tra noi, con tenero affetto, al Fratello Sole, alla Sorella Luna, al Fratello fiume e alla Madre Terra”.
Questa visione esiste da quasi un secolo, ma non è mai riuscita a vincere in politica e nell’orientamento dei problemi sociali e umani. Tutti rimangono ancora ostaggi del vecchio paradigma che isola i problemi e prevede di trovare una soluzione specifica per ogni esigenza, ignarando che questa soluzione può essere dannosa per un altro problema. Ad esempio, il problema della sterilità del terreno viene affrontato con nutrienti chimici, che, a loro volta, penetrano nel terreno e raggiungono la falda delle acque acquifere avvelenandole.
L’enciclica ci servirà come strumento educativo per appropriarsi di questa visione inclusiva e integrale. Ad esempio, come l’enciclica dice: “Quando si parla di ‘ambiente’, facciamo riferimento anche a una particolare relazione, quella tra la natura e la società che lo abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una semplice parte della nostra vita. Noi siamo inclusi in essa, siamo parte di essa” (n. 139).
E continua a darci esempi convincenti: “Oggi l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, il lavorativi, urbani, e dalla relazione di ogni persona con se stessa, che genera un certo modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente “[n. 141].
Se tutto è relazione, allora la salute umana dipende dalla salute della Terra e degli ecosistemi. Tutte le istanze si intrecciano, nel bene e nel male. Questa è la trama della realtà, non opaca e superficiale ma complessa e altamente correlata a tutto.
Se pensassimo ai nostri problemi interni in questo gioco di inter-retro-relazioni non avremmo tante contraddizioni tra i ministeri e le azioni del governo. Il Papa suggerisce le strade in modo preciso e ci mette in grado di affrontare il nostro futuro comune.
Teilhard de Chardin aveva ragione quando negli anni ’30 del secolo scorso ha scritto: “L’era delle nazioni è passata. Il compito che ci attende, se non periamo, è quello di costruire la Terra”. Prendendoci cura della Terra con tenero affetto fraterno e nello spirito di San Francesco d’Assisi e di Francesco di Roma, possiamo proseguire “camminando e cantando”, come conclude l’enciclica, pieni di speranza. Abbiamo ancora un futuro e a noi spetta il compito di rischiararlo.
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- L’illustrazione di Papa Francesco è tratta dal periodico Rocca 15 luglio 2015.
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L’utopia di Papa Francesco
13 Luglio 2015
di Francesco Cocco, su Democraziaoggi
Ideologia ed utopia sono parole ormai inusuali. Eppure non riesco a trovare termini più appropriati per definire l’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco. Uso il termine “Ideologia” nell’ accezione corrente per definire un sistema organico di pensiero ed “utopia” come indicazione di un orizzonte raggiungibile anche se molto distante dall’attuale modo di essere della società. Credo sia una definizione accettabile sia per i non credenti che per i credenti. Aggiungo che trattasi di un’ ideologia scientifica, naturalmente in un significato molto diverso dalla cosiddetta “scientificità” dell’ ideologia marxiana, dove la scientificità era in contrapposizione alle visioni del socialismo utopistico che erano andate affermandosi a cavallo tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo. Nell’enciclica “Laudato sì” tale carattere nasce dal puntuale riferimento alle elaborazioni che le varie discipline sono andate enucleando sulle condizioni del Pianeta in relazione all’indiscriminato sfruttamento delle sue risorse da parte dell’ uomo.
I mass-media si sono occupati ampiamente di questo documento papale. Era difficile tacere per l’allarme in esso contenuto sui destini del Pianeta e per esso dell’Umanità. Così il pensiero di Papa Bergoglio pare svilupparsi in un‘orizzonte puramente francescano secondo l’adagio sul fraticello d’Assisi che “ parlava agli uccelli, ammansiva i lupi e gli alberi erano suoi fratelli”. Adagio che non tiene conto di quella che è stata la vera natura di San Francesco.
Il ” primo uomo dell’età moderna” lo definiva Padre Balducci nella bella biografia di qualche decennio fa. Questo richiamo forse ci consente di affermare che come San Francesco è il primo uomo dell’ età moderna così Papa Bergoglio è forse il primo uomo del XXI secolo. Il Santo d’Assisi usciva da una “corporalità chiusa”, proiettava il suo io nella natura, creava le condizioni per la nascita delle scienze naturali. Papa Bergoglio supera la visione falsa e angusta dell’uomo che di fatto si autolimita in un falso dominio della natura. Visione angusta che non sa guardare alla complessità della natura e non sa proiettarsi verso la salvaguardia degli interessi delle generazioni future.
Ideologia, quella di Papa Francesco, che è anche un grido d’allarme per le condizioni in cui l’uomo sta riducendo l’ambiente. E qui si ferma l’interersse dei mass-media. I miei molti anni mi consentono di testimoniare ben altro interesse suscitato nelle forze sociali e segnatamente nei partiti da encicliche come la “Pacem in terris” . Ricordo l’ ampia discussione nel PCI e nei sindacati per quel manifesto di pace di Giovanni XXIII. Ora silenzio. Eppure “Laudato Sì” è un ampio programma di azione sociale al quale un movimento politico che si vorrebbe richiamare all’ interesse generale della società e particolarmente a quello dei lavoratori potrebbe e dovrebbe attingere a piene mani.
Forse è proprio dalle potenzialità e dalla lungimiranza di questa enciclica che nasce il silenzio. Papa Francesco non si limita, infatti, a denunciare il baratro verso il quale stiamo facendo precipitare il Pianeta e con esso l’ umanità. Fa molto di più, indica i rimedi: “ l’umanità è chiamata a prender coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo.” Non è un generico richiamo ad uno stile di vita sobrio, antitetico a certo esibizionismo consumistico. Fa molto di più , fa specifico riferimento ai modelli di produzione. Certo non usa la locuzione “modello di produzione”, sarebbe stato uno slittamento di linguaggio verso certa elaborazione dei classici del movimento operaio. E’ chiaro però che “stili di produzione” ,anche alla luce della complessiva elaborazione dell’ Enciclica, non può che essere riferito al modello di produzione capitalistico. Per altro verso è esplicito il riferimento persino alla necessità di forme di “decrescita” per una più equa redistribuzione dei beni di cui l’umanità può disporre.
Vi pare che oggi vi sia una qualche forza politica o sindacale che possa far propri i valori dell’ Enciclica?. Gli slogan gridati nelle piazze sono di segno molto diverso e talvolta persino opposto. Forse proprio in questa contrarietà ad una visione populista sta la natura profetica dell’ Enciclica. In questo guardare alle esigenze profonde dell’ umanità va individuata la grande utopia di Papa Francesco. L’ utopia non è sempre visione dell’ impossibile , è anche capacità d’intravedere il futuro. E questa capacità di guardare al futuro è la cifra dell’ Enciclica che Papa Francesco offre all’ umanità.
Un COMMENTO
di Andrea Pubusa
Anche a me sembra che i media snobbino Francesco per le sue posizioni, che così profondamente Francesco Cocco individua e illustra. Questo Papa, come del resto già il Cristo, sta dalla parte degli umili contro i potenti e ne paga le conseguenze. D’altra parte, lui il capitale finanziario lo ha visto all’opera con tutta la sua forza devastante in Argentina, un paese ricchissimo, ridotto nella più nera miseria qualche tempo fa dai grandi potentati economici interni e stranieri.
Ha ragione Francesco Cocco quando mette in evidenza che la scarsa discussione sull’Enciclica di Bergoglio nasce dall’indeguatezza dei sindacati e dall’assenza di una sinistra seria. Il Papa sconta la stessa solitudine di Tsipras. Ci vorrebbe un movimento di opinione e di lotta a sostegno di entrambi.
Cultura, oggi a Cagliari l’inaugurazione della mostra “La memoria ritrovata”
(Dal sito RAS) L’esposizione, ospitata nello spazio di San Pancrazio, all’interno della Cittadella, riunisce oltre un centinaio di opere, tra cui alcuni capolavori, trafugati e recuperati, negli anni, dal Comando dei Carabinieri del Corpo Tutela Patrimonio Culturale.
La mostra sarà aperta dalle ore 14 di oggi fino al 15 ottobre 2015, visitabile dal martedì al sabato dalle ore 9 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 19. L’ingresso è gratuito.
Oggi mercoledì, merculis, 15 luglio Mes’e Argiolas (Orgiolas, Mes’e Trìulas, Mes’e su Cramu) 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Investimenti Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
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Domani
con la lampada di aladin sulla scuola popolare di is mirrionis
NON CI STO di Giorgio Pisano. Oggi su L’Unione Sarda breve corsivo bello, chiaro ed efficace di Giorgio Pisano. Le ragioni per ribadire: vogliamo la Scuola popolare di Is Mirrionis!
con gli occhiali di Piero…
– Su Aladinpensiero un anno fa: l’ing. Giovanni Antonio Porcheddu di Ittiri UNA STORIA ITALIANA 1. UNA STORIA ITALIANA 2.