Monthly Archives: giugno 2015
con gli occhiali di Piero…
MARCOS
Ammesso che la vera identità del subcomandante Marcos fosse quella detta dal governo messicano, cioè Rafael Sebastian Guillèn Vicente, allora è nato il giorno 19 giugno 1957.
Oggi Marcos avrebbe dunque 58 anni, se non fosse che, con questo nome, egli è simbolicamente morto il 24 Maggio 2014:
“La mia immagine pubblica è diventata una distrazione, il mio è stato un travestimento pubblicitario.”
Marcos ha guidato la Grande Marcia che nel 2001 ha portato gli zapatisti a Città del Messico, nella sua qualità di capo militare dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), collegato coi movimenti indigeni del Chiapas.
Il subcomandante non è soggetto agli altri 75 comandanti eletti dal popolo, ma è subordinato solo al popolo, un anti-leader che “è semplicemente noi, noi siamo il leader che stiamo aspettando”.
Guillèn ha sempre negato di essere Marcos, così anche la sua famiglia, ma non si conosce dove egli sia. Se è lui, la sua scelta rivoluzionaria pare discenda dalla terribile strage del 2 ottobre 1968 a Tlatelolco, Città del Messico, quando il governo diede ordine di sparare sugli studenti, provocando oltre 300 morti.
Oggi venerdì 19 giugno, cenabara 19 de lampadas, 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Interventi Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
.
—————————————————————————
————————————————————————————
ALLE ORE 19 Sa Creazioni, racconto biblico in
versione casteddaia, sulla creazione, il peccato e la punizione
Oggi, venerdì 19, alle ore 19, nel salone della Cineteca Sarda,
in viale Trieste 118, reciterò per voi amici, che state sempre a dirmi
“quando fai qualcosa, avvertici!”, Sa Creazioni, racconto biblico in
versione casteddaia, sulla creazione, il peccato e la punizione.
Mi sarà compagno il cineasta Salvatore Sardu, coi suoi bellissimi
documentari su Molentargius e i fenicotteri (is mangonis, o “genti arrubia”).
Non ditemi poi che non vi ho avvisato…
————-
- Il testo integrale di “Sa creazioni” è su Sardegna Digital Library
Renzo Piano per il ricupero della Scuola Popolare: una proposta del Comitato Scuola Popolare di Is Mirrionis
Prosegue la raccolta di testimonianze per la costruzione del libro sulla Scuola Popolare di Is Mirrionis. Nell’incontro di mercoledì 17 giugno si è discusso inoltre della “vertenza Scuola Popolare” per il ricupero e riqualificazione del “rudere” e sull’utilizzo dello stesso una volta vinta la battaglia per riappropriarsene al servizio del quartiere e della città. Sono emerse diverse interessanti proposte per riprendere l’esperienza culturale della Scuola, rispondendo a vecchie e nuove esigenze del quartiere (e non solo). Tra le molte proposte, che comunque dovranno verificarsi nell’ambito di un’apposita ricerca sul campo, quella di un corso di giornalismo di base, centrato sull’analisi critica delle realtà… ma allo stato è solo un’idea tra tante. Il “Comitato Scuola Popolare di Is Mirrionis” (ormai vivo e attivo dall’assemblea del Gramsci del 3 dicembre scorso) in accordo con il Circolo Gramsci si appresta a sostenere un serrato confronto con il Comune di Cagliari, con la Regione e con l’Azienda Area, con il coinvolgimento degli abitanti, per il ricupero e la riqualificazione dell’edificio e la riqualificazione urbana dell’area adiacente, da finanziarsi con in fondi ITI (Interventi Territoriali Integrati) a cofinanziamento europeo. Si conta e si propone di iscrivere il progetto in quello nazionale denominato “rammendare le periferie d’Italia”, ideato e coordinato dal senatore a vita e architetto Renzo Piano.
con gli occhiali di Piero…
WATERLOO
Secondo centenario della battaglia di Waterloo, 18 giugno 1815.
Alla battaglia è presente, coi francesi, un cagliaritano, Gaetano Cadeddu.
Direttore del servizio ambulanze, salva la vita ad un colonnello, viene ferito e sarà insignito della Legion d’Onore. E’ il figlio, in esilio volontario, di Salvatore Cadeddu, capo della congiura di Palabanda del 1812, impiccato il 2 settembre 1813.
Gaetano era stato condannato al carcere a vita. Fuggì prima in Corsica, poi all’isola d’Elba, dove conobbe Napoleone che lo portò con se in Francia.
Dopo Waterloo riparò in Tunisia, dove ebbe grandi riconoscimenti.
A Waterloo morirono 25mila soldati di parte francese, 22mila dalla parte opposta.
COMPLEANNI
Oggi è il compleanno di numerose personalità:
Gena Rowlands, straordinaria attrice americana, 85 anni;
Aung San Suu Kyi, Nobel per la Pace 1991, 70 anni;
Clara Gallini, antropologa, ha insegnato a Cagliari, 84 anni;
Marisa Pavan, attrice, sorella gemella di Annamaria Pierangeli (1932-1971), cagliaritana, 83 anni;
Pietrino Soddu, Presidente della Sardegna 1972-1980, 86 anni.
Ed è anche quello della Statua della Libertà, New York, 19 giugno 1885,
130 anni con poco da festeggiare.
ALLE ORE 19
Domani, venerdì 19, alle ore 19, nel salone della Cineteca Sarda,
in viale Trieste 118, reciterò per voi amici, che state sempre a dirmi
“quando fai qualcosa, avvertici!”, Sa Creazioni, racconto biblico in
versione casteddaia, sulla creazione, il peccato e la punizione.
Mi sarà compagno il cineasta Salvatore Sardu, coi suoi bellissimi
documentari su Molentargius e i fenicotteri (is mangonis, o “genti arrubia”).
Non ditemi poi che non vi ho avvisato…
Oggi giovedì 18 giugno, giobia 18 de lampadas 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Interventi Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
.
—————————————————————————
————————————————————————————
Oggi giovedì alle ore 17.00
Teatro Ciechi – Via Nicolodi 104 (fronte Anfiteatro) – Cagliari. L’evento su fb.
L’associazione Polo SEGP organizza un incontro con il curatore del libro “I fattori immateriali dello sviluppo: Riflessioni sulla Sardegna in prospettiva europea”, Gianfranco Bottazzi, professore del Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni dell’Università di Cagliari. I contributi presenti nel volume, a cura di membri dell’Università e del CRENoS, saranno il punto di partenza per discutere insieme della situazione attuale della nostra Isola, che attraversa ormai da tempo una crisi economica strutturale profonda, con prospettive per il futuro che appaiono sempre più scoraggianti: cercheremo di capire quali siano le sue cause e le possibili soluzioni. - segue -
Materiali per Esercizi spirituali in preparazione delle elezioni del Sindaco e del Consiglio comunale della città di Cagliari (2016)
Gli dei della città. Italo Calvino, Una pietra sopra.
” Per vedere una città non basta tenere gli occhi aperti. Occorre per prima cosa scartare tutto ciò che impedisce di vederla, tutte le idee ricevute, le immagini precostituite che continuano a ingombrare il campo visivo e la capacità di comprendere. Poi occorre saper semplificare, ridurre all’essenziale l’enorme numero d’elementi che ad ogni secondo la città mette sotto gli occhi di chi la guarda, e collegare i frammenti sparsi in un disegno analitico e insieme unitario, come il diagramma d’una macchina, dal quale si possa capire come funziona….
…gli antichi rappresentavano lo spirito della città, con quel tanto di vaghezza e di precisione che l’operazione comporta, evocando i nomi degli dèi che avevano presieduto alla sua fondazione: nomi che equivalevano a personificazioni d’attitudini vitali del comportamento umano e dovevano garantire la vocazione profonda della città, oppure personificazioni d’elementi ambientali, un corso d’acqua una struttura del suolo, un tipo di vegetazione, che dovevano garantire della sua persistenza come immagine attraverso tutte le trasformazioni successive, come forma estetica ma anche come emblema di società ideale.
Una città può passare attraverso catastrofi e medioevi, vedere stirpi diverse succedersi nelle sue case, veder cambiare le sue case pietra per pietra, ma deve, al momento giusto, sotto forme diverse, ritrovare i suoi dèi.
- Aristeo e i sardi.
————————————-
Un progetto per la città: la ricomposizione di urbs e civitas . Silvano Tagliagambe, su SardegnaSoprattutto - segue -
————————————-
Vergogna
Vergogna.
I governi Europei respingono con la forza i profughi di un’Africa stremata dalle guerre provocate dall’Occidente, Francia in testa tra i Paesi dell’UE.
All’Italia il compito di fare da poliziotto e da repressore: per il resto si arrangi, l’accoglienza è un’optional.
Ventimiglia è l’inizio della fine di un’Europa economica e politica ormai priva di credibilità, anzitutto nelle coscienze e nella convinzione di molti di noi. (a.d. su fb)
La fotografia di Michele Smargiassi: ‘Guardate le facce e quelle mani…’
La presunta minaccia del barbaro e la presunta cattiveria del repressore. Scatti che raccontano uomini contro in una Europa che forse è solo…
- I migranti: “Dov’è la vostra umanità?”
VIDEO.REPUBBLICA.IT
Oggi mercoledì 17 giugno, merculis de lampadas 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Interventi Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
.
—————————————————————————
————————————————————————————
con la lampada di aladin: su elezioni, 5 stelle, PD e dintorni…
- Il PD si sfalda, battere Renzi e B. è possibile. Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
- La ricchezza giusta per la sinistra. Marianna Mazzucato su Repubblica.it.
Perchè il movimento 5 stelle ha avuto la fiducia dei cittadini? Approfondiamo….
Il programma dei cinquestelle per Porto Torres
Dopo il trionfo nelle elezioni amministrative di avant’ieri, 14 giugno 2015, potrà interessarci conoscere le proposte dei nuovi amministratori per la loro città.
Su FondazioneSardinia.
Il nuovo sindaco di Porto Torres, Christian Wheeler. Immagini da La Nuova Sardegna, edizione di Sassari.
Immigrazione: intervengono i Sindaci. Oggi ad Abbasanta Assemblea Sindaci della Sardegna. Diamo spazio al DIBATTITO
L’ANCI Sardegna, con il Coordinamento Regionale delle Associazioni degli Enti locali della Sardegna ed il Consiglio delle Autonomie locali, ha convocato l’Assemblea Generale dei Sindaci sardi per discutere della questione dei migranti in Sardegna. Il tema, così straordinario oltre che drammatico, sarà affrontato in plenaria, oggi martedì 16 giugno 2015, alle ore 10.00 ad ABBASANTA, presso il Centro Servizi Losa. I Sindaci, anche su questa vicenda, sono in prima linea, per fortuna.
- Ecco la lettera di convocazione.
——————————–
Il servizio di Videolina. EMERGENZA PROFUGHI, SINDACI IN ASSEMBLEA: «PROBLEMA PIÙ GRANDE DI NOI»
——————————–
IL DIBATTITO…
(Franco Meloni) Concordo con l’impostazione e con le proposte di Antonietta Mazzette, coerenti con quanto da noi sostenuto nelle pagine di Aladin. Occorre passare subito all’operatività, posto che si chiarisca quanti e chi tra gli immigrati decidano di fermarsi in Sardegna. Sappiamo che la gran parte vuole solo transitarvi e pertanto evita di farsi “riconoscere”, per non essere costretta a rimanervi contro la propria volontà. Ci sono molte altre questioni da chiarire, in capo al Governo italiano e all’Unione europea (la quale purtroppo colpevolmente non si è fatta pienamente carico del “problema” rispetto alle sue dimensioni straordinarie e drammatiche). – segue –
DIBATTITO. Per una nuova politica dell’accoglienza che persegua gli interessi della Sardegna insieme con quelli degli immigrati che ricercano il diritto alla vita. Contribuiamo al DIBATTITO in atto nell’intento di formulare/riprendere proposte anche immediatamente percorribili.
A questo scopo segnaliamo gli articoli apparsi su Aladinews, rubricati sotto la voce “spopolamento e accoglienza”, e, di seguito, ripubblichiamo un intervento di impostazione di Vanni Tola, che richiama la necessità di una nuova politica dell’accoglienza come possibile risposta ai problemi di spopolamento dei nostri paesi. Segue un’osservazione critica di Tonino Dessì, che ci invita ad approfondire il confronto. Anche l’editoriale di Antonietta Mazzette ci fa intravedere proposte di immediata operatività, sulle quali occorre far convergere ulteriori elaborazioni, e, soprattutto, l’impegno delle Istituzioni pubbliche, delle Associazioni e dei cittadini.
Una nuova operazione “Mare nostrum” per una differente politica dell’accoglienza
di Vanni Tola, Aladinews 11 settembre 2014.
E’ cronaca di questi giorni. Migranti provenienti da lontani paesi dell’Africa settentrionale, in fuga dalla guerra e dalla miseria, dopo aver attraversato a piedi il deserto e affidato le loro vite agli scafisti e al mare, talvolta trovano temporaneo rifugio in alcuni paesi della nostra isola. Accade però che dopo alcuni giorni di permanenza in questi improvvisati centri di accoglienza, gli ospiti stranieri lasciano spontaneamente i loro nuovi rifugi per cercare fortuna altrove. Cosa c’è che non va nei nostri paesi, a Sadali, a Ottana, a Valledoria, a Lu Bagnu, in riva al mare della Costa Paradiso? La risposta è drammaticamente semplice. Questi luoghi di accoglienza, spesso isolati rispetto ai grandi centri abitati, mal collegati dai trasporti pubblici, non offrono che un alloggio con relativi servizi, piccoli aiuti materiali, un po’ di solidarietà della gente del posto ma anche l’assoluta certezza che difficilmente l’immigrato potrà intravvedere in tali località la possibilità di un reale inserimento sociale, di una valida prospettiva di vita, la possibilità di “mettere radici”. Meglio scappare lontano verso le grandi città. Un’altra considerazione. Più volte ci siamo occupati dell’andamento dei principali indicatori demografici dell’Isola. Dati drammatici, paesi destinati a scomparire nei prossimi decenni per mancanza di abitanti. Comparti produttivi fondamentali per la Sardegna, quale l’agro – pastorizia destinate a non avere un futuro per l’invecchiamento degli attuali addetti al settore e la mancanza di nuova forza lavoro da impiegare a causa del notevole decremento delle nascite. C’è un nesso tra l’arrivo di migranti nell’isola e la condizione di cronico spopolamento della nostra regione? Certamente sì. L’arrivo dei migranti, fenomeno in atto e storicamente irreversibile e l’eccezionale spopolamento della nostra regione, insieme, creano le precondizioni per attivare un differente approccio alla questione dell’accoglienza degli immigrati. Una programmazione organica di flussi immigratori, infatti, potrebbe perfino avere un influsso positivo per la situazione demografica della Sardegna e rappresentare nello stesso tempo una prospettiva di vita accettabile per gran parte dei migranti. Naturalmente a condizione che determini reali possibilità d’integrazione che vadano oltre le pur importanti iniziative di prima accoglienza, finora realizzate. In alcune realtà sono arrivate delle vere e proprie piccole comunità (è il caso delle venti copie di immigrati con bambini) che, se adeguatamente inserite in uno qualsiasi dei nostri paesini con saldo delle nascite negativo, scuole chiuse per mancanza di alunni, centinaia di case abbandonate nei centri storici, avrebbero potuto “fare la differenza”. Avrebbero potuto concorrere a modificare sensibilmente le tendenze demografiche in atto rivitalizzando la comunità ospitante, mantenendo in vita i servizi sociali, e la scuola fra questi, favorendo il recupero dei centri storici abbandonati, rivitalizzando la macro economia locale con l’impiego degli ospiti in lavori utili alla collettività (terre abbandonate, difesa dell’ambiente, ripopolamento aree rurali). Diversi osservatori dei fenomeni demografici, partendo dalla considerazione che in Sardegna si registrano tassi di natalità tra i più bassi al mondo e che i giovani continuano a emigrare, propongono da qualche tempo la necessità e l’urgenza di attivare interventi concreti ed efficaci per invertire la tendenza a un significativo spopolamento della Sardegna e delle zone interne in particolare. La sintesi delle ricerche effettuate ipotizza la realizzare un grande processo di riantropizzazione programmata – come avvenuto in altre aree del mondo con analoghi problemi di spopolamento – utilizzando la possibilità di razionalizzare e migliorare qualitativamente l’attuale politica dell’accoglienza dei migranti. Un progetto di reale inclusione che garantisca progetti di vita validi e accettabili a cominciare dal diritto di cittadinanza per i loro figli. Tali proposte, che potrebbero apparire il parto di fertili menti di sognatori, sono nella realtà saldamente presenti all’interno del dibattito nelle principali istituzioni della Comunità europea. Talmente presenti da essere state tradotte in un piano, il Programma Horizon 2020 per le politiche dell’integrazione che destina milioni di euro (in parte spendibili già dal corrente anno) per le politiche d’integrazione che i paesi comunitari volessero realizzare. Dedicare la dovuta attenzione a questo progetto potrebbe rappresentare per la Sardegna la possibilità di diventare un’area geografica di accoglienza e gestione programmata di flussi migratori che potrebbero, a loro volta, concorrere a rivitalizzare una società tendenzialmente minacciata di estinzione o comunque di un notevole ridimensionamento del proprio ruolo nel mondo. Non è un’operazione di poco conto, è un intervento che implica il superamento di difficoltà considerevoli, anche in termini culturali e di evoluzione del modo comune di pensare la convivenza con altri popoli e altre culture, che è cosa ben diversa dall’aiuto temporaneo e dall’ospitalità. Ma perché non provarci?
————————————————————
Commento di Tonino Dessì sulla sua pagina fb (11 settembre 2014).
Le intenzioni sono fin troppo buone, ma è una proposta non realistica e per qualche verso – detto franchissimamente – a rischio di serie incomprensioni. Non è realistica perchè i migranti non vengono in Italia per l’Italia, di cui poco sanno (le tv diffuse in Africa e in Nordafrica dedicano ben poco spazio all’Italia, che ha fama di paese cattolico, corrotto, dove impera la criminalità organizzata e il disordine politico). Approdano perchè è la sponda più vicina, ma l’occidente che sognano e che conoscono è tedesco, francese, inglese ed è li o negli USA che vogliono andare. Nè mi pare che l’economia sarda sia in grado di offrir loro più di quello che offra ai cittadini sardi. E la Sardegna non ha bisogno di scoprirsi razzista. Piaccia o meno purtroppo lo è sotterraneamente abbastanza. Perciò accoglienza organizzata e civile, per sottrarre alla mafia il flusso dell’immigrazione, ma sapendo che siamo prevalente stazione di transito e convincendo l’Europa ad aprire le frontiere, perchè è problema di tutti e non prevalentemente nostro.
———————————————
La trasparenza dei processi di accoglienza e il dialogo con le popolazioni sono un antidoto al razzismo
.
.
.
di Antonietta Mazzette
La vicenda degli immigrati che per la prima volta, in modo significativo, sembra riguardare anche la Sardegna, può essere l’occasione per noi di sperimentare un modello diverso di accoglienza e integrazione. Le esperienze negative che si sono diffuse altrove possono essere un monito per i nostri governanti. A tale proposito, mi permetto di sottoporre alla riflessione i seguenti elementi.
Il primo è di tipo conoscitivo. Considerato che il numero di persone, seppure destinato a crescere, è abbastanza modesto (si aggirerebbe intorno alle 2-3 mila unità), sarebbe opportuno conoscere le vite di ognuna di queste persone. E, giacché, dalle parole del questore di Cagliari, emergerebbe il fatto che non si tratterebbe di una fase di provvisoria sosta, bensì della “meta definitiva”, sarebbe utile capire da quale sistema (seppure dissestato) sociale, culturale e di regole questi immigrati provengano.
Il secondo riguarda la necessità, fin da subito, di creare un canale comunicativo tra le nuove popolazioni e quelle locali. Per far ciò, è preliminare insegnare a questi stranieri la nostra lingua, non solo perché gli addetti ai lavori (forze dell’ordine, volontari, intermediari culturali e amministratori) siano messi in condizione di lavorare meglio, quanto, soprattutto, per consentire agli stranieri di conoscerci. I luoghi più idonei di insegnamento sono le scuole che, nella fase estiva, possono rimanere aperte a questa esigenza.
Il terzo elemento, conseguentemente, ha a che fare con il dare ai nuovi arrivati gli strumenti per capire in quale contesto sociale essi si trovino e quale sistema di regole debbano rispettare, non ultimo perché, al pari di ogni altro cittadino, anche per loro il rispetto dei diritti dovrebbe andare di pari passo con quello dei doveri.
Il quarto è far sì che il processo di integrazione non appaia ai sardi come un’usurpazione delle risorse, di per sé scarse. Ciò è tanto più necessario quanto più è elevato il livello di sofferenza dei sardi in termini di disoccupazione e povertà. Perché ciò non accada, è necessario coinvolgere più attori sociali e istituzionali (comprese l’università e la scuola) ed anche rendere noti e trasparenti tutti i passaggi, in particolare quelli riguardanti il concreto uso dei finanziamenti (a chi vanno, come vengono spesi, chi ne beneficerà anche in termini lavorativi). Le variegate forme di razzismo e intolleranza che si stanno diffondendo nel resto d’Italia, a partire dal Nord, sono anche il frutto di una cattiva gestione e di politiche che troppo spesso si alimentano di lacerazioni e contrapposizioni sociali, ma anche di poca trasparenza.
Il quinto elemento riguarda il bisogno di evitare forme di segregazione e ghettizzazione. Non solo perché ciò creerebbe disagi oltre che per gli stranieri, anche per le popolazioni locali, inducendo il cosiddetto effetto NIMBY (non nel mio giardino), ma anche perché l’accoglienza si tradurrebbe prevalentemente in una questione di controllo dell’ordine pubblico piuttosto che di controllo sociale. Mi rendo conto che c’è una prima fase di emergenza in cui gli stranieri devono essere accentrati, controllati (anche per motivi di salute pubblica), e così via. Ma la fase successiva la dovrebbero gestire direttamente i singoli territori e le amministrazioni comunali, naturalmente sotto la regia complessiva del governo regionale.
La vicenda degli arrivi di bambini, uomini e donne che fuggono dagli orrori della guerra e dalla fame è un fenomeno complicato ma che può essere governato con intelligenza, umanità e senza sprechi. I diffusi fatti corruttivi che hanno accompagnato anche questo fenomeno e di cui continuano ad arrivare mediaticamente gli echi, dovrebbero sollecitare la nostra attenzione ed allerta, a partire da quella degli amministratori.
La trasparenza dei processi di accoglienza e il continuo dialogo con le popolazioni locali costituiscono un antidoto certo. Inoltre, per i tanti giovani laureati e no, potrebbe costituire un’occasione (anche lavorativa) per mettersi in gioco, così come può esserlo per tutti quegli adulti che potrebbero prestare la loro opera volontaria: penso ai tanti insegnanti ora in pensione. Ciò che appare evidente è che le istituzioni regionali non devono essere lasciate sole in un momento così difficile.
———-
[I grassetti sono della redazione di Aladin].
———————————
- Horizon2020, per saperne di più
con gli occhiali di Piero…
L’OVRA IN SARDEGNA
Il 16 giugno 1937 viene istituita a Cagliari la 6a zona dell’OVRA, la polizia segreta fascista. Che cosa significhi OVRA non è nemmeno chiaro. Se ne danno varie versioni: Organizzazione Vigilanza Repressione Antifascismo, Organo Vigilanza Reati Antifascisti, Opera Volontaria Repressione Antifascista.
Si trattava in realtà di una immonda rete di delatori, di “volontari” pagati per fare la spia, facente capo a sezioni speciali (ispettorati territoriali) della polizia.
Il 16 giugno dunque arriva a Cagliari Dino Fabris, zelante funzionario messosi in luce nella repressione delle minoranze Slovene in Venezia Giulia. con l’incarico di formare e dirigere la 6a zona. Fabris organizza subito la sua rete di spie.
Tra queste figurano: Antonio Monni, avvocato nello studio del sardista Pietro Mastino; Renzo Lori, assicuratore di Nuoro, 400 lire al mese per spiare i sardisti sospettati di antifascismo; Francesco Marras, medico condotto di Lanusei; Myrta Mannucci, antiquaria di Cagliari, nel cui negozio si riunivano sardisti e intellettuali; Lavinio Uras, dattilografo nello studio legale di Mario Berlinguer; i parroci di Iglesias, Carbonia e Mamoiada, e tanti altri: venditori ambulanti, barbieri, medici, dentisti, professori e studenti; tutta gente che aveva occasioni di incontri per ragioni di lavoro; anche ferrovieri (le ferrovie covo di anarchici).
Caduto Mussolini il 25 luglio, dopo l’8 settembre del ’43, Fabris fu destinato a Sassari come questore e inoltre capo dell’ispettorato speciale di polizia.
Si diede subito da fare nella repressione dei moti sassaresi contro il carovita, nel gennaio del ’44: fece arrestare, tra gli altri, il giovane Enrico Berlinguer.
Anche in epoca repubblicana i zelanti funzionari di marca Fabris, rimasero al loro posto, caratterizzando significativamente la volontà politica di tenere sotto controllo le rivendicazioni dei lavoratori, dei sindacati e dei partiti di sinistra.
Oggi martedì 16 giugno, martis de lampadas 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La Scuola Popolare dei lavoratori di Is Mirrionis. ITI (Interventi Territoriali Integrati) a Is Mirrionis.
.
—————————————————————————
————————————————————————————