Monthly Archives: maggio 2015
Oggi lunedì 25 maggio, lunis 25 de maju 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU:
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Comune di Cagliari: la campagna elettorale per le comunali 2016 è già cominciata
Comune di Cagliari: una campagna elettorale lunga un anno. Può essere una buona cosa. Dipende dalla capacità delle parti in causa di animare un dibattito vero. Aladin c’è e ci sarà partecipando alle iniziative di altri e organizzandole di sua sponte.
A corredo una copertina di Cittàquartiere del marzo 1988 (grafica di Licia Lisei).
con gli occhiali di Piero…
- . Il 24 maggio di un anno fa su Aladinpensiero.
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E’ UNICO
Negli USA The Unico System è un sistema centralizzato di riscaldamento per appartamenti. In Italia Unico è un modello per la dichiarazione dei redditi.
Da un po’ abbiamo un Tipo Unico che vuole il Partito Unico, il Sindacato Unico, il Pensiero Unico,.. E’ un ossessione, credo che sia Figlio Unico (del Dio Unico?).
Comunque… è unico! Unico e solo, come si dice.
Presto, spero, sarà semplicemente… solo.
La guerra è una follia
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La guerra italiota e le migliaia di Sardi morti.
di Francesco Casula
Esattamente cento anni fa il 24 maggio 1915 l’Italia entrava in guerra. Una “strage inutile”, “una spaventosa carneficina” la definirà il papa Benedetto XV. Un valente sardo come Emilio Lussu – che proprio in quella guerra acquisterà prestigio e fama – parteciperà alla Guerra con entusiasmo, da interventista convinto e “chiassoso”, giustificandola “moralmente e politicamente”.
Al fronte però sperimenterà sulla propria pelle l’assurdità e l’insensatezza della guerra: con la protervia, ottusità e stupidità dei generali che mandano al macello sicuro i soldati; con i miliardi di pidocchi, la polvere e il fumo, i tascapani sventrati, i fucili spezzati, i reticolati rotti, i sacrifici inutili. Ma soprattutto con l’olocausto degli uomini sfracellati e le foreste zeppe di crani nei cimiteri militari; con i 13.602 sardi morti su 100 mila pastori, contadini, braccianti chiamati alle armi: i figli dei borghesi, proprio quelli che la guerra la propagandavano come “gesto esemplare” alla D’Annunzio o, cinicamente, come “igiene del mondo” alla futurista, alla guerra non ci sono andati. La retorica patriottarda e nazionalista sulla guerra come avventura e atto eroico, va a pezzi. “Abbasso la guerra”, “Basta con le menzogne” gridavano, ammutinandosi con Lussu, migliaia di soldati della Brigata Sassari il 17 Gennaio 1916 nelle retrovie carsiche, tanto da far scrivere allo stesso Lussu – in «Un anno sull’altopiano» – “Il piacere che io sentii in quel momento, lo ricordo come uno dei grandi piaceri della mia vita”.
Anche perché, in cambio dei 13.602 sardi morti in guerra, (1386 morti ogni diecimila chiamati alle armi, la percentuale più alta d’Italia, la media nazionale infatti è di 1049 morti) – per non parlare delle migliaia di mutilati e feriti – ci sarà il retoricume delle medaglie, dei ciondoli, delle patacche. Ma la gloria delle trincee – sosterrà lo storico sardo Carta- Raspi – “non sfamava la Sardegna”.
Nascerà dalla sua esperienza sul fronte l’opposizione netta, radicale, decisa di Lussu alla guerra: ”Di guerre non ne vogliamo più – scriverà – e vogliamo collaborare e allontanare la guerra vita natural durante nostra e dei nostri figli e a renderla impossibile per sempre, disarmandola”.
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Dell’elmo di Scipio si è cinta la testa…
di Alex Zanotelli
L’Alto Rappresentante della politica estera della UE, Federica Mogherini, sostenuta a spada tratta dal governo Renzi, da settimane sta premendo per ottenere dall’ONU il mandato per un’azione militare con lo scopo di distruggere i barconi degli scafisti nelle acque libiche e bloccare così l’esodo dei profughi. L’Italia sta brigando per essere capofila di questa coalizione militare che, con un’operazione navale e anche terrestre (così sostiene il Guardian) andrà a colpire gli scafisti.
Eppure se c’è una nazione che dovrebbe defilarsi è proprio l’Italia, particolarmente odiata dai libici come ex-potenza coloniale. Quando la Libia è stata una nostra colonia, noi italiani abbiamo impiccato e fucilato oltre centomila libici. Non contenti abbiamo partecipato attivamente a quella assurda guerra, iniziata dalla Francia e dall’Inghilterra nel 2011 per abbattere il regime di Gheddafi, che ha portato all’attuale situazione caotica della Libia. Ed ora l’Italia si prepara a guidare un’altra azione militare che, con il pretesto di salvare i profughi da morte nel Mediterraneo, creerà un altro disastro umano. Infatti anche se riuscissimo a distruggere i barconi degli scafisti (non sarà così facile!), non faremo altro che aggravare la situazione di milioni di profughi sub-sahariani, mediorientali e asiatici intrappolati ora in un paese in piena guerra civile.
Amnesty International, in un suo recente rapporto parla di massacri, abusi, violenze sessuali, torture e persecuzioni (49 cristiani provenienti dall’ Egitto e dall’Etiopia sono stati decapitati) , perpetrate contro i profughi. Non è più possibile chiudere gli occhi- afferma Philip Luther di Amnesty- e limitarsi a distruggere le imbarcazioni dei trafficanti senza predisporre rotte alternative e sicure. Altrimenti condanneremo a morte migliaia e migliaia di rifugiati, ma questo avverrà lontano dai ‘ casti ‘occhi degli europei e dai media.
Il governo di Tobruk del generale Khalifa Haftar (sostenuto dall’Egitto) ha risposto: ”Bombarderemo le navi non autorizzate.” E anche l’ambasciatore libico all’ONU ha parlato di intenzioni “poco chiare e molto preoccupanti.”Purtroppo le intenzioni sono ben chiare: è guerra! Noi invece diciamo un NO ad un altro intervento militare della UE , capitanata dall’Italia. E’ mai possibile che questa nuova avventura militare italiana avvenga senza una discussione in Parlamento? E’ mai possibile il silenzio quasi totale dei partiti politici su questo argomento? Dobbiamo chiedere invece alla UE e all’Italia di imporre un embargo sulla vendita di armi ai ‘signori della guerra’ in Libia.
Chiediamo altresì alla UE perché faccia pressione sulla Tunisia e sull’Egitto perché questi due paesi confinanti aprano le loro frontiere per accogliere i rifugiati intrappolati in Libia. Ma la UE dovrà poi concordare con l’Egitto e la Tunisia l’apertura dei corridoi umanitari per permettere ai rifugiati di arrivare in Europa. Questa sì sarebbe una vera soluzione per i profughi e segnerebbe la sconfitta degli scafisti e delle organizzazioni criminali.
Ma la via che noi stiamo seguendo è un’altra. E’ quella del Processo di Khartoum:trattare con i governi dei paesi da cui provengono i profughi e costruirvi campi di raccolta nei paesi di origine, come il Sudan o l’Eritrea. Perseguendo questa politica, l’Unione Europea ,tramite il Fondo Europeo per lo Sviluppo, elargirà entro il 2020, 312 milioni di euro al governo eritreo, senza richiedere il rispetto dei diritti umani. Questi fondi sono stati sbloccati grazie alla visita in Eritrea di una delegazione italiana (24-26 marzo 2015) . Come italiani dobbiamo solo vergognarci! Purtroppo i nostri parlamentari ,che dovrebbero controllare la nostra politica estera, dormono sonni tranquilli.
Chi pagherà questo protagonismo bellico italiano? Saranno proprio i profughi che il governo di Tripoli, vicino ai Fratelli Musulmani, incomincia già ad arrestare e a mettere in nuovi campi di concentramento. Saranno proprio i rifugiati a pagare più pesantemente per questa azione militare, inventata per salvare vite umane! Infatti il documento presentato all’ONU parla di “danni collaterali”. Quanta ipocrisia! “Si pensa di punire chi si occupa dell’ultimo tratto del viaggio – ha scritto il generale Fabio Mini- e non i governi degli stati che alimentano la violenza, la corruzione e la guerra creando le condizioni dalle quali i migranti vogliono fuggire”.
Per questo mi appello a tutto il movimento della Pace, perché abbia il coraggio di dire NO a questo rigurgito di spirito guerrafondaio nel nostro paese. E’ ora di urlare che “la guerra è una follia” (come dice Papa Francesco).
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Appello di Alex Zanotelli
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By sardegnasoprattutto / 19 maggio 2015/ Società & Politica
Óscar Romero, un santo del popolo
Monsignor Romero, un santo (del popolo) che si fa beato (per gli altari)
di Gianfranco Murtas su FondazioneSardinia
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Ieri 23 maggio, a distanza di 35 anni dal suo assassinio, l’arcivescovo Óscar Arnulfo Romero è stato beatificato con una solenne cerimonia in San Salvador. La prassi introdotta da Benedetto XVI prevede che le cerimonie di beatificazione si celebrino nei luoghi in cui il “candidato” operò in vita e che essa sia presieduta dal prefetto della competente Congregazione vaticana, riservando il pontefice a sé, in Roma, il successivo step della canonizzazione.
Daguerre
Oggi domenica 24 maggio, dominigu 24 de maju 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU:
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- Cavalcata sarda, Sassari, 20-24 maggio 2015 Sito dedicato del Comune di Sassari -
Louis Le Nain, il pittore dei poveri
Louis Le Nain (1593 – Parigi, 23 maggio 1648), Interno contadino (Peasant Interior), 1645 c., National Gallery of Art, Washington, olio su tela, 55.6 x 64.7 cm
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Il pittore dei poveri, degli accattoni, dei derelitti che piaceva anche a Picasso…
La parca cena dei contadini offerta al viandante di passaggio.
La recessione è allo spalle? No! E non si deve governare con le bugie!
1. «Nel primo trimestre del 2015 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente ed è risultato invariato rispetto al primo trimestre del 2014». È quanto risulta dalla “Stima preliminare del Pil” che l’ISTAT ha reso nota il 13 maggio scorso. In nessuna parte si parla di «recessione alle spalle» o di «Italia fuori da recessione» come hanno fatto i pifferai di regime dalle colonne dei giornali cartacei o dagli schermi televisivi o di qualsivoglia marchingegno digitale.
Leggendo gli articoli si scopre che i roboanti titoli “che impressionano” si basano più sull’opinione di qualche esperto dell’ambiente ISTAT che sui dati forniti dallo stesso Istituto. La Stampa [«La ripresa c’è, la recessione è alle spalle», 13 maggio 2015; il titolo è virgolettato, ma nel testo non si trova l’autore di tale affermazione] ha scritto: «“È una chiara inversione di tendenza”, commentano all’Istat, anche se secondo gli esperti tecnicamente è necessario che si susseguano due trimestri di crescita per decretare la fine della recessione (il Pil del quarto trimestre 2014 è risultato invariato su base congiunturale e -0,5% su base tendenziale)».
Ma l’unica cosa “chiara” che viene fuori dalla chiacchierata con gli esperti è proprio che LA RECESSIONE NON È ALLE SPALLE! Anzi non si può neppure parlare di una “ripresa tecnica”, perché «tecnicamente è necessario che si susseguano due trimestri di crescita per decretare la fine della recessione». E poi, come si fa a vedere “chiaramente” una inversione di tendenza avendo a disposizione un solo dato congiunturale? Un altro dato congiunturale positivo si era avuto per il terzo trimestre 2013 (Pil con +0,1%), ma allora si preferiva parlare prudentemente di una luce che si intravedeva alla fine del tunnel. Forse che una rondine piccola non fa primavera e una un po’ più grande (+0,3%) invece sì?
Dopo aver “impressionato” il lettore o lo spettatore, dopo aver fatto passare il “messaggio memorabile” – «l’ISTAT certifica la svolta», «l’Italia è fuori da recessione» – si può anche lasciare spazio a qualche argomentazione più prudente. Così La Stampa “rimanda” a un’analisi [Il Pil non basta, ora serve uno sforzo comune, Francesco Manacorda, 13 maggio 2015] nella quale si avverte che «altri elementi, a partire da una disoccupazione giovanile che ha pochi uguali in Europa, ci avvertono invece che non è il caso di essere troppo ottimisti. Il problema è che la ripresa italiana è una ripresa troppo fragile». In effetti assumere il Pil come unico indicatore dell’andamento positivo o negativo dell’economia è molto riduttivo. Occorre tener conto anche del livello di disoccupazione, di quello della produzione industriale e di quello delle vendite dei beni sul mercato.
In ogni caso quella «ripresa troppo fragile» non è ancora neppure una “ripresa tecnica” (almeno due trimestri consecutivi con Pil in crescita).
2. In altra occasione [Democrazia Oggi, 24 settembre 2014], ragionando sulle previsioni (2014-2016) del Fondo Monetario internazionale (FMI) avevo concluso che, qualora si avviasse una ripresa, ci si poteva aspettare solo “un incerto e lento ricupero”. Un ragionamento analogo sulla base delle recenti previsioni (2015-2017) dell’ISTAT conferma tale conclusione.
Se facciamo uguale a 100 le unità di Pil nel 2011, il quadro è il seguente:
Nel 2012 con un calo del -2,40% si sono perse -2,40 unità di Pil che è regredito a 97,60.
Nel 2013 con un calo del -1,90% si sono perse -1,85 unità di Pil che è ulteriormente regredito a 95,75.
Nel 2014 con un calo del -0,40% si sono perse -0,38 unità di Pil che è ulteriormente regredito a 95,37.
Nel 2015 con una crescita prevista del +0,70% si ricupererebbero +0,67 unità di Pil che aumenterebbe fino a 96,04.
Nel 2016 con una crescita prevista del +1,20% si ricupererebbero +1,15 unità di Pil che aumenterebbe fino a 97,19.
Nel 2017 con una crescita prevista del +1,30% si ricupererebbero +1,26 unità di Pil che aumenterebbe fino a 98,45.
Ciò vuol dire che, oltre la scadenza dei miracolosi “mille giorni” di M. Renzi e all’avvicinarsi delle elezioni del 2018 (se non fatte prima), la crescita prevista dall’ISTAT non riagguanterebbe le 100 unità del Pil 2011 preso come riferimento (e non le riagguanterebbe neppure una crescita secondo le previsioni più favorevoli del DEF_2015 con +1,40% per il 2016 e +1,50% per il 2017).
La fase di ripresa sarà finita solo quando il Pil sarà cresciuto fino a toccare il valore di picco raggiunto prima che cominciasse la recessione e solo allora si potrà parlare non di una generica “crescita”, ma di una nuova fase di espansione.
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anche su Democraziaoggi
Un commento di Andrea Pubusa, su Democraziaoggi
Anche l’osservazione empirica (negozi che chiudono, piccole imprese che cancellano la P. IVA etc.) o le inchieste personali, fatte di scambio di opinioni con commercianti o artigiani, mostrano che la ripresa non c’è. Solo la propaganda di regime dice il contrario. E tuttavia un governo responsabile dovrebbe partire proprio da una parola di verità verso il Paese, indicando lo stato della crisi e la via per la ripresa e chiamando le forze politiche, i cittadini e i lavoratori ad uno sforzo comune, ad una grande mobilitazione. Così abbiamo battuto il terrorismo nei decenni scorsi. Ma tutto questo implica una gestione democratica della crisi e della politica e un ribaltamento anche degli obiettivi sostanziali, ossia introducendo elementi di uguaglianza, di redistribuzione delle risorse e dei sacrifici, ossia una giustizia sociale. L’esatto contrario di quanto hanno fatto i governi passati e di quanto fa questo, fondato sulla menzogna e sulla propaganda.
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Legge elettorale sarda
A convegno anche per Ganau e Demuro la legge elettorale è incostituzionale… ma in ufficio si girano i pollici
di Amsicora, su Democraziaoggi (23 Maggio 2015)
Finalmente qualcuno delle alte sfere dice qualcosa sulla vigente legge elettorale della Sardegna con la quale sono stati eletti gli attuali 60 consiglieri. Noi, intendo Marco Ligas ed altri 25 elettori che abbiamo presentato ricorso al Tar e appello al Consiglio di Stato, di cui attendiamo la decisione, non possiamo che essere felici per questa manifestazione di interesse al tema della rappresentanza. E, mentre speriamo in un rinvio della legge truffa regionale al vaglio della Consulta, non possiamo non salutare con favore la critica della disciplina sarda in occasione del convegno “Partiti e democrazie in movimento“, ad opera del presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, e dell’Assessore alle Riforme (si fa per dire!) Gian Mario Demuro.
Ganau, nel suo discorso di saluto, usa i nostri stessi argomenti: ha ricordato il ruolo fondamentale dei partiti nell’attuale sistema democratico e ha rivolto critiche all’attuale legge elettorale regionale perché mortifica anziché esaltare la rappresentanza dei sardi nell’Assemblea regionale. «Una pessima legge», ha detto, «nata in una logica di autoconservazione che non è riuscita, colpevolmente, a garantire una rappresentanza di genere ma neanche quella territoriale».
Questi sono i punti che noi abbiamo sollevato nel ricorso. La soglia per l’assegnazione del premio di maggioranza del 55% dei seggi al candidato-presidente che raggiune il 25% dei voti validi (circa il 13% dell’elettorato, considerati gli astenuti) è del tutto irragionevole e in palese violazione della libertà e uguaglianza del voto degli elettori. E poi, se la governabilità, secondo il legislatore regionale, è assicurata dal 55% dei seggi che senso ha il superpremio dell’ulteriore 5% a chi raggiune il 40% dei voti? Ed ancora, se la governabilità è garantita dal premio di maggioranza, che senso ha lo sbarramento? Per di più, uno sbarramento alto, al 5% per le singole liste e al 10% per le coalizioni. Un marchingegno per far entrare in Consiglio i baciapantofole del PD come Gavino Sale e tener fuori chi ha avuto la pretesa di autonomia come Michela Murgia. Insomma, oltre a creare una maggioranza artificiosa, si è voluta eliminare un’opposizione scomoda, cioé l’opposizione vera. Il risultato? Manca la governabilità, intesa non come artifizio per manetenere nella sedia un presidente, ma come capacità di risolvere i problemi, mobilitando la gente, e manca un’opposizione pungente, che è il sale della democrazia. E i risultati devastati si vedono…
Anche l’assessore degli Affari Generali, Gian Mario Demuro, si è lamentato e ha poi ammesso che la legge viola lo Statuto, cioé è incostituzionale. Da buon prof. ha poi spiegato che «una buona legge elettorale, perché sia coerente con l’articolo 16 dello Statuto sardo, deve promuovere le condizioni di parità. Deve farlo in modo tale che la capacità di rappresentare le differenze, insite nella differenza di genere, possa avere un luogo in cui si esprime, vale a dire il Consiglio regionale». Che bravo! Sennonché un assessore non si lamenta e non spiega. Questo posso permettermelo io, quisque de populo. Lui, l’Assessore non deve spiegar nulla, deve presentare un disegno di legge e farlo approvare dalla maggioranza che lo sorregge. Altrimenti se ne va a casa. Avrebbe dovuto far questo come primo atto, appena entrato in carica. Come fa un prof. di diritto costituzionale a stare in carica grazie ad una legge elettorale, per sua stessa ammissione, incostituzionale? Ed anche Ganau, quando, come in questo caso, si tratta di ricondurre nell’alveo costituzionale la legge che regola la formazione del Consiglio, ossia la rappresentanza politica dei sardi, non può stare a guardare. Chi ha responsabilità politiche lasci la convegnistica a noi poveri uomini comuni e faccia il suo dovere. Altrimenti abbiano la decenza di star zitti.
con gli occhiali di Piero… NOI NON DIMENTICHIAMO!
STRAGI. Ricordando la strage di Capaci, con Aladinpensiero.
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23 MAGGIO 1992 – STRAGE DI CAPACI
23 anni fa Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e 3 agenti della scorta vengono uccisi in un attentato da parte della Mafia, sull’autostrada A29 nei pressi dello svincolo per Capaci.
NOI NON DIMENTICHIAMO!
Oggi sabato 23 maggio, sabudu 23 de maju 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: La cavalcata sarda. – Incontri d’Affrica.
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- Cavalcata sarda, Sassari, 20-24 maggio 2015 Sito dedicato del Comune di Sassari -
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Monet
Angolo di Giardino, di Monet.
E’ molto difficile, in fotografia, “restituire” la potenza e l’incanto delle vibrazioni cromatiche della pennellata impressionista. Sono sempre convinta che i quadri degli impressionisti sia molto meglio vederli “dal vero”, ma in questo caso ci avviciniamo alla percezione “in praesentia”. (licialisei)
con gli occhiali di Piero…
Ricordando don Andrea Gallo, su Aladinpensiero
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- Oggi la Chiesa Cattolica celebra Santa Rita da Cascia.
Oggi venerdì 22 maggio, cenabara de maju 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Oggi venerdì 22 maggio, alle ore 17.00, presso la Fondazione Banco di Sardegna in Via San Salvatore da Horta, 2 a Cagliari, l’associazione A Buon Diritto promuove la presentazione del rapporto “I flussi migratori in Sardegna 2011-2014”, una ricerca diretta dall’associazione A Buon Diritto a cura di Valentina Brinis.
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Oggi venerdì 22 maggio a Cagliari ore 16:30-19:00, Sala Settecentesca della Biblioteca Universitaria via Università, terzo appuntamento del Progetto Alla ricerca della storia perduta organizzato dalla Presidenza Fai Sardegna, dalla Delegazione e dal Fai Giovani di Cagliari.
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Incontri d’Affrica
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- Cavalcata sarda, Sassari, 20-24 maggio 2015 Sito dedicato del Comune di Sassari -
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