Monthly Archives: maggio 2015
Dantis Amor
Dante e Virgilio tra i seduttori e gli adulatori incontrano Venedico Caccianemico (che indusse Ghisolabella a “far le voglie del Marchese (Obizzo d’Este) ” e Taide, la puttana: (…) quella sozza scapigliata fante, / che là si graffia con l’unghie merdose, (…). Un esempio fantastico della varietà dei registri linguistici e della potenza “plastica” del linguaggio di Dante nonchè della sua straordinaria duttilità.
con gli occhiali di Piero…
- Un anno fa su Aladinpensiero.
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LA SITUAZIONE DI QUARTU S.ELENA NON E’ BUONA
La situazione della “Terza città della Sardegna” non è buona.
La situazione dell’occupazione giovanile non è buona.
La situazione della “buona scuola” non è buona.
La situazione delle strade non è buona, anzi è pessima.
La siuazione degli alloggi popolari è come in Italia…
La situazione del litorale è penosa.
La situazione dei parcheggi non è buona, anzi un po’ ladrona.
La situazione degli uffici postali non è buona, anzi affollata.
La situazione dei servizi sociali è misteriosa.
La situazione della raccolta differenziata è costosa.
La situazione delle attività culturali è… che si va altrove.
La situazione della campagna elettorale è silenziosa, ma divertente.
La situazione dei comunisti e dei sovranisti alleati con Renzi è un ossimoro.
La situazione dei sardisti alleati con fascisti, razzisti e omofobi è balorda.
Andiamo dunque a votare, qualche cosa ci sarà, qualcuno ci sarà
che vorrà fare di Quartu davvero una città.
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ALLE URNE
Chi si astiene,
chi vota scheda bianca,
chi disegna un pene sulla scheda,
chi vota turandosi il naso,
chi vota i presentabili,
chi vota gli impresentabili,
chi vota I soliti “ma è l’ultima volta!”,
chi vota a destra “ma è una brava persona”,
chi vota a sinistra “ma tanto più destri di loro…?”,
chi vota “perchè gliel’ho promesso”,
chi vota “perchè me l’ha promesso”,
chi vota questi “perchè non rubano”,
chi vota quelli “perchè non rubano tanto”,
chi vota altri “che rubano però fanno le cose”,
chi vota I soliti “tanto rubano tutti”,
chi vota tutti “tanto son tutti uguali”,
chi vota questi “perchè sono già ricchi e non hanno bisogno di rubare”,
chi vota quelli “perchè son giovani e almeno non hanno rubato”,
chi vota altri “perchè son vecchi e ci sanno fare”,
chi vota “uno stronzo, ma è mio cugino”,
chi vota “uno bravo, me l’ha detto mio cognato”,
chi vota questi “per fare dispetto a quelli”,
chi vota quelli “perchè non vincano gli altri”,
chi vota questi “perchè non li ho mai votati, chi sa mai…?”
chi vota quelli “non so, hanno una faccia pulita…”,
chi vota quelli grossi “perchè I piccoli a che servono?”,
chi vota quelli piccoli “perchè almeno si appoggiano ai grossi”,
chi vota quelli strani “perchè almeno fanno casino”,
chi vota come me e non va mai sopra il 3 per cento…
VOTATE COME VOLETE MA VOTATE DIVERSAMENTE DAL SOLITO
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PENSANDO A BRECHT
Il peggior analfabeta
è l’analfabeta politico. – segue –
Dibattito politico? No, grazie!
di Vanni Tola
L’interesse del cittadino medio per il dibattito politico, pur in presenza di un’importante tornata elettorale, non va per la maggiore. Direi che non interessa proprio nessuno, forse pochi appassionati nostalgici. Difficile dare torto a quei milioni di italiani che, anche questa volta, esprimeranno con l’astensione la propria abissale distanza, il disinteresse e il disincanto per le scaramucce ideologiche in atto con al centro l’uomo solo al comando, Renzi e i suoi competitor. I più ottimisti sognano che a cambiare le cose nel paese possa essere l’influenza di accadimenti che si realizzano in altri paesi e allora eccoli li, tutti pronti a sperare, ad attendere che il miracolo Tsipras, la crescita di Podemos, la scelta laica dell’Irlanda riguardante i matrimoni gay, possano produrre un qualche benefico “effetto induzione” anche qui da noi pur in assenza di reali movimenti alternativi e di leader politici capaci di promuoverli e orientarli. La storia recente ci insegna che ciò finora non è accaduto e probabilmente non accadrà mai per sola induzione geografica. Per tutti gli altri, per coloro che ancora ritengono sia utile l’analisi politica, lo studio serio degli accadimenti politici come chiave di lettura e comprensione delle vicende in atto, suggerisco la partecipazione ideale a un importante dibattito in corso fra alcuni intellettuali storici della politica italiana. Un dibattito avviato dalla Fondazione Pintor Onlus con articoli di Roberto Musacchio, Valentino Parlato e Alfonso Gianni (che pubblichiamo). Buona lettura.
L’INTELLIGENZA DELLA TRISTEZZA
di Alfonso Gianni – 28 maggio 2015
Vorrei inserirmi nella discussione che qui si è aperta per merito degli articoli pubblicati da Roberto Musacchio e da Valentino Parlato. Non servirà certo – è bene avvertire subito l’eventuale lettore – a squarciare quel velo di tristezza che avvolge entrambi gli scritti citati. Non posso dire di essere animato da particolari motivi di ottimismo. Proprio per questo i due articoli mi sono parsi da subito meritevoli di particolare attenzione. Perché sono privi di retorica e finalmente esprimono uno stato d’animo diffuso autentico, che, a sua volta, diventa un elemento politico non trascurabile nella nostra situazione.
Siamo alla vigilia di elezioni regionali certamente significative. Si voterà tra una manciata di giorni in sette regioni e tutta l’attenzione indotta dai mass-media è concentrata sul risultato finale, espresso in termini tennistici: sarà un 6 a 1, oppure un 4 a 3 e via dicendo. Nessuno sembra preoccuparsi e tenere in considerazione l’elemento che in ogni caso sarà il più rilevante di questa tornata elettorale amministrativa: la disaffezione al voto. Tutti i sondaggi fin qui consultabili indicano un ulteriore incremento dell’astensionismo. Dovessero sbagliarsi i sondaggi e le mie personali percezioni – magari! -, questa sì sarebbe allora la vera novità capace di proporre in una luce diversa il quadro politico e sociale del nostro paese.
Sì, perché non si può vivere solo di luce riflessa. I successi di Syriza, ora di Podemos ( e non solo ), come del referendum irlandese sui matrimoni gay ci riempiono di entusiasmo. Tommaso Nencioni in uno stimolante articolo pubblicato sul Manifesto, ricorda come ritorni in ballo il vecchio auspicio di Carlo Rosselli “Oggi in Spagna, domani in Italia”. Ma è niente altro che un dolce nostalgico richiamo o un wishful thinking che non trova riscontri reali nella nostra condizione. La verità è che da noi mancano non solo soggetti politici nuovi della sinistra, ma anche i movimenti hanno andamenti carsici o insediamenti troppo localistici che li configurano più come comunità in lotta che movimenti antisistemici complessivi.
Sperare che la vicenda spagnola influisca positivamente sulla imminente tornata elettorale italiana mi pare una pia illusione. Sia che a coltivarla sia il Movimento 5 stelle che, se troverà domenica una buona affermazione, non sarà certo per punti di somiglianza con Podemos – casomai con Ciudadanos, il movimento liberal democratico spagnolo –, ma per il protagonismo nell’opposizione a Renzi, qualunque sia il giudizio di qualità e di merito che si voglia dare sulle loro azioni. Sia che a nutrire una simile speranza siano le liste di cittadinanza – comprendenti anche i piccoli partiti della sinistra d’alternativa, ma non tutti e non da tutte le parti - che, con molta fatica, sono state messe in piedi. La loro possibilità di ottenere buoni risultati, che vadano al di là dei bacini elettorali preesistenti, è esclusivamente legata alla eventuale capacità di avere centrato qualche argomento che tocca e scuote la condizione concreta delle popolazioni locali. Le amministrative sono le amministrative. E’ tautologia, ma sembra che bisogna ripetercelo ogni volta. Abbiamo già patito le delusioni della stagione dei sindaci arancioni, anche perché affidavamo loro capacità trasformative generali che mai avrebbero potuto fornire.
D’altro canto così si spiega il successo della sinistra spagnola, come ci dicono le analisi più accurate che sono seguite al voto. I migliori successi avvengono nelle città dove si è costruita una coalizione di forze politiche e sociali. Se queste fossero andate divise o se le prime avessero preteso dalle seconde solamente il voto, anziché la partecipazione attiva alla costruzione del programma, della lista, dell’immagine complessiva da mettere in campo, i risultati sarebbero stati più scadenti.
Non a caso ho parlato di sinistra spagnola, malgrado le nuove forze sembrano scartare lo stesso termine “sinistra” dalle proprie insegne, quasi fosse un relitto del passato aggrappandosi al quale si rischia di andare a fondo. Nessuno può avere dubbi sul carattere profondamente di sinistra della vittoria della coalizione catalana, per fare un esempio. Non solo perché le lotte sociali che l’hanno partorita, quelle contro gli sfratti, riproducono un conflitto più che classico fra proprietà privata e diritto all’abitazione – ne scrivevano già Marx e soprattutto Engels più o meno 150 anni fa -, ma perché la costruzione di senso che è stata perseguita muove tutta nella direzione dell’uguaglianza, il tratto assolutamente distintivo della sinistra, il clivage fra destra e sinistra come aveva scritto Norberto Bobbio 20 anni fa. Il conflitto fra destra e sinistra è stato tra i protagonisti nella contesa spagnola, accanto, ma non sorpassato, a quelli fra alto e basso nella società, fra esclusi e inclusi. Ma lo scontro tra destra e sinistra per esistere e incidere deve nuovamente inverarsi nel tessuto sociale, poiché a livello delle vecchie rappresentanze politiche esso è del tutto irriconoscibile.
Ha ragione Loris Caruso quando conclude la sua analisi affermando che “Qualsiasi forma di politicismo, anche brillante, è decisamente votata alla sconfitta. Sarà questo il futuro modello della sinistra, visibilmente in gestazione in questi anni e di cui le elezioni spagnole parlano in modo chiaro: partiti e movimenti insieme, coalizione sociale più coalizione politica. Ognuno, da solo, farà poca strada”. Appunto, ma per “sommarsi”, bisogna che già esistano entrambi: partiti e movimenti. Questo punto non può essere saltato nel ragionamento quando riflettiamo sulla condizione nel nostro paese. Né la confusione fra coesione politica e coesione sociale aiuta. Pensare che dalla coesione sociale lanciata da Landini possa provenire di per sé la risposta per la costruzione del soggetto nuovo della sinistra è un errore, come lo è prescinderne. Su questo punto ha ragione Fausto Bertinotti, in un’intervista rilasciata all’Huffingtonpost, quando afferma che “la coalizione sociale è la produzione di un processo politico-partitico? No. E’ una produzione di politicizzazione? Sì. Quindi può essere intercettata da chi in autonomia può fare Podemos o Syriza”.
Ma non esiste un modello per farlo. Del resto Podemos e Syriza sono diversissimi tra loro. La formazione iberica si ispira deliberatamente a quel populismo di sinistra, teorizzato come risposta alla crisi delle ideologie e della forma partito, da Ernesto Laclau, cui si connette inevitabilmente, direi strutturalmente, la figura carismatica del leader. E quest’ultimo non si inventa. Non credo sia questa la risposta da dare in Italia. Tentativi ce ne sono stati, più o meno consapevoli, più o meno analoghi. Dalle forzature teoriche sul concetto di “moltitudine” al tentativo di creare connessioni, se non unità, fra movimenti che avevano obiettivi circoscritti. Sono falliti – o hanno durato lo spazio di un amen - tanto quanto i richiami all’unità delle micro formazioni politiche.
L’Altra Europa con Tsipras con il suo risicato ma decisivo 4,03% è andata in controtendenza rispetto alla “scimmia” della sconfitta posatasi sulle spalle della sinistra di alternativa. Ma quello che ne è seguito dimostra che non basta. Non solo per le litigiosità interne. Il richiamo a un europeismo antiliberista è stato un punto forte di programma che si è rivelato vincente. Ma da solo non può reggere il compito della costruzione di un nuovo soggetto politico della sinistra. La ragione di questo limite sta proprio nell’Europa. Essa non è solo Grecia e Spagna, ma anche Polonia. Per non parlare del suo attuale carattere germanocentrico. Più che un ideale è un terreno di conflitto aperto ad ogni soluzione. Se prevalesse la Grexit – cui magari potrebbe seguire un’uscita della Gran Bretagna , della Polonia o della Spagna per motivi fra loro opposti – dell’Europa, e di quanto ha rappresentato in termini ideali da Ventotene in poi, non resterebbe più nulla. Del resto ogni soggetto politico ha necessità di trovare le ragioni del suo esistere in primo luogo nella realtà culturale, economica e sociale nella quale nasce.
So bene che un nuovo soggetto politico non può essere partorito dai vecchi. Verrebbe trascinato nella tomba da questi ultimi. Ma intanto se si potesse evitare che alla sinistra del Pd ci siano più organizzazioni la cui esistenza separata non ha più alcuna ragione di essere nemmeno per i propri militanti – anche grazie al rifiuto di qualunque relazione alla propria sinistra teorizzata e praticata da Renzi - e soprattutto se ci potessimo risparmiare che le forze che abbandonano il Pd, pensino di potere mettere sé stesse al centro di processi unitari (ogni riferimento a Civati non è casuale) sarebbe già un piccolissimo passo in avanti. Un’opera di semplificazione e di igiene politica utile a farsi intendere e capire. Forse non basterà un convegno per ottenere questo risultato, ma cominciare a parlarsi chiaro sarebbe utile.
Ma soprattutto per conquistare nuove forze, quelle dell’astensionismo per esempio, quelle della sinistra diffusa fortemente politicizzata ma non partitica, vi è bisogno di una nuova elaborazione programmatica, di sperimentazioni organizzative all’insegna della democrazia deliberativa, di nuovi linguaggi. Una vera ricerca intellettuale e pratica ci sta davanti. Eppure le non molte forze che lo potrebbero fare, anziché unirsi si suddividono ulteriormente. Ovunque nascono gruppi di studio, centri di elaborazione programmatica, gruppi di lavoro. Che non si parlano tra di loro e neppure competono in una sana produttività intellettuale. Semplicemente o si pestano i piedi o si attribuiscono la palma dell’heri dicebamus. Su questo terreno non ha neppure senso una separazione di ricerca fra chi lavora prevalentemente alla coalizione sociale e chi a un nuovo soggetto politico, essendo i temi gli stessi, mentre ciò che è diverso è il ruolo che le due differenti dimensioni giocano in rapporto a quelle tematiche. E’ troppo chiedere di unificare, almeno tendenzialmente, i “pensatoi” secondo linee di ricerca condivise? Almeno, se distinzioni restassero – e certamente ne resterebbero -, avrebbero il pregio della chiarezza.
Probabilmente nei prossimi mesi, se non settimane, verranno al pettine diverse questioni che potrebbero essere oggetto di nuove battaglie referendarie. Dalla legge elettorale, alle controriforme costituzionali, dalle leggi neoliberiste sul lavoro a quelle che distruggono stato sociale, scuola e beni comuni. Il governo è stato iperattivo su questi fronti. Questo “merito” a Renzi bisogna riconoscerglielo. Naturalmente bisognerà discutere, ad esempio sui contenuti e la forma dei quesiti da sottoporre ai cittadini – con intensità ma con calma. La fretta – ce lo insegna la nostra storia – in questi campi è matrice di sconfitte, a volte anche banali.
Ma in ogni caso si apre una possibilità imperdibile. Si possono unire temi istituzionali, quindi prettamente politici, con grandi tematiche sociali per cui battersi con le armi della mobilitazione di massa e della democrazia diretta, l’unica cosa che può veramente fondere, senza confondere, il terreno politico con quello sociale. Se accompagnamo questo con l’intensificazione di un internazionalismo europeista concreto, fatto non solo di parole d’ordine ma di connessioni materiali, e della ripresa di una lotta per la pace che i nuovi venti di guerra (da qualche parte del mondo è già da tempo burrasca piena) che spirano a Sud e a Est del nostro vecchio continente, forse ce la facciamo a tracciare una nostra strada originale, sia per dare continuità ai movimenti sociali, sia per rinnovare profondamente il sindacato, sia per fondare un soggetto politico nuovo della sinistra.
In conclusione: restiamo pure tristi , se non altro perché l’età ci fa avvertiti, ma non abbandoniamo tenacia e intelligenza.
- See more at: http://fondazionepintor.net/politica/gianni/intelligenza/#sthash.JeUmmpWS.dpuf
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mentre l’Europa si preoccupa delle zucchine…
Il fascino indiscreto del putinismo
di Nicolò Migheli
By sardegnasoprattutto / 28 maggio 2015/ Società & Politica/
Adam Michinik giornalista dissidente e cofondatore di Solidarność, ha definito l’elezione di Andrzej Duda presidente della Polonia una marcia di velluto verso la dittatura. L’eterna austerità europea sta producendo patologie che sanno tanto di fascismo 2.0. A Bruxelles sono attenti ai conti, se ne lavano le mani della emergenza biblica dei migranti, deliberano sul diametro della zucchina; non intervengono minimamente per bloccare il populismo di destra che colonizza l’immaginario degli europei.
Sono lontani i tempi quando nel 1994 il vicepremier belga Di Rupo, si rifiutò di stringere la mano del ministro del primo governo Berlusconi Tatarella per il suo passato nel Msi. Anni in cui la prima condizione per aderire alla UE erano gli standard di democrazia. Ora tutto questo pare non esista più. L’Ungheria da anni è governata da Viktor Orbán con politiche revansciste e di discriminazione nei confronti dei Rom. Jean Claude Juncker presidente della Commissione europea, il 22 maggio lo ha accolto chiamandolo scherzosamente dittatore.
Questo perché il premier ungherese ha proposto che si apra un dibattito sulla reintroduzione della pena di morte. Secondo Orbán ogni paese europeo dovrebbe scegliere come meglio comportarsi. La UE sollevando gli occhi dai bilanci, per una volta, ha riaffermato che l’abolizione della pena capitale è prerequisito essenziale per stare in Europa. Da esserne sorpresi. Le istituzioni europee finanziano a fondo perduto l’Ucraina dove in posti di governo seggono dei nazisti dichiarati, ma si rifiutano di ridiscutere il prestito greco. Per la politica europea, dominata dalla destra economica da oltre dieci anni, il pericolo non sono i fascismi risorgenti ma movimenti come Syritza e Podemos.
cenabara, venerdì, 29 maggio, de maju 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: 22° apporto Crenos sull’economia della Sardegna. Oggi, venerdì 29 la presentazione all’Università di Cagliari – Università della Sardegna.
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con gli occhiali di Piero…
- Su Aladinpensiero il 28 maggio dell’anno scorso. Ricordando la strage, a tutt’oggi impunita, di piazza della Loggia a Brescia.
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IAN FLEMING, l’inventore di James Bond, nato il 28 Maggio 1908, soldato, arruolato nel Servizio Informazioni della Marina Britannica, giornalista famoso, pubblica nel 1952 la prima storia con il suo personaggio “Casino Royale“, e a nessuno gliene fregò nulla. Ma nel 1962 James Bond appare sullo schermo con “Licenza di uccidere” e subito diventa grande, più grande del suo stesso autore, come accade solamente nella grande letteratura e nel grande teatro.
Fleming (da non confondere con Alexander, inventore della penicillina) muore a Canterbury il 12 agosto 1964 a soli 56 anni. Diceva di sè “Ho sempre fumato, bevuto ed amato troppo. In effetti ho vissuto non troppo a lungo, ma troppo”.
Oggi. Giovedì, giobia, 28 maggio, maju 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: 22° apporto Crenos sull’economia della Sardegna. Domani, venerdì 29, la presentazione all’Università di Cagliari – Università della Sardegna.
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con la lampada di aladin… sulle origini
Gli storici fanno discendere Aladinpensiero dalle seguenti pubblicazioni in sequenza temporale: 1) Gulp! (Anno I, n. 1, 1° ottobre 1967, vedasi foto copertina); 2) Scuola Popolare dei Lavoratori (1972); 3) Cittàquartiere; 4) Cittàquartiere nuova-serie (1986)… fino appunto a 5) Aladin-Aladinpensiero-Aladinews (marzo 2012). A destra la copertina (in ciclostile) del n. 2 di Gulp! (Anno I) del novembre 1967-
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Sotto: gli ultimi due Gulp ciclostilati (Anno II 1968, n.1 e n.2).
https://www.aladinpensiero.it/?p=76735
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Ed ecco il primo Gulp a stampa tipografica: Anno II n.3, dicembre 1968 (stampato per le Edizioni Guido Fossataro Cagliari). Oggi è introvabile.
con gli occhiali di Piero…
LE NONNE
“…per il giornale femminile doveva scrivere un racconto di tre cartelle.
Pensava di scrivere col titolo ‘Il mondo è delle donne”. Scrisse e si accorse di aver scritto ‘Il mondo è delle nonne’. Delle nonne… Ci pensò un po’ e infine decise di lasciarlo: forse per caso aveva scoperto una cosa vera.”
Il mondo è delle nonne, di Piero Marcialis, in lavorazione.
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DON LORENZO MILANI
- Il priore di Barbiana e altro.Un anno fa su Aladinpensiero.
Oggi mercoledì 27 maggio, merculis 27 de maju 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU:
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con gli occhiali di Piero…
CONOSCERE CAGLIARI
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Apre domani alla Mediateca, via Mameli 164, alle 18,00 una mostra interessante per tutti i cagliaritani e per tutti quelli che di Cagliari vogliono saperne di più.
S’intitola PASSEGGIANDO PER LE VIE E LE PIAZZE DI CAGLIARI – Personaggi e vicende storiche nella toponomastica della città.
E’ organizzata dal Comitato di Cagliari dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e dalla Sezione Sardegna dell’Istituto Italiano dei Castelli.
Cito dalla presentazione: “Cagliari era una città fortificata. I Pisani costruirono il loro borgo, il Castello… Nel periodo aragonese, tutti i quartieri attorno al Castello, Stampace, Villanova, La Pola (La Marina) erano cinti di mura; il porto era protetto da una poderosa palizzata con un accesso presidiato. (..) Castello era in quartiere direzionale-amministrativo con gli edifici pubblici e le sole residenze di coloro che amministravano la città… Un decreto del 1866 cancellò Cagliari dalle città piazzaforte… fu il via libera per uscire finalmente fuori dalle mura … Prese il via un veloce e inarrestabile sviluppo urbano che in breve tempo, tra fine ’800 e primi ’900 portò ad estendere in tutte le direzioni gli antichi quartieri…”
La mostra presenta un catalogo e un DVD con la voce della bravissima attrice Isella Orchis. Resterà aperta fino al 14 giugno.
Aladin
STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE SOCIO-CULTURALE ALADIN
art. 1 - COSTITUZIONE
Con la denominazione “ALADIN” viene costituita una associazione ai sensi dell’art. 36 del Codice Civile. Fini e metodi dell’associazione sono quelli enunciati nel presente Statuto. (…)
art. 2 – FINALITA’
L’Associazione, senza finalità speculative, si propone i seguenti scopi:
a) promuovere e gestire, direttamente e anche indirettamente, iniziative editoriali e di informazione in generale, di diffusione delle notizie e delle informazioni, di comunicazione privata e/o istituzionale, sia di pubblico e generale interesse, che di interesse settoriale o specialistico, attraverso la stampa e ogni altro mezzo di diffusione delle idee, compresi i mezzi tecnologicamente più avanzati;
b) promuovere e gestire iniziative complementari, studi, seminari, convegni, attività culturali e in genere, sia in connessione con le attività previste al punto a), sia con valenza propria, sui temi attinenti direttamente e indirettamente gli scopi sociali;
c) favorire e gestire anche direttamente corsi di formazione professionale, di aggiornamento, di perfezionamento, di specializzazione degli operatori comunque impegnati nelle attività di cui al punto a) o altre attività, anche con modalità e metodologie e-learning;
d) promuovere e gestire circoli culturali, centri sociali o di aggregazione sociale, librerie, centri di studio e documentazione, centri di informazione per i giovani, per le categorie sociali svantaggiate, per la promozione della cultura imprenditoriale, per la promozione e per la gestione di fondi comunitari,
e) produrre, acquistare, vendere, distribuire e diffondere pubblicazioni e audiovisivi (libri, riviste, giornali, film, documentari, cinegiornali, etc.), di interesse sociale;
f) svolgere qualunque altra attività connessa ed affine a quelle sopra elencate, nonché compiere tutti gli atti e concludere tutte le operazioni contrattuali, anche di carattere immobiliare, necessarie o attinenti, direttamente o indirettamente, agli stessi.
Con riferimento a tutte le attività sopra elencate la missione dell’associazione si indirizzerà particolarmente:
1) all’impegno per lo sviluppo sociale, culturale ed economico della Sardegna, specie per il suo ruolo attuale e rafforzato nell’ambito dell’Unione Europea e della cooperazione internazionale con specifico riferimento ai paesi del Mediterraneo;
2) a favorire le relazioni di pace e cooperazione tra i popoli, con riferimento particolare anche se non esclusivo, a quelli dei paesi mediterranei.
L’associazione curerà la promozione e l’attuazione dei programmi dell’Unione Europea, con specifico riferimento a quelli sostenuti dai fondi strutturali gestiti dalla Regione Autonoma della Sardegna e dalle altre Regioni e Amministrazioni pubbliche o da quelli di diretta gestione comunitaria. A questo scopo potrà effettuare attività di consulenza a organismi pubblici e privati e gestire direttamente e/o collaborare alla progettazione e/o gestione di programmi comunitari. Tali possibili interventi potranno riguardare anche programmi di altre Amministrazioni pubbliche e/o entità private.
Per il raggiungimento degli scopi suesposti e per la pratica realizzazione delle attività necessarie, la società potrà avvalersi della collaborazione di enti pubblici e di privati e a tali fini stipulare apposite convenzioni.
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- Lo Statuto integrale
Oggi martedì 26 maggio, martis 26 de maju 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: 22° apporto Crenos sull’economia della Sardegna. Venerdì 29 la presentazione all’Università di Cagliari – Università della Sardegna.
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Di ritorno
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La Giunta regionale ha preso atto della nuova versione del POR FESR, che ha una dotazione finanziaria di circa 931 milioni di euro per il periodo 2014-2020
(Dalla Regione Autonoma della Sardegna) Rush finale per il POR FESR 2014-2020
Rush finale per il POR FESR 2014-2020, che verrà presentato formalmente in questi giorni alla Commissione europea, per poter avviare il negoziato conclusivo e approvare il Documento entro l’estate 2015. [Precedente informazione su Aladinews]
La Giunta regionale ha preso atto, nella Deliberazione del 12 maggio, della nuova versione del POR FESR, che ha una dotazione finanziaria di 930.979.082,00 euro per il periodo 2014-2020. Risorse che contribuiranno alla realizzazione della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. - segue -