Monthly Archives: maggio 2015
con gli occhiali di Piero…
4 Maggio, sa torrada ‘e Sant’Efis, nel ’49 la tragedia di Superga, nel ’70 la polizia negli Stati Uniti spara contro gli student che manifestano riguardo al Vietnam (l’abbiamo imparata la democrazia, no?). Su Aladin pensiero, giusto un anno fa.
… e ancora su Aladinpensiero.
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PROPOSITI DELLA FIGLIA DI IORIO
Tutta di nero mi voglio vestire
per far contenti Angelino e Matteo,
tutta di nero mi voglio vestire
come un fascista del ’22,
voglio bruciare, sfasciare e inveire,
tanto nessuno mi può fermare,
ho la licenza e ho il benestare
di chi governa col malaffare.
“Opus Sectile” romano
Oggi 4 maggio 2015, lunedì, lunis
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Torra sant’Efis
Oggi 3 maggio 2015, domenica, dominigu
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Passa sant’Efis
Con gli occhiali di Piero…
Non veniteci a raccontare quanto hanno sfasciato, quanto hanno bruciato, quanto sono feroci e maleducati. Non diteci che sono imprendibili e altre stupidate.
Diteci se e quanti ne hanno arrestati, chi sono, come si chiamano, da quale fogna vengono, chi li veste e chi li paga, quanti ne hanno processato, quanti ne hanno condannato e quanti saranno messi in una lista di stretta sorveglianza.
Se no penseremo che fanno comodo.
Leonardo da Vinci
Anniversario: Il 2 maggio 1519 moriva Leonardo da Vinci, ad Amboise, in Francia.
Dicono (i francesi) che sul letto di morte, in presenza del re Francesco I, abbia fatto dono al sovrano delle opere che aveva portato con sè, tra le quali la famosissima Gioconda, la Vergine delle Rocce, S. Anna, Maria e il Bambino e altre ancora.
La sua tomba fu profanata durante le guerre di religione tra cattolici e ugonotti.
Un cenotafio in S. Croce di Firenze, lo nomina comunque, tra le glorie italiane.
Oggi 2 maggio 2015, sabato, sabudu
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Passa sant’Efis
Per la Sardegna nostra patria
Le feste nazionali vorrebbero essere un momento di unità del popolo ma quasi mai lo sono. Il 14 Luglio è rifiutato ancora oggi da una minoranza consistente di francesi che si rifanno alla Vandea e alla controrivoluzione. La commissione incaricata di scegliere una data simbolo da far diventare sa Die de sa Sardigna discusse molto. C’era chi proponeva il 30 giugno in ricordo della battaglia di Sanluri del 1409, data in cui la Sardegna perse la propria indipendenza.
Altri il 14 aprile quando ad Uras nel 1470 i sardi sconfissero per l’ultima volta gli aragonesi. Alla fine venne scelto il 28 aprile pur consapevoli che quel giorno portava con sé molte ambiguità. La Sarda Rivoluzione non ha mai avuto una buona pubblicistica. La cacciata del viceré Balbiano e della sua corte, venne letta da sempre come un fatto episodico; una ribellione dei nobili e dei borghesi per poter accedere alle cariche alte dell’amministrazione regia. Fin dagli inizi lo storico savoiardo Manno pose l’accento su chi aveva chiesto il perdono al re.
Ancora oggi, per alcuni, il tema è il tradimento di cui fu oggetto Giovanni Maria Angioy. Quell’episodio diventa il racconto della subalternità accettata. Un destino voluto che dovrebbe precludere qualsiasi autodeterminazione. Non viene ricordato che fu quella rivoluzione a determinare l’ingresso della Sardegna nella modernità; che fu l’unica rivoluzione europea, benché ispirata dall’illuminismo, a non essere stata promossa dai francesi al contrario del ‘99 napoletano. L’ostilità a quella data è ancor più forte in certa sinistra sarda che dovrebbe rivendicarla come sua. La rifiuta perché quel giorno è della Sardegna, ed ogni riferimento alla nazione dei sardi viene visto come pericoloso. Nazione come sciovinismo, come leghismo.
Si cita Antonio Gramsci ma si è segnati dal leninismo centralista riletto da Togliatti. Salvo poi impegnarsi per le cause di patrie altrui purché siano terzomondiste e antimperialiste. Un’ostilità che rasenta il pretestuoso. Un retroterra culturale che in maniera non esplicita anima la riforma della Costituzione voluta da Renzi. Il 25 aprile su Rai 1 Fabio Fazio ha ricordato la Liberazione. In quella trasmissione nessun cenno alle 4 Giornate di Napoli liberata dai suoi abitanti e non dagli alleati. Nessun riferimento alle repubbliche partigiane del nord d’Italia.
Un’attenzione a nascondere ogni possibilità di autogoverno realizzato che contrasti con le spinte all’abolizione delle autonomie. Un racconto che diventa fondante per il Partito della Nazione, quella italiana però. Quest’anno sa Die de sa Sardigna correva il rischio di vedere la Regione latitante. Solo l’insistenza dell’assessorato competente con un finanziamento esiguo e all’ultimo momento, ha evitato alla massima istituzione dei sardi la vergogna dell’assenza. Sa Die la giunta l’ha voluta dedicare al cibo, il Consiglio Regionale nella seduta solenne ha trattato di scorie nucleari.
Temi importanti per carità, ma che avrebbero trovato giusta collocazione in tante altre occasioni. Uno spostamento che nasconde il timore di affrontare le vere domande che pone il 28 aprile: siamo nazione? Chi è la nostra patria, l’Italia o la Sardegna? Visto che fino al 1847 abbiamo avuto storie differenti, quando gli interessi tra Italia e Sardegna divergono, quali debbono prevalere? La sera del 29 ottobre 1922 chiuso il congresso di Nuoro del Psd’A, si tenne una riunione drammatica. Quella sera un gruppo ristretto di dirigenti del partito si trovò a decidere se si dovesse resistere con le armi alla Marcia su Roma dei fascisti.
Era in ballo se si dovesse “fare come in Irlanda” e battersi per la Sardegna, o cominciare una lotta antifascista per liberare l’Italia. Vinse la seconda posizione, quella sostenuta dai dirigenti in gran parte ex ufficiali dell’esercito educati nella scuola italiana, rispetto al sentimento prevalente nel partito più vicino all’indipendentismo. La notizia dell’incarico di formare il governo dato dal re a Mussolini, fece cadere l’opzione militare. Questo dopo un congresso che aveva visto la più grande manifestazione antifascista dell’epoca in Sardegna.
Allora come oggi, quale è la patria dei sardi? I festeggiamenti di quest’anno hanno visto una messa solenne celebrata nella cattedrale di Cagliari davanti a una moltitudine di cittadini presenti. L’arcivescovo Arrigo Miglio nella compieta ha letto una preghiera dove si diceva “Preghiamo […] per la Sardegna nostra patria”. Era dal 1847 che in quella chiesa non veniva pronunciata quella parola rivolta alla Sardegna. Un segno forte che rimarrà negli anni a venire. La Chiesa, come spesso accade, fa affermazioni che la politica pavida teme. Quelle brevi parole tentano di inserire l’episcopato sardo sulle orme di quello irlandese, basco e catalano. Non è poco. Questo 28 aprile è stato riempito di segni di speranza.
La notizia del disimpegno della Regione ha mosso i cittadini e le associazioni. Molte iniziative, convegni, incontri nelle scuole ed infine le Barchette e sa Die in Tundu. Migliaia di sardi si sono trovati nell’isola e nel mondo a fare cerchi e a ballare. Migliaia di sardi hanno fatto barchette di carta da donarsi reciprocamente. In quelle barchette metaforicamente ci si metteva tutto quello che non va: furto di terre, scandali, inquinamenti, disoccupazione, abbandoni ed imposizioni varie. Sono stati atti in cui l’appartenenza ha superato l’identità. Sardi di nascita e sardi per scelta che condividono una presa di coscienza sul destino di un popolo e della sua terra.
Una dimostrazione che sa Die è entrata nel cuore. La politica dei partiti italiani come sempre non ha capito o non ha voluto capire, una parte della società sì. Non è un problema. Parafrasando Mitterand, la politique suivra.
* L’articolo di Nicolò Migheli viene pubblicato anche sui siti di FondazioneSardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra, SardegnaSoprattutto.
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Oi passara Efis!
1° maggio Festa dei lavoratori e del lavoro che deve essere un diritto per tutti!
SANT’EFISIO
Oggi a Cagliari tutta la Sardegna, costumi, carri, cavalli, migliaia di sardi precedono e seguono il cocchio del santo martire. Efisio, figlio di Alessandra e Cristoforo, nato ad Elia (forse Gerusalemme), bello, è notato ad Antiochia dall’imperatore Diocleziano. Viene messo a capo di una spedizione contro i cristiani, ma a Trani nelle Puglie (altri dicono in Calabria) cade da cavallo, come S.Paolo, e vede la croce santa, il cui segno gli resta miracolosamente impresso nella mano. Si converte e si battezza. Giunto in Sardegna, per la sua fede é perseguitato dal preside Giulsio, rifiuta di abiurare e di adorare gli dei pagani, viene imprigionato a Cagliari, torturato e infine decapitato a Nora. E’ l’epoca in cui ci si fa ammazzare per le proprie idee e non si conoscono le larghe intese.
Nel 430, sopra la sua prigione, si edifica una primitiva chiesa.
1088 i Pisani portano le sue reliquie a Pisa.
1102 gli viene consacrata la chiesa di Nora
1124 Papa Callisto III gli consacra un altare nel duomo di Pisa.
1538 Papa Paolo III costituisce la confraternita di S.Efisio a Stampace.
1656 finisce la peste a Cagliari.
Da allora tutti gli anni il 1° maggio, per voto, una processione immensa accompagna il santo dalla sua prigione a Stampace fino a Nora.
Unica eccezione nel 1794, anno della rivolta, la processione si sposta al 1° giugno.
Il 1° maggio 1943, sotto i bombardamenti, un piccolo gruppo adempie il voto con il santo collocato non nel suo cocchio ma sopra un furgoncino. Nella sua povertà è la più commovente edizione della sagra. Ecco il filmato su SardegnaDigitalLibrary
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La storia poteva essere diversa?
A volte mi capita di pensare che nel 1793 Sant’Efis fece un miracolo contrario, se invece di ascoltare le preghiere dei Savoia, si fosse distratto fino a permettere lo sbarco dei rivoluzionari francesi la nostra storia sarebbe stata differente. Buon Sant’Efis comunque e buon Primo Maggio a chi il lavoro ce l’ha, ma soprattutto a chi lo cerca. (n.mig.)
- Immagine tratta dal sito della mediateca del comune di Cagliari
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- L’Alternos di quest’anno
Matteo Lecis Cocco-Ortu: “A Sant’Efisio chiederei di aiutare Cagliari a sentirsi più comunità, abbandonando invidie e gelosie per costruire tutti insieme una città in cui vivere meglio insieme e in cui, in particolare i giovani, coltivino la speranza del proprio futuro a cui guardare con fiducia tutti insieme. Credo che la peste di oggi siano l’egoismo e l’individualismo.”
Oggi alle 8 con la vestizione nella sagrestia della chiesa di San Michele in via Ospedale è iniziata ufficialmente la giornata dell’Alternos, con l’investitura per mano del sindaco Massimo Zedda a rappresentare la città nello scioglimento del voto. Per la 359 volta. #alternos #santefisio #cagliari #attesa #emozione
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Oggi venerdì Primo maggio, cenabara de su primu de maju, 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Passa sant’Efis
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Il cammino dei lavoratori: “Il quarto stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1901.
L’Artista, come ogni buon socialista delle origini, credeva nella funzione pedagogica dell’Arte. Per questo, secondo i canoni del “Realismo” e la tecnica del Divisionismo, egli si ispira alle manifestazioni dei lavoratori e rappresenta figure vere, come la donna col bimbo in primo piano (sua moglie Teresa) e i due uomini che sembrano guidare il corteo, operai di Volpedo, suo paese d’origine. Sono personaggi della realtà operaia e contadina anche le tante figure in secondo piano che procedono verso lo spettatore e che, nonostante la disposizione “parattatica” e il colore smorzato (ocra/verde-terra dominante, con qualche inserto rosso scuro), suggeriscono l’idea di un cammino-progresso inarrestabile delle masse lavoratrici. Niente bandiere o vessilli: solo la forza del movimento.