Monthly Archives: aprile 2015

Oggi mercoledì, merculis, 15 aprile 2015

aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU:
- La nuova programmazione Enpi
———————————————————————————————-
ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413
——————————————————————————————

“Parole simboli narrazioni tra scritture e neuroscienze”. Domani: “Tra passato e presente, il mistero dei ricordi”

scienze e narrazioni“Parole simboli narrazioni tra scritture e neuroscienze” è il
titolo dell’iniziativa promossa dalla Biblioteca provinciale
nell’ambito della promozione alla lettura con particolare
attenzione, in questo caso, ai rapporti tra letterature e
scienze, e supportata, come partner, dalle associazioni “Scienza-società-scienza”, “Il teatro del segno” e “Appariscienza”.

Mercoledì 15 aprile alle ore 18 nella sala “Giovanni Lilliu” della biblioteca provinciale situata in cima al parco di Monte Claro (ingresso in auto da via Romagna, angolo viale Ciusa, vecchio ingresso dell’ospedale psichiatrico) si svolgerà il settimo dei dieci incontri previsti in “Parole simboli narrazioni tra scritture e neuroscienze”.

Lo scrittore e storico Luciano Marrocu e il neuroscienziato Alberto Oliverio affronteranno il tema “Tra passato e presente, il mistero dei ricordi

con gli occhiali di Piero…

Uras-la-battaglia
GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413GIORNATE STRANE
Ci sono giornate strane, come calamite di eventi.
Prendete il 14 aprile.
1470 Battaglia di Uras, uno degli scontri più cruenti tra sardi e aragonesi.
1561 il cielo di Norimberga è attraversato da oggetti volanti.
1865 Abramo Lincoln cade vittima di un attentato.
1912 il Titanic urta contro un iceberg.
1930 Majakovskij si uccide con un colpo di pistola al cuore.
Eccetera… eccetera…
——————————————

oggi martedì, martis, 14 aprile 2015

aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Cineteca sarda.
———————————————————————————————-
ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413
——————————————————————————————

Sa die de sa Sardigna 2015. Ecco il programma della Regione. Che dire? Che fare?

logo-sa-die-F-Figari-300x173Pubblicata la delibera sul sito della RAS
———————————————————————————
DELIBERAZIONE N. 14/21 DEL 8.4.2015
Oggetto: Programma attività 2015 “Sa Die de sa Sardinia” e attività collaterali.
L’Assessore della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport ricorda che la legge regionale 14 settembre 1993, n. 44, istituisce la Giornata del popolo sardo, “Sa Die de sa Sardinia” e osserva come, negli ultimi dieci anni, tale ricorrenza sia stata celebrata con manifestazioni, giornate di studio, momenti di incontro e di festa con la popolazione dell’intera isola, incentrati prevalentemente su argomenti di attualità di particolare rilievo, individuati di anno in anno dalla Giunta regionale, mostrando una Sardegna capace di rispondere alle sfide, alle problematiche e alle sollecitazioni della società contemporanea, forte dei valori positivi della propria tradizione storica, culturale e politica. Nella considerazione, prosegue l’Assessore, che nel 2015 si svolgerà in Italia l’Esposizione Universale, che per tutta la sua durata richiamerà l’attenzione e la riflessione del mondo intero sui temi cui è dedicata, l’alimentazione, la nutrizione e la produzione del cibo “nella sua doppia accezione di valorizzazione delle tradizioni culturali e di ricerca di nuove applicazioni tecnologiche”, “Sa Die de sa Sardinia” 2015 potrebbe costituire per la nostra Regione un’ulteriore occasione per trattare tali tematiche anche attraverso la presentazione ”fisica e documentale” di particolari aspetti della nostra tradizione che nel tempo hanno contribuito a caratterizzare in maniera fortemente identitaria le nostre comunità. Per questi motivi, l’Assessore propone come tema per “Sa Die de sa Sardinia” 2015 “Sardigna, terra saliosa. Contivigiala cun sentidu / Sardegna, terra fertile. Curala con amore”, per sottolineare come, oggi, le specificità e i prodotti della nostra terra, se sostenuti da scelte politiche ed economiche consapevoli e mirate, specie se associate all’uso di tecnologie moderne e innovative, possono essere salvaguardati e tramandati mantenendo intatto il loro portato storico, simbolico e culturale. Il programma delle iniziative su queste tematiche potrebbe prevedere proiezioni di film, dibattiti e rassegne letterarie, anche accompagnati da presentazione di prodotti agroalimentari, in occasione dei quali distribuire materiali informativi e promozionali, anche in lingua sarda, appositamente concepiti o tradotti. In presenza di adeguata copertura finanziaria, altre iniziative e approfondimenti sul tema proposto per “Sa Die de sa Sardinia” 2015 potranno essere realizzati a cura di enti locali ed associazioni in diversi centri dell’isola e, fuori dall’isola, dai circoli degli emigrati.
Anche le istituzioni scolastiche, come nelle passate edizioni, potranno proporre e realizzare sul tema progetti didattici e formativi. L’Assessore propone che le celebrazioni di “Sa Die de sa Sardinia” 2015 possano indicativamente articolarsi secondo il seguente programma di massima:
- segue -

Caravaggio

LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO - CaravaggioEd ecco, invece, la “Caduta” più famosa… (sempre di Saulo-Paolo, sempre di Caravaggio), quella della Cappella Cerasi di S.Maria del Popolo, a Roma.
Non ci crederete ma qualche problema ci fu anche per questa: per esempio, si domandarono i committenti, “perchè tanta importanza al cavallo, che occupa quasi tutto lo spazio visivo ? E lo scorcio prospettico del santo, non sarà troppo audace ?”. Credo, però, che alla seconda, il Caravaggio abbia detto, più o meno : “Adesso basta. O la prendete così o ciccia”. La presero. (Per fortuna).
(licialisei).
————————————–

Caravaggio

Caravaggio OdescalchiCaravaggio poco conosciuto: “Saulo sulla via di Damasco”. Fu la prima versione del dipinto sul tema “La caduta da cavallo di S.Paolo”, conservato nella Cappella Cerasi di S.Maria del Popolo, molto più conosciuto e apprezzato. Perchè fu ritenuto “non idoneo” dal punto di vista iconografico? Per l’immagine troppo umana di Gesù discendente in volo dall’alto, sorretto da un Angelo. Oggi possiamo dire, senza paura di sbagliare, che è un capolavoro anche questo, seppure molto più teatrale e formalmente “complicato” del successivo.

Alcune informazioni dalla rete
IL CARAVAGGIO ODESCALCHI (per quanti si trovassero a Roma venerdì 17 aprile e non solo). – segue -

Arabia esaudita. Diario semiserio di un viaggio pre-Isis

CARLA DEPLANO ALADINdi Carla Deplano

URBANISTICA, ARCHITETTURA, WAY OF LIFE

Dubai e Abu Dhabi assomigliano alle città di Ming di Flash Gordon, Metropolis, Dune e Blade Runner. Le navi sembrano grattacieli e città, e i grattacieli sembrano delle vele, ovvero siluri, supposte, cetrioli, pannocchie, verghe, mazze e macinapepe. Il più alto del mondo, il Burj Khalifa, misura 828 metri … per la serie: gli Arabi ce l’hanno più degli Americani!
Le isole, rigorosamente artificiali, sono a forma di palma e di mondo. Per quanto riguarda quest’ultima lottizzazione, The Word, costituita da trecento isole coi rispettivi continenti, si dice che Berlusconi abbia espresso l’intenzione di acquistare quella a forma di Italia per giocare a farci il Presidente e trasferirci il suo harem di minorenni senza inutili scocciature burocratiche.

In cantiere la nuova Hollywood in versione triplicata rispetto a quella americana; una Disneyland quattro volte più grande dell’originale; un Jurassik Pork con allosauri, stegosauri e minchiosauri alti 100 metri oltre ad un tirannosauro riportato in vita col sangue prelevato da una zanzara fossile racchiusa nell’ambra; una città dedicata a tutti i supereroi eccezion fatta per Wonderwoman, a meno che non si decida a indossare il burqa.

Dubai mar 13 copia
- segue -

Oggi, lunedì, lunis, 13 aprile 2015

aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Oggi Media e diritto all’informazione.
———————————————————————————————-
ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413
——————————————————————————————

Di battito. DUN, dun, dun … il governo ribusserà alle nostre porte

chi SCdi Salvatore Cubeddu*

La notizia è che il ministro Gian Luca Galletti seguirà per il DUN (Deposito Uunico per il Nucleare) la procedura amministrativa. Certo, “terremo conto” della contrarietà della Sardegna, ma la questione rimane aperta. Criteri scientifici, non emotivi, indicheranno le scelte migliori. Se si troveranno dei volontari, bene, altrimenti una commissione interministeriale deciderà dove mandare le scorie. Tutto qui, ma è già tanto. Del resto è così anche per le servitù militari: credete che sia possibile fare la base di Teulada, “scientificamente“, altrettanto bene in Umbria? O in Piemonte? O in Puglia? E dove le trovate quelle terre libere, aggredibili dal mare, bombardabili dal cielo, occupabili da terra?

Ad ogni territorio il suo compito. L’Expo a Milano, le Olimpiadi a Roma, le immondezze in Sardegna, questa si chiama solidarietà “nazionale”. Le resistenze verranno aggirate estenuando l’attesa, illudendo i gonzi morti di fame, stancando isolando o colpendo gli irriducibili. E, fino a prova contraria, la Sardegna fa parte dell’Italia.

“Murrunzande” – mugugnando, protestando, a mala voglia, ma “sono cavoli vostri“!!! – ne riparleremo l’anno prossimo, se ancora vi resterà voglia e forza per battervi…
- SEGUE -

Tra sensi di colpa e realpolitik nel tempo del pensiero semplice

genocidio armeni 24 4 2015
di Nicolò Migheli
Il grido di papa Francesco sullo sterminio dei cristiani in Asia e Africa sembra destinato a rimanere inascoltato. Un’altra drammatica coincidenza con il 1915. Giusto nell’aprile di cent’anni fa cominciò nell’Impero Ottomano l’olocausto degli armeni. Centinaia di migliaia di persone crocefisse, uccise per mano dei turchi, le chiese rase al suolo, i cimiteri cancellati. Con loro i cristiani greci, siriaci, assiri, caldei, nestoriani e i più indifesi tra tutti: gli yazidi accusati di essere adoratori di Satana. Il ripetersi di quelle tragedie non sembra coinvolgere gli occidentali. La stessa sinistra e i movimenti pacifisti, muti e distratti.

Queste stragi non appartengono al paradigma dominante, non sono opera né dei sionisti né degli imperialisti anglo-americani-francesi, di conseguenza non esistono. Interessano solo alle destre che anelano al conflitto di civiltà. Dove è però la sinistra, quel pensiero politico che della difesa degli ultimi, dello schierarsi con ogni lotta di liberazione, aveva fatto la cifra del proprio impegno? Stare dalla parte di quei cristiani evidentemente non giova. Le ragioni sono molte. In questo tempo di pensiero semplice si tende ad equiparare il cristianesimo con il Vaticano e con il ruolo che le gerarchie cattoliche hanno nel favorire politiche conservatrici, specie sui diritti umani, in Italia ed in Europa. Posizione che dimentica o non sa, che molti dei cristiani uccisi e scacciati dalle loro terre non sono solo cattolici, molti appartengono a chiese autocefale molto antiche, nate dalle predicazioni apostoliche e che nulla hanno a che fare con Roma.

Nella memoria della sinistra terzomondista è presente il ricordo del cristianesimo come punta ideologica della penetrazione colonialista in America, Asia ed Africa; oppure il ruolo ambiguo giocato dalle gerarchie cattoliche nelle dittature sud americane. Posizioni che oggi sono poco utili nella interpretazione di quel che accade. Ad esempio in India i cristiani vengono discriminati perché predicano l’abolizione delle caste; i convertiti vengono dai dalit, gli intoccabili, gli ultimi degli ultimi.

Una religione di liberazione, secondo i dettati evangelici. Tutto ciò o non è conosciuto o è sovrastato del senso di colpa per quel che gli occidentali hanno fatto nel mondo. Nel caos mediorientale, le spiegazioni assumono altre chiavi di interpretazione. Ancora una volta i primi imputati sono i paesi occidentali e il loro ruolo nella destabilizzazione di Iraq e Siria, cosa vera peraltro. C’è questo ma non è tutto, come se fosse possibile che migliaia di combattenti, come quelli dell’Isis e delle centinaia di formazioni jihaidiste che riconoscono l’autorità del Califfo, siano agli ordini degli occidentali.

Ancora una volta una spiegazione semplice ad un fenomeno complesso. È evidente che il demone una volta uscito dalla giara agisce di vita propria. Benché oramai siano – lo saranno veramente?- ripudiati dai sauditi, essi sono l’emanazione della setta dei wahabiti che hanno permesso alla tribù dei Saud di conquistare la penisola araba e di diventare i custodi dei luoghi santi dell’Islam. La potenza finanziaria dei principi arabi viene usata per espandere il wahabitismo edificando moschee e formando imam radicali. La predicazione di questi imam tende a dividere il mondo tra musulmani e non. I cristiani vengono considerati i primi nemici insieme agli ebrei, definiti come crociati e da estirpare dalle terre in loro possesso.

Una visione così radicale non impedisce loro di avere rapporti con gli Usa e ai Sauditi di esserne fedeli alleati. Non sono soli però, agiscono in competizione con l’altra ala jihaidista, quella salafita dei Fratelli Musulmani che fanno riferimento al Qatar e alla Turchia. Questi usano il movimento fondato da al-Hasan al-Bannâ nel 1925 in Egitto e fuori legge in gran parte dei paesi islamici, per accrescere il proprio dominio. Un conflitto per il controllo della Umma sunnita. I cristiani orientali impauriti da queste interpretazioni messianiche, hanno preferito appoggiare governi dispotici come quelli del Baat iracheno-siriano, perché garantivano la libertà religiosa essendo laici.

Questo agli occhi dei fondamentalisti è una ulteriore colpa grave. I governi occidentali ricattati dalla finanza e dal petrolio saudita, impauriti dai teorici dello scontro di civiltà, ignorano il dramma. Lo considerano un affare interno, uno dei tanti eccidi che si compiono in quelle regioni. Realpolitik che sembra aver conquistato anche la sinistra. Nei giorni di Pasqua, nella periferia di Damasco, un campo di profughi palestinesi è stato conquistato dall’Isis al prezzo di centinaia di morti tra la popolazione civile e la decapitazione di alcuni combattenti. Anche quelle vittime non rispondono al paradigma dominante. Yarmouk non è Gaza.
———————————————
map Armenia
——————————————–
Pietro Kuciukian: i giusti tra gli ottomani

di Simone Zoppellaro (1)

Nel centenario del genocidio armeno, il fondatore della Foresta dei Giusti invita a riflettere sul legame tra mondo ebraico e mondo armeno e sul ruolo dei giusti ottomani, come strada per una riconciliazione possibile. Nostra intervista.

Pietro Kuciukian è Console Onorario della Repubblica di Armenia in Italia e fondatore, insieme a Gabriele Nissim, di Gariwo, la foresta dei Giusti, organizzazione che promuove a livello internazionale la conoscenza e l’interesse verso le figure dei giusti di tutti i genocidi. Figlio egli stesso di un sopravvissuto al genocidio armeno, salvato da un turco, Kuciukian è un raccoglitore e divulgatore instancabile di storie che hanno per protagonisti uomini capaci di sfidare il proprio interesse e la propria epoca in nome del bene.

Console Kuciukian, so che è appena tornato da un viaggio in Israele effettuato insieme all’organizzazione Gariwo. Come è andata?
Insieme a Gabriele Nissim siamo andati in Israele invitati dalla Open University of Israel di Ra’anana e da Yair Auron, che è uno storico che si interessa di genocidi, specialmente del genocidio armeno. Nissim ha parlato dei giardini dei giusti, che stiamo promuovendo ormai in tutto il mondo e che ricordano i giusti di tutti i genocidi, e io invece ho parlato dei giusti ottomani, ma anche dei giusti armeni che hanno salvato gli ebrei, e dei giusti ebrei che hanno salvato gli armeni. Dopo siamo andati a Neve Shalom dove abbiamo inaugurato un nuovo giardino, un giardino dei giusti per tutti i genocidi. Neve Shalom è una cittadina che è abitata sia da ebrei che da palestinesi.

A questo proposito, volevo chiederle del legame storico e culturale che c’è fra mondo ebraico e mondo armeno, anche alla luce della recente pubblicazione del volume Pro Armenia: voci ebraiche sul genocidio armeno a cura di Fluvio Cortese e Francesco Berti. Quale importanza ha questo legame e quale ruolo può avere nel vincere i negazionismi che esistono ancora oggi?

Sia gli ebrei che gli armeni sono da sempre minoranze con una vulnerabilità strutturale, e quindi sono sempre stati più o meno emarginati. Questo punto può avvicinare questi due popoli nei millenni della loro storia. All’epoca del genocidio, come si è visto nel libro Pro Armenia che ha ricordato, ci sono stati molti ebrei che hanno aiutato gli armeni. Io ne ho trovati altri, oltre a quelli del libro. I tre maggiori sono Lewis Einstein, André Mandelstam e Henry Morgenthau. Da parte mia, ho trovato il gruppo NILI, formato dalla famiglia Aaronsohn di Zichron Ya’akov, che è proprio il luogo dove questo gruppo di spie ha operato in favore degli inglesi. Da questa località loro hanno avuto la grande intuizione – siamo nella Palestina di fine ottocento – di allearsi da subito con gli arabi. Quindi loro auspicavano una nazione e uno stato di ebrei, arabi e armeni. Hanno scritto molto sulla questione del genocidio armeno perché lo hanno visto di persona. Sarah Aaronsohn è stata un’eroina: lei è andata da Zichron Ya’akov – questo villaggio che io ho visitato – fino a Costantinopoli, nel 1915, e ha visto quello che succedeva agli armeni. Che erano arrotati sotto i treni, buttati, uccisi e massacrati. Ne è rimasta così impressionata che ogni volta che suo fratello Aaron nominava gli armeni lei aveva una crisi nervosa. Questo gruppo mandava notizie agli inglesi ad Alessandria, aiutandoli a sconfiggere gli ottomani; erano quindi alleati con Lawrence d’Arabia e con gli arabi. Non tutti erano d’accordo, e cresceva la paura della persecuzione degli ebrei. E in effetti poi hanno cominciato a perseguitare gli ebrei, a deportarli da Giaffa e da Gerusalemme. Fortunatamente, la famiglia Aaronsohn è riuscita ad avere molto oro dagli inglesi con il quale è riuscita a pagare e a corrompere i locali, e quindi la deportazione si è arenata. Io ho tradotto un libro molto interessante di Anita Engle su questa famiglia: Spie all’ombra della mezzaluna, edito da Baldini Castoldi Dalai. Sarah è stata presa, torturata e ha avuto la possibilità, sfuggendo un attimo, di procurarsi un revolver e uccidersi. Si è suicidata per non parlare. La funzione di questo gruppo NILI è stata importante perché riusciva a dare notizie di quello che succedeva agli ebrei e al mondo intero. Se gli armeni avessero avuto un gruppo così, che avesse dato all’epoca notizie di quello che succedeva agli armeni, forse si sarebbe evitato il genocidio. Poi ne ho trovati altri. Raphael Lemkin, che è colui che ha inventato il termine “genocidio”, che era un ebreo anche lui e aveva assistito a un processo: il processo Tehlirian. Soghomon Tehlirian aveva ucciso Talaat Pascià, l’ex ministro degli Interni ottomano, a Berlino, nel ’21, ed era poi stato assolto nel successivo processo svoltosi in Germania. Lemkin è rimasto molto impressionato da questo fatto e ha cominciato a studiare questo “crimine di lesa umanità” – come si chiamava allora il genocidio degli armeni – fino ad arrivare nel 1944 a coniare il termine “genocidio” che nel 1948 è stato adottato dalle Nazioni Unite. Poi c’è stato David Sasson, che era un ebreo della Alliance Israélite Universelle di Mosul, dove vedeva arrivare queste carovane, questi uomini cenciosi e queste donne nude che morivano per strada. Ha raccolto dei soldi assieme a degli amici ebrei e ha cercato di aiutarli. C’è stato poi Franz Wefel, che è l’autore de I quaranta giorni del Mussa Dagh, un’epopea che ha per protagonisti i pochi armeni che si sono salvati su Mussa Dagh; questo libro è stato il più letto durante la resistenza nel Ghetto di Varsavia. Trovavano ispirazione in questo libro: ecco questa vicinanza fra armeni ed ebrei. Inoltre, durante la Seconda guerra mondiale, quando gli ebrei avevano paura dell’attacco nazista, si erano rifugiati sul monte Carmelo e avevano nominato il piano di salvataggio “piano Mussa Dagh”: e quindi è anche interessante questo connubio fra armeni e ebrei all’epoca del genocidio degli ebrei.
Sempre nell’epoca della Shoah, abbiamo ben ventiquattromila persone che hanno salvato ebrei, negli anni ’40, di varie nazioni: ucraini, francesi, ungheresi, austriaci, ma anche armeni. Sono personaggi che, ovviamente con grande difficoltà, sono riusciti a salvare molte vite. Per esempio a Lione nel ’42 c’era un ebreo, Tancmans, all’epoca in cui la polizia francese iniziava a fare razzia degli ebrei. Lui scappava e si è rifugiato in una panetteria. In questa panetteria c’era una giovane, una certa Berthe Hougassian di 16 anni, che lo ha protetto. L’ha protetto, poi l’ha detto anche ai genitori, che erano a loro volta scampati al genocidio degli armeni nel ’15, e quindi capivano la situazione. Questa famiglia tutta insieme lo ha protetto fino alla fine della guerra. Di casi così ce ne sono molti altri: non faccio un elenco perché sarebbe molto lungo. Comunque c’è questa vicinanza, direi, una vicinanza di perseguitati.

Il 24 aprile a Yerevan, a Istanbul e in tante altre città del mondo verrà ricordato il centenario del Genocidio armeno. Volevo chiederle la sua opinione sul significato storico di questo evento. Che cosa rappresenta questo centenario per gli armeni di oggi?
Prima di tutto direi che è una cosa molto strana. Perché se a distanza di cento anni ancora tutto il mondo – perché è in tutto il mondo che gli armeni si stanno organizzando – ricorda ancora, vuol dire che è stata una cosa molto forte nella comunità e nell’animo di tutti gli armeni. Ormai non sono più gli scampati, ma i figli degli scampati, i nipoti e i pronipoti. E questo perché? Perché la negazione della Turchia fino ad oggi non è altro che la continuazione del genocidio, e quindi noi armeni siamo stati continuamente genocidati negli ultimi cento anni. Purtroppo, molti eredi del governo dei Giovani turchi che ha fatto il Genocidio sono entrati nelle Turchia repubblicana di Kemal Atatürk. Non potevano negare se stessi; quattro sono diventati addirittura ministri all’epoca di Kemal. Però il kemalismo in questo momento sta un po’ tramontando: Erdoğan l’anno scorso ha fatto un tentativo per la prima volta di condoglianze verso gli armeni. E questo, secondo me, è già un segno positivo.

Cosa si può fare per vincere il negazionismo che grava ancora oggi sul Metz Yeghern?

Proprio ora sto ultimando un libro sui giusti ottomani, cioè le persone che all’epoca del genocidio hanno salvato gli armeni. E ne ho trovati molti, di questi salvatori. Perché, mi dirà, questo lavoro? I Giovani turchi e i loro eredi sono orgogliosi di quanto hanno fatto, perché attraverso l’eliminazione degli armeni e l’espulsione dei greci hanno costruito uno stato nazionale turco. Così, sono orgogliosi anche di quelle persone che hanno eliminato gli armeni, tant’è che Talaat Pascià e Enver hanno non so quante piazze e monumenti in Turchia dedicate a loro. Ora, facendo vedere ai turchi e al mondo intero che ci sono stati dei turchi che hanno salvato gli armeni, vorrei che questo orgoglio nazionale non fosse più riversato sui malvagi e i responsabili, ma su quelli che hanno salvato gli armeni nel genocidio. Inoltre i turchi, scoprendo quello che hanno fatto questi salvatori, vengono a conoscenza anche del genocidio. Il genocidio è conosciuto oggi dal 77% dei giovani in tutto il mondo e in Turchia dal 10%, che è già una cifra interessante per noi armeni. Perciò serve questa ricerca sui giusti ottomani; e serve anche agli armeni, perché gli armeni non devono pensare che tutti i turchi siano nemici. Queste due cose messe a confronto possono aprire una via per la riconciliazione.

(1) Osservatorio Balcani e Caucaso del 7 aprile 2015
——————–
* By sardegnasoprattutto/ 7 aprile 2015 / Società & Politica
** By sardegnasoprattutto/ 9 aprile 2015/ Culture

——————
- Genocidio Armeni

Parte (lentamente) il POR (Programma Operativo Regionale) del Fondo Sociale Europeo (FSE)

La Giunta si dà una mossa.
ragazzospolveraInfatti la Giunta regionale, con propria deliberazione n. 12/21 del 27.3.2015, ha:
− preso atto del testo definitivo del Programma Operativo Regionale Sardegna del FSE per il 2014/2020 approvato dalla Commissione con Decisione Comunitaria C(2014)10096 del 17.12.2014;
− approvato la composizione del Comitato di Sorveglianza, così come indicato nelle premesse della stessa delibera;
− incaricato l’Autorità di Gestione ad acquisire le designazioni degli organismi rappresentati nel Comitato di Sorveglianza;
− autorizzato l’emanazione di un Decreto del Presidente della Regione per la costituzione del Comitato di Sorveglianza;
− stabilito di provvedere alla informazione e divulgazione della presente deliberazione, garantendo quanto richiesto dal Regolamento (UE) 1303/2013 in materia di trasparenza e informazione;
- stabilito di trasmettere la deliberazione al Consiglio regionale ai sensi dell’articolo 16, comma 3 della legge regionale 30 giugno 2010, n. 13.
———————————————

Oggi domenica, dominigu, 12 aprile 2015

aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Domani Media e diritto all’informazione.
———————————————————————————————-
ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413
——————————————————————————————

Arminio

Foresta di Teutoburgo LLArminio LLArminio fu un principe tedesco della tribù germanica dei Cherusci e un irriducibile avversario dell’Impero Romano . E’ passato alla storia per aver sconfitto le legioni romane nella più grande disfatta che Roma abbia mai conosciuto, la battaglia di Teutoburgo del 9 d.C. . Pochi anni dopo quella battaglia venne pesantemente sconfitto da Germanico a Idistaviso . Il nome Arminio è il corrispondente latino del germanico Irmin o Armin e significa “il grande”. L’ulteriore variante del nome, ossia Hermann (“il grande guerriero”) venne utilizzata da Martin Lutero nel periodo della Controriforma per accentuare ulteriormente lo scontro con Roma. – segue –

Oggi sabato, sabudu, 11 aprile 2015

aladinewsGli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU:
———————————————————————————————-
ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413
——————————————————————————————