Monthly Archives: aprile 2015
SA DIE DE SA SARDIGNA DIMENTICATA
A pochi giorni dalla ricorrenza del 28 aprile, in extremis si cerca di “recuperare” Sa Die de sa Sardigna, prevedendo diverse iniziative nei quattro capoluoghi storici con un nutrito programma di eventi culturali. In realtà Pigliaru e la sua Giunta certificano l’interramento della Giornata del popolo sardo. Non solo e non tanto per l’esiguità dei finanziamenti previsti, o per l’improvvisazione e i ritardi, quanto perché si è smarrito il senso originario e autentico di Sa Die.
Istituita dal Consiglio regionale il 14 settembre 1993, come vera e propria Festa nazionale del popolo sardo, per ricordare la cacciata dei Piemontesi da Cagliari, nei primi anni di vita è stata caratterizzata da centinaia di iniziative, partecipate diffuse e ubiquitarie, in tutta l’Isola. Soprattutto nelle scuole. Con decine e decine di docenti, storici, giornalisti, esperti organizzati nel “Comitato pro sa Die” presieduto dal professor Giovanni Lilliu e nato dall’incontro di numerose Associazioni culturali, con la Fondazione Sardinia in prima fila.
Per anni, questa legione di studiosi è stata impegnata a “visitare” le scuole sarde, di ogni ordine e grado, per parlare e discutere con gli studenti di cultura, storia e lingua sarda: rigorosamente escluse dalla Scuola ufficiale. Probabilmente quest’opera iniziale di studio, ricerca, confronto, sensibilizzazione “ha spaventato soprattutto la politica”, come opportunamente ha scritto Vito Biolchini. Così la “Festa” da occasione di studio e di risveglio identitario si riduce nel tempo a rito formale e liturgia vuota. Con l’Amministrazione Soru viene annacquata e svuotata dei significati storici e simbolici più “eversivi”. La Giunta di Cappellacci la stravolge del tutto: viene addirittura dedicata alla Brigata Sassari! E oggi Pigliaru, la seppellisce definitivamente, sic et simpliciter.
E’ stato anche sostenuto che l’esaurimento della forza propulsiva di Sa Die sia da ricondurre alla “debolezza” dell’Evento del 28 aprile. Non sono d’accordo. Non si è trattato di “robetta”: magari di una semplice congiura ordita da un manipolo di borghesi giacobini, illuminati e illuministi, per cacciare qualche centinaio di piemontesi: come pure è stato scritto. A questa tesi, del resto ha risposto, con dovizia di dati, documenti e argomentazioni Girolamo Sotgiu. Non sospettabile di simpatie “nazionalitarie” il prestigioso storico sardo, gran conoscitore e studioso della Sardegna sabauda, polemizza garbatamente ma decisamente proprio con l’interpretazione data da storici filo sabaudi, come il Manno o l’Angius al 28 aprile, considerato alla stregua, appunto, di una congiura. “Simile interpretazione offusca – scrive Sotgiu – le componenti politiche e sociali e, bisogna aggiungere senza temere di usare questa parola «nazionali».
“Insistere sulla congiura – cito sempre lo storico sardo – potrebbe alimentare l’opinione sbagliata che l’insurrezione sia stato il risultato di un intrigo ordito da un gruppo di ambiziosi, i quali stimolati dagli errori del governo e dalle sollecitazioni che venivano dalla Francia, cercò di trascinare il popolo su un terreno che non era suo naturale”,
A parere di Sotgiu questo modo di concepire una vicenda complessa e ricca di suggestioni, non consente di cogliere il reale sviluppo dello scontro sociale e politico né di comprendere la carica rivoluzionaria che animava larghi strati della popolazione di Cagliari e dell’Isola nel momento in cui insorge contro coloro che avevano dominato da oltre 70 anni. Non fu quindi congiura o improvviso ribellismo: ad annotarlo è anche Tommaso Napoli, padre scolopio, vivace e popolaresco scrittore ma anche attento e attendibile testimone, che visse quelli avvenimenti in prima persona. Secondo il Napoli “l’avversione della «Nazione Sarda» – la chiama proprio così – contro i Piemontesi, cominciò da più di mezzo secolo, allorché cominciarono a riservare a sé tutti gli impieghi lucrosi, a violare i privilegi antichissimi concessi ai Sardi dai re d’Aragona, a promuovere alle migliori mitre soggetti di loro nazione lasciando ai nazionali solo i vescovadi di Ales, Bosa e Castelsardo, ossia Ampurias. L’arroganza e lo sprezzo – continua – con cui i Piemontesi trattavano i Sardi chiamandoli pezzenti, lordi, vigliacchi e altri simili irritanti epiteti e soprattutto l’usuale intercalare di Sardi molenti, vale a dire asinacci, inaspriva giornalmente gli animi e a poco a poco li alienava da questa nazione”.
Questo a livello storico: c’è poi il significato simbolico dell’evento: i Sardi dopo secoli di rassegnazione, di abitudine a curvare la schiena, di acquiescenza, di obbedienza, di asservimento e di inerzia, per troppo tempo usi a piegare il capo, subendo ogni genere di soprusi, umiliazioni, sfruttamento e sberleffi, con un moto di orgoglio nazionale e un colpo di reni, di dignità e di fierezza, si ribellano e alzano il capo, raddrizzano la schiena e dicono: basta! In nome dell’autonomia e dunque, per “essi meris in domu nostra”. E cacciano Piemontesi (con Nizzardi e Savoiardi), non per motivi etnici, ma perché rappresentano l’arroganza, la prepotenza e il potere. Sono infatti militari, funzionari, impiegati. Cagliari all’alba dell’800 contava 20.000 abitanti, la burocrazia e il potere piemontese 514 esponenti: più di uno per ogni 40 cagliaritani!
Al di là comunque di tutto questo e dello specifico avvenimento, quello che è importante oggi nella Festa di Sa Die de sa Sardigna è proprio il suo il valore simbolico di autocoscienza storica e di forza unificante. Sia ben chiaro: nessun ripiegamento nostalgico o risentito verso il passato: ma il passato sepolto, nascosto, rimosso, si tratta prima di tutto di dissotterrarlo e conoscerlo, perché diventi fatto nuovo che interroga l’esperienza del tempo attuale, per affrontare il presente nella sua drammatica attualità, per definire un orizzonte di senso, per situarci e per abitare, aperti al suo respiro il mondo, lottando contro il tempo della dimenticanza; quel mondo grande e terribile di cui parlava Gramsci.
————————————————————————————
Giovanni Lilliu, intervista rilasciata a Francesco Casula per Cittàquartiere, nel maggio del 1987.
Dall’intervista a Giovanni Lilliu di Francesco Casula su Cittàquartiere del maggio 1987 (Nuova serie anno II n. 3-4 marzo-maggio 1987).
Professore, contro un luogo comune diffuso qui da noi ma anche fuori, di una Sardegna storicamente “chiusa” nel suo guscio, lei ha sostenuto anche recentemente proprio in occasione dell’inaugurazione dell’Anno accademico [si trattava dell'Anno accademico 86-87 dell'Università di Cagliari], la tesi del popolo sardo “navigatore”.
Esattamente. Ho parlato della Sardegna aperta alle comunicazioni esterne, a relazioni e al commercio, anche contro la tesi dello storico Lucien Febvre che contrappone la nostra Isola “conservatoire” alla Sicilia, crocicchio di incontri e commerci. Fonti storiche, letterarie, reperti archeologici alla fine del secondo millennio a.C. ci documentano che la Sardegna riceve ceramiche dal mondo Miceneo e nello stesso tempo esporta manufatti, ceramiche e prodotti minerari nell’Italia centrale e nella Sicilia.
(…) Ancora oggi inoltre possediamo centinaia di navicelle di bronzo delle botteghe sarde, conservate nei musei della Sardegna – a Cagliari in particolare – e all’estero. Moltissime ne sono state trovate nelle necropoli etrusche. Lo storico e geografo Strabone parla dei Sardi che pirateggiavano le coste di Pisa.
Professore, ma quand’è allora che i Sardi si “chiudono” e iniziano a porre in atto quella che lei chiama “costante resistenziale”? Fin dai Fenici?.
No, dopo. I Fenici praticarono un colonialismo di mercato non di piantagione. Non tolsero la libertà all’isola: la loro egemonia fu mercantile non politico-militare. Questa iniziò con i Cartaginesi e i Romani. I Sardi la “resistenza” iniziarono a dimostrarla nelle guerre combattute contro Cartagine e poi via via – ecco la “costante” contro i Romani, nelle grandi guerre sardo-catalane, durante quasi un secolo, nella cacciata dei Piemontesi, nei Moti Angioini, nelle sommosse di “Su Connotu”. E poi vi è la resistenza ”passiva”, contro la gente che viene da fuori, dal mare. In sintesi direi che la resistenza inizia quando l’isola perde la libertà e sovranità ed è assoggetata alle potenze straniere, quando intorno al 510 i Cartaginesi sconfiggono gli indigeni e respingono i Sardi verso le riserve (le zone interne) privati del mare. Di qui la battaglia strategica, oggi quanto mai attuale, di “riconquistare” il mare per riconquistare la libertà.
——————————————————–
————————-
Sa die in tundu
LUTTO
Naufragio con 700 morti, lutto cittadino in tutti i Comuni sardi
Necessità di una una Mare Nostrum Europea
700 persone in cerca di speranza muoiono annegate nel nostro mare, è una tragedia immane.
Tragedia nella tragedia sono molte, sicuramente troppe, delle reazioni violente e razziste ad essa.
Vorrei giustificarci, vorrei poter almeno sostenere che un popolo in https://www.aladinpensiero.it/wp-admin/options-permalink.phpcrisi, schiacciato e con le spalle al muro, sia naturalmente spinto all’odio, all’egoismo e alla rabbia contro chiunque.
Ma ho conosciuto e vissuto realtà di povertà estrema dove si divide il poco pane che c’è, dove la solidarietà e l’empatia non si fermano neanche davanti all’indigenza.
Possiamo essere migliori di così. Restiamo umani. Sempre.
Piangiamo queste morti come nostre e agiamo con la forza e la determinazione di chi ha perso dei fratelli.
(marcomeloni)
—————–
Tutti i giorni migliaia di persone tentano di attraversare una frontiera per cercare condizioni di vita migliori e si sentono come puntini neri dispersi nel cielo e sospinti dal vento e dal destino.
(Lhasa de Sela – La Frontera)
——————
- La sorda Europa
—————————–
700 migranti morti nel #CanalediSicilia: la responsabilità è delle politiche europee che, di fronte a migliaia di disperati in cerca di protezione sul continente, chiudono le frontiere costringendoli a rischiare la vita in mare.
Chiediamo agli stati membri dell’Unione Europea l’avvio urgente di attività di ricerca e soccorso in mare su ampia scala, per evitare altre morti nel Mediterraneo. ► http://bit.ly/1OYEsfL
————————————-
Il Mediterraneo fossa comune, così quei morti di nessuno pesano sulle nostre coscienze
di Roberto Saviano
————————————–
Un commento di Tonino Dessì
- SEGUE -
con gli occhiali di Piero…
MORTI NEL MEDITERRANEO
20mila morti in 20 anni.
Dopo l’ora dell’ira, l’ora del lutto, l’ora del triste ricordo,
il problema che ci riguarda è che non arrivi l’ora dell’oblio,
l’ora dell’abitudine, l’ora della ripetuta cerimonia.
———————————————————–
Si informa che su proposta del Gruppo Emergency Cagliari si sta organizzando una fiaccolata per mercoledì 22 alle ore 20.30 con partenza dal Bastione. All’iniziativa hanno aderito già molte associazioni (CGIL, ANPI, Tavola sarda della pace, ASARP, CIDI, Associazione Sardegna-Palestina, Fondazione Sardinia, etc.). Quanto prima saranno forniti maggiori dettagli.
————————————————
Naufragio con 700 morti, lutto cittadino in tutti i Comuni sardi
Rembrandt
Un Capolavoro quasi sconosciuto di Rembrandt dal titolo “spiazzante”: “Ritratto di Gesù dal vero”, così scrisse Rembrandt in un inventario delle sue opere, trovato dopo la sua morte. L’Artista ci presenta un Cristo che ha il volto mite e l’espressione paziente di un giovane ebreo di Amsterdam. L’immagine di Gesù egli la ritrova nel suo tempo, nella sua città, tra i suoi conoscenti della comunità ebraica cittadina. Un capolavoro d’arte e, credo, un profondo insegnamento religioso.
L’opera, del 1650 (circa), è conservata presso la Gemaldegalerie di Berlino.
Oggi, lunedì, lunis, 20 aprile 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Comunicazione Unica.
Sa die de sa Sardigna 2015. Parole (non molte), Opere (poco o niente), Omissioni (molte, troppe)…
Sa die, per la messa in cattedrale
Cagliari 18 aprile 2015
Cari Amici,
Vi confermo che, su richiesta del Comitato per sa die de sa Sardigna, la mattina del prossimo 28 aprile, l’Arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, concelebrerà con alcuni sacerdoti la messa nella cattedrale di S. Maria, a partire dalle ore 10,30.
Per meglio preparare la celebrazione del 28 aprile, la Chiesa di san Lorenzo – con il suo rettore mons. Mario Ledda – e la Fondazione Sardinia promuovono due incontri sul tema “LINGUA SARDA E LITURGIA”. Questi si svolgeranno nella chiesa di San Lorenzo in Buon Cammino a Cagliari (di lato all’ex-carcere) nei due lunedì, 20 e 27 aprile, a partire dalle ore 18,30. L’incontro di lunedì 20 aprile sarà guidato da don Antonio Pinna, docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica, e avrà quale titolo: “Orientamenti per la traduzione in sardo della Bibbia e della liturgia: la teoria e la pratica”.
L’incontro del 27 aprile, con inizio alle ore 18,30, sarà guidato da mons. Mario Ledda ed avrà quale titolo: “Dio parla ai Sardi tramite il salmo 87”.
Nella mattinata del 28 aprile, ad iniziare dalle ore 9,00, nel salone di Palazzo Regio, il Comitato si riunirà con le associazioni degli artisti della cultura poetica e musicale sarda, per aprire le celebrazioni di sa die de sa Sardigna del 2015. Dal salone ci si sposterà in cattedrale alle ore 10,30.
Siamo tutti invitati a partecipare a queste iniziative.
Saluti SALVATORE CUBEDDU
——————————————————————-
Sa die: aspettendi sa regioni… aspetta e spera…
Leggete, che forse vi interessa.
di Marco Deplano (da fb)
Otto aprile 2015: con una delibera, l’Assessore regionale alla cultura Firino ha ufficialmente messo a disposizione 160.000 euro per #SaDie2015 .
Oggi, 19 aprile, a dieci giorni dalla ricorrenza, è tutto ancora in alto mare. Ci sono le risorse, ma non ci sono i tempi tecnici per far partire la macchina organizzativa come si dovrebbe. Cosa sappiamo:
- che il Presidente del Consiglio regionale non ha disposto alcun momento di celebrazione a livello istituzionale (smentendo tutti, compreso lo scrivente).
Il Consiglio regionale di via Roma presumibilmente sarà VUOTO e, a discapito di quanto contenuto nella delibera dell’Assessore regionale Firino – documento al vaglio della Commissione cultura del Consiglio – non è stato previsto alcun impegno ufficiale, né dentro né fuori dagli spazi istituzionali,
Martedì 28 alle 10.30, dopo un incontro prevalentemente commemorativo presso il Palazzo Viceregio (apertura dei lavori prevista per le ore 9), messa in Cattedrale, in lingua sarda, officiata dall’Arcivescovo, per iniziativa del Comitato Pro Sa Die, alla presenza di qualche politico e dei cittadini (credenti o praticanti occasionali).
Altri gruppi propongono attività encomiabili, ma isolate (segnalo ad esempio Sa die de sa Sardigna in tundu). Stop.
- Il Presidente della Giunta non ha proferito parola pubblicamente rispetto a Sa Die, scaricando le responsabilità sull’Assessore alla cultura, lassandela a sa sola.
Può un Presidente della RAS lavarsene le mani?
Può un Presidente del Consiglio regionale RAS valutare di non celebrare la giornata del 28 in Aula?
L’Assessore regionale alla cultura è stata l’unica a mostrare sensibilità e impegno per questa situazione e si accinge a presentare un calendario di eventi diffusi sul territorio (diciamolo, ancora di fatto non si sa nulla…) in programma tra il 24 e il 28 aprile. Personalmente le sono grato e ne apprezzo la dedizione, ma la latitanza delle altre istituzioni è dimostrazione di superficialità per una parte della storia che è, loro malgrado o, malgrado loro, patrimonio di tutti.
La mancanza di empatia, di interesse e di rispetto sono il segno di uno dei momenti più bui della nostra Autonomia. Ciò è perfettamente in linea con la politica che il governo italiano conduce accentrando su di sé poteri e competenze delegittimando le specialità regionali. Mi avvilisce che siamo noi stessi a mortificarci da soli.
Alle decine di associazioni con cui ho preso contatto in questi giorni dico con le lacrime agli occhi che non esistono i tempi burocratici per poter organizzare un evento in grande stile. L’unica possibiltà, seppure tardiva, è un intervento politico massiccio (consiglieri regionali, giunta in toto, comune, autorità varie).
Altrimenti, ciò che ci resta è prendere vino e formaggio. Spezzare il pane e stare insieme in una bella piazza. La parola d’ordine per partecipare la conoscete ed è la stessa dal 1794: #cixiri
Diego Velázquez
VELÁZQUEZ A PARIGI – A Diego Velázquez, il “pittore dei pittori” (come Manet lo definì), il Grand Palais di Parigi dedica, fino al 13/07, una grande retrospettiva, a cura di Guillaume Kientz, che offre un ritratto composito del celebre artista del “secolo d’oro” spagnolo. Tre le sezioni: gli anni di formazione e l’evoluzione della concezione del ritratto, i paesaggi, e infine la terza, con un focus sugli ultimi anni della vita di Velázquez e sui velazqueños, artisti che a lui si ispirarono.
Sardi navigatori
Dolore, lutto e poi?
Naufragio con 700 morti, lutto cittadino in tutti i Comuni sardi
Necessità di una una Mare Nostrum Europea
700 persone in cerca di speranza muoiono annegate nel nostro mare, è una tragedia immane.
Tragedia nella tragedia sono molte, sicuramente troppe, delle reazioni violente e razziste ad essa.
Vorrei giustificarci, vorrei poter almeno sostenere che un popolo in https://www.aladinpensiero.it/wp-admin/options-permalink.phpcrisi, schiacciato e con le spalle al muro, sia naturalmente spinto all’odio, all’egoismo e alla rabbia contro chiunque.
Ma ho conosciuto e vissuto realtà di povertà estrema dove si divide il poco pane che c’è, dove la solidarietà e l’empatia non si fermano neanche davanti all’indigenza.
Possiamo essere migliori di così. Restiamo umani. Sempre.
Piangiamo queste morti come nostre e agiamo con la forza e la determinazione di chi ha perso dei fratelli.
(marcomeloni)
—————–
Tutti i giorni migliaia di persone tentano di attraversare una frontiera per cercare condizioni di vita migliori e si sentono come puntini neri dispersi nel cielo e sospinti dal vento e dal destino.
(Lhasa de Sela – La Frontera)
——————
- La sorda Europa
—————————–
700 migranti morti nel #CanalediSicilia: la responsabilità è delle politiche europee che, di fronte a migliaia di disperati in cerca di protezione sul continente, chiudono le frontiere costringendoli a rischiare la vita in mare.
Chiediamo agli stati membri dell’Unione Europea l’avvio urgente di attività di ricerca e soccorso in mare su ampia scala, per evitare altre morti nel Mediterraneo. ► http://bit.ly/1OYEsfL
————————————————————————————
Verso Sa die sa Sardigna. Riconquistare il mare per riconquistare la libertà
Giovanni Lilliu, intervista rilasciata a Francesco Casula per Cittàquartiere, nel maggio del 1987.
Dall’intervista a Giovanni Lilliu di Francesco Casula su Cittàquartiere del maggio 1987 (Nuova serie anno II n. 3-4 marzo-maggio 1987).
Professore, contro un luogo comune diffuso qui da noi ma anche fuori, di una Sardegna storicamente “chiusa” nel suo guscio, lei ha sostenuto anche recentemente proprio in occasione dell’inaugurazione dell’Anno accademico [si trattava dell'Anno accademico 86-87 dell'Università di Cagliari], la tesi del popolo sardo “navigatore”.
Esattamente. Ho parlato della Sardegna aperta alle comunicazioni esterne, a relazioni e al commercio, anche contro la tesi dello storico Lucien Febvre che contrappone la nostra Isola “conservatoire” alla Sicilia, crocicchio di incontri e commerci. Fonti storiche, letterarie, reperti archeologici alla fine del secondo millennio a.C. ci documentano che la Sardegna riceve ceramiche dal mondo Miceneo e nello stesso tempo esporta manufatti, ceramiche e prodotti minerari nell’Italia centrale e nella Sicilia.
(…) Ancora oggi inoltre possediamo centinaia di navicelle di bronzo delle botteghe sarde, conservate nei musei della Sardegna – a Cagliari in particolare – e all’estero. Moltissime ne sono state trovate nelle necropoli etrusche. Lo storico e geografo Strabone parla dei Sardi che pirateggiavano le coste di Pisa.
Professore, ma quand’è allora che i Sardi si “chiudono” e iniziano a porre in atto quella che lei chiama “costante resistenziale”? Fin dai Fenici?.
No, dopo. I Fenici praticarono un colonialismo di mercato non di piantagione. Non tolsero la libertà all’isola: la loro egemonia fu mercantile non politico-militare. Questa iniziò con i Cartaginesi e i Romani. I Sardi la “resistenza” iniziarono a dimostrarla nelle guerre combattute contro Cartagine e poi via via – ecco la “costante” contro i Romani, nelle grandi guerre sardo-catalane, durante quasi un secolo, nella cacciata dei Piemontesi, nei Moti Angioini, nelle sommosse di “Su Connotu”. E poi vi è la resistenza ”passiva”, contro la gente che viene da fuori, dal mare. In sintesi direi che la resistenza inizia quando l’isola perde la libertà e sovranità ed è assoggetata alle potenze straniere, quando intorno al 510 i Cartaginesi sconfiggono gli indigeni e respingono i Sardi verso le riserve (le zone interne) privati del mare. Di qui la battaglia strategica, oggi quanto mai attuale, di “riconquistare” il mare per riconquistare la libertà.
Oggi, domenica, dominigu, 19 aprile 2015
Tanti auguri al pittore e scultore colombiano Fernando Botero che compie oggi 83 anni
————————————–
La scoperta della Venere di Milo (1820); la scoperta che Cuba è un osso troppo duro per i denti del pescecane USA alla Baia dei Porci (1961).
Un anno fa su Aladinpensiero.
——————————————————————
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Comunicazione Unica.
Matisse
MATISSE: La joie de vivre, 1906. Matisse è stato un uomo tranquillo e amante dei gatti, non è stato inquieto, scandaloso, esagitato, provocatore. Le sue “rivoluzioni” le ha fatte serenamente e con calma. Guarda e ascolta le sollecitazioni che gli stanno intorno, ne fa tesoro, ma a modo suo. Non si preoccupa di affermare teorie . nella sua arte, si vede, prevale l’ esercizio, la pratica quotidiana. Quando “parla” racconta quel che fa. La “Gioia” del dipinto si irradia dalla tela e il fuoco dei sensi lascia spazio all’ estasi cosmica, menre il colore “canta” la sua canzone.
“Transatlantic Trade and Investment Partnership”
Cos’è il “Transatlantic Trade and Investment Partnership” e perché dobbiamo occuparcene.
di Vanni Tola
.
A parere di Greenpeace, il TTIP rappresenta una grave minaccia per la nostra democrazia e l’ambiente ed è necessario mobilitarsi per fermarne l’approvazione sulla base della convinzione che i diritti, la natura e i beni comuni non sono delle merci e non sono in vendita. Il Parlamento Eu si sta occupando in questi mesi della stipula di un accordo internazionale di primaria importanza e dovrà assumere delle decisioni nel merito. Greenpace lancia una campagna a sostegno di una petizione da inviare ai Parlamentari europei per invitarli a chiedere di bloccare il negoziato relativo al TTIP (questo il link per sottoscrivere la petizione http://www.greenpeace.org/italy/it/Cosa-puoi-fare-tu/partecipa/stop-ttip/?utm_source=GPita&utm_medium=TTIP&utm_campaign=share_FB). Per comprendere meglio l’importanza e la portata del negoziato in corso realizzeremo alcuni articoli di approfondimento ricostruendo, nel miglior modo possibile l’intera vicenda. Stati Uniti e Unione Europea stanno negoziando un gigantesco accordo commerciale indicato con l’acronimo TTIP, trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti. In pratica un nuovo accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione tra Stati Uniti ed Europa che andrà a sostituire accordi simili stabiliti in passato (es. TAFTA, NAFTA ecc). Il confronto in atto sull’argomento vede sostanzialmente contrapposte due differenti valutazioni sul progetto di accordo internazionale. Per alcuni il trattato prevederebbe che le legislazioni di Stati Uniti ed Europa si pieghino alle regole del libero scambio stabilite da e per le grandi aziende europee e statunitensi. Per altri invece, l’intera operazione sarebbe destinata a facilitare i rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti portando opportunità economiche, sviluppo, un aumento delle esportazioni e anche dell’occupazione. Tra gli elementi che richiamano l’attenzione sul negoziato in corso, il principale è rappresentato dalla vastità dell’area che la realizzazione del trattato coinvolgerebbe. Si parla di 50 stati degli Stati Uniti e 28 nazioni dell’Unione Europea, un’area sulla quale gravitano 820 milioni di abitanti che concorrono a produrre il 45 % del PIL mondiale. Come si sta procedendo? Nel 2013 Obama e l’allora presidente della Commissione europea Barroso hanno avviato ufficialmente i negoziati che dovrebbero concludersi entro il 2015. Una particolarità di non poco conto è rappresentata dal fatto che le diverse fasi della negoziazione sono segrete, soltanto i tecnici delle parti a confronto hanno conoscenza diretta dei contenuti oggetto della negoziazione. Questo della segretezza delle trattative è uno di punti che maggiormente preoccupa i gruppi di opinione e le organizzazioni che, in America e in Europa, si oppongono alla realizzazione dell’accordo. Naturalmente si tratta di segretezza relativa, alcuni dei temi in discussione sono noti e sono stati pubblicati, per grandi linee, dalla stampa internazionale. Si riferiscono a settori commerciali di grande importanza quali il settore dei servizi e dell’e-commerce, l’energia e il settore chimico. Proviamo dunque a ricostruire, sulla base delle pubblicazioni disponibili, i temi fondamentali della trattativa intercontinentale per comprendere meglio la portata del TTIP. Il proponimento principale del TTIP sarebbe quello di realizzare un accordo commerciale e per gli investimenti per aumentare gli scambi e gli investimenti tra l’UE e gli Stati Uniti esaltando le potenzialità di un mercato molto vasto e generando nuove opportunità economiche per creare posti di lavoro e migliori opportunità di crescita come conseguenza di un migliore accesso al mercato e di una omogeneizzazione delle normative dei diversi paesi. In pratica si tratterebbe di aprire una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, di uniformare e semplificare le normative tra i due continenti abbattendo le differenze relative ai dazi, migliorare le normative vigenti. Per quanto concerne l’accesso al mercato, le trattative in corso si concentrano sostanzialmente su quattro settori: merci, servizi, investimenti e appalti pubblici. Si pensa all’eliminazione dei dazi sugli scambi bilaterali di merci per raggiungere una sostanziale eliminazione degli stessi al momento dell’entrata in vigore del trattato. Si prevede una azione antidumping per evitare la vendita di un prodotto sul mercato estero a un prezzo inferiore rispetto a quello di vendita dello stesso prodotto sul mercato d’origine e alcune misure di salvaguardia che consentirebbero a un paese di rimuovere, totalmente o in parte, quelle importazioni di prodotti il cui arrivo comporti una minaccia o un danno alla propria economia nazionale. Liberalizzazione che riguarda anche i servizi assicurando un trattamento e agevolazioni paritarie tra le imprese locali e quelle provenienti dagli altri paesi dell’area oggetto dell’accordo. Per quanto concerne gli appalti pubblici invece l’obiettivo sarebbe quello di rafforzare l’accesso reciproco ai mercati degli appalti pubblici a ogni livello amministrativo (nazionale, regionale e locale) e quello dei servizi pubblici, in modo da applicarsi alle attività pertinenti delle imprese operanti in tale campo e garantire un trattamento non meno favorevole di quello riconosciuto ai fornitori stabiliti in loco. In pratica significa che aziende europee potranno partecipare a gare d’appalto statunitensi e viceversa. Un’ultima, ma non meno importante, questione riguarda il capitolo degli investimenti e la loro tutela. Il negoziato analizza la possibilità che sia assicurato lo strumento dell’arbitrato internazionale Stato-imprese (il cosiddetto ISDS, Investor-to-State Dispute Settlement) che prevederebbe, in caso di controversie, la possibilità per gli investitori di citare in giudizio i governi presso corti arbitrali internazionali. Si insiste molto nelle trattative in corso sulla necessità di «rimuovere gli inutili ostacoli agli scambi e agli investimenti compresi gli ostacoli non tariffari esistenti, mediante meccanismi efficaci ed efficienti, raggiungendo un livello ambizioso di compatibilità normativa in materia di beni e servizi, anche mediante il riconoscimento reciproco, l’armonizzazione e il miglioramento della cooperazione tra autorità di regolamentazione». Non sembrano essere in discussione, al momento i dazi che ciascun paese applica nei confronti delle merci provenienti da latri paesi quanto di eliminare limiti di altro tipo: limiti quantitativi, per esempio, come i contingentamenti (che consistono nel fissare quantitativi massimi di determinati beni che possono essere importati) o barriere tecniche e di standard (cioè di regolamento). Un esempio tra quelli più citati dai critici: negli Stati Uniti è permesso somministrare ai bovini sostanze ormonali, nell’UE è vietato e, infatti, la carne agli ormoni non ha accesso a causa di una barriera non tariffaria al mercato europeo. Terminerei questa prima parte, volutamente limitata alla presentazione degli argomenti principali oggetto della trattativa riguardante il TTIP, con il riferimento alle questioni normative. A tale proposito l’obiettivo dichiarato fra le parti a confronto è quello di migliorare la compatibilità normativa tra i singoli stati per creare le basi per nuove regole globali. Non si sa molto di più su questo capitolo della trattativa se non il fatto che il confronto comprenderebbe anche i diritti di proprietà intellettuale, l’esigenza di favorire gli scambi «di merci rispettose dell’ambiente e a basse emissioni di carbonio» con «controlli efficaci, misure antifrode», «disposizioni su antitrust, fusioni e aiuti di Stato». L’accordo dovrebbe occuparsi anche della questione «dei monopoli di stato, delle imprese di proprietà dello stato e delle imprese cui sono stati concessi diritti speciali o esclusivi», e le questioni «dell’energia e delle materie prime connesse al commercio». Si prevede pure l’inclusione di «disposizioni sugli aspetti connessi al commercio che interessano le piccole e medie imprese» e la presentazione di disposizioni sulla liberalizzazione totale dei pagamenti correnti e dei movimenti di capitali.
Fin qui gli aspetti caratterizzanti la trattativa in corso per la realizzazione del TTIP. Esamineremo in un successivo articolo le posizioni favorevoli e quelle contrarie alla realizzazione del trattato. (segue)
Venere con la mela
[L’illustrazione è reperibile in rete]
Storie di donne e di mele. Questa è Venere con la mela appena ricevuta da Paride. (E si sa poi quel che successe…). L’Autore è il neoclassicissimo scultore danese Bertel Thorvaldsen, allievo di Antonio Canova (sempre laudato sia, poichè grazie a lui, presente al Congresso di Vienna, e alle sue lacrime, vennero restituite all’Italia – per quanto “espressione geografica” – le opere trafugate da Napoleone, almeno l’80%). (licialisei)
Che fare della Fiera?
Da SardegnaOggi venerdì, 17 aprile 2015 – Inaugurazione sabato 25 aprile alle ore 11.
La Fiera della Sardegna? “E’ obsoleta, deve essere ridisegnata”
———————————
- Riflessioni sulla Fiera su Aladinews.
———————————
La Fiera della Sardegna? “E’ obsoleta, deve essere ridisegnata”
Una settimana al via della 67esima edizione della ‘campionaria’ nell’area cagliaritana di viale Diaz. Dura presa di posizione della Confcommercio: “Rituale superato, serve un cambio di rotta. Organizzeremo un sondaggio tra tutti i commercianti per ripensare lo spazio”.