Monthly Archives: marzo 2015
Oggi mercoledì, mercuris, 11 marzo 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Terra, Lavoro, Pace, Solidarietà, a Serdiana, La Collina venerdì 13 marzo..
- Oggi alle ore 18 alla Biblioteca Lussu di Monte Claro: Parole simboli narrazioni tra scritture e neuroscienze – Anime rubate.
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L’ulivo fa paura. Che rappresenti la pace?
Palestina. Una vicenda apparentemente marginale che mostra al mondo la repressione israeliana nei confronti del popolo palestinese.
di Vanni Tola
Viviamo tempi difficili. La pace è continuamente minacciata da conflitti in atto, strategie folli dei potenti della terra che perseguono forsennati propositi di conservazione o estensione delle loro politiche di dominio sui popoli, i territori e le differenti aree di appartenenza. Importanti questioni storiche da sempre aperte, grandi conflitti apparentemente insanabili che segnano le nostre esistenze. Abitanti del pianeta Terra costretti quotidianamente a prendere atto dalla sostanziale impotenza dei singoli nel concorrere alla costruzione di un mondo migliore. In tale contesto colpiscono e fanno male alcune notizie, solo apparentemente marginali, sulle quali non si riflette mai abbastanza. A chi può nuocere una pianta di ulivo? Una delle più belle piante al mondo, capace di vivere migliaia di anni, che ci dona con generosità le olive e l’olio, alimenti preziosi. Può davvero rappresentare una minaccia per qualcuno una pianta d’ulivo? Una notizia Ansa da Ramallah datata nove Marzo. “Le forze di sicurezza israeliane hanno sradicato circa 300 alberi di ulivo nel villaggio palestinese di Salem, Nablus, nel nord della Cisgiordania. Lo ha detto alla stampa locale il direttore dell’ufficio coordinamento civile del distretto di Nablus Luay al-Saadi. Gli ulivi sradicati – ha spiegato – erano situati nelle vicinanze dell’avamposto illegale israeliano di Havat Skali”. Tutto qui, semplicemente tutto qui, come è tipico dei lanci delle agenzie di stampa. Si tratta soltanto di trecento piante di ulivo in fondo. Ma provate a pensare alla povertà di un popolo martoriato e oppresso, espropriato di tutto e principalmente della dignità, della libertà, del proprio territorio, che non ha neppure il diritto di scavare trecento buche nel terreno per mettere a dimora altrettanti alberi di ulivo che potrebbero concorrere al loro sostentamento. Pensate alla fatica dell’uomo nel preparare il terreno e scavare le profonde buche, alle difficoltà per innaffiare le piante in modo adeguato, alla cura nel coltivarle e vederle crescere, alle speranze di ottenere un buon raccolto. Pensate poi alla violenza degli occupanti protagonisti di una spietata occupazione che, armi alla mano, ordinano a un manipolo di lavoratori di sradicare le innocue piante e distruggerle in nome di imprecisate motivazioni riguardanti la sicurezza. La loro sicurezza di occupanti. L’albero d’olivo, una delle più belle piante al mondo, che diventa, nelle menti perverse degli occupanti, un pericolo, quasi fosse un missile puntato contro gli avversari. Pensate poi alla rabbia, talvolta manifestata, talvolta repressa o contenuta dei contadini che avevano riposto tante speranze di vita e di riscatto nella realizzazione del piccolo oliveto. Strano mondo questo, un mondo che ha paura delle immagini, delle opere d’arte, dell’istruzione delle donne, dei libri, delle matite dei disegnatori e degli alberi di ulivo. Proviamoci a restare umani, ma è molto difficile.
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Gianni Rodari
Le cose di ogni giorno raccontano segreti
A chi le sa guardare ed ascoltare.
Per fare un tavolo ci vuole il legno
Per fare il legno ci vuole l’albero
Per fare l’albero ci vuole il seme
Per fare il seme ci vuole il frutto
Per fare il frutto ci vuole un fiore,
ci vuole un fiore, ci vuole un fiore,
per fare un tavolo ci vuole un fiore
Università della Sardegna – Elezione del Rettore dell’Università di Cagliari
MARIA DEL ZOMPO AVANTI. INTANTO SI RITIRA GIORGIO MASSACCI.
Cari Elettori,
Vi informo di avere deciso di ritirarmi dalla competizione per l’elezione del Rettore. Ancora ringrazio tutti i partecipanti al primo turno di votazioni, e resto in attesa che le elezioni si concludano perché possiamo tutti augurare un grande successo al nuovo Rettore e alla nostra Università.
Giorgio Massacci
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- Tutte le informazioni sul sito Unica
Parole simboli narrazioni tra scritture e neuroscienze – Anime rubate
Anime rubate
Mercoledì 11 marzo ore 18,00 – Biblioteca Provinciale Emilio Lussu – Parco di Monte Claro
“Parole simboli narrazioni tra scritture e neuroscienze” è il titolo dell’iniziativa promossa dalla Biblioteca provinciale nell’ambito della promozione alla lettura con particolare attenzione, in questo caso, ai rapporti tra letterature e scienze, e supportata, come partner, dalle associazioni “Scienza-società-scienza”, “Il teatro del segno” e “Appariscienza”. La pagina fb dell’evento.
Oggi martedì, martis, 10 marzo 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Terra, Lavoro, Pace, Solidarietà, a Serdiana, La Collina venerdì 13 marzo.
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Università della Sardegna. Elezione Rettore dell’Università di Cagliari. Primi risultati provvisori: Maria Del Zompo in fuga, tutti gli altri inseguono
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Maria Del Zompo Totale voti ponderati e non ponderati 542,74
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Paola Piras Totale voti ponderati e non ponderati 186,68
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Giacomo Cao Totale voti ponderati e non ponderati 140,44
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Giorgio Massacci Totale voti ponderati e non ponderati 109,51
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Luigi Raffo Totale voti ponderati e non ponderati 108,26
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- Fonte sito Unica
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Università della Sardegna – Elezioni del Rettore dell’Università di Cagliari
ELEZIONI del RETTORE di UNICA per il sessennio 2″ 015/2021
INFORMAZIONI a cura dell’UFFICIO ELETTORALE di UNICA Tutta la documentazione inerente le votazioni è pubblicata e aggiornata dal Coordinamento Affari generali ed Elezioni di UNICA, comprese le candidature ufficiali, i programmi elettorali dei singoli candidati, il manifesto con l’avviso per le elezioni e l’ubicazione dei seggi per tutte le componenti elettive e il fac-simile della scheda elettorale. CLICCA QUI
Oggi, lunedì, lunis, 9 marzo 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Convegno sul paesaggio organizzato dall’assessorato enti locali della RAS.
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La primavera dell’università che vogliamo
di Franco Meloni
Lo ripetiamo con esercizio di sano ottimismo: è di buon auspicio che il nuovo rettore dell’università di Cagliari venga eletto in primavera. Speriamo che anche per suo impulso si realizzi una “primavera dell’università”. Sono molte le aspettative al riguardo, dentro e oltre il mondo accademico, perchè l’università è importante e costituisce uno strumento formidabile per sollecitare, accompagnare, contribuire a realizzare i processi di cambiamento nella e della nostra società. Di questo cambiamento, come sempre ma particolarmente in questo periodo storico, abbiamo bisogno trattandosi della condizione per affrontare e auspicabilmente superare le crisi. Vale in generale, ma noi pensiamo specificamente alla situazione sarda, sulla quale torneremo subito.
Prima vorrei ricordare che alle tradizionali due missioni dell’università, la formazione (dei giovani innanzitutto, ma direi delle persone di ogni età) e la ricerca scientifica, se ne aggiunge una terza, che consiste nel trasferimento dei saperi al territorio, oggi decisamente sottodimensionata. Evidentemente le tre missioni quantunque enucleabili sono tra loro fortemente connesse. Le università hanno necessità di ripensare se stesse e ridefinire complessivamente le tre grandi missioni, in un confronto con le comunità di riferimento – sia scientifiche sia territoriali – nelle quali sono impegnate.
Si dirà che questo sforzo di adeguamento le università italiane sono impegnate a farlo ormai da oltre trent’anni, ma i vari provvedimenti di riforma che si sono susseguiti nel tempo a ritmi pazzeschi hanno comportato più guai che miglioramenti, consegnandoci l’attuale università burocratizzata e incapace di rispondere fino in fondo alle esigenze del paese.
Un rettore che insieme alla propria comunità accademica voglia cambiare questo stato di cose deve in primo luogo rendere attivamente partecipe la propria istituzione di un movimento complessivo di riforma, che contrasti l’attuale deriva distruttiva dell’università pubblica italiana. Si deve essere consapevoli che occorre invertire la rotta rispetto alla direzione impressa al sistema universitario italiano dalla legge Gelmini, fin troppo assecondata dai rettori regnanti di questi ultimi anni e contrastata soprattutto dagli studenti, che vede purtroppo continuità nelle politiche del governo Renzi.
Certamente però uno spazio d’azione esiste al livello regionale. Qui si tratta di costruire ex novo una politica universitaria che innanzitutto realizzi l’Università della Sardegna, nel rispetto e nel ricupero della ricchezza delle diversità dei due Atenei storici, ma proiettata nel futuro di quanto occorra per i sardi e la Sardegna: l’Università della Sardegna che guardi all’Europa e al Mediterraneo e metta insieme la qualità dell’insegnamento e della ricerca di Sassari con quella di Cagliari, passando dalla competizione alla collaborazione.
C’è molto da fare. Forse non si hanno ancora le idee chiare su cosa e come fare. Ma ci sono sicuramente intelligenze e risorse materiali per fare bene. Occorre cimentarsi mettendo in gioco tutte le risorse di cui disponiamo, dentro e fuori l’università. Bisogna crederci.
Ci creda per primo il rettore che uscirà vincitore dalla competizione elettorale.
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Riferimenti diretti
L’UNIVERSITÀ PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO
Per una nuova governance dell’Università che ne rafforzi la funzione di valorizzazione
delle conoscenze, risorse per lo sviluppo delle comunità e del territorio
F. Meloni, Cagliari, 2007.
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Università: per non morire di autoreferenzialità
di Franco Meloni, su aladinews del 23 gennaio 2013
“Ask not what your country can do for you; ask what you can do for your country.” “Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”. E’ questa una delle frasi più famose tra quelle pronunciate da John Fitzgerald Kennedy; esattamente risale al 20 gennaio 1961, giorno del suo insediamento alla Casa Bianca come 35° presidente degli Stati Uniti d’America.
E’ una frase che mi piace e che a partire da ciascuno di noi deve riguardare tutti per orientare comportamenti virtuosi verso il bene pubblico. Ritengo che si possa riferire in modo pertinente soprattutto a quanti gestiscono la “cosa pubblica”.
Non è allora fuori luogo il fatto che mi sia venuta in mente pensando allo stato attuale delle università nel nostro paese. Cercherò di spiegarlo nel proseguo.
L’università pubblica che per definizione è al servizio del paese e dei cittadini, nonostante la sua funzione essenziale per qualsiasi traguardo di sviluppo sociale ed economico, è sottoposta da molti anni a questa parte a politiche vessatorie, fatte soprattutto di progressive restrizioni delle risorse statali, di aumento smisurato di adempimenti burocratici, di sfiancanti processi di riforma, in gran parte inefficaci.
A perderci in questa situazione non è certo, se non in minima parte, l’accademia, consolidata nei propri privilegi, quanto piuttosto gli studenti e, in conclusione, il paese intero. L’università pubblica, nel suo complesso, sembra destinata ad un inesorabile declino per mano assassina della politica (del governo come del parlamento) e, si badi per inciso, in presenza di un governo mai stato così tanto partecipato da professori, da assomigliare a un “senato accademico”
Ma perchè non si riesce a fermare questo precipitare verso il peggio? Forse i consapevoli quanto responsabili (colpevoli) di quanto accade pensano che le Università virtuose possano risuscitare dalle ceneri delle attuali. Sarebbe follia, ma sembra appunto questa la strada intrapresa. Non avanziamo qui ulteriori considerazioni, rinviando ad autorevoli approfondimenti, come quelli in grande parte condivisibili di Gianfranco Rebora (http://gianfrancorebora.org/category/universita/).
Invece vogliamo soffermarci su un aspetto: quello del modo in cui è percepita l’Università da parte della gran parte delle persone, dei cittadini e dalle altre organizzazioni. Fondamentalmente come un luogo di privilegiati che si occupano sì di scienza, cultura, insegnamento… ma quando e come vogliono, dall’alto delle loro sicurezze e con atteggiamenti di supponenza e separatezza, senza aver alcun obbligo di “resa del conto”, innanzitutto a chi finanzia l’università (in primis le famiglie, poi lo Stato, le Regioni, l’Unione Europea, etc). Sì, non è vero che sia tutto così deprecabile. Sappiamo, per esempio, quanti professori svolgono con scrupolo e impegno il loro prezioso lavoro e ancor di più quanti giovani nelle università lavorino sodo, i più senza adeguati riconoscimenti monetari e di carriera… Anche qui non mi soffermo, perchè il problema che voglio affrontare è un altro, precisamente questo: perchè nessuno, tranne i diretti interessati, difende l’Università? La risposta, a mio parere, si può ancora una volta trovare sul “peccato di autoreferenzialità” che marchia l’Università e che la rende largamente estranea al resto della società. Non voglio parlare di “parentopoli” o cose di questa natura, che rappresentano comunque perduranti patologie, ma piuttosto del modo normale di atteggiarsi delle università, soprattutto in relazione al modo in cui esse sono rappresentate dai rettori e dai diversi gruppi dirigenti. Del “peccato di autoreferenzialità” si ha certo da tempo consapevolezza, tanto è che perfino negli ambienti accademici si ricercano modalità per superarlo. Le stesse numerose leggi e altri miriadi di provvedimenti cosiddetti di riforma hanno a parole combattuto l’autoreferenzialità, ma possiamo azzardare che sia invece aumentata, tanto da far considerare la stessa come una delle cause più rilevanti del cattivo rapporto università-territorio.
Richiestomi da un’amica ricercatrice universitaria che indaga sull’apertura delle università al territorio così come appare dalla riformulazione degli statuti, in applicazione di quanto previsto dalla legge 30 dicembre 2010 n. 240, ho letto tutti o quasi gli statuti, pubblicati nei siti degli Atenei, tanto da ritenermi legittimato ad esprimere qualche giudizio. La mia lettura ha riguardato fondamentalmente gli aspetti dell’apertura dell’ateneo al territorio, in certa parte rappresentata dalla valorizzazione dei saperi nel loro trasferimento sul territorio e l’apertura al medesimo territorio attraverso la partecipazione alla governance universitaria dei soggetti del territorio. Per il primo aspetto (apertura) devo dire che in tutti gli statuti esaminati emerge l’attenzione verso il territorio di riferimento di ciascun Ateneo. L’impegno particolare verso la regione (istituzione e territorio) risulta in tutti, ma in modo marcato per le università che operano nelle regioni a statuto speciale (tra questi statuti segnalo quello dell’Università di Sassari per i riferimenti alle specificità delle problematiche regionali come la lingua, l’identità la cultura, etc). Maliziosamente potremmo darci ragione di tale enfasi rammentando come i rapporti Università-Regione comportino importanti trasferimenti di risorse dalle casse regionali a quelle universitarie, generalmente regolati da appositi protocolli d’intesa/convenzioni. Tuttavia – e qui parliamo del secondo aspetto (partecipazione alla governance) – il rapporto con il territorio rispetto all’ambito di diretto riferimento o considerato quello di più vaste dimensioni (nazionale, europeo, internazionale) non prevede negli statuti esaminati particolari forme di integrazione a livello gestionale, salvo alcuni statuti, ad esempio delle università dell’Emilia e Romagna e dell’Università di Bari che hanno istituito appositi organismi (come la “consulta dei sostenitori” per le università emiliano-romagnole e la “conferenza d’ateneo” per l’università di Bari), con prerogative abbastanza significative per quanto riguarda il controllo “esterno” sulla (e il coinvolgimento nella) programmazione delle attività dell’Università. Si osserva come dal punto di vista dell’integrazione tra Università e Istituzioni dell’ambito territoriale risultino, anche per effetto della legge di riforma e degli statuti, significativamente affievoliti i legami che storicamente si erano precedentemente consolidati. Parliamo soprattutto del legame con le città. Gli statuti riformati sulla base della legge citata prevedono la presenza nei consigli di amministrazione e nei nuclei di valutazione di esperti non appartenenti al mondo accademico, ma hanno abolito qualsiasi rappresentanza delle Istituzioni (Comune capoluogo in primis). Da questo versante possiamo pertanto dire che i nuovi statuti ci hanno consegnato università rafforzate nell’autoferenzialità. Si può osservare come la legge di riforma non impediva la costituzione di organismi di collegamento e di partecipazione alla programmazione, e gli statuti citati (sia pure nella debolezza della ”consulta dei sostenitori” o consimili) ne è prova, ma l’errore di non aver previsto l’obbligatorietà di tali organismi (così come previsto, ad esempio, nell’ordinamento delle università spagnole) ha portato di fatto a non contemplarli e pertanto ad una ulteriore chiusura autoreferenziale delle università. Ne emerge la riproposizione “in peius” di modelli tradizionali, meno partecipati dalle Istituzioni e dal mondo delle Imprese, nei quali anche la famosa “terza missione” viene sì prevista ma con carattere subordinato rispetto alle tradizionali funzioni universitarie (ricerca e insegnamento). Certo bisogna riconoscere la positività della previsione dell’impegno per il trasferimento tecnologico per la quasi totalità delle Università che lo hanno citato nei principi fondamentali degli statuti, cosa che dovrebbe indurre a un maggiore impegno dell’Ateneo per questa missione, ma il tutto appare davvero insufficiente. Nello specifico, probabilmente bisogna prendere atto che l’attività di diffusione del sapere/trasferimento tecnologico può essere efficacemente attuata solo con una strumentazione diversa da quella propriamente accademica e pertanto attraverso strumenti come Fondazioni e Consorzi. Infatti è difficile pensare che una gestione efficace ed efficiente di tali attività possa essere svolta dagli attuali organi di governo dell’Ateneo (Rettore, Senato accademico, Consiglio di amministrazione…). Al tutto dobbiamo aggiungere, in negativo, una maledetta spirale burocratica che avvolge gli Atenei pubblici fino a volerli ridurre a una sorta di licei rigidamente controllati dal Ministero dell’economia. In analogia per quanto detto in fatto di partecipazione delle Istituzioni (e delle Imprese) alla governance degli Atenei sarebbe auspicabile che una legge prevedesse l’obbligatorietà per ogni università di dare vita a una propria fondazione per le attività propriamente riconducibili alla “terza missione”.
E infine, torniamo all’incipit del presente contributo, riscrivendo a nostro uso la famosa frase di Kennedy: cara Università “non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”, mettendo concretamente da parte la tua autoreferenzialità.
Forse troverai più gente e più organizzazioni convintamente al tuo fianco per salvarti insieme al paese!
In giro con la lampada di aladin sull’università della Sardegna. Domani si vota per scegliere il nuovo rettore di Unica
Cagliari, Melis si dimette. Via alla corsa per il rettorato Giorgio Massacci, Paola Piras, Maria Del Zompo, Giacomo Cao e Luigi Raffo.
- SEGUI LO SPECIALE A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO.
Lunedì 9 marzo l’Ateneo va al voto per l’elezione del Rettore per il periodo dal 2015 al 2021. L’Ufficio stampa dell’Università di Cagliari dà conto in una pagina dedicata degli eventi più significativi – in particolare di quelli organizzati dalle varie componenti dell’Ateneo – della campagna elettorale, delle trasmissioni tv e degli speciali sui principali organi di informazione sardi.
8 marzo
con gli occhiali di Piero…
8 MARZO
Lo so che giorno è oggi.
Il giorno che tanti maschi si nascondono dietro un mazzolino di mimose.
Bisognerebbe ridargliele indietro.
—————————————————— La tavolozza di Licia
DONNE IMPORTANTI: L’Imperatrice Bizantina Teodora come appare nei mosaici della basilica di San Vitale di Ravenna (VI sec.). A quel tempo Ravenna, insieme con l’Esarcato e la Pentapoli, era parte dei possedimenti bizantini in Italia. (Anche la Sardegna, allora, ne era parte).
- L’Imperatrice Teodora, moglie di Giustiano, imperatore d’ Oriente (Bisanzio). Teodora venne incoronata nel 547: aveva 20 anni meno di Giustiniano ed era di umili origini. Figlia del guardiano degli animali dell’Ippodromo, alla morte del padre si guadagnò da vivere esercitando il mestiere di danzatrice, acrobata e, forse, cortigiana. Procopio di Cesarea ne dice peste e corna. Giustiniano si innamorò pazzamente di lei e nonostante il parere fortemente contrario dell’Imperatore in carica Giustino II e soprattutto di sua moglie Eufemia, la prese prima come amante e, divenuto imperatore, con una modifica alle leggi vigenti, che escludeva questo genere di persone dalla possibilità di sposare un patrizio, la sposò e la fece incoronare imperatrice. In realtà Teodora fu un’ottima consorte e intelligente compagna: collaborò alla revisione della legislazione romana e trattò abilmente la questione delle controversie religiose tra monofisiti e ortodossi. Ebbe due figli, Giovanni e Teodora. Morì ancora giovane. Con Giustiniano costituì una perfetta diarchia.
Il ritratto di Teodora è del pittore Benjamin Constant (Parigi, 10 giugno 1845 – Parigi, 26 maggio 1902).
————————————————————————– Bomeluzo 8 marzo
———————segue in intervista a Teodora
Laura e Francesco
Doppio ritratto di Laura e Petrarca, Anonimo veneziano del ’500.
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COSE INASPETTATE: Madonna Laura risponde a Messer Francesco (Petrarca) .
“Voi che ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ond’ io nudriva il core /”(…) incominciava il Petrarca nel suo Canzoniere. Ed ecco che cosa risponde Laura : “Nell’ ascoltar di quelle rime il suono / che fuor mandasti dall’ acceso core / meco così di me dentro ragiono / perchè incolpar mi vuoi del tuo dolore ?” .
Pellegrina (o Pellegra) Bongiovanni, poetessa, pittrice e musicista nata a Palermo ai primi del ’700 e morta nel 1770, scrivee un Canzoniere in risposta a quello del Poeta, “indossando le vesti” di Laura e rispondendo, lirica per lirica. Al suo tempo ebbe una grande notorietà e venne accolta nell’ Accademia dell’ Arcadia di Palermo col nome d’arte di Ersilia Gortinia. Successivamente cadde dell’ oblio per l’ostracismo sistematico della critica letteraria ottocentesca. Peccato (dico io) perchè sarebbe stato bello leggere ai nostri alunni qualcuna delle rime di risposta che presentano, nella storia d’amore di Francesco e Laura, indubitabilmente, il punto di vista femminile. Invece noi abbiamo “conosciuto” (?) una Laura assolutamente muta.
Il libro è di nuovo in libreria: “Risposte a nome di Madonna Laura” di Pellegra Bongiovanni, Ed. Antenore.
ParteciPIAZZA!
Domenica 22 Marzo il Servizio Civile Internazionale organizza l’evento ParteciPIAZZA!
dedicato alla città, alla riappropriazione degli spazi e alla partecipazione.
Primo pomeriggio
16,00-18,00 dedicato ai più piccoli, con giochi, letture e laboratori sull’ambiente
Sera 18,00-20,00
il consumo critico, i beni comuni, la riappropriazione degli spazi in disuso nelle nostre città come occasione di cambiamento!
In collaborazione con: Associazione Oscar Romero, Associazione Agriculture, Comitato di quartiere di Is Mirrionis.
Info: sardegna@sci-italia.it, cell 3395482930.
Oggi domenica, dominigu, 8 marzo 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Pace, Terra, Lavoro, Solidarietà. Il 13 marzo a La Collina di Serdiana.
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