Monthly Archives: gennaio 2015
RIFLESSIONI. C’è un Tsipras in Italia?
di Andrea Pubusa
Esiste in Italia un Tsipras possibile? Questo, dopo l’esito delle elezioni in Gracia, è il quesito o, forse meglio, l’auspicio di molti nella sinistra dispersa, ma resistente in Italia. Non è facile rispondere e, a ben vedere, cimentarsi col quesito è un esercizio forse inutile, essendo la risposta rimessa ai processi sociali più che alle discettazioni astratte. Tuttavia, molti, dopo il voto, si sono proposti come versione nostrana di Syriza, ma non sono mancati i tentativi di emulazione già prima. C’è stata una lista Tsipras per le elezioni europee, formata da ottime persone, certamente esponenti di un’intellettualità alta della sinistra e del mondo democratico. Ma basta questo per formare un partito o un movimento politico con ambizioni di governo? Pur senza svalutare la serietà dell’impegno di questo movimento e dei suoi esponenti, si può e si deve ammettere che la loro azione è preziosa, ma funge più da stimolo verso le altre ben più corpose formazioni politiche che come soggetto capace di sviluppare una autonoma azione politica. Per farla breve, le avanguardie intellettuali sono sempre state il sale della terra, indispenabili per imprimere una dinamica sociale, politica e culturale, ma, per incidere nella politica, occorre ch’esse s’innervino in una forza organizzata con forte radicamento sociale. In mancanza, restano testimonianze importanti di processi mancati o che hanno preso altre strade.
Si può allora far riferimento ai piccoli gruppi della sinistra? Ai residui della grande storia della sinistra italiana? A quei cespugli divenuti minuscola ombra di ciò che è stato il PCI? Il discorso è necessariamente severo. Questi movimenti si sono ridotti all’inconsistenza non per la mancanza di possibili referenti sociali, ma perché si sono chiusi in un autoreferenzialismo estremo, che hanno declinato in un’azione rissosa, tutta giocata nella ricerca di posizioni di potere: elezione al parlamento o ai consigli regionali, partecipazione senza freni al sottopotere ove possibile. Hanno così mantenuto un astratto, quasi liturgico linguaggio di sinistra, ma pratica una incontrollata azione di destra, quella che un tempo si chiamava, negli aspetti deteriori, pratica democristiana, oggi, in modo più appropriato, berlusconiana. Il legame sociale è ormai nullo. E si badi, questo intreccio non solo non è voluto, ma è temuto, perché la dinamica sociale produce sempre nuovi protagonisti e muta continuamente le cose: questi signori-compagni, invece, vogliono mantenere il loro status a tutti i costi e a vita, anche perché un loro ritorno alla vita normale li condurrebbe alla totale inconsistenza sociale e professionale. Ognuno di noi può girarsi intorno e vedere cosa sarebbero sindaci, deputati, senatori di casa nostra, provenienti da questi cespugli, fuori dalla politica.
D’altronde, costoro l’occasione l’hanno avuta per crescere, ma se la sono giocata sull’altare della loro sete di carica. Non solo dopo la scomparsa del PCI, ma quando si è formato il PD, la fuoriuscita di un folto gruppo di iscritti (Sinistra Democratica) poteva addirittura contendere al PD i consenso a sinistra, solo che subito si fosse avviato un processo di unificazione con Rifondazione e i Comunisti italiani. E’ in quel momento che bisognava creare l’alternativa al nascente PD mediante la costituzione di un riferimento forte per chi non si riconosceva nella prevedibile deriva centrista del PD. Quell’occasione fu mancata e, siccome il treno della storia non passa a frequenza rapida, ognuno nella sua referenzialità si è ridotto all’osso, spesso a vivere da acaro di un corpo altrui, SEL verso il PD, ad esempio. Il contrario di quanto ha fatto Tsipras, passando in pochi anni dal 3 al 36%. Per questo l’ennesimo cantiere lanciato a Milano domenica da Vendola non incanta più nessuno.
L’alternativa tuttavia non è impossibile a patto che si guardi ai movimenti sociali organizzati che in questi anni duri hanno tenuto il campo: la Fiom ed altri settori sindacali, Emergency, alcuni movimenti cattolici di base. Queste realtà sociali organizzate hanno espresso anche leader forti, affidabili, riconoscibili. Certamente Landini è uno di questi. E’ immediato, appassionato e certo suscita negli strati popolari e democratici una istintiva fiducia e simpatia. Ha le caratteristiche del leader, non è uomo da salotto, è uomo di lotta e di popolo, dovunque vada riempie le piazze. Si capisce che non teme il popolo, ma che lo vuole mobilitare e nobilitare. Niente è oiù lontano da lui del populismo, è sempre propositivo e, da ottimo sindacalista, non è per lo scontro fine a se stesso, indica sempre un punto di possibile accordo.
C’è poi il M5S, che la sinistra con la puzza sotto il naso non considera. Ma, se si guarda ai fatti, fa molte cose di sinistra: la rinuncia al finanziamento pubblico, l’autoriduzione delle indennità di carica, la richiesta del salario minimo garantito, la domanda di onestà, la difesa della Costituzione ed altre ancora. Certo, non è nelle corde della sinistra un partito telematico, preferiamo il contatto diretto, ci sono poi taluni eccessi e molte chiusure. Ma basta tutto questo per espungerlo da un disegno ricostruttivo di una sinistra di governo? Credo che sarebbe un errore grave, anche perché è un movimento che quasi vinceva le passate elezioni e comunque è sempre, a livello nazionale, intorno al 20% o, chissà, anche di più. Sol per questo è necessariamente un interlocutore nella ricostruzione della sinistra. Fra l’altro, sfrondato di molti frilli, che del resto, se ne stanno andando da soli affascinati dall’indennità di carica piena, c’è un gruppo di giovani, i Di Maio, i Di Battista per intenderci, di indubbio interesse e rilievo.
Insomma, se da Tsipras vogliamo trarre esempio, è qui, nel sociale, che dobbiamo pescare, come ha ben detto Rodotà l’altro giorno. La vecchia sinistra è morta, si è suicidata. Fuori, però, è cresciuta una nuova sinistra sociale, con alcune forti personalità, Landini fra tutti, su cui si può pensare a un nuovo inizio. Ci vuole però decisione. Anche questo Tsipras ci ha trasmesso. La storia necessita di levatrici.
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C’è un Tsipras in Italia? Andrea Pubusa su Democraziaoggi
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La divina sorpresa che viene da Atene
di Barbara Spinelli
Il Fatto Quotidiano del 27/01/2015. Nella storia francese, quel che è accaduto domenica in Grecia ha un nome: si chiama “divine surprise”. Il maggio 68 fu una divina sorpresa, e prima ancora – il termine fu coniato da Charles Maurras – l’ascesa al potere di Pétain. La storia inaspettatamente svolta, tutte le diagnosi della vigilia si disfano. Fino a ieri regnava l’ortodossia, il pensiero che non contempla devianze perché ritenuto l’unico giusto, diritto. L’incursione della sorpresa spezza l’ortodossia, apre spazi ad argomenti completamente diversi.
LA VITTORIA di Alexis Tsipras torce la storia allo stesso modo. Non è detto che l’impossibile diventi possibile, che l’Europa cambi rotta e si ricostruisca su nuove basi.
Non avendo la maggioranza assoluta, Syriza dovrà patteggiare con forze non omogenee alla propria linea. Ma da oggi ogni discorso che si fa a Bruxelles, o a Berlino, a Roma, a Parigi, sarà esaminato alla luce di quel che chiede la maggioranza dei greci: una fondamentale metamorfosi – nel governo nazionale e in Europa – delle politiche anti-crisi, dei modi di negoziare e parlarsi tra Stati membri, delle abitudini cittadine a fidarsi o non fidarsi dell’Unione. Ricominciare a sperare nell’Europa è possibile solo in un’esperienza di lotta alla degenerazione liberista, alla fuga dalla solidarietà, alla povertà generatrice di xenofobie: è quel che promette Tsipras.
I tanti che vorrebbero perpetuare le pratiche di ieri proveranno a fare come se nulla fosse. I partiti di centrodestra e centrosinistra continueranno a patteggiare fra loro – son diventati agenzie di collocamento più che partiti – ma la loro natura apparirà d’un tratto stantia; per esempio in Italia apparirà obsoleto qualunque presidente della Repubblica, se i nomi vincenti sono quelli che circolano negli ultimi giorni.
Dopo le elezioni di Tsipras, anche qui sono attese divine sorprese che scompiglino i giochi tra partiti e oligarchie. Non si può naturalmente escludere che Tsipras possa deludere il proprio popolo, ma il pensiero nuovo che impersona è ormai sul palcoscenico ed è questo: non puoi, senza il consenso dei cittadini che più soffrono la crisi, decretare dall’alto – e in modo così drastico – il cambiamento in peggio della loro vita, dei loro redditi, dei servizi pubblici garantiti dallo Stato sociale. Non puoi continuare a castigare i poveri, e non far pagare i ricchi. Non esiste ancora una Costituzione europea che cominci, alla maniera di quella statunitense, con le parole “Noi, popoli d’Europa…”, ma quel che s’è fatto vivo domenica è il desiderio dei popoli di pesare, infine, su politiche abusivamente fatte in loro nome.
L’establishment che guida l’Unione è in stato di stupore. Meglio sarebbe stato, per lui, che tra i vincitori ci fosse solo l’estrema destra di Alba Dorata, e che Syriza avesse fatto un’altra campagna: annunciando l’uscita dall’Euro, dall’Unione. Non è così, per sfortuna di molti: sin dal 2012, Tsipras ha detto che in quest’Europa vuol restare, che la moneta unica non sarà rinnegata, ma che l’insieme della sua architettura deve mutare, politicizzarsi, “basarsi sulla dignità e sulla giustizia sociale”. La maggioranza di Syriza – da Tsipras a eurodeputati come Dimitrios Papadimoulis o Manolis Glezos – ha scelto come propria bandiera il Manifesto federalista di Ventotene. DICONO che Syriza sfascerà l’Unione, non pagando i debiti e demolendo le finanze europee.
Non è vero. Tsipras dice che Atene onorerà i debiti, purché una grossa porzione, dilatata dall’austerità, sia ristrutturata. Che gli Stati dell’Unione dovranno ridiscutere la questione del debito come avvenne nel ’53, quando furono condonati – anche con il contributo della Grecia, dell’Italia e della Spagna – i debiti di guerra della Germania (16 miliardi di marchi). Che l’Europa dovrà impegnarsi in un massiccio piano di investimenti comuni, finanziato dalla Banca europea degli investimenti, dal Fondo europeo degli investimenti, dalla Bce: è la “modesta proposta” di Yanis Varoufakis, l’economista candidato di Syriza in queste elezioni.
Quanto al dissesto propriamente greco, Tsipras ne ha indicate le radici anni fa: i veri mali che paralizzano la crescita ellenica sono la corruzione e l’evasione fiscale. “È un fatto che la nostra cleptocrazia ha stretto un’alleanza con le élite europee per propagare menzogne, sulla Grecia, convenienti per gli eurocrati ed eccellenti per le banche fallimentari” (Tsipras al Kreisky Forum di Vienna, 20-9-2013). Questi anni di crisi hanno trasformato l’Unione in una forza conflittuale, punitiva, misantropa. Hanno svuotato le Costituzioni nazionali, la Carta europea dei diritti fondamentali, lo stesso Trattato di Lisbona. Hanno trasformato i governi debitori in scolari minorenni: ogni tanto scalciano, ma interiorizzano la propria sottomissione a disciplinatori più forti, a ideologi che pur avendo fallito perseverano nella propria arroganza.
Quel che muove Tsipras è la convinzione che la crisi non sia di singoli Stati, ma sistemica: è crisi straordinaria dell’intera eurozona, bisognosa di misure non meno straordinarie. Tsipras rimette al centro la politica, il negoziato tra adulti dell’Unione, la perduta dialettica fra opposti schieramenti, il progresso sociale. L’accordo cui mira “deve essere vantaggioso per tutti”, e resuscitare l’idea postbellica di una diga contro ogni forma di dispotismo, di riforme strutturali imposte dall’alto, di lotte e falsi equilibri tra Stati centrali e periferici, tra Nord e Sud, tra creditori incensurati e debitori colpevoli.
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Comunicazioni dell’Editore e del Direttore
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L’Editore
La Direzione
Presidente della Repubblica. La sorpresa di Renzi
di Vanni Tola
Il Presidente della Repubblica… in pectore di Renzi.
Ci conferma Wikipedia che un cardinale in pectore è un cardinale la cui nomina non viene resa pubblica dal Papa, per vari motivi. La locuzione latina deriva dal fatto che il nome del cardinale in questione resta «segreto nel cuore (petto) del Pontefice». Il papa si riserva di pubblicare i cardinali in pectore, a sua discrezione, in un successivo concistoro. Qualcosa di simile accade per il nome del candidato a ricoprire il ruolo di Presidente della Repubblica italiana. Solo un uomo, il leader “maximo” Renzi, ne conoscerebbe il nome. I maligni sospettano, e non senza ragione che, in realtà, a conoscere il nome del nuovo Presidente siano almeno in due, Lui e l’altro contraente del “patto del Nazareno”. Accade cioè che, in un paese democratico dell’Occidente, il nome dell’aspirante alla più alta carica dello Stato resti e resterà segreto fin a poche ore prima dell’inizio della votazione per la sua elezione. La motivazione ufficiale del perché di tale comportamento è allo stesso tempo ridicola e offensiva per l’intelligenza degli italiani. Parrebbe che comunicare il nome dell’illustre candidato equivarrebbe a “bruciarlo”, rendendo impossibile la sua elezione. Cioè si vuol far credere che il miglior candidato possibile scelto per svolgere il compito di Presidente, possa perdere il proprio prestigio, il carisma, le competenze acquisite negli anni, per il solo fatto che il suo nome diventa di pubblico dominio. Ci prendete per scemi? In America si conosce già, con due anni d’anticipo, il nome di chi si candiderà per la successione di Obama. In tutti i paesi democratici, i nomi dei candidati alle più alte cariche dello Staro sono resi con largo anticipo. Perfino nelle dittature e negli stati governati da gruppi dinastici, è noto o facilmente intuibile quale sarà il successore del Presidente da sostituire. Soltanto nel nostro paese ciò non è possibile. Il Presidente in pectore diventa in Italia come la sorpresa dell’uovo di Pasqua. Si deve attendere la mezzanotte e lo scioglimento delle campane delle chiese e, soltanto allora, si potrà scartare l’uovo e conoscere la sorpresa che contiene. Agli italiani non rimane che attendere con fiducia, ai loro destini ci pensa Renzi, capo del Governo che non è mai stato eletto dagli elettori, e alcuni grandi saggi sicuramente affidabili e credibili. L’ex cavaliere che è anche ex presidente del consiglio, attualmente agli arresti domiciliari e affidato ai servizi sociali per condanne che gli impediscono perfino di esprimere il diritto di voto, il suo collaboratore Denis Verdini imputato in numerosi processi per reati infamanti e sospettato da più parti di rapporti poco chiari con ambienti malavitosi e pochi altri che, insieme al leader “maximo” Renzi, hanno scelto la sorpresa per l’uovo di Pasqua, l’hanno confezionata nella carta cellofanata e ce la proporranno a tempo debito. Loro, il nome del candidato Presidente, lo conoscono già.
con gli occhiali di Piero…
JE SUIS
Je suis comme je suis
je suis fait comme ça
quand j’ai envie de rire
oui je ris aux éclats
j’aime celle qui m’aime
et c’est la faute à moi
si ce n’est pas la meme
que j’aime chaque fois
je suis comme je suis
je suis fait comme ça
que voulez-vous de plus
que voulez-vous de moi.
(Jacques Prévert, con qualche modifica)
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- Un anno fa, il 28 gennaio 2014, su Aladinpensiero.
Oggi mercoledì 28 gennaio 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU:
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27 gennaio LA GIORNATA DELLA MEMORIA
La Giornata della Memoria – La Giornata della Memoria e la Sardegna
Riflessioni: Gianna Lai su Democraziaoggi
in giro con la lampada di aladin…
L’Università bastonata. Lo scippo del trasferimento teconologico
IL FATTO. Infilato tra le “Misure urgenti per il settore bancario e per gli investimenti“, appena approvate del Consiglio dei Ministri, c’è un comma che assegna all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) la commercializzazione dei prodotti tecnologici e dei brevetti di tutte le università e di tutti gli enti di ricerca (…).
- Tutte le informazioni su Roars – La posizione di Netval.
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Il presidente del Netval, Andrea Piccaluga, ha inviato in data odierna una lettera agli Enti associati (in prevalenza Università) e ai presidenti della Crui, del Cnr, della Fondazione Crui, del PNI Cube per appoggiare la richiesta di revoca delle disposizioni contenute nel D.L. 24 gennaio 2015, n. 3 “Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti” con riferimento all’art. 5, commi 2 e 3, Condividiamo totalmente le posizioni di Netval, in particolare il richiamo a un impegno degli Atenei e dei Centri di ricerca per “nuove soluzioni procedurali e organizzative” per il trasferimento tecnologico “prima che… altri lo facciano in modo maldestro e improvvisato”, come purtroppo è accaduto in questa circostanza. Pubblicheremo quanto prima la lettera di Andrea Piccaluga in versione integrale.
con gli occhiali di Piero…
- Un anno fa, il 27 gennaio 2014, su Aladinpensiero: IL GIORNO DELLA MEMORIA. E, ancora, ricordando Mozart e Luigi Tenco.
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STORIA SARDA
Il 27 gennaio 1793 Vincenzo Sulis, eroe della resistenza contro il tentativo di invasione francese della Sardegna, organizza e guida un assalto a due lancioni da sbarco della flotta francese carichi di soldati.
Quaranta francesi muoiono, i superstiti, molti dei quali feriti, si danno alla fuga.
Il giorno dopo, per rappresaglia, la flotta francese bombarda Cagliari con 15mila colpi di cannone.
Ne riferisce Tommaso Napoli (vedi Aladinpensiero, 20 gennaio 2014 e 2015).
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ALLEANZE
C’è chi sia allea per strangolare il popolo, altri si alleano per farlo respirare.
Oggi martedì 27 gennaio 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: GIORNATA DELLA MEMORIA.
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Ripartiamo da Atene per un’Europa dei popoli
Con la vittoria di SYRIZA la sinistra riparte da Atene.
- Da ATENE per l’EUROPA che VOGLIAMO ———————————————-
Syriza stravince, scuote l’Europa del grande capitale e rilancia il problema della ricostituzione della sinistra in Italia
A.P.
con gli occhiali di Piero…
- Un anno fa, il 26 gennaio 2014, su Aladinpensiero.
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LA VIRTU’ GRECA E L’IRA
Syryza (è un acronimo) = Synaspismòs Rizospastikìs Aristeràs, significa
Coalizione della Sinistra Radicale.
Chi vuol capire capisca.
Oggi lunedì 26 gennaio 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU:
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