Monthly Archives: gennaio 2015
con gli occhiali di Piero…
ANNIVERSARI. Giuseppe Fava, assassinato dalla mafia, “I Mafiosi stanno in Parlamento”. E tante altre cose. Un anno fa, il 5 gennaio 2014, su Aladinpensiero.
Cosa ci aspetta?
L’augurio di Orsina? Un 2015 di scelte dolorose
di Gonario Francesco Sedda *
Un intellettuale organico del potere non manca all’appuntamento di un bilancio per l’anno in uscita e di una previsione per l’anno in arrivo. E Giovanni Orsina non ha voluto fare eccezione [La sfida del premier per il 2015, La Stampa, 30 dicembre 2014]. Le parole con le quali costruisce il suo discorso talvolta suonano più che significare – o meglio, sembrano suggerire un significato senza escludere che ne abbiano un altro; talvolta sono decontestualizzate quanto basta e addomesticate per servire allo scopo. Il nostro editorialista non vuole essere un “rozzo” propagandista, ma un commentatore “indipendente” ed equilibrato. E sa essere persino critico, ma di una criticità come espediente retorico per rendere meno sospetta, più “disinteressata” e quindi più forte la sua adesione alle articolazioni del pensiero dominante. Insomma non si sottrae all’obbligo – per dirla con parole di Eduardo De Filippo – di «legare l’asino dove vuole il padrone».
Secondo G. Orsina non è possibile la soluzione dei “nostri problemi” prescindendo dalla ricostruzione dell’assetto politico e istituzionale. E sarà dalla riforma del “bicameralismo”, dall’adozione di un nuovo “sistema elettorale” e dall’elezione del Capo dello Stato che si potrà capire se il 2015 sarà l’anno in cui si comincerà a uscire dalla “crisi istituzionale” e a riavviare il Paese alla “normalità”.
Nessuno si distragga e veda nell’evocazione dei “nostri problemi” un richiamo ai problemi di tutti; nella riforma del “bicameralismo” il superamento del bicameralismo perfetto evitando il “bicameralismo scemo” proposto dal governo di M. Renzi; nell’adozione di un nuovo “sistema elettorale” un equilibrio tra rappresentatività e governabilità; nell’elezione del Capo dello Stato quella di un vero garante della Costituzione dopo nove anni di manomissioni formali e di fatto.
Il ritorno alla “normalità” dovrebbe assicurare governi con una «robusta legittimazione elettorale», grazie a una legge truffaldina che trasformerebbe una “minoranza di elettori” prima in una minoranza elettorale più grande e poi in una eccessiva maggioranza parlamentare (anche per l’effetto aggiuntivo di una estesa astensione dal voto); governi con «maggioranze parlamentari ampie, stabili e omogenee», cioè “minoranze bulgare” sfacciatamente chiamate “maggioranze ampie” senza una vera opposizione; governi «capaci di attuare le decisioni» con un “bicameralismo scemo” in stato forzato di “fiducia permanente” e che abbiano «la forza di imporre scelte dolorose».
Il nostro dotto asinaio sa dove «legare l’asino» e avverte che non è possibile «rimettersi in carreggiata senza che nessuno paghi il minimo prezzo». Nessuno proprio no. Il blocco sociale dominante costruito attorno all’oligarchia industrial-finanziaria per troppo tempo ha portato con lodevole “responsabilità nazionale” il fardello di un benessere “popolare” al di sopra di ogni possibilità. Il “popolo delle cicale” è avvertito: basta, dobbiamo rimetterci in carreggiata! La ricreazione è finita. Che il 2015 finalmente sia l’anno delle «scelte dolorose»! Occorre restituire il maltolto. In fondo i salari, gli stipendi, le pensioni e l’assistenza non sono mai troppo scarsi: poco è sempre meglio di nulla. E un lavoro purchessia è sempre meglio della disoccupazione. Bisogna pur avere il coraggio e l’orgoglio di una politica antipopolare in tempo reale e all’altezza dei promettenti e cinguettanti sviluppi della tecnologia globalizzata!
Secondo G. Orsina non è tollerabile che «la spending review si [sia] inabissata», che «il taglio delle partecipate [sia] ancora di là da venire» e che «il Jobs Act non si [applichi] al pubblico impiego». Ma tutto ciò (e altro) si inquadra tra i molti limiti dell’azione che il governo di M. Renzi ha svolto finora. E comunque non bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca. Mostrare i limiti di ieri non vuol dire spegnere le speranze per il futuro.
Rispetto alla fine del 2013 (un anno fa) l’Italia può ora contare su una risorsa in più: «La risorsa in più, piaccia o non piaccia, è Matteo Renzi. L’uomo ha non pochi difetti. [… E tuttavia] ha avuto un merito indiscutibile: ha restituito un baricentro a un sistema politico […]. Questa sua virtù è più importante di tutti i suoi demeriti». Giovanni Orsina sa quel che dice. In altra occasione (dopo le elezioni europee del 2014) ho scritto che il blocco sociale dominante in Italia aveva un nuovo cavallo di razza su cui puntare, un campione molto insidioso e difficile da battere, esente da bolsaggine e col respiro resistente delle oligarchie liberal-tecnocratiche europee. Eccolo ancora qui il cavallo della scuderia “Rinascita democratica” di Licio Gelli, coccolato dai costruttori di egemonia arruolati nell’apparato ideologico del potere. Il nostro equilibrato, spassionato e generoso editorialista non si risparmia neppure la confessione di un peccato pregresso, cioè di essere stato scettico nei confronti di M. Renzi: «Retrospettivamente, anche chi all’epoca era scettico (Renzi direbbe gufo), come chi scrive, deve riconoscere che la decisione di sostituirsi a Letta a Palazzo Chigi si è dimostrata giusta». E aggiunge: «Almeno finora». Tuttavia non solo e non tanto per manifestare una tipica cautela da intellettuale, ma per minacciare: “Attento! Sei sotto sorveglianza della Grande Confraternita degli editorialisti della Grande Redazione del Potere”.
Tutto lascia sperare che se fin dai primi mesi del 2015 si avvierà la «ricostruzione dell’assetto politico e istituzionale» anche la perdita di quella risorsa decisiva che è stato Giorgio Napolitano nell’ascesa di M. Renzi possa essere superata senza danno. Conclude G. Orsina: «Per qualche tempo Renzi volteggerà sul filo senza la rete del Quirinale. Riuscendo a non cadere, dovrà ricostruirsi lui stesso una rete nuova – un nuovo Capo dello Stato, un nuovo sistema elettorale, un nuovo assetto istituzionale. Sperare che il presidente del Consiglio cada dal filo, o anche cercare di spingerlo giù, è del tutto legittimo. Quel che non è legittimo però, di fronte al Paese, è farlo senza avere la più pallida idea di che cosa debba venire dopo». Non deve sorprendere che questo intellettuale liberale proponga un “riassetto democratico” che si ispira senza soluzione di continuità al breznevismo, al regime tardo-sovietico e alla “democrazia” post-sovietica russa. Infatti il M. Renzi che dovrebbe «ricostruirsi lui stesso» … un nuovo Capo dello Stato, un nuovo sistema elettorale, un nuovo assetto istituzionale, invece che assomigliare a un P. Calamandrei o a un A. De Gasperi o addirittura a un A. Fanfani sarebbe tale e quale V. Putin.
È sperabile che l’attuale Presidente del Consiglio cada dal filo quanto prima ed è anche doveroso cercare di spingerlo giù. Ed è anche legittimo, dice Giovanni Orsina. Neppure lui sa cosa debba venire dopo, se M. Renzi cadesse. Ma ci ha detto che cosa ci aspetta, se non cadesse: «scelte dolorose». Altre cannonate antipopolari dopo le politiche “lagrime e sangue” degli ultimi decenni.
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* anche su Democraziaoggi
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A ritmo di tweet
di Raffaele Deidda *
Matteo Renzi ha iniziato l’anno “cinguettando” su Twitter. Ha rivendicato i risultati del suo governo in 10 mesi: Jobs Act e Riforma Costituzionale. Ha distribuito pillole di ottimismo per il 2015: “Costituzione, legge elettorale, fisco, giustizia civile, PA, cultura-scuola-Rai, GreenAct, lavoro. Facciamo sul serio, sarà un #Buon2015“. Nella conferenza stampa di fine anno, ha detto: “La parola del 2015 è ritmo, l’Italia deve tornare a correre”.
L’ottimismo di Renzi sta nel pensare che gli italiani possano credere che il 2015 sia quello della svolta per un’Italia fotografata a tinte fosche dal Censis a dicembre scorso. Più cupa quella presentata, sempre a dicembre, dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro che nel Global Wage Report, annuale dossier sui livelli salariali del mondo, evidenzia la profonda crisi dell’Italia. Tra 2007 e 2013, il guadagno mensile medio di un italiano è sceso da un valore pari a circa 100 a 94. Un dato inquietante se si pensa che in Portogallo la media si attesta a 103, in Irlanda a 98, in Spagna a 96. Germania e Francia, reduci dalla peggiore crisi economica, hanno riposizionato i salari ai livelli precedenti la crisi.
La CNA conferma che sono 17,3 milioni gli italiani in condizione di disagio, a rischio di esclusione sociale. Cifra maggiore di Germania, Regno Unito, Spagna, Francia. Nell’UE, peggio dell’Italia sta la Grecia, dove i poveri o quasi poveri sono il 35%. Confindustria rileva che nei primi 9 mesi del 2014, nel Sud hanno chiuso 88mila imprese al ritmo di 326 al giorno. A rendere ancora più cupa la fotografia ci pensa l’Istat che rileva come l’indice del clima di fiducia dei consumatori sia sceso a 99,7 dal 100,2 tra novembre e dicembre.
Per l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, i consumi delle famiglie sono scesi del -10,7%, con una contrazione di 78 miliardi. Diminuiscono i consumi alimentari e le spese sanitarie dal 2008 ad oggi di -11,6% e -23,1%. La contrazione aumenta a fine anno con Imu, Tasi, Tari, riscaldamento. Una spesa media di 894 Euro con un potere di acquisto diminuito del -13,4% dal 2008.
Per le Associazioni dei Consumatori è improcrastinabile la ripartenza dell’occupazione, non solo per dare reddito e prospettive a milioni di disoccupati ma per alleggerire il carico sulle famiglie, costrette a mantenere con le pensioni di genitori e nonni i giovani senza lavoro. Invitano il governo a reperire risorse con la lotta a sprechi e privilegi e con la vendita del 20% delle riserve auree.
Il #Buon2015 sarà propedeutico alla strategia renziana, condivisa da una maggioranza atipica, di far cambiare “pelle” all’Italia entro il marzo 2017, nel rispetto del timing dei 1000 giorni, quando la recessione sarà un ricordo e la ripresa realtà? Si rischia di passare per gufi e rosiconi se si coltivano dubbi su ciò che i tweets del premier fanno calare come risultati probabili se non certi? E’ legittimo pensare che non siano sufficienti gli slogan per determinare un’ inversione di tendenza e che gli ottimismi di comodo convincono sempre meno? E’ finito il 2014, ennesimo “annus orribilis”, e gli italiani vedono nel 2015 un peggioramento delle loro condizioni.
Avremo a breve, un nuovo presidente della Repubblica. Non si sa se avremo anche un nuovo governo e un nuovo parlamento. L’attuale non rappresenta gli elettori ed il corrente esecutivo è il terzo nato fuori del voto. I partiti sono cambiati, i loro programmi modificati, l’opposizione formale, le nuove alleanze possibili attendono la legge elettorale, forse frutto di scambi poco nobili.
E allora come e quando si uscirà dalla crisi con un parlamento debole, un governo che spesso smentisce se stesso e che cala su un paese disperato un decreto fiscale dopo l’altro? Lo diranno, ex post, Censis, Oil, Istat, Cna, Onf se le ricette renziane avranno funzionato o meno. C’è da sperare che per L’Italia non sia troppo tardi.
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* A ritmo di tweet [di Raffaele Deidda] su SardegnaSoprattutto
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- Povera patria
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- Nell’illustrazione superiore: strumenti like Picasso
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ALTRE DIVAGAZIONI più o meno in tema
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Un uomo, un libro. Gian Tomaso Marchio, venticinque anni di lotta
di Vanni Tola
Gian Tomaso, per gli amici Masino, è un uomo di grande coraggio, protagonista di una lunga lotta personale, sociale e politica. Convive da venticinque anni con una terribile malattia, la Sclerosi Multipla. Una vicenda drammatica che Masino, a differenza di molti altri, ha affrontato e affronta con coraggio e determinazione. Anziché rassegnarsi o, peggio, arrendersi alla propria condizione, Masino ha deciso di combattere, di contrastare la propria malattia denunciandone le caratteristiche, i sintomi, la condizione di chi ne soffre e svolgendo nello stesso tempo un’importante azione d’informazione sulle cause, sulle ricerche in corso, sulle nuove terapie sperimentali, sulla speranza che la ricerca possa, alla fine, trovare il modo di sconfiggere questa terribile patologia. Lo ha fatto dieci anni fa pubblicando un libro dal titolo “la mia vita con la Sclerosi Multipla”, nel quale descrive sedici anni di convivenza con tale patologia. Continuerà a farlo, ora che la sua Sclerosi Multipla compie venticinque anni, con un nuovo libro al quale sta lavorando. Un libro che raccoglierà, oltre le esperienze personali, nuove testimonianze di pazienti, notizie sulla ricerca e le nuove terapie, un quadro dettagliato e realistico della condizione di chi, con la Sclerosi Multipla, deve convivere. Il libro di Gian Tomaso Marchio può essere scaricato gratuitamente dal sito dell’Associazione Sclerosi Multipla della Sardegna della quale Masino è Presidente per la provincia di Sassari. Insieme all’invito alla lettura siamo tutti chiamati dall’autore a inviare domande, suggerimenti e considerazioni sull’argomento che andranno ad arricchire il nuovo libro in lavorazione. Il sito per scaricare il libro è il seguente : http://www.sardegnasm.it/images/documents/La%20mia%20vita%20con%20la%20Sclerosi%20Multipla.pdf
Dibattito su Cagliari: tanti contenitori da riempire. Ma i vuoti più preoccupanti sono quelli delle idee. Corriamo ai ripari…
- Che fare di Buoncammino? Gianfranca Fois su il manifesto sardo.
- Viaggio tra le celle deserte di Buoncammino. Il servizio su Videolina
Domenica 4 gennaio 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà – Oggi a Sa Domu Studentato Occupato Casteddu
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A ritmo di tweet
Matteo Renzi ha iniziato l’anno “cinguettando” su Twitter. Ha rivendicato i risultati del suo governo in 10 mesi: Jobs Act e Riforma Costituzionale. Ha distribuito pillole di ottimismo per il 2015: “Costituzione, legge elettorale, fisco, giustizia civile, PA, cultura-scuola-Rai, GreenAct, lavoro. Facciamo sul serio, sarà un #Buon2015“. Nella conferenza stampa di fine anno, ha detto: “La parola del 2015 è ritmo, l’Italia deve tornare a correre”.
L’ottimismo di Renzi sta nel pensare che gli italiani possano credere che il 2015 sia quello della svolta per un’Italia fotografata a tinte fosche dal Censis a dicembre scorso. Più cupa quella presentata, sempre a dicembre, dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro che nel Global Wage Report, annuale dossier sui livelli salariali del mondo, evidenzia la profonda crisi dell’Italia. Tra 2007 e 2013, il guadagno mensile medio di un italiano è sceso da un valore pari a circa 100 a 94. Un dato inquietante se si pensa che in Portogallo la media si attesta a 103, in Irlanda a 98, in Spagna a 96. Germania e Francia, reduci dalla peggiore crisi economica, hanno riposizionato i salari ai livelli precedenti la crisi.
La CNA conferma che sono 17,3 milioni gli italiani in condizione di disagio, a rischio di esclusione sociale. Cifra maggiore di Germania, Regno Unito, Spagna, Francia. Nell’UE, peggio dell’Italia sta la Grecia, dove i poveri o quasi poveri sono il 35%. Confindustria rileva che nei primi 9 mesi del 2014, nel Sud hanno chiuso 88mila imprese al ritmo di 326 al giorno. A rendere ancora più cupa la fotografia ci pensa l’Istat che rileva come l’indice del clima di fiducia dei consumatori sia sceso a 99,7 dal 100,2 tra novembre e dicembre.
Per l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, i consumi delle famiglie sono scesi del -10,7%, con una contrazione di 78 miliardi. Diminuiscono i consumi alimentari e le spese sanitarie dal 2008 ad oggi di -11,6% e -23,1%. La contrazione aumenta a fine anno con Imu, Tasi, Tari, riscaldamento. Una spesa media di 894 Euro con un potere di acquisto diminuito del -13,4% dal 2008.
Per le Associazioni dei Consumatori è improcrastinabile la ripartenza dell’occupazione, non solo per dare reddito e prospettive a milioni di disoccupati ma per alleggerire il carico sulle famiglie, costrette a mantenere con le pensioni di genitori e nonni i giovani senza lavoro. Invitano il governo a reperire risorse con la lotta a sprechi e privilegi e con la vendita del 20% delle riserve auree.
Il #Buon2015 sarà propedeutico alla strategia renziana, condivisa da una maggioranza atipica, di far cambiare “pelle” all’Italia entro il marzo 2017, nel rispetto del timing dei 1000 giorni, quando la recessione sarà un ricordo e la ripresa realtà? Si rischia di passare per gufi e rosiconi se si coltivano dubbi su ciò che i tweets del premier fanno calare come risultati probabili se non certi? E’ legittimo pensare che non siano sufficienti gli slogan per determinare un’ inversione di tendenza e che gli ottimismi di comodo convincono sempre meno? E’ finito il 2014, ennesimo “annus orribilis”, e gli italiani vedono nel 2015 un peggioramento delle loro condizioni.
Avremo a breve, un nuovo presidente della Repubblica. Non si sa se avremo anche un nuovo governo e un nuovo parlamento. L’attuale non rappresenta gli elettori ed il corrente esecutivo è il terzo nato fuori del voto. I partiti sono cambiati, i loro programmi modificati, l’opposizione formale, le nuove alleanze possibili attendono la legge elettorale, forse frutto di scambi poco nobili.
E allora come e quando si uscirà dalla crisi con un parlamento debole, un governo che spesso smentisce se stesso e che cala su un paese disperato un decreto fiscale dopo l’altro? Lo diranno, ex post, Censis, Oil, Istat, Cna, Onf se le ricette renziane avranno funzionato o meno. C’è da sperare che per L’Italia non sia troppo tardi.
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* A ritmo di tweet [di Raffaele Deidda] su SardegnaSoprattutto
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- Povera patria
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- Nell’illustrazione superiore: strumenti like Picasso
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ALTRE DIVAGAZIONI più o meno in tema
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Sabato 3 gennaio 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà – Oggi a Sa Domu Studentato Occupato Casteddu
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“Homo nunquam” (?)
L’uomo nella mano sinistra tiene un cartiglio dove si legge “Homo nunquam”; con l’ indice della destra mostra uno scoiattolo addormentato. Si credeva che questo animale, d’inverno allontanasse la femmina dalla tana (per mangiarsi le provviste da solo?). Dunque, il significato dell’opera sarebbe “L’Uomo (non lo fa) mai! La consorte, dal canto suo, tiene in braccio un cagnetto che è simbolo della fedeltà coniugale. Siamo proprio in inverno: fuori fischia il vento e infuria la bufera. Meno male che l’Uomo non fa queste cose. (Le donne risparmino pure le battute…). In ogni modo, giù il cappello, questo, Signori e Signore, è pur sempre il grande Lorenzo Lotto!!!
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Lorenzo Lotto, Ritratto di coniugi (Husband and Wife), 1524 ca., The State Museum Hermitage, oil on canvas, cm 96×116
in giro con la lampada di aladin…
Partiti, istituzioni, Europa: la fiducia va a picco, cittadini sempre più soli. Il Papa unica speranza. Ilvo Diamanti su La Repubblica.
Dall’indagine Demos 2014 emerge una nazione spaesata sfiancata da crisi, fisco e corruzione. Il quadro già negativo del 2013 peggiora ancora. Anche la magistratura in calo – Povera patria.
- Sardegna 2015: ora o mai più. Per Pigliaru, Zedda e i sovranisti un anno cruciale. Vito Biolchini su vitobiolchi.it.
- Due avvenimenti a San Michele-Is Mirrionis: 1) il ritorno dei missionari Saveriani (in via Sulcis, alle pendici del colle San Michele); 2) l’apertura del Circolo politico-culturale ME-TI di via Mandrolisai, coordinatore Nicola Calledda e esponente di spicco il consigliere comunale Enrico Lobina (lettera di Enrico agli abitanti del quartiere e ai cagliaritani tutti).
- Jobs Act e senso dello Stato. Francesco Cocco su Democraziaoggi
- Solo gli stranieri salvano una città di vecchi e soli. Impietosa istantanea scattata dal Comune di Sassari: sempre meno i residenti indigeni. Pochi i figli e fatti sempre più tardi. Aumentano gli immigrati, boom di romeni. Giovanni Bua, su La Nuova Sardegna on line.
Oggi venerdì 2 gennaio 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà – Oggi a Sa Domu Studentato Occupato Casteddu
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in giro con la lampada di aladin: sull’Università della Sardegna
Dal sito dell’Ateneo www.unica.it
INDETTE LE ELEZIONI DEL RETTORE PER IL SESSENNIO 2015/21
Cagliari, 30 dicembre 2014 – Sono state indette questa mattina le elezioni per la nomina del Rettore dell’Università degli Studi di Cagliari per il sessennio 2015/2021: le operazioni di voto si svolgeranno il 9 Marzo, il 20 Marzo e, ove occorra il ballottaggio tra i due candidati più votati, il 25 marzo 2015. - segue -
Alcune riflessioni su Aladinews
- L’Università della Sardegna
- L’Università e la ricerca scientifica sono troppo importanti per lasciarle in mano all’Accademia.