Monthly Archives: dicembre 2014
Gli anni della Sir: l’ultimo intervento pubblico di Riccardo Lai. La fatica della reciprocità nella solidarietà
Sassari 29/30 Novembre 2014
Dai movimenti degli anni settanta alla Sardegna di oggi.
Ricordando Riccardo Lai
Gli anni della Sir: l’ultimo intervento pubblico di Riccardo Lai (Maggio 1982)
Dobbiamo alla cortesia dello storico Sandro Ruju la pubblicazione di quello che, probabilmente, è stato l’ultimo intervento pubblico di Riccardo Lai prima della sua scomparsa . Durante il convegno svoltosi a Sassari il 29 e il 30 Novembre l’intervento di Riccardo è stato più volte citato da S. Ruju nella sua relazione: “ I movimenti di contestazione in Sardegna. La fabbrica come alleato ed i rapporti con il Movimento operaio”
L’intervento di Riccardo è stato svolto nel mese di Maggio del 1982 in occasione del Convegno organizzato dall’Ufficio studi della CGIL di Sassari dal titolo “Gli anni della Sir – Lotte operaie alla petrolchimica di Portotorres del 1962 al 1982” i cui atti sono stati pubblicati a cura Sandro Ruju con prefazione di Vittorio Rieser. (v.t.)
La fatica della reciprocità nella solidarietà, Intervento di Riccardo Lai (militante del movimento degli studenti)
L’iniziativa di questa sera è molto importante, anche perché come diceva Sandro Ruju, c’è un tentativo storico di ricostruzione di vicende che molti di noi, molti di voi hanno vissuto con grande intensità e che probabilmente hanno segnato non solo in quelle mattine in cui si partecipava allo sciopero , ma hanno segnato anche come scelta di campo, come scelta di vita. Quindi penso sia anche importante l’ausilio dei documentari questa sera e io a partire dall’ausilio dei documentari voglio porre un elemento di riflessione all’assemblea, ai compagni che stasera hanno svolto le relazioni.
con gli occhiali di Piero…
ANNIVERSARI. A un anno dalla morte del porcello le maialate non sono terminate. Democrazia Usa e ammazza, la fuga da Detroit, poesia e astronomia di Omar Khayyam. Un anno fa, il 4 dicembre 2013, su Aladinpensiero.
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FUEDDA SARDU
CONTUS ?
Ti contu su contu de Maria Contu
de Maria Contu e de Maria Pau,
su contu est accabau.
(Intendia in Quartu, ariseru)
Verso una società neo-oligarchica?
di Nicolò Migheli.
Le primarie del PD per la candidatura alla presidenza della Regione Veneto confermano la tendenza all’allontanamento dall’esercizio del voto della maggioranza dei cittadini. Nelle elezioni dell’Emilia Romagna è successo che solo il 38% degli aventi diritto si siano recati alle urne. In una regione dove la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica è incredibilmente alta. Ilvo Diamanti in una analisi del dopo voto, scriveva che le regioni non vengono più sentite dai cittadini come luoghi essenziali dell’esercizio democratico. La causa? Molto sarebbe nel malcostume e negli scandali. La politica come luogo della soluzione dei problemi personali di chi vi è impegnato e dei gruppi di riferimento. È indubbio che anche queste considerazioni abbiano il loro peso. Però il distacco dei cittadini dalle istituzioni e delle loro rappresentanze sembra avere ragioni più forti, aspetti della vita pubblica che si avviano a diventare strutturali. Lo studio “Gini-Growing inequality impact” realizzato dalla Ue nell’ambito del VII Programma quadro, è esplicito: l’indice di ineguaglianza in Italia è secondo nell’Unione solo dopo la Gran Bretagna. L’Unione delle Banche Svizzere racconta che nel 2014, in Italia i miliardari sono cresciuti. Erano 29 nel 2013 con una ricchezza complessiva pari a 97 miliardi di euro, adesso sono 35; la ricchezza è cresciuta di 53 miliardi raggiungendo la somma di 150. Tutto questo mentre la disoccupazione ha raggiunto il 13% e tra i giovani il 43. L’indice di ineguaglianza che nel 1992 era di 0,27, in linea con i principali paesi europei, ora è di 0,34. È interessante notare che tutto comincia con l’avvento delle privatizzazioni che si sono trasformate in monopoli di pochi gruppi finanziari. Non solo. Immediatamente sotto di loro, vi è una èlite che non ha sofferto della crisi, garantita com’è da rendite e privilegi. A questo è corrisposto un progressivo impoverimento dei ceti medi, l’affacciarsi di generazioni precarie dei contratti giornalieri, impediti a costruirsi un futuro decente. Una atomizzazione dei rapporti di lavoro, una costrizione nel problema individuale che impedisce di pensare a se stessi come facenti parte di gruppi più vasti con diritti e rivendicazioni comuni. Ributtati in un Ottocento senza Società di Mutuo Soccorso, senza neanche il sogno della palingenesi socialista, uccisa prima che dal proprio limite, dalla vulgata del darwinismo sociale neo liberista. L’unica condizione possibile in una società del tutti contro tutti. A questo poi si aggiunge che un governo soi disant di sinistra per bocca del ministro Alfano dichiari che il Jobs Act è politica di destra, confermando una sorta di intercambiabilità tra i poli nel perseguire le stesse riforme. La politica cessa di essere strumento del cambiamento. Destra e sinistra di governo seguono le indicazioni di gruppi minoritari legati alle istituzioni internazionali non elette come l’FMI, soggette al potere ricattatorio del capitale finanziario che non conosce frontiere, che si sposta dove c’è la massima remunerazione a breve. Le riforme costituzionali e quella elettorale diventano il quadro in cui incardinare il potere di gruppi che tendono a diventare inamovibili. Mario Monti in una riunione della finanza internazionale a Milwaukee negli Usa, nel settembre del 2013, ebbe a dichiarare: ”Il vero problema dell’Italia consiste che si vota troppo spesso e sono ancora in troppi a votare.” Più che una profezia che si auto-avvera sembrerebbe la realizzazione di un lucido progetto. Robert Michels sosteneva che il non votare è, in certe condizioni, l’unico modo per esprimere il dissenso, ma l’allontanamento dei cittadini dal voto finisce con il perseguire il disegno di quelle èlite. I partiti trasformati in comitati elettorali diventano la cinghia di trasmissione di decisioni prese altrove e le istituzioni delle mere esecutrici. Un disegno chiaro di neo oligarchia, a cui si accede in pochi, solo quelli che hanno rapporti con la finanza e le istituzioni sovranazionali, che potranno essere cooptati dove si decide. Un progetto neo napoleonico che contempla gli ottimati, l’inclusione per censo o per appartenenza al gruppo. Una stratificazione sociale che per reggersi dovrà farsi autoritaria, avendo poco da distribuire. In un quadro simile i movimenti xenofobi e neonazisti hanno davanti a sé spazi ampi di manovra nell’indicare i nuovi capri espiatori nei migranti e nei rom; creando ed alimentando sospetti e paure, diventando così funzionali al mantenimento dello statu quo. Chi è in difficoltà cerca le sicurezze, e una società autoritaria le offre. Una prospettiva senza scampo? Per ora sembrerebbe di sì. In realtà molto si muove. In Spagna Podemos, raccogliendo le proteste degli Indignados di Puerta del Sol, viene dato vincente alle prossime elezioni di primavera. Podemos ha una piattaforma di democrazia partecipativa, riscopre la lotta di classe contro le nuove oligarchie. In Italia invece nulla. La sinistra sembra incapace a reagire alla sconfitta che le ha inflitto il governo Renzi. Governo che, con il suo centralismo romano, apre possibilità politiche interessanti per chi rivendica il diritto di autodecisione in Sardegna. Per ora però poco si muove. Dovremmo attendere che la Riforma della Costituzione cancelli l’Autonomia? Se è così basterà attendere la primavera. Noi siamo specialisti nel chiudere la stalla quando i buoi sono già fuggiti.
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* L’articolo di Nicolò Migheli viene pubblicato anche sui siti di FondazioneSardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra, SardegnaSoprattutto.
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La banda degli onesti
Oggi giovedì 4 dicembre 2014
Assemblea-Dibattito Il mese dei diritti umani
COSTITUZIONE E DIRITTO DEI LAVORATORI
Giovedì 4 Dicembre 2014 ore 15.30
Cagliari – Aula Magna Liceo Classico
“Siotto Pintor”
SALUTI
Prof. Peppino Loddo – Dirigente
Scolastico Liceo Classico Siotto
RELAZIONI
Prof. Gianni Loy – Giuslavorista
Ordinario Diritto del Lavoro
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Prof. Avv. Andrea Pubusa
Ordinario Diritto Amministrativo
Università di Cagliari
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà
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Gli anni della Sir: l’ultimo intervento pubblico di Riccardo Lai (Maggio 1982). La fatica della reciprocità nella solidarietà
Sassari 29/30 Novembre 2014
Dai movimenti degli anni settanta alla Sardegna di oggi.
Ricordando Riccardo Lai
Gli anni della Sir: l’ultimo intervento pubblico di Riccardo Lai (Maggio 1982)
Dobbiamo alla cortesia dello storico Sandro Ruju la pubblicazione di quello che, probabilmente, è stato l’ultimo intervento pubblico di Riccardo Lai prima della sua scomparsa . Durante il convegno svoltosi a Sassari il 29 e il 30 Novembre l’intervento di Riccardo è stato più volte citato da S. Ruju nella sua relazione: “ I movimenti di contestazione in Sardegna. La fabbrica come alleato ed i rapporti con il Movimento operaio”
L’intervento di Riccardo è stato svolto nel mese di Maggio del 1982 in occasione del Convegno organizzato dall’Ufficio studi della CGIL di Sassari dal titolo “Gli anni della Sir – Lotte operaie alla petrolchimica di Portotorres del 1962 al 1982” i cui atti sono stati pubblicati a cura Sandro Ruju con prefazione di Vittorio Rieser. (v.t.)
Intervento di Riccardo Lai (militante del movimento degli studenti)
L’iniziativa di questa sera è molto importante, anche perché come diceva Sandro Ruju, c’è un tentativo storico di ricostruzione di vicende che molti di noi, molti di voi hanno vissuto con grande intensità e che probabilmente hanno segnato non solo in quelle mattine in cui si partecipava allo sciopero , ma hanno segnato anche come scelta di campo, come scelta di vita. Quindi penso sia anche importante l’ausilio dei documentari questa sera e io a partire dall’ausilio dei documentari voglio porre un elemento di riflessione all’assemblea, ai compagni che stasera hanno svolto le relazioni.
Alle fondamenta della Scuola Popolare di Is Mirrionis
“Avanguardie rivoluzionarie infelici, incapaci di porsi in un rapporto umano e democratico con gli altri, daranno i futuri oppressori e controllori dell’anima e del corpo e i nemici isterici della felicità popolare” (citazione da L’erba voglio, rivista di base per una scuola antiautoriataria degli anni 70)
Commento (riportato su Gulp, novembre/dicembre 1971)
Ci sembra significativo nel presentare l’esperienza della scuola popolare riportare quanto scritto dai compagni de “L’erba voglio”. Crediamo chiarifichi senza dubbi cosa NON vogliamo fare.
La nostra scuola, senza velleitarismi, vuole che il discorso rivoluzionario della riappropriazione del potere da parte delle masse lavoratrici nasca dalle esigenze stesse dei lavoratori, che, assumendo coscienza della propria situazione, devono essere gli autori primi del processo di emancipazione della classe.
La scuola è uno strumento importante.
Per questi motivi rifiutiamo qualsiasi impostazione propagandistica: affrontando la realtà senza illusioni, prendendo coscienza dei nostri limiti, delle contraddizioni in cui siamo immersi, delle nostre possibilità di essere fautori del radicale cambiamento per un mondo più umano.
In questo senso la scuola non è solo per gli operai, ma per tutto coloro che la portano avanti.
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Altri fondamentali riferimenti: il pensiero, l’opera, gli scritti di don Lorenzo Milani.
con gli occhiali di Piero…
ANNIVERSARI. Il vero bene, voglia di pace di Stati Uniti Russia e Cina, la democrazia nel paese della democrazia, Pillsbury mago di scacchi. Un anno fa, il 3 dicembre 2013, su Aladinpensiero.
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FUEDDA SARDU
DICIUS
S’annu chi at a proi fai cun lardu
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STORIA SARDA
BAINZU PILIU
Il 3 dicembre 1982 viene arrestato Bainzu Piliu, docente all’Università di Sassari e sindaco di Bulzi, per “complotto separatista”.Non esiste nessun complotto, ma il fatto non gli risparmierà il carcere a Buocammino e a S.Sebastiano.
Piliu è nato a Ozieri il 20 dicembre 1934 e sta per compiere 80 anni.
Ha raccontato la sua vita e specificamente questa sua esperienza nel libro
“Cella n°21. Il lungo cammino verso la dignità”; prossime presentazioni a Laconi il 12 dicembre, a Capoterra il 19 dicembre.
Oggi mercoledì 3 dicembre 2014
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà
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40 anni dopo tra storia e futuro. Breve sintesi dell’attività della Scuola Popolare dei Lavoratori di Is Mirrionis
Breve sintesi dell’attività della Scuola Popolare di Is Mirrionis
(scheda curata da Giorgio Seguro)
Anni di attività
1) dall’ottobre del 1971 al giugno del 1972 (solo Scuola popolare)
2) dall’ottobre del 1972 al giugno del 1973 (solo Scuola popolare)
3) dall’ottobre del 1973 al giugno del 1974 (solo Scuola popolare)
4) dall’ottobre del 1974 al giugno del 1975 ( + Centro culturale)
5) dall’ottobre del 1975 al giugno del 1976 (+ Centro culturale)
6) dal giugno del 1976: Comitato di Quartiere
Strutture organizzative
o Commissione didattica
o Collettivo insegnanti
o Assemblea generale
o Commissione di coordinamento
o Commissione programmi e didattica
o Commissioni di corso
Risorse economiche: auto finanziamento
- segue -
con gli occhiali di Piero…
ANNIVERSARI. Carlo Buragna, scacchisti e filosofia degli scacchi. Un anno fa, il 2 dicembre 2013, su Aladinpensiero.
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FUEDDA SARDU
DICIUS
Mundu mundu, chi no iscit nadai ci calat a fundu.
Oggi martedì 2 dicembre 2014
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà
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La “meglio gioventù” della Scuola Popolare di Is Mirrionis
Mercoledì 3 dicembre promossa dal Circolo culturale Antonio Gramsci e dalla Biblioteca l’Albero del riccio, con la nostra collaborazione, si terrà un’assemblea per ricordare l’esperienza della Scuola Popolare e per richiedere il recupero dell’ex centro sociale che ospitò l’attività della stessa Scuola (1), del Comitato di quartiere e del Circolo culturale di Is Mirrionis. Della Scuola Popolare parla in modo sintetico ma efficace, nell’intervento che segue, Giorgio Seguro, che di quell’esperienza fu protagonista sia come insegnante sia come esponente degli organismi di coordinamento. Non la ricordiamo come compiaciuto “amardord”, anche se questa componente è legittimamente presente, ma soprattutto per cogliervi utili insegnamenti per quanto si può fare oggi a Is Mirrionis come negli altri quartieri della città, periferici o no, ma comunque luoghi di disagio sociale. Lo facciamo per affrontare (e contribuire a risolvere) i drammatici problemi che li segnano: dalla disoccupazione, alla carenza di abitazioni disponibili (nonostante le case sfitte), alla dispersione scolastica (che vede Cagliari al vertice delle statistiche degli abbandoni)… tanto per segnalare importanti odierne emergenze. Siamo sicuri che dall’iniziativa di mercoledì scaturiranno nuove proposte per percorsi di impegno sociale, in parte già intrapresi, ma che richiedono di essere rafforzati e ripensati (con inedite iniziative, anche riprese da “buone pratiche” in ambiti nazionali e internazionali) rispetto al pericoloso acuirsi di quel complesso di problemi che chiamiamo “disagio sociale”. Vedremo quanto saremo in grado di aggregare persone e organizzazioni che per tale finalità ritengono valga la pena di spendersi.
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La “meglio gioventù” della Scuola Popolare di Is Mirrionis
di Giorgio Seguro
La Scuola Popolare dei Lavoratori di Is Mirrionis fu un’esperienza autogestita, autofinanziata, profondamente radicata nel quartiere, e finalizzata all’ottenimento della licenza media per quelle persone adulte (lavoratori e disoccupati) finite fuori dal circuito scolastico, comportante un impegno tutte le notti della settimana, con orario, all’incirca, dalle 20.30 alle 23, e che proponeva anche iniziative di respiro culturale e sociale.
Durante i 6 anni di attività furono coinvolti circa 250 lavoratori e 150 insegnanti volontari (per lo più studenti universitari), oltre a diverse decine di persone che si occuparono delle iniziative culturali e sociali nel quartiere. Nel 6°, e ultimo anno, si operò per una trasformazione dell’esperienza in Centro Culturale: come Scuola Popolare ci si dedicò a favorirne l’auto superamento a vantaggio della nascente realtà delle “150 ore”.
La Scuola Popolare rappresentò un’importante esperienza pedagogica che, partita dai programmi scolastici tradizionali, ben presto andò oltre, puntando a costruire percorsi didattici alternativi privilegiando quegli argomenti di storia, geografia, matematica, lingue straniere ecc. che venivano a collegarsi con le storie di vita dei lavoratori-studenti. Il tutto, in un clima di solidarietà, di incontro-confronto, a volte aspro, tra culture, storie, ideologie (marxista, cattolica, liberale ecc.) personali diverse.
Superato il primo, brusco impatto con la scuola tradizionale (il 2° anno di attività sui 59 lavoratori presentatisi all’esame, ben 30, oltre il 50%, furono bocciati!), cercando l’appoggio del quartiere, facendoci conoscere a livello più ampio (anche con un Giornalino), promuovendo la formazione della “Federazione delle Scuole Popolari” (che sorsero nei quartieri di Stampace, Sant’Elia, e nei centri di Bindua-Iglesias, Elmas, Morgongiori, Quartucciu, Villacidro) e trovando risonanza anche a livello nazionale (Convegno a Roma, Stampa continentale), la Scuola Popolare venne a rappresentare un vero laboratorio di costruzione di coscienze critiche e solidali. Non risulta che alcun partecipante all’esperienza abbia poi imboccato strade negative quali droga o terrorismo. Molti, grazie al titolo conseguito, trovarono lavoro o proseguirono gli studi.
In sintesi, l’iniziativa divenne talmente forte che si riuscì ad ottenere da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, in collegamento con analoghe esperienze nazionali, la costituzione di “Commissioni Speciali d’esame”, all’interno delle quali si ottenne che un insegnante della Scuola Popolare fosse inserito nella commissione, che le prove scritte consistessero in programmi alternativi svolti, e che le prove orali fossero espletate in gruppo o individualmente, a scelta del lavoratore-studente. I risultati furono brillanti non solo per l’ottenimento della licenza media, ma anche come esperienza culturale e sopratutto come esperienza umana.
Ho voluto proporre una rapida, e incompleta, sintesi di questa esperienza con l’intento che non si disperda nell’oblio questo pezzo di storia della “meglio gioventù” di Is Mirrionis, di un quartiere che troppo spesso è stato additato come “ghetto malfamato” e affinchè questi locali vengano ristrutturati e resi all’uso culturale e sociale dei cittadini del quartiere (e della città), prendendo il “testimone” della precedente esperienza di Scuola Popolare.
L’auspicio che mi preme fare è che l’Amministrazione Comunale si faccia carico del recupero dei locali che ospitarono la Scuola, oggi in totale rovina, garantendone un uso per iniziative culturali e di aggregazione sociale, intitolando la piazza (ancora senza nome!) ai Lavoratori della Scuola, come si è già richiesto, e, sarebbe bellissimo, dedicando la nuova struttura a Claudio Pilleri, abitante del quartiere, uno dei principali costruttori di quest’esperienza, morto prematuramente nel 2001, e a cui si deve la stesura della Tesi di Laurea in Filosofia sulla Scuola Popolare di Is Mirrionis, relatore il prof. Giulio Angioni, per l’Anno accademico 1981-82.
Da questa tesi sono tratti i dati riportati in questo scritto e in misura meno incompleta nella scheda che sotto si riporta.
(1) L’edificio, ex ISSCAL (oggi proprietà di Area, ex IACP), è stato utilizzato dal 1972 al 1976 come sede della Scuola Popolare del quartiere di Is Mirrionis (dopo che la stessa, sorta nel 1971, nel primo anno di attività, era stata ospitata presso i locali della Parrocchia di Sant’Eusebio).
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SCHEDA della Scuola Popolare dei Lavoratori di Is Mirrionis
Anni di attività:
1) dall’ottobre del 1971 al giugno del 1972 (solo Scuola popolare)
2) dall’ottobre del 1972 al giugno del 1973 (solo Scuola popolare)
3) dall’ottobre del 1973 al giugno del 1974 (solo Scuola popolare)
4) dall’ottobre del 1974 al giugno del 1975 ( + Centro culturale)
5) dall’ottobre del 1975 al giugno del 1976 (+ Centro culturale)
6) dal giugno del 1976: Comitato di Quartiere
Strutture organizzative:
o Commissione didattica
o Collettivo insegnanti
o Assemblea generale
o Commissione di coordinamento
o Commissione programmi e didattica
o Commissioni di corso
Risorse economiche: auto finanziamento
Primo anno: dall’ottobre del 1971 al giugno del 1972
• Locali: presso la Parrocchia di Sant’Eusebio
• Partecipanti: 52 studenti-lavoratori suddivisi in 4 corsi di 13 persone ciascuno. Uno dei corsi è formato esclusivamente da lavoratori turnisti. 27 insegnanti (in maggioranza studenti universitari + qualche giovane lavoratore
• Frequenza: dal lunedì al venerdì dalle 21 alle 23. Il sabato è dedicato alle ore di recupero.
16 aprile 1974. Si costituisce un Comitato promotore del quartiere di Is Mirrionis
Esami di licenza. Si presentano, da privatisti, 29 all’esame per licenza media: 25 vengono promossi; 4 si presentano, e conseguono, la licenza elementare.
Secondo anno: dall’ottobre del 1972 al giugno del 1973
Nel settembre del 1972 viene stampato in ciclostile il primo numero del “Bollettino di quartiere, organo del Comitato di quartiere di Is Mirrionis” che verrà registrato e autorizzato dal Tribunale di Cagliari nel 1973 col nome di “Scuola Popolare”. In esso viene spiegato il perché della costituzione del Comitato di quartiere e contiene delle ricerche fatte all’interno di Is Mirrionis. Dopo la costituzione del Comitato di Quartiere, nel 1976, il giornale cambierà l’intestazione: “Città quartiere”, diventando l’organo di stampa ufficiale del coordinamento dei Comitati e circoli di quartiere di Cagliari.
Locali. Vengono reperiti quelli di via Is Mirrionis 57/D, nell’ex Centro sociale dell’ISSCAL (e ancora prima asilo), ampliati con altri ambienti adiacenti, di proprietà della Parrocchia, fatiscenti e malsani, che vengono risanati dai partecipanti alla Scuola Popolare.
Partecipanti. Si iscrivono 73 lavoratori, suddivisi in 5 corsi, seguiti da 54 insegnanti, di cui 45 sono studenti universitari, 7 lavorano e 5 insegnano nella scuola ufficiale.
Frequenza. Dal lunedì al sabato dalle 20.30 alle 22.30.
Nell’ottobre del 1972 l’on. prof. Giovanni Lilliu presenta in Consiglio Regionale una richiesta di erogazione di contributi (finanziario, materiale didattico, locali) a favore della Scuola popolare. Si continua con l’autofinanziamento.
Nel novembre del 1972 la Scuola decide di trasformarsi, dopo un’assemblea generale, in Associazione culturale con regolare Statuto, basato su 9 “titoli”, registrato presso il Tribunale di Cagliari.
Nel giugno del 1973, nonostante precedenti incontri avuti col preside e gli insegnanti della scuola media “Alagon”, i lavoratori vennero dirottati in scuole medie di altri quartieri cittadini (Cima e Foscolo). Su 59 lavoratori presentatisi agli esami, 30 furono respinti, 24 licenziati. Nel mese di luglio la “strage” fu denunciata, tramite volantinaggio e il giornale della Scuola, all’opinione pubblica e la notizia trovò eco anche nella stampa regionale e nazionale.
Terzo anno : dall’ottobre del 1973 al giugno del 1974
E’ dall’inizio caratterizzato dalla “lotta” per i locali, prima affittati dal Parroco al gestore di un bar e poi, dopo mobilizzazione anche del quartiere, di nuovo concessi alla Scuola Popolare.
Si lavora per un cambiamento dei programmi, puntando alla costruzione di una scuola “alternativa”.
Partecipanti. Si iscrivono 71 lavoratori suddivisi in 5 corsi e seguiti da 61 insegnanti di cui 6 insegnano nella scuola ufficiale.
Eventi:
• A partire da un incontro svoltosi a Guspini nel novembre del 1973, con l’organizzazione della “Società Umanitaria” di Cagliari, si viene a costituire “La federazione delle Scuole Popolari Sarde” cui aderiscono i quartieri cittadini di Is Mirrionis, Stampace, Sant’Elia, e i paesi di Bindua (Iglesias), Elmas, Morgongiori, Quartucciu, Villacidro. Questo organismo portò avanti la vertenza con i Provveditorati agli Studi per l’istituzione delle Commissioni speciali d’esame per i lavoratori-studenti.
• Nel dicembre del 1973 si svolse a Roma un affollato Convegno delle Scuole Popolari nazionali cui partecipò anche Is Mirrionis. In quella occasione si poterono studiare molte altre realtà che già si erano poste il problema di un superamento di quel tipo di esperienza in favore delle 150 ore.
• Nel gennaio del 1974 si apre il dibattito per trasformare la Scuola Popolare in Centro Culturale che abbia il fine di proporre nuovi settori di intervento (ne vengono individuati 5: Quartiere, cui aderiscono 9 persone; Centro Studi, con 10 partecipanti; Attività musicali e teatrali, con 10 partecipanti; Sport e attività ricreative, con 14 aderenti; Scuola), settori che vengono proposti ad altri abitanti del quartiere o ai lavoratori-studenti già licenziati. La Scuola popolare, tuttavia, rimane il principale campo di intervento.
• Nel maggio del 1974 la Scuola Popolare partecipò alla campagna per il riconoscimento del diritto al Divorzio: ottenne dal Comune 300 spazi elettorali per l’affissione di manifesti, emanò un numero speciale del Giornale per spiegare le ragioni del NO al referendum, volantinò nel quartiere. Nel quartiere di Is Mirrionis l’adesione al NO superò il 70% dei voti.
• Grande motivo di orgoglio fu l’ottenimento, da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, delle Commissioni Speciali d’esame, dove fu concesso, per le prove scritte, che il compito di italiano vertesse su un argomento riguardante l’esperienza della Scuola Popolare o su un argomento di attualità; per la lingua straniera, fu proposto un questionario; per la matematica una prova di geometria solida e una di geometria piana. Per le prove orali si propose che gli esami per i lavoratori, qualora lo avessero richiesto, fossero svolti collettivamente e vertessero su argomenti a piacere e non su materie. Ancora, alle prove orali fu ammessa la presenza, nelle commissioni d’esame, di un insegnante della Scuola Popolare non con il fine di “controllare”, ma per poter verificare il lavoro di gruppo svolto durante l’anno. Tutti i lavoratori ottennero la licenza media.
Quarto anno: dall’ottobre del 1974 al giugno del 1975
Si assiste ad un progressivo superamento della mera esperienza di Scuola Popolare da parte del Centro Culturale di cui la Scuola diviene un settore non più predominante. Si accettarono iscrizioni di 32 lavoratori riuniti in un unico corso, di cui 20 giunsero a sostenere l’esame finale di licenza media: furono promossi tutti.
Si lavorò sopratutto per “settori”: oltre a quello della scuola, dove si studiarono soprattutto testi riguardanti i quartieri popolari, con una ricerca specifica su Is Mirrionis; si mise in funzione il settore Quartiere che portò avanti studi insieme al settore Scuola, ma allargando le riflessioni su tematiche più ampie (rapporto culture egemoni e subalterne; ruolo degli intellettuali; ricostruzione della storia di Is Mirrionis; contatti con le famiglie e le forze ‘presenti nel quartiere’, ecc). Altro settore di intervento fu quello relativo al Cineforum, con lo scopo di offrire agli abitanti del quartiere un’opportunità di aggregazione, con gli animatori che parteciparono a corsi formativi organizzati dalla Cineteca Sarda e dalla Società Umanitaria. I film proiettati riguardavano temi di respiro sociale e venivano corredati di presentazione e di dibattiti. Altri settori erano costituiti dal Gruppo Giovani e da un Centro Studi, con aderenti che facevano parte anche del settore Quartiere, mentre nessuno era inserito in quello della Scuola Popolare.
Quinto anno: dall’ottobre del 1975 al giugno del 1976
Nel mese di settembre del 1975 lo IACP sigillò gli ingressi del locali sede del Centro culturale. Fu grazie ad una mobilitazione e ad una controinformazione, anche con il giornale della Scuola Popolare, di tutto il quartiere che si riuscì a costringere lo IACP a riconcedere l’uso dei locali. Nei mesi di agosto e settembre 1975 il centro Culturale si impegnò nella raccolta delle domande di iscrizione dei lavoratori agli istituendi corsi delle 150 ore. La stessa Federazione regionale delle Scuole Popolari si adoperò per la realizzazione dei corsi anche in Sardegna, consapevoli che ciò avrebbe portato al superamento dell’esperienza delle Scuole Popolari come momento volontaristico e alla nascita di una lotta per il riconoscimento reale del diritto allo studio da parte delle masse operaie, come opportunità di riscatto culturale e sociale e realizzato dallo Stato. Le Scuole Popolari si sarebbero invece riproposte come Centri Culturali di quartiere. Prima dei vari corsi nelle scuole pubbliche, nella Scuola popolare si organizzarono dei pre-corsi, preparatori a quelli delle 150 ore e tenuti dagli insegnanti dell’anno precedente. Fu organizzato anche un corso apposito per delle lavoratrici-infermiere di una Clinica privata cittadina (in quanto a queste non era stato riconosciuto il diritto a poter usufruire delle 150 ore), con insegnanti un gruppo di laureande in Medicina. Quell’anno andò avanti ancora il Gruppo Giovani, il gruppo handicappati e il Gruppo cinema. Un comitato cittadino per la formazione dei Consultori, che una legge nazionale del 1975 delegava alle Regioni, venne ospitato nei locali del Centro.
Quell’anno fu caratterizzato sin dal principio dal dibattito fra le 2 anime dei partecipanti: tra coloro che puntavano alla costruzione di una proposta di scuola come momento di aggregazione del quartiere, facendosi promotrice di un altro comitato di quartiere e quelli che individuavano la specificità della scuola in un intervento soprattutto culturale, di formazione politica e sociale degli abitanti del quartiere. Da una parte, quindi, un’iniziativa culturale, il Centro; dall’altra, una politico-rivendicativa, il Comitato di quartiere. Lo scontro fra queste due ipotesi di lavoro, sancito formalmente in una drammatica assemblea generale il 24 gennaio del 1976 e protrattosi tutto l’anno sociale 1975-76, portò alla crisi del Centro e alla nascita del Comitato di quartiere. Si giunse infine ad uno stato di disgregazione delle iniziative sinchè nel maggio del 1976 una parte degli aderenti abbandonò le strutture del Centro Culturale nelle quali si erano impegnati, il che favorì la trasformazione del Centro in Comitato di quartiere che iniziò ufficialmente la sua attività il 5 giugno del 1976.
Iniziava così una nuova fase storica di impegno, più polico-sociale che culturale, nel quartiere di Is Mirrionis e nella città di Cagliari.
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Questi dati sono stati tratti dalla tesi di Laurea in Filosofia, presso l’Università di Cagliari, redatta da Claudio Pilleri, con relatore il prof. Giulio Angioni, nell’anno accademico 1981-82.
Dai movimenti degli anni settanta alla Sardegna di oggi. Ricordando Riccardo Lai
I MOVIMENTI TRA IERI E OGGI
- In attesa degli atti del Convegno continuiamo con la pubblicazione di alcuni interventi (abbiamo iniziato ieri con quello del direttore oggi ospitiamo quello di Vanni Tola). Mano a mano che ci perverranno pubblicheremo anche gli altri e inoltre daremo conto della pubblicazione delle relazioni in altre news. Avvertiamo che si tratta di interventi che ci sono pervenuti per iscritto e che durante il Convegno sono stati per lo più arricchiti “a braccio”. Salvatore Cubeddu ha comunicato che quanto prima sarà disponibile nel sito della Fondazione Sardinia l’intera registrazione video delle due giornate di lavori del Convegno. .
- La pagina fb dell’evento.
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Comunicazione di Vanni Tola*
Ricordare Riccardo Lai, il suo operato di giovane militante impegnato, attraverso la rilettura delle caratteristiche e delle peculiarità dei movimenti che lo videro protagonista o partecipe mi pare un’ottima scelta degli organizzatori del convegno.
Lo vorrei ricordare parlando della legge 285 con particolare riferimento alla costituzione di cooperative nelle campagne e al movimento per il recupero produttivo delle terre incolte.
Anni settanta, tre problemi preponderanti nel sistema Sardegna: a) fallisce il piano di industrializzazione per poli petrolchimici, non si realizza quel processo di industrializzazione diffusa che tali insediamenti avrebbero dovuto determinare; b) non decolla, se non parzialmente, la riforma del comparto agro-pastorale e la creazione del monte dei pascoli che avrebbe dovuto rappresentare la risposta alternativa al fallimento dei piani di rinascita; c) cresce la disoccupazione giovanile e riprende l’emigrazione.
Nel 1977 arrivò la legge 285 – provvedimenti per l’occupazione giovanile. Una buona legge (pur con i suoi molti limiti) che meriterebbe una rivisitazione critica per riscoprirne proposte che potrebbero ancora oggi essere considerate valide.
Il provvedimento dedicava grande attenzione al comparto agricolo. Prevedeva l’impiego straordinario di giovani in attività agricole, il finanziamento di programmi regionali di lavoro produttivo per opere e servizi socialmente utili; l’incoraggiamento dell’accesso dei giovani alla coltivazione della terra; attività di formazione professionale con contratti di formazione; la costituzione, presso i comuni, di liste speciali di collocamento per i giovani tra i 15 e i 29 anni.
- segue -
con gli occhiali di Piero…
ANNIVERSARI. Confucio, battaglia per il divorzio, imbrogli per il Vietnam, l’arresto di Rosa Parks. Un anno fa, il primo dicembre 2013, su Aladinpensiero.
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FUEDDA SARDU
CANZONI A CURBA
No nd’intendu mai dolor’e costau
domandint puru a tot’is bixinus,
su prus de is nottis mi croccu carzau,
po no m’incruai a sciolli is buttinus,
e cun duus cuscinus is costas m’accozzu,
dormu cantu pozzu, non castiu orariu,
non e’ necessariu chizi a mi pesai.
Chizi a mi pesai? mancu a pensamentu!
no tengh’e pigai calincunu puntori.
Massimu in s’ierru candu fai bentu,
gi no m’em’ a bolli mancu piscadori.
… …
(Su mandroni, citata)
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STORIA SARDA
L’ARISTOCRATICO DELINQUENTE
Il 1 dicembre 1664 viene rilasciato, dalla prigionia nella torre dell’Elefante a Cagliari, Agostino di Castelvì.
Era costui nato a Cagliari, quarto figlio del marchese di Laconi e visconte di Sanluri, Francesco di Castelvì. Nel 1649 aveva fatto assassinare Francesco Melonda, gentiluomo della cerchia dei Villasor, per cui scappò in Siclia. Tornato in Sardegna quattro anni dopo, non fu disturbato fino al 1656, quando fu arrestato per una rissa a Sassari, sia per il delitto del ’49, sia per la rissa. Fu rilasciato dopo un anno dietro pagamento di 100 scudi di cauzione, ma agli arresti domiciliari. Divenuto erede dei feudi paterni ottenne il perdono per tutti i delitti nel 1663, ma fu nuovamente messo agli arresti nel ’64 per aver aggredito durante un rito religioso il cugino Iacopo, per motivi di interesse, ma fu subito rilasciato in quanto, essendo cavaliere dell’Ordine di Calatrava, poteva essere giudicato solo dal Consiglio Supremo degli Ordini.
Divenuto prima voce dello Stamento militare, avversò il vicerè Camarassa, il quale nel 1668 lo destituì dalla carica.
La notte tra il 20 e il 21 giugno 1668 Agostino fu assassinato in un’imboscata.
Un mese dopo veniva assassinato il vicerè Camarassa.