Monthly Archives: dicembre 2014
Buon anno nuovo!
- Caravaggio, I musici, New York, The Metropolitan Museum of Art – I musicanti di Francesco De Gregori.
Oggi mercoledì 31 dicembre ultimo giorno del 2014
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà – Oggi a Sa Domu Studentato Occupato Casteddu
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in giro sulla rete con la lampada di aladin…
- E adesso pedalare, caro presidente Pigliaru. Umberto Cocco su SardegnaSoprattutto.
- Sulla situazione della scuola in Italia e in Sardegna. Come la pensano i ragazzi de Sa Domu.
- Sul blog di Vito Biolchini il dibattito sul “Partito Nazionale Sardo”. Interviene il Segretario Nazionale di ProgReS Progetu Repùblica de Sardigna Gianluca Collu Cecchini.
Oggi Martedì 30 dicembre 2014
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà – Oggi a Sa Domu Studentato Occupato Casteddu
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Aspettando l’anno nuovo tra riflessioni sul presente e sul futuro. E gli intellettuali, in primis i sardi: che dicono? Che fanno?
FORZA PARIS. Il pistolotto insieme ai nostri Auguri. (…) Ci vuole responsabilità nei confronti della Sardegna e dei sardi, pensando soprattutto alle giovani generazioni, e consapevolezza che si vince insieme. Forza paris dunque, nei suoi significati di forza insieme e forza uguali! E’ il migliore augurio che possiamo farci. Per quanto possiamo, anche dalle pagine di questa nostra news contribuiamo a questo scopo, nella via pratica indicataci da Gramsci del pessimismo della ragione e dell’ottimismo della volontà. E NON DIMENTICARE CHE…
“Tutto ciò che immagini vividamente, ardentemente desideri, credi sinceramente e persegui con entusiasmo deve inevitabilmente verificarsi”. E comunque dobbiamo provarci!
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Quali intellettuali in Sardegna?
di Piero Marcialis *
Si scalda (forse) il dibattito sugli intellettuali in Sardegna.
Non mi soffermo a dire che intellettuali siamo un po’ tutti, dallo scrittore all’artigiano, dal professore all’informatico.
Dicono che a dirigere l’Isola adesso ci sarebbero gli intellettuali. Perchè? Sono professori. Basta questo?
L’utopia di Platone, che siano i filosofi a dirigere lo Stato, ammesso e non concesso che sia una soluzione, stride al massimo dell’ironia quando vedi che a governare lo Stato ci sono i Renzi, ma il guaio vero è quando a governare un popolo in cerca della sua sovranità ci sono i renziani.
Noi che seguiamo le orme di Gramsci nel cercare di definire chi è, che cosa fa, l’intellettuale, e ne diamo una identità diffusa, nel produrre economico, culturale, politico, dobbiamo pure chiederci se in Sardegna questo “fare” intellettuale esista o no.
Nella politica, mentre ci scaldiamo al pensiero della Scozia e della Catalogna, stiamo immobili in attesa che lo Stato Italiano ci dica esso in che consiste la nostra autonomia, la nostra sovranità, la nostra indipendenza e, mentre passa inutile il tempo della nostra liberazione, avvertiamo che queste belle idealità si avvicinano allo zero assoluto.
In economia altri poteri esterni, assai poco intellettuali, e invece militari, statali, esotici miliardari e quant’altro, decidono essi la sparizione dell’agricoltura, il deserto, il controllo dell’ambiente e della salute.
E la produzione culturale?
Se è vero in generale che siamo avviati ad essere, in tutti i campi, piuttosto consumatori che non produttori, questo è drammaticamente evidente riguardo al produrre cultura.
Formazione, scuola, teatro, cinema, editoria, sono bloccati al consumo di produzioni esterne, alla semplice diffusione del pensiero altrove pensato, la maggior parte dei nostri operatori in questi campi sono convogliati e invogliati a formare, insegnare, inscenare, fotografare, editare, storie che riguardano vicende, tradizioni, cultura, linguaggi, di altri popoli. L’Università sarda non ha che esili rapporti con la Sardegna, potrebbe abitare altrove.
Qualche pattuglia impegnata, da “intellettuali organici”, a produrre oggetti propri della cultura sarda (dalla lingua alla storia, dalla tradizione ai problemi di oggi), che non abita in torri d’avorio (chiamiamolo avorio…) ma è scesa in strada, vive uno stato di dipendenza economica, di isolamento politico, di sospetto culturale.
Prendiamo anche solo il teatro. Inglesi, spagnoli, francesi, napoletani, veneziani, genovesi, lombardi, romani, e aggiungete tutti i popoli e nazioni che volete, hanno il loro teatro nazionale. Anche i sardi lo avrebbero, però…
Però è considerato di serie B. C’è un politico, un partito, un settore di maggioranza o di minoranza che si sia posto il problema di dare impulso all’affermazione di un teatro del popolo sardo? L’accoglienza che si fa al teatro “italiano”, spesso traduzione di altri teatri nazionali, è assolutamente di privilegio rispetto al teatro sardo, che sia traduzione o prodotto originale. Se il teatro in generale, in Italia e in Sardegna, versa in tristi condizioni, la situazione di chi vuol fare teatro sardo è addirittura di agonia: teatri chiusi, compagnie sciolte, riduzione a rappresentazioni senza scenografie, senza ausilio tecnico, monologhi e reading in locali “alternativi” (per forza) o per la strada.
Continuiamo così, facciamoci del male.
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* Editoriale di Aladinews del 23 novembre 2014
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STRANA ISOLA QUEST’ISOLA
di Marco Zurru **
Strana Isola la nostra Isola, politicamente parlando (e non solo…). Strani gli elettori, strani i candidati e strani gli eletti.
Strana Isola quest’Isola che vede diluire l’affluenza al voto regionale dal 68% del 2009 al 52% del febbraio 2014, fino al 40% delle recenti europee e – contemporaneamente – vede esultare gli eletti come se la faccenda non li riguardasse. Loro, prima di tutto: gli eletti con una manciata di voti.
Strana Isola quest’Isola che vede fiocchi azzurri e rosa alle porte dei nuovi partiti neonati con una cadenza che neanche in Grecia o in Ucraina… Ogni giro una confezione di rappresentanza e mediazione di interessi nuova di zecca. Che poi bisognerebbe capire a fondo “rappresentanza di chi” e “interessi di chi”…
Strana Isola quest’Isola dove i pentastellati raccolgono il 30% alle europee, sono assenti alle regionali, sostituiti dai peppastellati, e assenti dal dibattito sulle cose locali cercano di incidere su quelle nazionali con un’isola nell’Isola, Assemini.
Strana Isola quest’Isola che, con quell’assenza, ha regalato un’occasione d’oro ai peppastellati. Occasione che solo l’evanescenza populista che fraga di lissa poteva letteralmente sciupare. Occasione il cui fallimento non è stato mai reso oggetto di analisi interna. Tabù, dicono gli antropologi…
Perché lo sperpero non è solo nella possibile diversa rappresentanza che il popolo sardo avrebbe potuto avere nelle sedi istituzionali, grazie ad una diversa architettura di alleanze o ad uno studio preventivo della legge elettorale (ma sarebbe bastata anche una semplice lettura)…
Lo sperpero più grande è nelle conseguenze dell”attuale assenza di presenza, di idee, di dibattito, di proposte, di dialogo e di prospettive di chi prima agiva politicamente sul territorio. Questo è lo sperpero più grande, quello della fiducia diffusa dei cittadini prima agita, agitata e poi dimenticata e abbandonata. Perché gli strumenti di costruzione delle politiche dal basso sono meccanismi straordinari di produzione di idee e sentimento, ma anche meccanismi straordinariamente delicati e pericolosi da maneggiare. Perché richiedono investimento personale, di idee, passione, tempo, energie, di cittadini a cui viene richiesto qualcosa in più che il semplice voto: pezzi interi di se stessi.
Perché la fiducia personale si consuma se non è gratificata. E in politica, in quel tipo di fare politica, in quelle etichette di movimenti scelte per propagandare un diffuso accordo progettuale costruito da basso, con le cerchie delle comunità locali, l’assenza dopo il voto rischia di dissolvere uno degli elementi focali della partecipazione politica: la convinzione che intervenire personalmente, e non solo con il voto, serva davvero a qualcosa. E la prossima volta (così come insegnano interventi similari sul territorio), al prossimo giro elettorale, molto probabilmente sarà ancora più ampia l’assenza alle urne.
Bisognerebbe avere il coraggio di riprenderle quelle energie diffuse richieste ai cittadini, tornare in campo, magari abbandonando le vecchie impalcature partitiche spese malamente nell’ultima tornata elettorale. Bisognerebbe tornare alle idee e a quei progetti che necessitano tempo, non solo il tempo di un orizzonte elettorale. Bisognerebbe che qualcuno avesse il coraggio di dirlo pubblicamente e a chiare lettere: “Non ne ho più voglia! fate voi!”. Ma si sa, il coraggio – come l’intelligenza politica – è entropicamente distribuito. E il populismo peggiore è quello dei narcisismi che fragano di lissa, quello di chi pensa che aver letto e scritto qualcosa abiliti automaticamente alla comprensione delle cose, dei tempi lunghi delle cose, quelle degli altri.
** su Sardegnablogger
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La scala di Funivie veloci a Sa Domu
con gli occhiali di Piero…
ANNIVERSARI. MASSACRO di WOUNDED KNEE, Louis Pasteur e altro. Un anno fa, il 29 dicembre 2013, su Aladinpensiero.
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LOUIS PASTEUR
Il grande cacciatore di microbi Louis Pasteur (1822-1895), oltre che per le sue scoperte – pastorizzazione, cura del carbonchio e della rabbia -, era famoso per essere un genio distratto. Invitato ad un pranzo, al momento della frutta, tenne un discorso sul pericolo dei microbi, lavando con cura ogni ciliegia dentro un bicchiere d’acqua. Al termine della dissertazione, assetato, bevve tutta l’acqua del bicchiere.
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La terra, il mare, il cielo, tutto si prendono.
E i sardi, questo popolo fiero ed orgoglioso?
TIRRENIA, MONOPOLI MARITTIMI E DIRITTO ALL’INFORMAZIONE
- Su SardegnaBlogger
Oggi Lunedì 29 dicembre 2014
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà – Oggi a Sa Domu Studentato Occupato Casteddu
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Dibattito su Cagliari: tanti contenitori da riempire. Ma i vuoti più preoccupanti sono quelli delle idee. Corriamo ai ripari…
Ex Ospedale Marino
- Il dibattito aperto da Tonino Dessì sulla sua pagina fb.
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- seguono alcuni riferimenti per le altre strutture -
Oggi domenica 28 dicembre 2014
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà – Oggi a Sa Domu Studentato Occupato Casteddu
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Aspettando l’anno nuovo tra riflessioni sul presente e sul futuro con un tuffo nella storia
FORZA PARIS. Il pistolotto insieme ai nostri Auguri. (…) Ci vuole responsabilità nei confronti della Sardegna e dei sardi, pensando soprattutto alle giovani generazioni, e consapevolezza che si vince insieme. Forza paris dunque, nei suoi significati di forza insieme e forza uguali! E’ il migliore augurio che possiamo farci. Per quanto possiamo, anche dalle pagine di questa nostra news contribuiamo a questo scopo, nella via pratica indicataci da Gramsci del pessimismo della ragione e dell’ottimismo della volontà. E NON DIMENTICARE CHE…
“Tutto ciò che immagini vividamente, ardentemente desideri, credi sinceramente e persegui con entusiasmo deve inevitabilmente verificarsi”. E comunque dobbiamo provarci!
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Le origini sarde di Jean Paul Marat: il padre era di Cagliari.
di Francesco Casula
1. Un protagonista della Rivoluzione francese
Jean Paul Marat è stato tra i protagonisti della Rivoluzione francese quello più radicale. Deputato della Convenzione fu anche presidente del Club dei Giacobini. Fu estremamente critico anche nei confronti della dichiarazione dei Diritti dell’uomo dell’89, che considerò “un’irrisoria esca per distrarre gli sciocchi” un’atroce beffa per il popolo perché – scrive – Votre fameuse déclaration des droits n’etait donc qu’un leirre derisoire pour amuser les sots …puisqu’elle se réduit en derniere analysi à conférer aux riches tous les avantages, tous les honneurs du nouveau régime.
La dichiarazione dei diritti aveva infatti proclamato l’uguaglianza degli uomini in linea di diritto ma non di fatto: aveva infatti affermato e riconosciuto a tutti il diritto di concorrere al potere e alla ricchezza e aveva conseguentemente dichiarato guerra al privilegio ereditario ma aveva creato altri “privilegiati”: la borghesia. Si era infatti dimenticata di proclamare l’uguaglianza economica dei cittadini. Sono stati distrutti i privilegi ed è stata regolata la proprietà – sosterrà Marat – ma ciò non riguarda il popolo che non ha niente da difendere: ”Les changements survenus dans l’Etat, ils sont tous pour le riche”
Occorreva dunque secondo lui, quindi riformare radicalmente il regime economico, abolendo la proprietà privata: questa sarà la sua battaglia come deputato alla Convenzione, battaglia che perderà e anzi, la società borghese uscirà consolidata dal travaglio della grande Rivoluzione. Fin dal 1789 inizia una lotta contro il regime borghese del censo agli effetti elettorali esaltando la sovranità popolare la quale può essere solo delegata, con mandato sempre revocabile..
2. L’origine sarda
Sull’origine sarda di Jean Paul Marat non vi sono ormai dubbi. A documentarlo con certezza vi sono studi rigorosi con relative documentazioni e prove, ad iniziare dagli Atti di nascita, di battesimo e di matrimonio. L’ultima opera sul rivoluzionario, corposa (596 pagine in due tomi) ed estremamente documentata, Marat en famille-La saga des Marat è della professoressa belga Charlotte Goetz, con corredo di note, bibliografia e riproduzione di documenti fra cui quelli provenienti da archivi sardi. Molti sono stati forniti da Carlo Pillai1–, già Sovrintendente archivistico per la Sardegna e autore di numerosi articoli su Jean Paul Marat.
A documentare l’origine sarda, fin dagli inizi del Novecento è stato Egidio Pilia2, – avvocato e saggista, nonché uno dei fondatori del Partito sardo d’azione – con l’opuscolo Gian Paolo Marat.
Il protagonista della Rivoluzione francese, di cui rappresentava l’anima più radicale e popolare, non a caso fu soprannominato l’ami de peuple (l’amico del popolo), nacque a Boudry, nel cantone di Neuchâtel in Svizzera il 24 maggio 1743 da Giovanni e da Luisa Cabrol. L’8 giugno verrà battezzato e nell’Atto, conservato – precisa Pilia – nel Registro dei battesimi di Neuchâtel dove si accenna esplicitamente a “Jean Paul, fil de M. Jean Mara de Cagliari en Sardaigne et de Loise Cabrol de Geneve”.
3. Chi era il padre?
Esiste a Cagliari nella Parrocchia del Quartiere Marina,(Pagina XVI del volume XVI Quinque libri) dal quale risulta che Juan Salvador padre di Giampaolo, nacque a Cagliari da Antonio Mara e Millana Trogu e fu battezzato nella chiesa parrocchiale di Marina il 9 agosto 1704 :”En los nueve dias del mes de Agosto del presente anno del mille siete sientes y quatro yo el reverendo Costantino Espissu, domero de la Iglesia Parroquial de la Marina bautize segun el rito de la santa Iglesia romana à Juan salvator Mara y Millana trogu, coniuges de la Marina etc. etc.” .
Ma un contributo decisivo sulla vita e sulla figura di Juan Salvador Mara ce lo offre Carlo Pillai Dalle sue ricerche archivistiche risulta senza ombra di dubbio che il padre del rivoluzionario, nato a Cagliari nel 1704 divenne frate Mercedario il 10 agosto 1720. “Ben presto fu avviato alla carriera ecclesiastica – scrive Pillai – e a quattordici anni vestì l’abito dei Mercedari nel convento di Bonaria. Nel 1726 era diacono e dopo la nomina a lettore fu inviato a Bono, in un convento di nuova istituzione” 34 . “A causa del suo carattere irruento e focoso – è sempre Pillai a scriverlo – ebbe a scontrarsi vivacemente col potere secolare, in relazione al pagamento di certe quote arretrate del Regio Donativo dovute dal Convento” .
Con il potere politico si scontra anche in merito ad altre questioni tanto che il viceré, conte d’Apremont ordinò un’inchiesta, “manifestando il proposito di punire a dovere quel frate ribelle che osava mettere in discussione l’ordine costituito. Pertanto ordinò ai superiori dell’Ordine di farlo rientrare a Cagliari, dove l’avrebbe convocato alla sua presenza per comunicargli il meritato castigo” 45 .
Avuto sentore del pericolo che correva Juan Salvador scappa abbandonando la Sardegna. Si spreta e si reca a Ginevra dove vivrà facendo il disegnatore per un’industria tessile. E a Ginevra si sposerà con la calvinista Luisa Cabrol, sedicenne da cui avrà Jean Paul e altri cinque figli.
4. Perché aggiunge una t al suo cognome.
Acclarato che Jean Paul Marat è Giampaolo Mara rimane una questione: perché ha voluto aggiungere al cognome Mara la t diventando Marat.
Uno dei biografi del rivoluzionario il francese François Chèvremont5, riporta una lettera scrittagli il 2 luglio 1867 dal Giovanni Mara, nipote di Jean Paul e ricevitore del registro e bollo a Genova, dalla quale si apprende che fu il proprio il rivoluzionario ad aggiungere «un t final a son nom pour le rendre francais, t chi ne se trouve ni dans son acte de maissance ni dans aucun de ceuux des membres de notre famille»
Bibliografia
1.Carlo Pillai, Le ascendenze sarde di Jean Paul Marat, in Nobiltà 2005 e Carattere focoso e pensiero acuto in Almanacco di Cagliari anno 2003.
2. Egidio Pilia, Gian Paolo Marat, Edizioni Fondazione il Nuraghe, Cagliari 1925.
3. Carlo Pillai, Carattere focoso e pensiero acuto, articolo cit.
4. Ibidem
5.Chèvremont Francois, J. Paul Mara “L’Esprit politique” -2 volumi in 8.0- Parigi 1880.
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Aladinews sull’argomento con gli occhiali di Piero
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Illustrazioni
Primo riquadro: logo Aladin.
Secondo riquadro: ritratto di Marat realizzato da Joseph Boze.
Terzo riquadro. Marat assassinato, 1793, Bruxelles, Musées des Beaux-Arts, Pittore J L David.
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Oggi sabato 27 dicembre 2014
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà – Oggi a Sa Domu Studentato Occupato Casteddu
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con gli occhiali di Piero…
ANNIVERSARI. Oggi, come il 26 dicembre di un anno fa, Santo Stefano. Storia sarda e Dian Fossey. Un anno fa, il 26 dicembre 2013, su Aladinpensiero.