Monthly Archives: agosto 2014
in giro con la lampada di aladin…
- Quattro anni sprecati . Luciano Gallino su La Repubblica (ripreso anche da SardegnaSoprattutto).
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(…) Nei discorsi con cui verso metà agosto Matteo Renzi ha occupato gran parte delle reti tv, si è profuso in richiami alla necessità di guardare con coraggio alla crisi, di non lasciarsi prendere dalla sfiducia, di contare sulle risorse profonde del paese. Sarà un caso, o uno spin doctor un po’ più colto, ma questi accorati richiami alla fibra morale dei cittadini ricordano il discorso inaugurale con cui Franklin D. Roosevelt inaugurò la sua presidenza nel marzo 1933. In Usa le conseguenze furono straordinarie. Ma non soltanto perché i cittadini furono rianimati di colpo dalle parole del presidente. Bensì perché nel giro di poche settimane Roosevelt creò tre agenzie per l’occupazione che in pochi mesi diedero un lavoro a quattro milioni di disoccupati, e attuò la più grande ed efficace riforma del sistema bancario che si sia mai vista in Occidente, la legge Glass-Steagall. Ci faccia vedere qualcosa di simile, Matteo Renzi, in tempi analoghi, e cominceremo a pensare che il suo governo potrebbe anche risultare meno disastroso di quanto oggi non sembri.
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- Emergenza reddito per i dipendenti e operai. Subito la Regione sarà chiamata a scegliere sulla questione metano
Lavoro, sarà un autunno molto caldo. Alfredo Franchini su La Nuova Sardegna del 20 agosto 2014.
con gli occhiali di Piero
ANNIVERSARI. Un anno fa su Aladinpensiero.
DUE PUNTI DI PIL
Esa …gerato !
Certo, se gli sprechi in armamenti dici che sono investimenti…
in giro con la lampada di aladin…
- Servitù militari e San Raffaele: Pigliaru, troppi segreti (e troppa propaganda). Intanto a Sant’Anna Arresi… Vito Biolchini su vitobiolchini.it
- La ministra tacque e il vicepresidente se ne dolse. Nicolò Migheli su SardegnaSoprattutto
Cominciamo a costruire l’agenda degli impegni di Aladin per il nuovo “anno sociale”…
ALADINCANTIERE
1) Al n. 1 IL LAVORO
Tutti gli altri argomenti da qui in poi in ordine sparso
2) La programmazione europea 2014-2020
3) Identità, Lingua sarda, Statuto
4) Zona franca e punti franchi (a partire da quello di Cagliari)
5) Investimenti in cultura. Rapporto Cultura&Economia
6) Arte&Cultura
7) Formazione, istruzione
8) Quale sviluppo economico per l’Isola?
9)……..
Una PUNTA ‘E BILLETTU su ZONA FRANCA e PUNTI FRANCHI. PRESTO CI TORNEREMO!
Da Aladinews dell’11 giugno 2014
(…) su zona franca e dintorni sulla base delle poche notizie che ci arrivano dalla riunione con il prefetto di Cagliari (…) riscontriamo con soddisfazione la volontà della Giunta regionale di andare avanti con decisione nella realizzazione dei punti franchi a partire da quello di Cagliari, che sembrerebbe in stato di avanzata definizione e quindi di ravvicinata attuazione. Bene l’impegno a rivedere l’assurda legge regionale 20/2013, auspicabilmente nella linea di evitare ogni comportamento ulteriormente defatigatorio (risultato di un’impostazione di distribuzione clientelare di presunte opportunità territoriali) e, speriamo, perchè venga tolto al prefetto di Cagliari e ai prefetti delle altre province un ruolo che non spetta loro. E’ esattamente quanto abbiamo auspicato nel nostro precedente editoriale. Registriamo invece con preoccupazione, al di la di dichiarazioni generiche del sindaco di Cagliari, la sostanziale assenza nel dibattito e nelle decisioni da assumere in materia da parte, appunto, del Comune e, ancora, della Camera di Commercio di Cagliari. Ci sbagliamo? Se sì, battano un colpo! Segnaliamo, infine, una preoccupante carenza di dibattito di carattere generale e specifico su questa e altre importanti tematiche, tuttavia riconoscendo che positivamente e contro corrente si muovano soprattutto alcune importanti realtà associative (il convegno sullo Statuto sardo ne è una prova) e, finalmente, un buon numero di intellettuali sardi e… la rete, di cui anche noi siamo parte attiva. Bene, ma non basta! – segue –
Creare nuovo lavoro. I fondi europei a questo devono prioritariamente servire. Ma ci sono alcuni ostacoli da rimuovere
di Franco Meloni
Non possiamo che associarci con convinzione al “grido di dolore” di Pietro Borrotzu e Mario Medde, lanciato come associazione “Carta di Zuri”. Ancora una volta denunciano l’insostenibile situazione della Sardegna rappresentata, dati alla mano (che rinviamo alla lettura del documento) in un “quadro di impoverimento complessivo, di forte disoccupazione e precarietà, di deficit formativo”. Una risposta prioritaria e obbligata è costituita da adeguati investimenti “nel lavoro, nelle competenze, nella formazione e istruzione e in tutta la filiera della conoscenza”. Dunque è tempo di attuare politiche attive del lavoro e della formazione “per sostenere una nuova fase dello sviluppo e per ridurre in tempi rapidi la disoccupazione e la povertà; in primo luogo quella derivante dalla disoccupazione giovanile”. A questo riguardo Borrotzu e Medde sostengono che “la gran parte dei Fondi europei deve essere destinata in via prioritaria a questi obiettivi”. E non vedono particolari ostacoli per fare ciò: “La Regione è in grado, se lo vuole, di garantire efficienza, efficacia e tempestività. La politica è in grado, se lo vuole, di garantire una burocrazia al servizio del lavoro e dello sviluppo. La buona politica dunque è la prima condizione per invertire il senso di marcia, promuovere la crescita e il lavoro, incentivare la ” vita buona”. Proponiamo dunque che le risorse dei fondi europei 2014-2020 vengano spese in tempi rapidi nelle competenze e nella conoscenza, in un piano per il lavoro che consenta a migliaia di giovani di impegnarsi in attività di valorizzazione, risanamento e tutela dell’ambiente e dei beni culturali, archeologici e identitari della Sardegna, in programmi di intervento sociale a favore delle famiglie, degli anziani e dei non autosufficienti”. Il documento continua con una serie di ulteriori raccomandazioni di carattere strutturale. Citiamo la necessità di “politiche di settore e territoriali in grado di rafforzare le imprese, riducendo o eliminando le diseconomie esterne al processo produttivo (energia, trasporti, assetti idrici, servizi alle imprese e lacci e lacciuoli della pubblica amministrazione), intervenendo anche come Regione sull’eccessivo carico fiscale e tariffario, avviando una strategia di livello regionale sul credito e sul rapporto con il sistema bancario. (…)”. Tutte questioni di enorme importanza che vanno affrontate in un approccio complessivo alla situazione sarda. Ma, in questa sede, se volete un po’ riduttivamente, vogliamo soffermarci su una sola questione evidenziata da Borrotzu e Medda, precisamente l’utilizzo dei fondi europei in via maggioritaria e prioritaria per sostenere il lavoro e la formazione dei sardi, a partire dai giovani, ma senza fermarsi ad essi. Delimitando il campo vogliamo essere ancor più mirati, a costo quindi di perdere in complessità, ma con la convinzione di fare ragionamenti utili e concreti. Innanzitutto crediamo che occorra disporre di maggiori informazioni sull’utilizzo dei fondi europei e di più efficaci strumenti di monitoraggio della loro spendita in relazione all’obbiettivo occupazionale e formativo. Per quanto riguarda l’occupazione occorre disporre di una precisa contabilità dei posti di lavoro (o, più genericamente, di tutte le opportunità lavorative) che possono generare l’utilizzo dei fondi. Al riguardo per economia di discorso mi permetto citare un mio precedente intervento su Aladinews, laddove, partendo dalla considerazione che la gran parte dei fondi che verranno stanziati nei prossimi mesi/anni in funzione anticrisi saranno pubblici e affidati alle pubbliche amministrazioni, auspicavo che sulla base degli impegni assunti, i relativi programmi e progetti avessero tutti ben evidenziati insieme alle risorse dedicate e ai tempi di attuazione, l’elenco dei posti di lavoro che attendibilmente genereranno. Soprattutto di questo abbiamo bisogno, perchè la crescita deve essere sinonimo di lavoro, di mantenimento e aumento dei posti di lavoro. E allora, vorremmo che ogni pubblica amministrazione rendesse conto dei programmi e progetti che gestisce o gestirà, dando conto di questa contabilità, in fase di previsione e di effettiva attuazione di detti programmi/progetti. Facciamo un esempio, tanto per capirci: ogni Ente locale, ogni Camera di Commercio, ogni Università, ogni… titolare di progetti finanziati dallo Stato piuttosto che dall’Unione Europea o da altre fonti, dovrà fornire l’elenco dei posti di lavoro (o comunque delle occasioni di lavoro, in tutte le tipologie) che l’attuazione del programma/progetto affidato andrà a generare. Questi dati dovranno essere resi pubblici e sottoposti a periodici monitoraggi, di cui come è ovvio dovranno farsi carico in primo luogo le Organizzazioni sindacali. E i media devono fare la loro parte!
Ecco. Per fare tutto ciò non occorrono molte risorse organizzative in aggiunta a quelle di cui la Regione già dispone, ma occorre attivare una metodologia di monitoraggio e controllo, in tutte le fasi della vita dei programmi/progetti: dalla ideazione, alla progettazione, all’esecuzione e alla valutazione. In argomento, consentitemi ora una considerazione per la comprensione della quale occorre usare qualche tecnicismo. Si tratta di questo: uno degli ostacoli alla creazione di nuove opportunità di posti o semplicemente di occasioni di lavoro attraverso i fondi europei è costituito dalle politiche di accapparramento di risorse da parte degli enti beneficiari (per la definizione di “beneficiari” si faccia riferimento all’apposito glossario dell’europrogettazione). Questi tendono a fare “improprie sinergie” con i fondi europei ai fini di risolvere propri problemi di bilancio. Comportamento legittimo, ma solo in certi limiti. E mi spiego. E’ legittimo rappresentare (e recuperare) una parte dei costi della struttura e del personale strutturato tra i “costi ammissibili” dei progetti, ma questo “recupero” non deve andare oltre un documentato ristoro dei costi sostenuti dagli Enti. Insomma non deve andare a discapito dell’assunzione (in tutte le forme consentite) di nuova forza lavoro. che costituisce uno degli obbiettivi più rilevanti dell’utilizzo dei fondi strutturali (in particolare FSE). Cè pertanto da stabilire opportuni limiti. Soprattutto c’è da esercitare precisi controlli da parte degli uffici regionali deputati alla governance degli interventi. Controlli che devono essere anche sanzionatori, della serie “O ti comporti correttamente, rispettando le direttive europee e non ostacolando gli investimenti in nuovo lavoro, o non puoi essere assegnatario di fondi”. Quanto detto qui comporta anche un adeguamento dei regolamenti regionali (Vademecum vari) e di quelli delle organizzazioni pubbliche che vogliono gestire programmi europei, ma, soprattutto, richiede diversi orientamenti e comportamenti dei vertici degli enti. Nel caso tali organizzazioni non vogliano o non possano adeguarsi occorre cambiare i gestori. Al riguardo vale quanto detto in altra occasione sulle ragioni della scarsa spendita dei fondi europei (e non solo): “una delle ragioni dell’incapacità di ideare e realizzare buoni programmi, sta nel fatto che richiedono adeguate professionalità. Spesso invece molti soggetti “beneficiari” ignorano la complessità dei progetti, banalizzano i problemi e combinano pasticci che rallentano tutto. Tra le iniziative da assumere senza dubbio l’organizzazione da parte della Regione di attività di informazione/formazione per i vertici delle amministrazioni pubbliche che vogliono attuare progetti europei. Sono loro infatti tra i maggiori responsabili del rallentamento della spesa, e, aggiungiamo, della mancata creazione di nuovo lavoro, specie quando insistono a voler fare cose non compatibili con quanto programmato e concordato con la Commissione europea.
Torneremo sulla questione.
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Comune di Sassari e Faradda. Ecco il capolavoro delle “eminenze” grigie dell’opposizione, veri Cavour della ciogga minuda, o anche Richelieu della mirinzana
“FARADDI LI CANDARERI A FORA… LU SINDAGU”.
La sedia di Vanni Tola
Per i nostri pochi lettori vacanzieri continuiamo a dare conto delle vicende relative all’insediamento della Giunta comunale partendo da dove c’eravamo fermati nella precedente narrazione di questa curiosa vicenda. Mancavano pochi giorni alla tradizionale arrostita in piazza che precede di qualche giorno la “Faradda” dei candelieri, la più importante festa della città di Sassari. La sfilata dei candelieri, come è noto, è chiusa dal Sindaco e dalla Giunta che, dopo il brindisi augurale con i gremianti nel Palazzo di Città, si dispongono alla coda del corteo, tra due ali di folla, per raggiungere la Chiesa di Santa Maria. Raggiunta la chiesa il Sindaco, in nome dalla cittadinanza tutta, scioglie un voto dedicato alla Madonna dell’Assunta per aver allontanato, alcuni secoli fa, una terribile pestilenza dalla città. La prima domanda che molti, e noi fra questi, si ponevano in quei giorni era questa: il Sindaco sarà presente alla cerimonia o i dissidenti, del suo stesso partito, l’avranno già mandato a casa? Perché dobbiamo ricordare che, pochi giorni prima, i dissidenti del Pd (una decina che fanno capo alla componente Spissu, Ganau, Demontis e Lai, la vecchia dirigenza) avevano minacciato di non votare le dichiarazioni programmatiche del Sindaco se questi non avesse provveduto a un consistente rimpasto nella Giunta con differente assegnazioni degli incarichi consiliari. Durante la prima riunione del Consiglio, il Sindaco, per paura di essere sfiduciato da subito, aveva prudenzialmente deciso di rinviare la riunione alla settimana successiva. Sperava certamente di poter raggiungere un onorevole compromesso con i dissidenti. Alla riunione svoltasi nella settimana successiva il compromesso però non c’era ancora quindi, a fare i birichini sono stati questa volta quelli della maggioranza che, Sindaco in testa, hanno disertato la riunione del Consiglio. L’ultima chance, a questo punto, era la seduta straordinaria della Giunta in programma nel pomeriggio della giornata dedicata alla grande arrostita in piazza. E in questa occasione si è registrato il capolavoro strategico delle “eminenze” grigie dell’opposizione, di questi Cavour della ciogga minuda, di questi Richelieu della mirinzana. Far cadere la Giunta durante la Festha Manna sarebbe stato troppo, meglio continuare a cuocere il Sindaco a fuoco lento. Che hanno fatto quindi? Semplice, al momento della votazione cinque o sei consiglieri della maggioranza si sono ecclissati (chi al bagno, chi altrove, scomparsi). Il risultato è stato che la Giunta ha visto approvate le dichiarazioni programmatiche con un numero risicato di voti, il minimo necessario per evitare il ricorso a nuove elezioni. L’ultimo e definitivo chiarimento è stato quindi rimandato al mese di Settembre quando si svolgerà il congresso del Pd locale. Per molti la panacea, per altri soltanto il luogo fisico nel quale si consolideranno le divergenze interne del maggior partito della coalizione che sostiene il Sindaco se i dirigenti della vecchia guardia non decideranno di fare qualche passo indietro. Per parte sua il Sindaco ha contraccambiato annunciato di sollevare dal loro incarico tre, con tanto di nome e cognome pubblicato sul giornale e i ringraziamenti per il lavoro finora svolto, dopo appena due mesi dalla loro nomina. Apparentemente tutto nella norma, quindi. La Faradda si è svolta regolarmente con la solita grande presenza di cittadini e turisti e il Sindaco ha potuto adempiere al proprio ruolo perfino con la lacrimuccia di commozione. Ma i Cavour della ciogga minudda non hanno lasciato niente al caso. Anche la presenza dei consiglieri in coda alla Faradda è stata doverosamente centellinata. Molti dei dissidenti erano infatti assenti contrariamente alla prassi consolidata che solitamente mostra i rappresentanti dei cittadini impegnati a fare di tutto per esporsi alla folla osannante. Come dire “attento a Te, per adesso il Sindaco sei ancora tu ma ricorda che noi ti teniamo per le palle”. Che strateghi!
Sardegna. Un’estate drammatica nel segno della povertà
Intervento dell’Associazione “Carta di Zuri”
di Pietro Borrotzu e Mario Medde dell’associazione “Carta di Zuri”*
Recessione economica, disoccupazione giovanile di massa, desertificazione produttiva e industriale, pressione fiscale e tariffaria senza precedenti per famiglie e imprese: un’estate drammatica che annuncia stagioni ancora più difficili per la Sardegna, qualora non si corra ai ripari con interventi utili a contrastare la disoccupazione e la povertà e insieme a ridurre i lacci e lacciuoli per le aziende.
In Sardegna, sulla base di alcuni indicatori quali tasso di disoccupazione, ammortizzatori sociali straordinari e in deroga, e di una valutazione empirica, il numero delle famiglie senza reddito da lavoro supera il numero di 120.000 su un totale di circa 700.000 famiglie. Da tenere in considerazione che l’incidenza della povertà relativa delle famiglie nell’Isola riguarda un numero di circa 142.000 unità.
La popolazione 15-29 anni né occupata né inserita in un percorso formativo o di istruzione è in Sardegna al 27,6%. I giovani che lasciano la scuola senza un adeguato titolo di studio sono il 25,1%, in Italia il 18,1%. Il tasso di partecipazione al sistema di formazione e istruzione, nella fascia di età 15-29 anni è in Sardegna all’80,1%; in quella di 20-29 anni al 18,9%. Ecco perché l’obiettivo di ridurre entro la fine del decennio il tasso di abbandono scolastico al 10% è stato riproposto nell’ambito della strategia Europa 2020.
Per completare lo scenario del disagio sociale e giovanile nell’Isola è indispensabile sottolineare il tasso di disoccupazione nella fascia di età sino ai 29 anni, ormai oltre il 40% degli attivi. - SEGUE –
con gli occhiali di Piero…
ANNIVERSARI. Su Aladinpensiero un anno fa . Omaggio a Federico García Lorca.
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DOCUMENTAZIONE. Dall’istruzione al lavoro
Promosso da Fondirigenti e dall’Università LUISS è stato pubblicato l’8° rapporto “generare classe dirigente” sul tema “tra istruzione e lavoro: un passaggio da ricostruire”.
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indice - segue -
Bomba o non bomba
“Bomba o non bomba siamo arrivati a Roma, malgrado voi”, diceva una canzone del 1978 di Antonello Venditti. Metafora per raggiungere una meta, un successo. Sulla Sardegna è in programma una pioggia di bombe e missili nel prossimo autunno, i titoli dei giornali nazionali e sardi nei giorni scorsi. Si riferivano al documento del Ministero della Difesa. Da settembre anche gli F-15 e gli F-16 dell’Israeli Air Force verranno a Capo Frasca per sganciare bombe inerti da una tonnellata. In un’isola che ospita il 61% delle servitù militari e i tre più grandi poligoni d’Europa.
Non cantavano Venditti i nove parlamentari sardi nominati col porcellum (legge elettorale illegittima per la Corte Costituzionale) alla Camera dei Deputati. Oggi quel ritornello bomba o non bomba risuonerà nelle loro orecchie per aver votato a favore dell’equiparazione dei limiti d’inquinamento nelle aree militari a quelli delle aree industriali. Erano arrivati a Roma nel 2013 per tutelare gli interessi della Sardegna, malgrado chi dubitava che l’avrebbero fatto.
Intanto, secondo il Programma esercitazioni a fuoco secondo semestre 2014 del Reparto Sperimentale Standardizzazione al Tiro Aereo – Air Weapon Training Installation (Rssta-Awti) del 3 marzo 2014, nei poligoni sardi equiparati alle aree industriali pioveranno bombe. Non più inquinanti per i nostri parlamentari del gas della Saras a Sarroch o del cloro soda a Macchiareddu.
Risuonano sempre più flebili ed inascoltate le “proteste” della giunta Regionale per bocca della Spano, assessore all’ambiente: “La Giunta non ritiene accettabile l’assimilazione dei poligoni militari alle aree con destinazione industriale.[…] non mancheranno interlocuzioni forti con il Governo per arrivare a una soluzione quantomeno accettabile (sic?!) per la nostra Regione […] anche il presidente Pigliaru ha inviato una nota al Presidente del Consiglio Renzi, opponendosi alle soglie, aumentate di cento volte rispetto ai limiti in vigore”.
Intanto le proteste nulla possono contro la dura lex del Governo, votata anche dal Parlamento. Con i parlamentari sardi in prima fila, proni e chini, supportati dal ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, ospite ferragostano in terra sarda che, fra una degustazione di prodotti tipici e l’altra, ha ricordato ai nativi come il DL Competività sia foriero di un’accelerata semplificazione per le bonifiche ambientali. Non ha chiarito con quali risorse e quando verranno effettuate. Nel frattempo green economy, ha sollecitato il ministro Udc. Facciamo coltura intensiva del cardo per la rivoluzionaria chimica verde. Il tutto in assenza di un Piano Industriale Regionale e di un Piano Energetico Regionale ed in presenza, sulle questioni specifiche, di un’imbarazzante incompetenza della giunta.
Galletti fa il paio con un suo collega total green. Dario Franceschini, ministro del MIBACT, quello del “gran bisogno” di campi da golf nel sud (http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/2700). Trovandosi a Sassari per la Faradda ed alla ricerca degli antenati suoi e della sua fidanzata ha taciuto su migliaia di ettari di terreno agricolo sottratti ad una corretta destinazione in favore della monocoltura del cardo da usare come combustibile a Porto Torres. Two green ministers are better than one, direbbero a Cambridge e noi più realisticamente alla faccia della tutela dell’ambiente e del paesaggio agricolo e culturale.
Intanto a settembre gli israeliani sganceranno in Sardegna un po’ di bombe inerti. Giusto per esercitarsi in previsione di quelle da sganciare nei territori palestinesi. Se fossero arrivati a Ferragosto avrebbero potuto anche loro sganciarci chiacchiere sulle bombe inerti. Magari che sono caricate ad ortaggi coltivati in Sardegna, tanto il comitato accoglienza se le beve tutte e ricambia con degustazioni made in Sardinia.
Peccato, a settembre dovremmo accontentarci delle bombe vere mentre la giunta regionale minaccia “interlocuzioni forti” con il governo! Per un minimo di decenza la smetta di borbottare facezie. Non ci crede nessuno. Né i suoi componenti né, soprattutto, i sardi.
* By sardegnasoprattutto / 18 agosto 2014
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La Costituzione ripudia la guerra. E Governo e Regione Sardegna?
di Redazione Sardegnasoprattutto
By sardegnasoprattutto / 17 agosto 2014
Per non dimenticare riportiamo l’art.11 della Costituzione Italiana: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
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In giro con la lampada di aladin…
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Sardegna 2014, Ferragosto di lotta (ma con poca speranza).
di Vito Biolchini*
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Lo striscione esposto a Sassari contro le mancate bonifiche dell’Eni: una iniziativa del Comitato No Chimica Verde/No Inceneritore, Comitato Nurra Dentro-Riprendiamocil’Agro, Collettivo artistico Aznamusnart Idee al Pascolo e C.S.O.A. Pangea Porto Torres.
Ferragosto di lotta in Sardegna. A Sassari uno striscione di 25 metri è stato esposto durante la discesa dei Candelieri: “A fora li vel-Eni”. Se il tema che ha dominato nell’opinione pubblica sarda negli anni ’90 e 2000 è stato quello della tutela delle coste (risultando determinante per l’elezione nel 1994 di Federico Palomba e nel 2004 di Renato Soru) oggi l’argomento discriminante è quello dell’inquinamento e delle bonifiche. Discriminante ma non nuovo, giacché l’immagine del vagone ferroviario contenente rifiuti tossici che apriva il saggio di Salvatore Mannuzzu “Finis Sardinia” (nel volume Einaudi “la Sardegna”) è ancora tristemente vivo; ma, appunto, non attuale. Perché adesso l’inquinamento non viene dal mare: ora l’inquinamento siamo noi. Psicanaliticamente, c’è una bella differenza.
Tutto ruota ancora intorno al modello di sviluppo: quello che ha consentito alla Sardegna di uscire tra mille contraddizioni dai secoli della malaria e basato sullo stravolgimento delle campagne e su un carico ambientale impressionante, oggi non è più sostenibile né accettabile. Eppure anche questo esecutivo di centrosinistra e sovranista sembra voler proseguire sulla stessa strada di sempre. La chimica degli anni ’60 è diventata “verde” e per vivere ha la necessità di stravolgere l’agricoltura isolana coltivando a cardo migliaia di ettari. Ministri italiani magnificano il progetto, nel silenzio dell’assessore regionale all’agricoltura e del suo partito, quello che la parola “sovranista” si vanta perfino di averla inventata.
I poligoni militari (e tutti noi sappiamo quanto nel 2003, dopo decenni di manifestazioni, le dichiarazioni di Renato Soru contro la presenza americana a La Maddalena galvanizzarono l’opinione pubblica di sinistra: ma oggi Soru dov’è?) si apprestano a diventare altro pur rimanendo sempre quello che sono: ampi tratti di aria, di terra e di mare dove gli eserciti di tutto il mondo sparano, bombardano e inquinano.
In realtà sarebbe più giusto dire “inquinavano” vista la decisione della Camera di equiparare i limiti tollerati nelle aree militari a quelli, molto più alti, fissati per le aree industriali. Uno scandalo gigantesco (che ha avuto il via libera anche dei parlamentari sardi del Pd Emanuele Cani, Caterina Pes, Giovanna Sanna, Romina Mura, Giampiero Scanu, Siro Marroccu e Francesco Sanna, da quello dei Riformatori Pierpaolo Vargiu e da Roberto Capelli del Centro Democratico) a cui la giunta Pigliaru si è opposta blandamente, delegando all’assessore all’Ambiente Donatella Spano a fare la voce grossa: “La posizione della Regione era stata espressa anche con una nota inviata a tutti i parlamentari sardi” ha dichiarato dopo il voto alla Camera. E ancora: “Non mancheranno interlocuzioni forti con il Governo per arrivare a una soluzione quantomeno accettabile per la nostra Regione”. Perché questa è la giunta del “quantomeno accettabile”. E infatti i poligoni non verranno chiusi ma, come chiedono i militari, cambieranno semplicemente denominazione.
Così come molto difficilmente ci saranno le tanto attese bonifiche. Troppo costose per un paese come l’Italia che ormai non sa più a che buffone affidarsi pur di far finta di ignorare le terrificanti ricadute del fiscal compact. In grande, proprio quel pareggio di bilancio che, pintato da grande conquista, il presidente Pigliaru ha riportato in Sardegna dopo un viaggio a Roma da cui doveva tornare semplicemente con un po’ di soldi nostri. Un trionfo del “quantomeno accettabile”: per il governo italiano, non certo per l’isola.
Il passato non passa. Perfino le miniere di carbone si avviano ad un nuovo futuro di inopinato splendore, grazie al solito “centro d’eccellenza” sulle “energie pulite” (e cos’altro, d’altronde?), un polo “di ricerca avanzata” nelle miniere di Serbariu e di Carbonia dove verranno studiate e applicate “ tecnologie per l’uso sostenibile di combustibili fossili, l’efficienza energetica nell’edilizia, lo sviluppo delle fonti rinnovabili con sistemi di accumulo e la valorizzazione energetica dei rifiuti e degli scarti della chimica verde”. Trenta milioni di euro per un clamoroso ritorno al passato, grazie ad un’intesa firmata dalla Regione con Ministero dello Sviluppo Economico, Enea e Sotacarbo.
Eppure c’è ancora chi alla logica del ”quantomeno accettabile” si ribella e lo striscione di Sassari lo dimostra. L’isola è un pullulare di comitati e di gruppi che dal basso si oppongono allo sfruttamento del territorio, che chiedono un modello di sviluppo diverso e un cambio di rotta deciso.
Ma allora, se c’è tutta questa mobilitazione, perché questo è un Ferragosto di lotta e di poca speranza? Perché tutte queste lotte stentano a trovare una sintesi politica, una bandiera che le raccolga in maniera decisa e autorevole. Questo esecutivo fatica o non vuole proprio interpretare le istanze di rinnovamento deciso che arrivano dalla società sarda. E anche i sovranisti, che soprattutto del Pd dovevano essere un forte contraltare, al momento devono portarsi a casa in silenzio l’accusa di volere “uno Stato sardo per il futuro, la dipendenza solita per il presente” (come ha scritto oggi sull’Unione Sarda Alessandro Mongili).
Ci vorrà un lungo lavoro per creare le condizioni necessarie per far sì che cento teste mettano tutte la stessa berritta. Ma è l’unica battaglia politica che oggi in Sardegna merita di essere combattuta (magari a partire dalla manifestazione contro le servitù militari il prossimo 13 settembre a Capo Frasca).
Buon Ferragosto a tutti.
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* Sardegna 2014, Ferragosto di lotta (ma con poca speranza). Vito Biolchini su vitobiolchini.it
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Per connessione
Fernando Codonesu. Servitù militari modello di sviluppo e sovranità in Sardegna
“Giove dipinge Farfalle”
I quadri più affascinanti del Rinascimento: Dosso Dossi (Giovanni di Niccolò di S.Giovanni del Dosso – 1490 – 1492).
“Giove dipinge Farfalle”. Un’immagine veramente insolita del sommo Giove: al cavalletto, come un comune pittore è tutto intento a dipinger farfalle. Lo assiste Mercurio mentre zittisce la Virtù che arriva trafelata a dire qualcosa al Dio. (Non sapremo mai che cosa…).