Monthly Archives: marzo 2014
Due schiaffi sonori
DUE SCHIAFFI
La Sardegna oggi ha preso due schiaffi dall’Italia.
Uno al Senato della Repubblica, l’altro alla Camera dei Deputati.
Grazie, onorevoli deputati e onorevoli senatori dell’Italia Unita.
Avete chiarito il concetto: siamo uniti come chi sta sotto con chi sta sopra.
Gli schiaffi, comunque, possono anche svegliare chi dormiva.
E se il popolo si desta…
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Giorno buono per i sardi per sentirsi italiani.
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Semplici regole perché i sardi diventino extracomunitari ufficiali.
1) Organizzare un po’ di casini sotto la sede della regione
2) Far arrivare l’esercito svizzero in abiti borghesi con voli charter e barche
3) Far occupare loro porti ed aeroporti. I militari debbono indossare uniformi svedesi senza contrassegni di nazionalità
4) Far votare dal parlamento svizzero una legge che permetta l’annessione di territori che ne facciano richiesta
5) Chiedere l’aiuto fraterno della Svizzera
6) Indire un referendum in due giorni in cui si proclami l’indipendenza
7) Dopo la vittoria correre a Berna per firmare il trattato di adesione rinunciando all’indipendenza.
Così otterremmo di non romperci gli zebedei ogni cinque anni per il collegio elettorale europeo negato. La gente non poterebbe più i soldi in Svizzera perché la Svizzera è già qui. Saremmo Cantone Marittimo. Ce ne fregheremmo delle direttive comunitarie, mantenendo la libera circolazione dei beni e delle persone. Saremmo extracomunitari di classe A, meglio degli americani e canadesi. (nm pagina fb)
gli occhiali di Piero
GIUSEPPE PADRE ARTIGIANO
Oggi si celebra San Giuseppe, lavoratore e padre esemplare, nobile e modesta figura di santo, ne ho parlato un anno fa (vedi Giuseppe, in Aladin pensiero, 19 marzo 2013).
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By Bomeluzo
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I AMNESTY
Leggo sulla rivista IAMNESTY di Amnesty International:
“Lavoreremo a una nuova grande campagna internazionale per porre fine al controllo e alla criminalizzazione delle scelte delle donne in materia sessuale e riproduttiva. Vogliamo che venga garantita alle donne nepalesi di scegliere se e quando sposarsi (e se e quanti figli avere) (…)
Vogliamo che sia fermata la violenza endemica contro le donne di El Salvador, dove l’aborto è sempre reato, anche per le vittime di stupro e per le donne la cui vita è a rischio.
Vogliamo che siano abrogate le leggi marocchine che obbligano donne e ragazze a sposare i loro stupratori, a cui viene garantita l’immunità se sposano la vittima, e quelle che portano a processare per ati indecenti una ragazza di 14 anni per un bacio dato in pubblico. (…)
Allo stesso tempo continueremo a lavorare per i diritti delle donne in Italia. Per fermare la piaga del femminicidio, è banale dirlo, la ratifica della Convenzione di Istanbul non basta, se gli impegni assunti sul piano internazionale non sono presi sul serio e onorati. A tal fine servono misure interne che non siano limitate alla repressione e alla tutela delle vittime della violenza già avvenuta. Servono misure preventive e risorse adeguate, passi avanti concreti al di là delle belle parole”.
GOGOL
Ho già parlato di Nikolaj Vasilievic Gogol (vedi Aladin Pensiero, 20 marzo 2013), un autore che amo molto. Voglio aggiungere alcune cose.
Nacque il 19 marzo 1809 a Sorocinsky, distretto di Mirgorod, in Ucraina, da una famiglia di piccoli proprietari terrieri, ai tempi dello zar Nicola I.
Era dotato di uno spirito umoristico superiore (indimenticabili tanti passaggi dell’opera maggiore Le anime morte, certi ritratti, quali ad esempio quello del piccolo impiegato burocrate, una fotografia che dura immutata ancora ai nostri giorni), pensate a L’ispettore generale, al Diario di un pazzo, risate ad lacrimas, ma anche di una sensibilità straordinaria, emozionante, basta pensare a Il cappotto o a Piccolo mondo antico.
Tra le varie ossessioni di Gogol c’era quella della tafofobia, la paura di essere sepolto vivo. Morì giovane, 43 anni neppure compiuti, il 21 febbraio 1852, estenuato dai digiuni cui si era sottoposto e portato a morte da medici imbecilli che, per curarlo, gli applicarono le sanguisughe… ma anche più terribile fu, quando venne riaperta la sua tomba, trovare il suo cadavere rivoltato a faccia in giù.
la tavolozza (e non solo) di Licia
Musei Capitolini: Pothos trasformato in Apollo citaredo… (non si sa quando…)
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Sotto
Caspar David Friedrich (Greifswald 1774-Dresda 1840)- Reef Roccioso vicino alla riva del mare… Friedrich fu il più importante pittore del Romanticismo tedesco. Il suo tema prediletto è il paesaggio naturale che egli rappresenta, tramite la potenza espressiva del colore e della luce, come immagine dello “spirito della natura”… al chiaro di luna…
L’economia deve avere al centro la persona. Un convegno di Banca Etica
Oggi si tiene un convegno/dibattito in occasione dei 15 anni di Banca Etica, con inizio alle 17.30 alla sala Search in Largo Carlo Felice.
Sull’iniziativa e oltre una riflessione di Roberto Sedda, coordinatore del dibattito odierno.
Quando Banca Etica è nata fra gli impulsi alla sua costituzione c’era una forte motivazione a permettere al risparmiatore responsabile di evitare di collaborare a determinate pratiche: una banca che non contribuisse al commercio di armi, all’inquinamento, allo sfruttamento del lavoro eccetera. Si tratta di permettere cioè scelte di risparmio che permettono al cittadino di “chiamarsi fuori” da certe pratiche, sebbene queste, dal punto di vista del sistema, proseguano: non è che il commercio d’armi si ferma perché c’è Banca Etica, diciamo. La Banca Etica non è mai stata *solo* questo, naturalmente, ma la dimensione di sostegno a quello che nel tempo si è chiamato “voto col portafoglio” o “sostegno ai pionieri etici” è sempre stata importante. – segue –
gli occhiali di Piero
SALVATORE DA HORTA
Oggi si ricorda il santo frate Salvatore da Horta, morto a Cagliari il 18 marzo 1567 (vedi nota su Aladin Pensiero, 18 marzo 2013).
In suo onore il Coro di Sancta Rosalia terrà un concerto sabato 22 marzo alle ore 20 nella chiesa di Santa Rosalia, dove è conservato il suo corpo.
la tavolozza di Licia
Bartolome Estaban Murillo (Siviglia 1618- Cadice 1682) – “La toilette”: La nonna toglie i pidocchi al nipotino che non rinuncia a mangiare la sua pagnotta durante l’ operazione ! Il fedele cagnolino guarda e partecipa con affetto. Sulla destra una cornamusa…(credo). Esponente di primo piano della pittura barocca spagnola, predilesse i temi popolari e della vita quotidiana ai quali si accostò con simpatia e delicato realismo. Morì cadendo da una impalcatura mentre dipingeva…
in giro con la lampada di aladin…
Essere prof. non basta per fare buona politica
di Gonario Francesco Sedda, su Democraziaoggi
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AGENDA
- Oggi. Alla Mediateca di Cagliari, alle 15,30 Il tempo non aspetta tempo. Una presentazione di Silvano Tagliagambe, su SardegnaSoprattutto.
- Domani. CONFERENZA STAMPA di presentazione della Lettera pastorale dei Vescovi sardi sui più urgenti problemi sociali e del lavoro, dal titolo “Un cammino di speranza per la Sardegna” – Martedì 18 marzo p.v., alle ore 10.30, presso la sala convegni dell’Associazione della Stampa Sarda (Cagliari, via Barone Rossi 29).
la tavolozza di Licia
Michelangelo Merisi (Il Caravaggio, 1573-1610) – La flagellazione di Gesù, 1606, circa, Napoli, Museo di Capodimonte. Fu dipinto a Napoli quando l’artista era già in fuga da Roma, accusato di omicidio. Cristo è al centro della composizione, legato alla colonna, in piena luce. Uno degli aguzzini, dalla faccia patibolare, gli tira violentemente i capelli, un altro lo lega con un gesto rapido e violento, mentre un terzo, a terra, raccoglie il flagello. La luce appare quasi accecante e rende ben evidenti il venir meno delle forze del Cristo le cui ginocchia paiono cedere e i gesti concitati e brutali dei suoi torturatori.
Michelangelo Merisi (Il Caravaggio, 1573-1610) – Cristo alla colonna, o Flagellazione 1506 (Rouen). Esistono altre due versioni di questo capolavoro, però si ritiene che l’originale sia questo di Rouen.
Gesù viene legato alla colonna da un rozzo aguzzino dall’espressione un po’ ottusa, mentre l’altro, un individuo sinistro dall’ espressione torva e feroce, solleva il braccio con lo scudiscio. La figura di Gesù è insolitamente decentrata ma illuminata da un fascio di luce che ne mette in evidenza il corpo bellissimo. Il viso sofferente e patetico è in penombra.
Più esatto dire che il capo e il collo sono in penombra perché il viso è ben illuminato per rivelarne in pieno la sofferenza e la bellezza…
Il declino (inarrestabile?) dell’Università italiana
Sabino Cassese: «Stiamo vivendo l’equivalente di una guerra»
Al termine della prima sessione del II Convegno dell’associazione Roars, tenuto a Roma il 21 febbraio 2014, Sabino Cassese, illustre giurista, giudice della Corte Costituzionale e docente della Scuola Normale Superiore, con riferimento alla situazione dell’università italiana ha dichiarato: «Stiamo vivendo l’equivalente di una guerra». E’ andato giù pesante il professore, spaziando a 360 gradi sulle vicende dell’Università italiana, vittima di improbabili riforme che ne hanno aggravato le condizioni. Trovate tutta la documentazione (scritti, foto e video) negli atti del convegno, pubblicati sul sito del Roars, di cui raccomandiamo la lettura, la visione e l’ascolto. Mettiamo anche in evidenza un passaggio a conclusione del suo intervento, con il quale Cassese invita l’accademia a fare autocritica partendo dalla dimostrata sua incapacità di utilizzare virtuosamente gli spazi di autonomia. Ecco allora riportate integrali le frasi che hanno chiuso l’intervento di Cassese “E’ una guerra quindi che dobbiamo combattere. Bisogna cercare di resistere. Io mi auguro che non si resista con il tono di tipo sindacale-rivendicativo. Non basta dire quello che il paese può fare per l’Università, dobbiamo anche dire quello che l’Università può fare per il paese. Quindi sarebbe un errore cominciare col dire “Dateci più soldi”. No. Dobbiamo anche dire quali sono le nostre responsabilità. Che cosa abbiamo fatto per evitare tutti gli abbandoni? Perchè l’Italia è riuscita in 50 anni a portare tutti i ragazzi alle scuole elementari e non riusciamo dopo 150 anni a portare alla laurea tutti gli iscritti all’Università? Queste sono nostre responsabilità. E quindi non poniamo il problema esclusivamente in termini rivendicativi. C’è qualcosa che il paese deve fare per l’Università (e, ovviamente, per la ricerca), ma c’è anche qualcosa che l’Università può fare per il paese”. In queste battute conclusive abbiamo riscontrato assonanza con un editoriale di Aladin del 23 gennaio 2013, centrato in prevalenza sulla “terza missione dell’università”*, che riproponiamo, in quanto rimane sostanzialmente immutata la validità delle argomentazioni. Lo facciamo anche per contribuire ad animare e sollecitare un dibattito sull’Università, questione fondamentale per il paese e per i cittadini, che pertanto non può essere delegata agli accademici. La fase attuale della situazione politica italiana e sarda rende questo dibattito particolarmente necessario ed urgente (aladin).
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Università, per non morire di autoreferenzialità
di Franco Meloni
“Ask not what your country can do for you; ask what you can do for your country.” “Non chiederti cosa può fare il tuo paese per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”. E’ questa una delle frasi più famose tra quelle pronunciate da John Fitzgerald Kennedy; esattamente risale al 20 gennaio 1961, giorno del suo insediamento alla Casa Bianca come 35° presidente degli Stati Uniti d’America.
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*Sulla terza missione dell’Università si segnala l’editoriale di Michela Loi su Aladinews del 6 ottobre 2013.
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Altri interventi in argomento su Aladinews
gli occhiali di Piero
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TRISTI ANNIVERSARI
Ricorrono il 16 marzo i tristi anniversari della strage di My Lai in Vietnam (16 marzo 1968), e del rapimento di Aldo Moro (16 marzo 1978).
Vedi le mie note su Aladin pensiero, 12 novembre 2013 e 16 marzo 2013.
Aggiunge Raffaele Ibba su fb. È anche l’anniversario dell’assassinio di Rachel Corrie (http://comune-info.net/2014/03/rachel-2/) assassinata dall’esercito israeliano perché si opponeva alla distruzione della casa di una famiglia palestinese. ciao r
Il declino (arrestabile?) dell’Università italiana
«STIAMO VIVENDO L’EQUIVALENTE DI UNA GUERRA», L’INTERVENTO DI SABINO CASSESE SULLO STATO DELL’UNIVERSITA’ ITALIANA AL II CONVEGNO ROARS
«Stiamo vivendo l’equivalente di una guerra» dice Sabino Cassese con riferimento alla situazione dell’università italiana. Al termine della prima sessione del II Convegno Roars
Ecco il passaggio conclusivo, totalmente condivisibile: (…) E’ una guerra quindi che dobbiamo combattere. Bisogna cercare di resistere. Io mi auguro che non si resista con il tono di tipo sindacale-rivendicativo. Non basta dire quello che il paese può fare per l’Università, dobbiamo anche dire quello che l’Università può fare per il paese. Quindi sarebbe un errore cominciare col dire “Dateci più soldi”. No. Dobbiamo anche dire quali sono le nostre responsabilità. Che cosa abbiamo fatto per evitare tutti gli abbandoni? Perchè l’Italia è riuscita in 50 anni a portare tutti i ragazzi alle scuole elementari e non riusciamo dopo 150 anni a portare alla laurea tutti gli iscritti all’Università? Queste sono nostre responsabilità. E quindi non poniamo il problema esclusivamente in termini rivendicativi. C’è qualcosa che il paese deve fare per l’Università (e, ovviamente, per la ricerca), ma c’è anche qualcosa che l’Università può fare per il paese.
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Per correlazione. Università, per non morire di autoreferenzialità. Franco Meloni su Aladinews.
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