Monthly Archives: febbraio 2014
elettorando, in giro domenica 16 febbraio con la lampada di aladin…
Mandiamo via gli avvelenatori della vita pubblica e dell’ambiente
Articolo pubblicato il 16 febbraio 2014 da G.M.B. su SardiniaPost
Oggi elezioni-truffa: dovere civico votare o resistere?
di Andrea Pubusa, su Democraziaoggi, 16 Febbraio 2014
La Sardegna al voto, tra Mario Melis e Matteo Renzi
VITOBIOLCHINI 16 febbraio 2014, di Vito Biolchini
FabLab: una fabbrica digitale per trasformare idee in oggetti
Nasce il FabLab di Sardegna Ricerche: una fabbrica digitale per trasformare idee in oggetti
Dedicato a tutti coloro che hanno immaginazione, creatività e voglia di fare.
di Alessandro Ligas, Ttecnologico
Gioielli, scarpe, oro, ferro, legno, biotech, arti o quel che volete. sedie, macchine, droni, nasi, carotidi, vestiti, internet of things. davvero quel che volete. (Nicola Pirina)
Un FabLab è un ambiente attraverso il quale si possono cogliere e mettere in pratica le opportunità dalle idee e dai progetti. Uno spazio fisico, un laboratorio d’incontro tra le botteghe della “tradizione” e il luogo dell’artigiano digitale. Un luogo di condivisione di spazi, di conoscenze e di relazioni, ma soprattutto di crescita.
Gestito da Sardegna Ricerche è nato il primo FabLab sardo che vuole perseguire i fini di promozione della fabbricazione digitale e del design condiviso, dell’hardware e del software libero, dello sviluppo sostenibile, a vantaggio di tutti coloro che ne facciano richiesta, per sperimentare, divertirsi e non aver timore di condivivere e realizzare una propria idea promuovendo l’innovazione tecnologica.
La presentazione ufficiale è avvenuta il 10 Febbraio presso la sede di Sardegna Ricerche a Pula, in località Piscinamanna, in un auditorium gremito di makers e curiosi. – segue -
gli occhiali sardoaustraliani di Piero…
LETTERE DALL’AUSTRALIA – N. 7
Chi ha “scoperto” l’Australia? A dire come stanno le cose bisogna prima di tutto chiarire che gli aborigeni ci vennero 50mila anni fa.
Gli antichi Romani parlavano di una “Terra Australis”, se ne avessero notizia per vie misteriose o se l’avessero solo immaginata non si sa.
La scoperta di vecchi cannoni portoghesi sepolti nella sabbia nel nord dell’Australia dice che intorno al 1600 (cent’anni dopo l’impresa di Colombo) qualche nave portoghese era giunta fin qui ma, o che i portoghesi fossero tanto bravi da mantenere il segreto o che non abbiano mai fatto ritorno, di fatto questa terra rimase “terra incognita”.
Navigatori spagnoli arrivarono a vederne le coste senza capire di trovarsi di fronte a un immenso territorio da esplorare, così gli olandesi.
Abel Tasman passò oltre e arrivò a una terra che chiamò Terra di Van Diemen, oggi Tasmania, poi un’altra che chiamò Terra degli Stati, oggi Nuova Zelanda, tra le due il mare di Tasman.
Tra i mancati “scopritori” si ricorda William Dampier, una curiosa figura di navigatore, giornalista e pirata controvoglia. Costui sembra abbia ispirato Jonathan Swift per I viaggi di Gulliver, fu lui inoltre a raccogliere in una isola disabitata, dove era stato abbandonato, quell’Alexander Selkirk la cui storia servì a Daniel Defoe per il romanzo Robinson Crusoe.
Insomma bisognò aspettare il grande James Cook perchè una nave inglese, l’Endeavour, buttasse l’ancora in una baia, che Cook chiamò Botany Bay, perchè Joseph Banks, il botanico che era con lui, vi fece numerose scoperte di botanica. Era il 29 aprile 1770 e iniziava allora la conoscenza e la colonizzazione occidentale dell’Australia in un territorio che oggi si chiama Nuovo Galles del Sud: una storia che conta poco più di duecento anni.
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BERNARDINO PES
Il 16 febbraio 1739 nasce a Tempio Bernardino Pes, giurista, canonico ecclesiastico di grande zelo, poeta, scrisse in gallurese le sue poesie di gusto satirico. Morì a Tempio il 2 gennaio 1823.
NICHIREN DAISHONIN
Il 16 febbraio 1222 nasce a Kominato, un piccolo villaggio di pescatori, Zennichimaro, che cambiò il suo nome in Nichiren (pronuncia Niciren), chiamato dai seguaci Nichiren Daishonin (Grande santo Nichiren).
domenica 16 febbraio, in giro con la lampada di aladin…
Una lite per orientare la Sardegna [di Antony Shugaar]
By sardegnasoprattutto / 16 febbraio 2014
gli occhiali del sardoaustraliano Piero su…
STORIA SARDA
15 febbraio 1793. I francesi sbarcano al Margine Rosso presso Quartu, nel tentativo di prendere Cagliari. Nella notte, al rientro di una pattuglia, un cane abbaia, si crea l’allarme, i francesi si sparano tra loro. Presi dal panico tanti giovani inesperti soldati (alcuni hanno 15 anni o anche meno) si gettano in mare per tornare alle navi, tanti muoiono annegati.
LA GUERRA E GLI AFFARI
15 febbraio 1898. Una nave da guerra degli Stati Uniti esplode e affonda a Cuba nel porto dell’Avana. Gli Stati Uniti accusano la Spagna e nell’aprile dello stesso anno è la guerra. Una guerra breve che ad agosto fa passare Cuba sotto la “protezione” degli Stati Uniti, che si prendono pure Manila nelle Filippine, Porto Rico e l’isola di Guam.
Dopo la guerra però si viene a sapere che la nave era esplosa per colpa del suo capitano che aveva stivato gli esplosivi nei locali della caldaia, provocando l’inevitabile esplosione e causando la morte di 266 marinai.
La guerra è un buon affare, ed è meglio farla prima di appurare i fatti: gli affari sono affari.
TOTO’
Il 15 febbraio 1898, nel rione Sanità, a Napoli, al n. 107 di via Santa Maria Antesaecula nasce Antonio De Curtis.
“Signori si nasce ed io, modestamente, lo nacqui”
ERICH ELISKASES
Il 15 febbraio 1913 nasce a Innsbruck Erich Eliskases, uno dei più forti giocatori della prima metà del Novecento.
Giocò sotto tre bandiere, quella austriaca per nascita, quella tedesca per via dell’Anschluss, l’annessione del 1938 dell’Austria alla Germania, infine quella dell’Argentina che si era scelto come patria nel 1940.
Battè due volte il fortissimo Spielmann, vincendo il campionato austriaco, ebbe la Gloria di vincere contro Capablanca, Euwe e Fischer, tre campioni del mondo. Morì a Cordoba, in Argentina, il 2 febbraio 1997.
Il bilinguismo nella campagna elettorale
Bilinguismo a scuola
di Francesco Casula
La questione del Bilinguismo a scuola è entrata prepotentemente nella campagna elettorale delle elezioni regionali sarde. Dopo decenni di discussioni, pare che finalmente anche le forze politiche si siano accorte della necessità e dell’urgenza, non più rinviabile, di introdurre la lingua sarda, come materia curriculare, nelle scuole di ogni ordine e grado.
Pedagogisti come linguisti e glottologi, psicologi come psicoanalisti e perfino psichiatri, ritengono infatti che la presenza della lingua materna e della cultura locale nel curriculum scolastico si configurino non come un fatto increscioso da correggere e controllare ma come elementi indispensabili di arricchimento, di addizione e non di sottrazione, che non “disturbano” anzi favoriscono lo sviluppo comunicativo degli studenti perché agiscono positivamente nelle psicodinamiche dello sviluppo. - segue -
sabato 15 gennaio in giro con la lampada di aladin…
– La mia generazione/ Perché noi valiamo. Ve ne eravate accorti? Tratto dal blog Madrigopolis
- Renzi ha fretta, teme l’esito delle elezioni sarde? Di Red sul sito Democraziaoggi.
in giro con la lampada di aladin…
- Fabrizio Palazzari presenta le tre liste con Michela Murgia candidata presidente, su Aladinews agorà
- I programmi elettorali delle sei coalizioni analizzati sul sito Sardinews
Una proposta di Andrea Pubusa a Michela Murgia
Cara Michela, facciamo fuori questa legge elettorale?
sul sito Democraziaoggi
- La legge elettorale truffa
gli occhiali sardoaustraliani di Piero…
LETTERE DALL’AUSTRALIA- N. 6
Dal distributore vi sorprenderete perchè, al contrario che da noi, il diesel costa più della benzina. Infatti è a 154 cents (1 euro), mentre la benzina costa 10 cents in meno, il gas è sugli 80 cents.
Comunque in generale il costo dell’energia in Australia è più o meno la metà che da noi, la cosa si riflette in generale sul prezzo di tutte le merci trasportate che costano assai meno che da noi: carne, verdure, manufatti.
Gli stessi trasporti costano assai meno: prendere l’aereo non è un lusso, ma una necessità, date le enormi distanze; Melbourne è a 1000 km da Sidney, a 2000 da Brisbane, Perth è all’altro capo dell’Australia.
Costano molto le case (più che da noi a parità di tipologia) e una serie di cose importate (ma non i manufatti dalla Cina e dall’India).
I vini sono una meravigliosa sorpresa. La storia dell’Australia moderna (250 anni circa) ci racconta dell’arrivo nel Nuovo Galles del Sud (Sidney) e nel Victoria (Melbourne) di vignaioli svizzeri e francesi; nell’Australia meridionale (Adelaide) di vignaioli tedeschi.
La cultura della vite e del vino si sviluppa grandiosamente in intere aree e oggi l’Australia vanta i vini tra i migliori del mondo a costi vantaggiosi.
Trovate qui Borgogna, Sauternes, Beaujolais, Champagne, vino del Reno, Claret, al costo di un terzo rispetto all’Europa. E io brindo.
Cagliari Sardegna
Ecco il sito web per Cagliari Capitale Europea della Cultura:
http://www.cagliari-sardegna2019.eu
La legge elettorale sospetta di incostituzionalità: un macigno sulle elezioni sarde di domenica 16
Un intervento di Andrea Pubusa, ordinario di diritto amministrativo dell’Università della Sardegna – Università di Cagliari
Elezioni truccate: legge elettorale incostituzionale
dal sito web di Democraziaoggi, 13 Febbraio 2014
di Andrea Pubusa*
Sono valide le elezioni regionali del 16? Sono elezioni truccate quelle di domenica? Si può pensare ad un ricorso alla Consulta anche per la legge elettorale regionale bipartisan? Ci sono indizi sulla sua illegittimità costituzionale? Sembra proprio di sì, e lo abbiamo scritto prima dell’approvazione. La nuova legge regionale pare cozzare con la Costituzione non meno del porcellum, caduto miseramente sotto la scure della Consulta nel gennaio scorso. Si obietterà: le preferenze nella disciplina sarda esistono, tant’è che i santini (per ridere, qualcuno ne fa raccolta!) circolano e in abbondanza. La legge elettorale però non è volta solo alla scelta dei rappresentanti, disciplina anzitutto la trasformazione del voto degli elettori in seggi. Dunque regola la rappresentanza, elemento centrale, anche se non unico, di qualsiasi sistema democratico. - segue -
DIBATTITO. Riforma del welfare per contrastare la crisi e la povertà diffusa
Pubblichiamo il testo integrale dell’intervista che l’economista Chiara Saraceno ha concesso al giornale “Il manifesto”. Si parla di reddito minimo garantito per tutti, di riforma del sistema degli ammortizzatori sociali. Per diversi motivi tali argomenti sono quasi dei tabù sia per la destra che per la sinistra. In realtà per molti sono una delle poche azioni utili da realizzare per contrastare la crisi e la crescente povertà diffusa. Non mi pare se ne sia parlato abbastanza nella campagna elettorale sarda. Se ne parla poco e niente nei piani strategici di Letta e Renzi ma soprattutto, come denuncia la Saraceno, sembra prevalere la logica della “pezza” per sostenere questa o quell’altra emergenza sociale (esodati, cassaintegrati, elettrolux ecc) piuttosto che quella di una organica riforma del welfare intesa anche come strumento per contrastare la crisi e la povertà diffusa. Aladin vorrebbe avviare un dibattito sull’argomento (v.to.).
La sociologa Chiara Saraceno
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“La soluzione è il reddito minimo”
— Antonio Sciotto, il manifesto, 11.2.2014
Chiara Saraceno. La sociologa: basta con ammortizzatori frammentati, serve una grande riforma. «La commissione messa su dal ministro Giovannini ha fallito. Troppi veti e tanti pasticci: affossato il sussidio, hanno finanziato l’Imu»
Carte alla mano – alcune frutto dell’ultima commissione governativa, praticamente fallita, di cui ha fatto parte chiamata dal ministro Giovannini – Chiara Saraceno non ha dubbi: l’unica soluzione per la povertà italiana sarebbe una grande riforma che introduca il reddito minimo e ridisegni in modo serio, alla scandinava o alla tedesca, il sistema degli ammortizzatori sociali, cassa integrazione inclusa. «Fuori dalle stesse resistenze dei sindacati, che pure oggi al reddito minimo si stanno aprendo, e fuori dalle proteste che ogni piccolo gruppetto, quando acquisisce un pezzettino di welfare, anche se è imperfetto, lo difende con le unghie e con i denti a danno dell’intera collettività». Paure autoconservative sicuramente indotte dalla crisi, ma che non ci fanno progredire.
Lei parla di un sistema bloccato, e la commissione sul Sia – il sostegno di inclusione attiva – messa su da Giovannini, che prometteva almeno un avvio del reddito minimo, è naufragata.
Il Sia non è passato, io ritengo purtroppo quell’esperienza fallita, anche se al ministero la vedono diversamente. La nuova carta acquisti si sperimenta solo in alcuni comuni, mentre ci è stato impossibile assorbire quella vecchia nella attuale, per il veto posto da chi ne beneficia. Siamo il paese delle contraddizioni: ci si dice che non ci sono soldi per il reddito minimo, che nella sua forma iniziale sarebbe costato 1,5 miliardi, e poi si trovano risorse più alte per il pasticcio dell’Imu. E perché le eredità sotto i 300 mila euro non sono tassate?
Il reddito minimo potrebbe aiutare le categorie oggi escluse dai sussidi come gli ammortizzatori sociali?
Sarebbe l’unica soluzione, anche perché con il prolungarsi della crisi abbiamo notato che gli strumenti classici non funzionano più. Fino al 2010 nonostante la disoccupazione aumentasse, gli indicatori di povertà erano piuttosto stabili: e questo grazie agli strumenti di sostegno al reddito come la cassa, e alla solidarietà familiare, molti hanno dato fondo ai risparmi. Poi, dal 2011, c’è stato un improvviso impennarsi dei dati relativi al bisogno e all’indigenza: e questo mostra che in una società come la nostra, gli strumenti attuali, iper-frammentati, non bastano più.
Servirebbe una riforma a suo parere?
Ci vorrebbe una riforma di largo respiro, con due pilastri fondamentali ben distinti. Ok alla cassa integrazione, come all’indennità di disoccupazione. No alla cassa in deroga e discutiamo dell’opportunità della straordinaria: ma devono essere strumenti sostenuti da imprese e lavoro, ed estesi a chiunque lavori. Il secondo pilastro invece, sostenuto dalla fiscalità generale, dovrebbe essere il reddito minimo.
Nel caso di Electrolux si chiede alla fiscalità generale di sostenere la decontribuzione dei contratti di solidarietà. Un compromesso per non tagliare i salari.
È importante non tagliare i salari, ma io sono in generale contraria, lo ripeto, a questo sistema frammentato di ammortizzatori, che poi prende i soldi pubblici per tappare i buchi, a seconda delle emergenze. Oggi può essere la cassa in deroga, domani gli esodati, dopodomani appunto i lavoratori di Electrolux: tutte persone da tutelare certamente, ma poi io posso protestare perché quelli sono stati salvati e io invece no. E allora, facciamo una grande riforma che strutturalmente tenga dentro tutti.
Quanto dovrebbe essere, idealmente, un reddito minimo dignitoso?
Non è facile rispondere, noi stessi abbiamo discusso a lungo. Dipende ad esempio se vivi al nord o al sud, se in una piccola o grande città. In Germania ad esempio è sui 350–400 euro, ma poi hai sussidi sugli affitti o una casa popolare. Da noi, attualmente, l’inabilità per gli invalidi civili è di 275 euro al mese; l’assegno sociale per gli over 65 è di 631 euro, e la nuova social card va dai 231 ai 404 euro, a seconda dei componenti familiari. Certo non sono cifre su cui puoi scialare: ma tanto cambierebbe se si assicurasse l’alloggio, e soprattutto la qualità dei servizi e del welfare.
Il rapporto Istat evidenzia che siamo ormai arrivati alla pressione fiscale svedese, ma con servizi imparagonabili.
Ma infatti l’assurdo è che negli ultimi anni la pressione fiscale è aumentata, mentre i servizi sono peggiorati, soprattutto a causa dei tagli e dei vincoli posti dal patto di stabilità. Quello che pesa soprattutto nel nostro sistema fiscale sono due fattori: il primo è l’alto livello dell’evasione, che costringe gli onesti a pagare per tutti; il secondo è il debito pubblico. Senza contare ovviamente la corruzione: ma almeno in passato, venivano assicurati anche i servizi. Oggi mi pare che i fatti di cronaca testimonino che le mazzette girano ancora, ma a pagare i vincoli di spesa sono solo i cittadini, che si vedono tagliare i servizi.
La ripresa, la «luce in fondo al tunnel» di cui parla il governo, lei la vede?
Ma magari una piccola ripresa è pure cominciata, e forse l’economia lentamente si riprenderà, anche se al momento non sembra ai livelli degli altri paesi. Il problema vero è che, come prima della crisi vivevamo in una situazione di crescita dell’occupazione senza crescita economica, nel prossimo futuro, allo stesso modo, potremo assistere alla crescita dell’economia senza nuova occupazione. E a farne le spese saranno tutti coloro che hanno perso il lavoro in questi anni, soprattutto i giovani di bassa qualifica o gli over 45 espulsi dal mercato, privi di nuove competenze: per loro il lavoro che è andato via, non tornerà più.
Quale soluzione vede? Emigrare?
Credo che dovremmo creare un futuro per tutte queste persone, che non può stare solo nei sussidi. Investiamo ora per creare lavoro, dopo che sarà passata la bufera.
gli occhiali di Piero su…
ANTONIO COSSU
Antonio Cossu nasce a Santu Lussurgiu il 13 febbraio 1927.
Frequenta il liceo a Oristano e si laurea in Lettere alla Statale di Milano, dove conosce (ci informa la figlia Maria Grazia) Amelia Rosselli, della quale abbiamo parlato due giorni fa (vedi Aladin Pensiero, 11 febbraio).
Insegnante, aderisce al Movimento Comunità di Adriano Olivetti, dal ’54 al 58 è impegnato ad Ivrea nel Movimento.
Dal ’59, rientrato in Sardegna, collabora prima con l’Assessoratp alla Rinascita, poi col Centro di Programmazione regionale.
Scrittore in lingua italiana e in lingua sarda, ha pubblicato romanzi e poesie. Il suo romanzo più importante, forse, è Il riscatto (1969).
Progressista in politica, dopo lo scioglimento del Movimento Comunità in seguito alla morte di Olivetti nel febbraio del ’60, fu vicino a posizioni sardiste e socialiste. Uomo di grande affabilità e amicizia, ho avuto il piacere di essergli amico affettuoso, anche se non assiduo.
Antonio Cossu è morto a Santu Lussurgiu il 2 luglio 2002.