Monthly Archives: novembre 2013
Gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
Alonzo diceva che per uno che andava dietro l’aratro ce n’erano sette pronti a mangiare. (Nicolò Migheli, La storia vera di Diego Henares de Astorga)
TRASPORTI SARDEGNA
Il 5 novembre 1837 il vapore “Ichnùsa” si affianca al piroscafo “Gulnara” (prima nave a vapore della regia marina sarda, che dal giugno 1835 faceva servizio merci e passeggeri tra Sardegna e Liguria), per rendere regolari i collegamenti tra Sardegna e Continente. Tuttavia, ancora trent’anni dopo, la prima inchiesta parlamentare, condotta da Agostino Depretis, sulle condizioni morali ed economiche dell’Isola, denuncia come problema tra i più gravi e urgenti della Sardegna quello dei trasporti, sia quelli interni che quelli di collegamento con la Penisola. Quell’urgenza e gravità, mutatis mutandis, permane ancora 150 anni dopo.
V PER VENDETTA
Il 5 novembre 1605 in una cantina sotto il Parlamento inglese Guy Fawkes… lo sapete, avete anche visto il film…
(segue)
Quali Sardegne? Dal “triangolo dell’isolamento” verso l’orizzonte della contemporaneità
Nel 1958 Thomas Münster, un ingegnere tedesco, scrive un attento diario di viaggio dei suoi soggiorni in Sardegna intitolato “Parlane bene” (della Sardegna). Si racconta di un’isola da poco entrata nella “modernità” e che ancora porta con sè i segni profondi di un passato lontano, importante e profondo. Segni che a un cittadino europeo del tempo suscitano sensazioni di stupore e affetto miste a preoccupazione. Ne avverte da subito, infatti, la mancanza di senso storico percependo come, nella pur ottima memoria dei Sardi, mancasse una dimensione, come se tutti gli avvenimenti storici fossero visti “come su un dipinto, contemporaneamente e uno accanto all’altro”. E come, a questo senso limitato del tempo, corrispondesse un senso dello spazio anch’esso limitato e allo stesso tempo complesso. Una complessità degli spazi che, ancora oggi, deriva da una geografia difficile, da una memoria “labirintica” e da una storicità composita che fanno dell’isola uno dei rari luoghi in Europa dove coesistono, in stretta prossimità, elementi paleolitici, nuragici, medioevali, moderni o di archeologia industriale.
Spesso questa immagine, appena descritta, corrisponde a quella parte della Sardegna che Nereide Rudas, nel libro “L’isola dei coralli”, ha definito il “triangolo dell’isolamento”, ovvero quell’area che “poggia la propria base sulla costa orientale dell’Ogliastra e della Baronia, abbraccia il massiccio del Gennargentu con le sue propaggini e contrafforti settentrionali e meridionali, include gli altipiani centrali per poi convergere con il vertice dei suo lati verso il Montiferro e la costa occidentale”.
Questa specifica area geografica e culturale, caratterizzata da una bassa demografia e da tassi di isolamento molto elevati, è quella nella quale si distribuiscono, per luogo di nascita, quelli che sono considerati alcuni tra i maggiori autori sardi del Novecento e dove più a lungo si sono conservate la lingua e una cultura autoctona.
Per questi ed altri motivi, legati per esempio alle dinamiche migratorie interne della Sardegna del secondo Dopoguerra o ad altre più squisitamente politiche, economiche e culturali, la narrazione di questa parte della nostra regione è quella che ancora oggi viene di norma considerata come la più autentica.
In altri termini ciò che in questo testo intendo argomentare, con tutta la sensibilità e l’attenzione che il tema richiede, è che a partire dagli anni Cinquanta si sia affermata una narrazione e una rappresentazione dell’isola che ha privilegiato una parte della stessa senza riconoscere altrettanta dignità alle altre Sardegne, che pure esistono, e le cui storie, sistemi valoriali e culturali potrebbero essere di enorme aiuto in quel percorso di costruzione di una unità e di un destino collettivo che ancora è ben lungi dall’essere realizzato.
E’ innegabile infatti come il focus abbia costantemente privilegiato l’interno rispetto alle coste, le zone rurali rispetto a quelle urbane, il mondo agro-pastorale rispetto a quello minerario.
Il caso della Sardegna mineraria è, in questo senso, paradigmatico. Come è stato ricordato da Paolo Fadda (studioso e storico cagliaritano, ndr), nel riflettere sull’epopea mineraria sarda, è davvero incredibile come ancora oggi si continui ad avere una modesta, se non scarsa, valutazione su cosa abbia rappresentato per la Sardegna l’essere terra di miniere.
Spesso infatti la lettura è non dissimile da quella che viene data al processo di industrializzazione del Piano di Rinascita. Si pone (giustamente) l’accento su quanto sottratto, depauperato, inquinato mentre non si riconosce pienamente, con altrettanta determinazione, il valore di entrambe le esperienze. Tralasciando, nel caso minerario, quanta civiltà europea (attraverso il lavoro operaio, la scienza giuridica, la tecnica, l’organizzazione) ci sia stata messa a disposizione e dimenticando importanti elementi simbolici che invece, a mio avviso, dovrebbero essere parte integrante del nostro immaginario collettivo. Penso per esempio al fragore del motore a scoppio della prima auto immatricolata nel 1903 in Sardegna (quello della Decauville 10HP del direttore della miniera di Buggerru) oppure alla luce della prima lampadina elettrica che illuminò una notte sarda (quella che si accese a Monteponi, prima località dell’isola ad essere elettrificata). E’ vero che quelle miniere sono state chiuse, ma ancora oggi quel mondo è protagonista di alcune delle più importanti esperienze europee di recupero della memoria e della cultura mineraria, come testimoniato dal premio del paesaggio del Consiglio d’Europa assegnato nel 2011 alla Città di Carbonia per il progetto “Carbonia Landscape Machine”.
Nel pieno rispetto e riconoscimento del patrimonio culturale, storico e linguistico rappresentato dalla Sardegna “interna” dovremmo a mio avviso incominciare a superare tutte quelle barriere che limitano una piena presa di consapevolezza di tutte le altre Sardegne. Penso per esempio a quelle rappresentate dalle diverse comunità di pescatori delle nostre coste, dalle varianti linguistiche dell’open field cerealicolo campidanese, dalle città di fondazione (di epoca sabauda e di epoca fascista), dalla ricerca scientifica e dalle attività imprenditoriali.
In caso contrario il rischio più grande sarebbe quello di alimentare un identitarismo di maniera che spesso viene praticato sul piano politico e che potrebbe invece essere mitigato provando ad indicare possibili filoni di studio che ci accompagnino in questa contemporaneità.
Sicuramente quel focus di cui si è parlato anteriormente tenderà a spostarsi, già se ne vedono i segnali, dalle zone rurali a quelle urbane e dall’interno all’esterno. In particolare è ragionevole pensare che nel primo caso si concentrerà sulle nuove generazioni degli hinterland di Cagliari e Sassari e, nel secondo caso, sull’emigrazione liquida delle fasce più dinamiche della popolazione sarda che, pur lasciando l’isola, mantengono una relazione continua, fluida e diretta con il territorio e le reti sociali di origine.
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Oltre che su questo sito, questo articolo viene pubblicato anche sui siti Fondazione Sardinia, Vitobiolchini, Tramas de Amistade, Madrigopolis, SardegnaSoprattutto, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra.
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La LAMPADA di ALADIN sulla neonata associazione temporanea di scopo “siAMo pronti”
di Aladin
Non rompe le righe il raggruppamento che ha sostenuto Andrea Murgia alle primarie del centro sinistra per la scelta del candidato presidente della regione.
La situazione di stasi del Pd e dell’intera coalizione del centro sinistra, dovuta principalmente alle vicende giudiziarie per l’utilizzo illegittimo dei fondi dei gruppi, che hanno messo sotto scacco molti consiglieri regionali, compresa Francesca Barracciu, preoccupa i supporter di Andrea Murgia, che pur avevano accettato la disciplina regolamentare (appoggeremo comunque il vincitore delle primarie), ma, evidentemente, non a tutti i costi. Tra questi costi non sono accettabili quelli di possibili alleanze con il Psdaz (alleato di Cappellacci per oltre quattro anni di legislatura) e compromessi rispetto ai punti qualificanti la coalizione. Queste argomentazioni sono state puntualmente elencate in una nota (ripresa da due news on line, più avanti segnalate) redatta al termine dell’incontro di Sanluri di domenica scorsa, al quale hanno partecipato oltre settanta estimatori di Andrea Murgia. Di Andrea, presente all’incontro, vogliono continuare a portare la bandiera, dietro cui stanno i valori “di sinistra” fondanti l’impegno profuso e, inoltre, le linee programmatiche elaborate nel corso della breve campagna elettorale. E’ un lavoro di pregio, allo stato ignorato da Francesca Barracciu e dalla segreteria del Pd. Prova ne sia che dalla conclusione della consultazione delle primarie, cioè da due mesi, nulla si è mosso, pur in presenza di una spregiudicata campagna elettorale di Cappellacci, all’insegna della peggiore demagogia e dell’utilizzo elettorale di rilevanti risorse pubbliche, nel disastro economico e sociale della Sardegna. (segue)
Berlino über alles… A pagu, a pagu
di Damiano Vinci
Scrivo per contribuire nel mio piccolo a restituire un’immagine reale a Berlino, troppo mitizzata dai mass media in Italia: sono sicuro che ormai in ogni famiglia ci sia almeno una persona che pensa di cercare lavoro in Germania. E’ necessario dire loro come stanno a Berlino. Ricevo spesso richieste di aiuto da conoscenti che cercano lavoro a Berlino o da persone che conoscono persone che vogliono trasferirsi a Berlino. Un aiuto e un consiglio lo do sempre, quando e come posso, considerando che la vita qui è un casino anche per me e che ho a malapena una volta ogni tanto tempo per me stesso. Non è ancora chiaro: BERLINO NON E’ LA GERMANIA CHE PENSATE VOI. (segue)
La LAMPADA di ALADIN su eventi di novembre
Martedì 5 Cagliari Inizia il Festival della Scienza
- Mercoledì 6 A scuola di Costituzione
Mercoledì 6 a Sa Illeta “Premio Roberto Coroneo”
Venerdì 8 a La Collina – Serdiana Presentazione del movimento culturale e politico “TERRA DI PACE, ISTRUZIONE, LAVORO, SOLIDARIETÀ”
Venerdì 8 Aritzo Inizia il Congresso medico AAROI-EMAC
Lunedì 11 a Sassari Mostra SORRES
Venerdì 22 Inizia PazzaIdea Creatività
Gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
Se sono uomini liberi che cerchi,
guardati intorno, nel presente.
Il cielo, se ha sentimento, anch’esso invecchia;
per gli uomini questa è la via:
trasformare i deserti in campi di gelso.
(Mao Tse-Tung, Poesie).
4 NOVEMBRE FESTA NAZIONALE
Nel 1919 il 4 novembre fu proclamato festa nazionale e giorno festivo come “anniversario della Vittoria”. Oggi si chiama Giornata dell’Unità Nazionale (forse per mettere tra parentesi la lotta partigiana antifascista e invitare al “volemose bene” e ai governi “di scopo”) e Giornata delle Forze Armate.
Dal 1977 non è più giorno festivo: in quell’anno si abolirono alcune festività per aumentare le giornate lavorative ed evitare gli straordinari festivi, così si vide che la Vittoria passava in secondo piano rispetto al Profitto.
Sul finire degli anni ’60 e fino al ’77 (eravamo giovani) si contestava questa giornata di retorica a buon mercato, in divisa militare o senza i giovani di allora reclamavano verità, pace, obiezione di coscienza (ero soldato nel ’75 e gli obiettori finivano in prigione, scelsi di fare l’infermiere per evitare processo e galera), riduzione delle spese militari a favore del sociale.
Dal ’77 sulla giornata si spensero le luci patriottarde, trasferite alla sfilata del 2 giugno, con relativa porzione di vaniloquio su conciliazione e false missioni di pace, coi militi che muoiono, non ignoti, ma celebrati in solenni funerali prima di essere dimenticati, o sopravvivono all’uranio impoverito per scoprire, da malati, che la Patria di loro se ne frega.
Del 4 novembre è rimasta la cerimonia alla tomba del Milite Ignoto, la prima domenica di novembre. (Ma di questo più avanti).
MILITE IGNOTO
Il 4 novembre 1921 una salma viene collocata nel monumento funebre al Milite Ignoto, nel Vittoriano a Roma, Altare della Patria. Chi era il milite? (segue)
La TAVOLOZZA di LICIA
Gustave Courbet: Autoritratto (lo spavento).
[Materiale didattico. Illustrazioni reperibili in rete: Gustave Courbet Autoritratto (lo spavento)]
4 novembre San Carlo. Auguri a tutti i Carlo e a tutte le Carla!
San Carlo by Bomeluzo
(Licia Lisei) Soccorreva gli appestati ma imprudentemente… ergo si ammalò di peste e morì. Povero S.Carlo! Aveva una nasone come Cyrano. Il suo merito principale è stato di aver avuto un nipote, anche lui cardinale, il famoso cardinal Federigo di cui dice tanto bene il Manzoni nei Promessi Sposi.
La TAVOLOZZA di LICIA
Chiese Romaniche della Sardegna: San Pietro di Bulzi (SS),
sec. XII, stile romanico-pisano.
La basilica di S.Pietro domina la vallata del Rio Silanis, in un sito di notevole bellezza paesaggistica. Costruita con pietra calcarea bianca e trachite violacea; la pianta è a croce commissa; la facciata a capanna.
Detta anche “S. Pietro delle immagini” perchè sopra l’architrave centrale è scolpito un gruppo di tre personaggi misteriosi… o forse perchè al suo interno si trovava un gruppo statuario ligneo del 1200 (il compianto sul Cristo morto, ora trasportato altrove per ragioni di sicurezza…).
Il cavaliere dei Rossomori e la questione morale
Giuseppe Fiori, nel bellissimo saggio “Il cavaliere dei Rossomori”, riporta un aneddoto su Emilio Lussu riferito da Vittorio Foa, che all’epoca del fatto era segretario, con altri, del Partito d’Azione. Lussu era ministro dell’assistenza post bellica nel governo guidato da un altro compagno di partito, l’azionista Ferruccio Parri (21 giugno – 10 dicembre 1945).
Ricorda Foa: «Nel settembre 1945 …. andai (da Lussu) a chiedergli, per aiutare finanziariamente il partito di cui entrambi facevamo parte, di mettere una firma sotto un’autorizzazione, cosa consueta nel sottobosco politico del tempo. Lussu rispose: “Compagno, puoi chiedermi di montare a cavallo e andare in via Nazionale a rapinare l’oro della Banca d’Italia, e io – per il partito – lo faccio subito. Ma mettere una firma sotto una cartaccia, giammai!” »
Chi ha avuto modo di conoscere Vittorio Foa, o almeno la sua storia, arrestato all’età di 25 anni e condannato a 15 anni di carcere dal tribunale speciale fascista, può immaginare che si trattasse di un peccato veniale e si legge l’ironia dell’uomo nel riferimento alle consuetudini del “sottobosco politico del tempo”, se pensiamo che Foa raccontò il fatto negli anni ’80, quando il sottobosco aveva ormai soverchiato la foresta. Ma la lezione fu sicuramente salutare per il giovane segretario.
Quanto a Lussu, sappiamo che dopo la caduta del governo Parri fece parte ancora per pochi mesi (fino al 20 febbraio 1946) del primo governo De Gasperi, ma solo come ministro “senza portafoglio”, oggetto, quest’ultimo, che doveva essere ritenuto inutile nelle mani di un simile uomo politico.
Poco dopo finiva anche, col partito d’azione, la straordinaria esperienza di una forza politica che aveva preteso di coniugare libertà democratiche e socialismo, governo del mondo e diritto dei popoli all’autodeterminazione, il sardismo di Lussu e l’europeismo federalista di Spinelli. Saldata sul cemento del movimento antifascista di Giustizia e Libertà dei fratelli Rosselli. Fatta di persone straordinarie per integrità e spessore intellettuale e morale come Norberto Bobbio, Piero Calamandrei, Carlo Azeglio Ciampi, Vittorio Foa, Alessandro Galante Garrone, Leone Ginzburg, Riccardo Lombardi, Emilio Lussu, Eugenio Montale, Ferruccio Parri, Gaetano Salvemini, Altiero Spinelli, Giorgio Spini, Leo Valiani, Bruno Zevi.
Il paragone col presente intristisce. Però dobbiamo immaginare che quel patrimonio di idee, di coraggio e di esempi non è scomparso per sempre, come acqua gettata nel deserto, ma scorre ancora nel sottosuolo e forma una specie di fiume carsico che ognuno di noi deve alimentare ogni giorno, con pazienza. Sapendo che un giorno potrà risalire e scatenarsi contro le ingiustizie e l’immoralità con la furia di un coraggioso cavaliere.
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Pubblicato anche sul sito dei Rossomori
Gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
In un panorama così desolato non si può vivere, umanamente, molto a lungo. E’ ora, dunque, di ripartire. Ripartire dai paesi (dae sas biddas).
Dai paesi per farli ridiventare comunità, la fonte degli ideali. Per farli rivivere come centri di cultura, di economia, di politica.
(Eliseo Spiga – Francesco Masala – Placido Cherchi)
FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
Non tutti sanno (anche perchè nessuno a scuola lo insegna) che la Grande Guerra è finita il 3 novembre, e non il 4.
Infatti il 3 novembre 1918, alle ore 15, a Villa Giusti (la si vede dal treno andando verso Padova) fu firmato l’armistizio.
Armistizio significa alla lettera che le armi devono cessare di sparare.
Gli ufficiali austriaci ordinarono immediatamente alle truppe di deporre le armi, Lo Stato Maggiore dell’esercitò italiano se ne dimenticò: sapete com’è, l’euforia, le bicchierate di spumante, gli evviva, e chi pensava a una cosa così banale di far cessare il fuoco?
Così quando i soldati austriaci, bosniaci, serbi, croati, sloveni, gettarono le armi e uscirono allo scoperto dalle trincee per abbracciare il nemico di ieri, furono falciati dai colpi dei soldati italiani che non sapevano ancora che la guerra era finita; l’ordine di cessare il fuoco arrivò alle 15 del 4 novembre.
Così morirono ingiustamente tanti poveri soldati, solo i fortunati furono fatti prigionieri. L’Italia per molti anni festeggiò la Vittoria, il 4 novembre: meglio tacere su quelle 24 ore di vergogna.
PASQUALE FANCELLO
Anarchico, detto Pascale Crodatzu, nasce a Dorgali il 3 novembre 1891.
Muratore, emigrato in Belgio e in Francia, espulso, clandestino, ricercato dai servizi segreti, prende parte alla guerra civile in Spagna, poi torna in Francia da dove polemizza contro gli stalinisti spagnoli per la repressione di anarchici e troskisti. Di nuovo in Belgio nel ’41, nel ’43 è in Sardegna dove guida l’occupazione delle terre nel territorio di Dorgali, a Isalle e Orrule.
Nel 1947 partecipa allo sciopero de minatori del Sulcis-Iglesiente e viene arrestato. Nel 1950 è a Roma, condannato a 8 mesi di prigione per un articolo a favore dell’occupazione delle terre (eppure l’Italia era già una repubblica nata dalla Resistenza…).
Muore a Roma il 13 febbraio del 1953.
A Sassari una via si chiama col suo nome.
Sulla sua tomba è scritto: “dalla natìa Sardegna diede alla causa degli oppressi i tesori della sua fede e del suo animo ribelle”.
GIUSEPPE DI VITTORIO
Mitico dirigente sindacale, del quale oggi non si parla più.
Era nato in una povera famiglia a Cerignola l’11 agosto 1892.
Il padre bracciante morì sul lavoro e lui a dieci anni fu costretto a fare il bracciante. Semianalfabeta, migliorò la sua istruzione da autodidatta.
Impegnato sindacalmente fin da bambino, da anarchico divenne socialista.
Eletto deputato nel 1921, aderisce al Partito Comunista appena costituito.
Antifascista, condannato dal Tribunale speciale a 12 anni di carcere, nel 1925 fugge in Francia, poi dal ’28 al ’30 in Unione Sovietica.
E’ poi a Parigii nella direzione del Pci clandestino, in Spagna partecipa alla guerra civile, di nuovo a Parigi nel ’37 al giornale “La voce degli italiani”.
Arrestato nel 1941, inviato al confino, dopo l’8 settembre partecipa alla Resistenza con le Brigate Garibaldi. Nel 1944 ricostituisce la Cgil unitaria con Achille Grandi e Bruno Buozzi. Nel 1946 è eletto alla Costituente.
Nel 1956, segretario generale del sindacato, scrive un documento, approvato all’unanimità, dove condanna la repressione sovietica in Ungheria, in aperto dissenso col partito e con Togliatti.
Muore il 3 novembre del 1957 a Lecco, stroncato da un infarto.
Avercene oggi uomini come lui.
La LAMPADA di ALADIN sul Piano Paesaggistico Regionale
Si comincia a capire a quale disastro vuole portarci Cappellacci.
Interventi di esperti
- Ignazio Camarda, su La Nuova Sardegna
- Sandro Roggio, su La Nuova Sardegna
- Alessandro Plaisant, sul blog di Vito Biolchini
son cose di Famiglia…
LA QUESTIONE MORALE NON ESISTE
Un figliolo che per un anno di lavoro riceve 3,5 milioni di liquidazione.
Una mamma che parla al telefono con uno zio e una nipotina che subito dopo viene scarcerata, perchè la poverina non mangia e deperisce.
E’ tutto legale. Ma è tutto giusto? Va be’, son cose di Famiglia…
CITAZIONE DELLA SERA
Faccio lunghe passeggiate solitarie, e faccio castelli in aria.
Ah, ecco. ho un vero hobby, non ci pensavo: fare castelli in aria.
(Orson Welles)
Universidade de sa Sardinia – Università della Sardegna – The University of Sardinia. A Sassari il Premio Nazionale dell’Innovazione 2014
L’Università di Sassari ospiterà il Premio Nazionale dell’Innovazione 2014. La proposta presentata a Genova dal pro rettore alla ricerca e al trasferimento tecnologico dell’Ateneo, Donatella Spano, è espressione di un progetto dell’Ufficio Liaison Office (Ufficio Trasferimento Tecnologico) dell’Università, che coinvolge attraverso un apposito accordo di programma il Comune e la Camera di Commercio di Sassari. Merito dello staff dell’Ateneo che nel corso della manifestazione PNI 2013 è riuscito a convincere il comitato di selezione dell’associazione PNICube ad accettare la candidatura di Uniss per l’anno prossimo.