Monthly Archives: novembre 2013
Gli OCCHIALI di PIERO su…
CITAZIONE DELLA SERA
Il ricco e il povero sono fratelli, ma il nome del fratello ricco è Caino. (Oscar Wilde, morto il 29 novembre 1900)
30 novembre 1979. I Pink Floyd pubblicano l’opera rock The Wall. Oggi ascoltali!
GIA’ LETTA
Siamo alla svolta.
Sì, e la terra promessa è vicina.
Poi si cambia registro… bla bla bla…
TOSCANA
Oggi è la festa della Toscana. Si celebra la ricorrenza del 30 novembre 1786, quando il Granduca Leopoldo II d’Asburgo-Lorena, primo al mondo, abolì la pena di morte, “conveniente solo ai popoli barbari”, fino ad allora praticata in tutto il mondo (e ancora oggi in molti paesi esportatori di democrazia). La festa è stata istituita nell’anno 2000. Alle cinque della sera suoneranno le campane di tutta la Toscana.
INDIPENDENZA DEI POPOLI (Barbados, Yemen del Sud) (segue)
La LAMPADA di ALADIN
- Sardegna, storie di un paese disastrato governato da incompetenti
- Mettendomi Gli OCCHIALI di PIERO (poi vi spiego il perchè)
Vannevar Bush Everett, 11 marzo 1890 – Belmont, 30 giugno 1974) è stato uno scienziato e tecnologo statunitense. Fu un inventore e coordinò le attività di ricerca degli USA durante la seconda guerra mondiale; precursore degli ipertesti, è stato l’ideologo del supporto delle attività di ricerca ai fini del potenziamento delle democrazie (da wikipedia).
Approfondimenti (segue)
Gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, se ce n’è uno è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni (…) Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio.(Italo Calvino)
LA PERFETTA FUSIONE A FREDDO
Il 29 novembre 1847, a seguito della “mobilitazione popolare” promossa dai capoccioni di Cagliari e Sassari, il re Carlo Alberto “fonde” in un unico Stato il Regno di Sardegna con gli Stati di Terraferma: “una sola famiglia di tutti i suoi amati sudditi con perfetta parità di trattamento.”
La “famiglia” si costituisce tra genti di nessuna parentela, ma la borghesia sarda pensa di ottenere vantaggi dall’estensione all’isola delle riforme date agli Stati di Savoia, Nizza, Genova, Appenino Ligure.
L’opposizione viene tacitata. La Sardegna perde le caratteristiche che gli erano state assicurate dai trattati internazionali che nel 1720 la mettevano sotto casa Savoia: un proprio Parlamento, la presenza di un Vicerè, tutto dipende da Torino.
La Sardegna, 24 collegi elettorali su 204, manderà i suoi rappresentanti al Parlamento subalpino, eletti dal 2% degli abitanti.
Giovanni Siotto Pintor, deputato, unionista convinto all’inizio, passò ben presto a posizioni autonomiste e si schierò con la sinistra parlamentare, insieme con Giovanni Battista Tuveri.
Ben presto ci si accorse infatti che i presunti vantaggi sperati erano illusori e anche tra chi aveva sostenuto la “fusione perfetta” si fece strada l’idea di una battaglia per l’autonomia della Sardegna.
Nasceva la Questione sarda, che ancora rimane irrisolta.
[Svelato il mistero della denominazione di una via di Cagliari, via 29 novembre, traversa di viale Trieste. E’ giunto il momento di cambiare nome. Nel riquadro in basso il dipinto di Giovanni Marghinotti nella sala sabauda del Municipio di Cagliari, che rappresenta la consegna delle chiavi della città di Cagliari a Carlo Alberto il 17 aprile 1941. Il sindaco conte Cao di San Marco e la municipalità si “portavano avanti”. Per ulteriori commenti a più tardi]
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Ma di vera fusione fredda, quella buona e utile, si parla oggi all’Università
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ANGELO BEVILACQUA
29 novembre 1944 Angelo Bevilacqua, partigiano, nome di battaglia Leone,
viene ucciso dalle Brigate Nere. Medaglia d’argento al valore militare.
Nato ad Albisola Superiore il 2 agosto 1895, agricoltore e poi operaio nel porto di Savona.
Soldato nella Ia guerra mondiale, nella quale muore il fratello Gian Battista, è assunto all’ Ilva di Savona nel ’20, si iscrive al Partito Socialista, poi nel ’24 al Partito Comunista. (segue)
LE NAZIONI UNITE E L’AFGHANISTAN
Il 29 novembre 1982 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite condanna l’invazione sovietica dell’Afghanistan e dichiara che le truppe sovietiche devono ritirarsi dall’Afghanistan.
I sovietici si ritirano nel febbraio del 1989, dopo quasi dieci anni di guerra con i mujaheddin, finanziati e armati dagli Stati Uniti.
Scoppia la guerra civile tra i mujaheddin, prevalgono i talebani.
I Talebani prendono dal Palazzo delle Nazioni Unite l’ultimo presidente della Repubblica democratica afgana Muhammad Najibullah. Viene torturato, mutilato, ucciso, il cadavere esposto nei pressi del palazzo dell’Onu.
Nel 2001 gli Stati Uniti invadono l’Afghanistan. Cade il governo talebano.
Viene eletto Hamid Karzai, riconfermato nel 2004, e ancora, nonostante i brogli di cui viene accusato, nel 2009.
Attualmente sono presenti nel paese truppe statunitensi, inglesi, tedesche, italiane, giapponesi. Le Nazioni Unite non ne hanno mai chiesto il ritiro.
29 novembre 1864. Massacro di Sand Creek. Il colonnello John Chivington, con 800 uomini della Cavalleria del Colorado e Volontari del New Mexico, attacca un villaggio indifeso dei Cheyenne e degli Arapaho, massacra duecento nativi, gran parte donne, bambini, anziani.
Nonostante tre commissioni di inchiesta accertassero i fatti e condannassero i responsabili nessuno fu punito, almeno un testimone venne assassinato poco tempo dopo. (segue)
La LAMPADA di ALADIN
Sabato 30 Novembre alle 16:00 al Lazzaretto di Sant’Elia (in Via dei Navigatori a Cagliari), all’indomani della tragica alluvione che ha colpito la Sardegna il 18 novembre scorso e dell’approvazione da parte della giunta Cappellacci della revisione del Piano Paesaggistico Regionale (il cosiddetto “Piano Paesaggistico dei Sardi”), il Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà, Italia dei Valori, Socialisti – Meglio di prima non ci basta, Federazione della Sinistra – Rossomori, in collaborazione con il Circolo Copernico, organizzano un convegno per discutere dell’uso e del consumo del suolo. (segue)
- Nicola Dall’Olio, Geologo, Capogruppo PD al Comune di Parma e autore del documentario “Il suolo minacciato”, parlerà del rapporto tra consumo di suolo e assetto idrogeologico del territorio, con riferimento agli indirizzi dell’Unione Europea;
- Sandro Roggio, Architetto che si occupa in modo militante di argomenti che hanno a che fare con il governo del territorio e la difesa dei beni comuni parlerà della filosofia alla base del Piano Paesaggistico Regionale con riguardo al consumo di suolo e alla tutela del paesaggio;
- Renato Soru, ex Presidente della Regione Sardegna, spiegherà come il Piano Paesaggistico dei Sardi stravolge i principi del Piano Paesaggistico Regionale approvato dalla sua giunta nel 2006.
- Ivan Blecic, Urbanista e Ricercatore della Facoltà di Alghero, parlerà di come la rendita fondiaria e immobiliare condizionano la crescita urbana delle nostre città.
La LAMPADA di ALDIN e gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
Oggi niente di nuovo.(Luigi XVI, il 14 luglio 1789)
- OGGI al Teatro Massimo di Cagliari CONVEGNO NAZIONALE FAI
SARDEGNA DOMANI
Bella giornata stamani al Convegno nazionale della Fai, Teatro Massimo.
Interessante tutto. In particolare l’intervento poetico di Marcello Fois col magico accompagnamento sonoro di Gavino Murgia e Pinuccio Sciola e, a fine mattina, l’intervento tante volte applaudito di Bachisio Bandinu, tra antropologia e poesia. Grazie.
DUE VALIDI APPUNTAMENTI
Il primo all’Ostello della Gioventù-Amici del Libro alle 17 per il libro dell’amico Andrea Cabassi “Manifattura tabacchi”.
Andrea ha portato i saluti del Circolo sardo Grazia Deledda di Parma (del quale è uno dei dirigenti, sardo di elezione e non di nascita), ricordo con affetto l’incontro di tre anni e qualche mese fa; per i temi del suo bel libro, che rievoca la figura di Emilio Lussu (a me cara, ho scritto un lavoro teatrale su di lui); infine è stato (chi se l’aspettava?!) ricordato da Andrea (sempre aggiornato sui libri sardi, anche su quelli appena usciti) l’ultimo libro di Placido Cherchi, nostro compagno e amico da poco scomparso.
Il secondo al cinema Odissea per il film “Capo e croce” di Paolo Carboni e Marco Antonio Pani. Un documentario forte che racconta le lotte recenti dei pastori sardi, con dentro alcune figure di grande umanità: un film che informa, che fa pensare, che fa indignare, e che riesce persino a far ridere, anche se si ride amaro. Bravi.
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Il Documento conclusivo del Convegno.(segue)
Gli OCCHIALI di PIERO su Gabriel, Indipendenza dei popoli (Mauritania, Timor Est)…
GAVINO GABRIELIl 28 novembre 1980 muore a Roma il musicologo sardo Gavino Gabriel, “pioniere della scienza etnomusicale in Italia” (Augusto Petacchi). Nato a Tempio Pausania il 15 agosto 1881, si laurea a Pisa e lavora poi a Firenze,.pubblica “Canti e cantadori della Gallura” (1910).Compone l’opera lirica “La Jura, cinque quadri di vita gallurese” (1913), rappresentata a Torino e Milano, pubblicata a Milano nel 1927 e rappresentata ancora al Regina Margherita di Cagliari nel 1928, a Napoli nel ’58 e ancora al Teatro Massimo di Cagliari nel ’59; presenta a Roma nel 1921 il gruppo vocale “I cinque tasgiadori di Aggius”. (segue)
Fedeli a Dio e al popolo
di Roberto Sedda
Discorsi da ventenni
Molti anni fa il mio amico Giorgio Astara, che era medico e si stava specializzando in bioetica, di ritorno da un corso di formazione mi disse: «La via corretta, capisci, è un personalismo di tipo relazionale, non il superato e vetusto personalismo ontologico».
‘sticazzi, avrei detto oggi. Ma a vent’anni si possono fare questi discorsi, ed è anche bene che sia così.
Quel che Giorgio voleva dire era che il valore della persona umana, che è sempre stata una dimensione fondante del pensiero cristiano, non andava collegato a una categoria filosofica statica, astratta e immutabile (l’Uomo, la Persona, come archetipo “dato” a priori: perché l’uomo ha valore? Perché è Uomo) ma fondato su una dimensione dinamica, relazionale. Del resto, non ci si può riconoscere persone se non nel rapporto con altri: se fossimo soli al mondo non sapremmo nemmeno di essere (andava molto di moda in Azione Cattolica, all’epoca, una frase di Vjaceslav Ivanovic Ivanov: «Tu sei, dunque io sono», che rappresenta abbastanza bene quella visione). Detto in altri termini: è nella differenza che si afferma l’identità.
Il personalismo relazionale è più maneggevole della visione alternativa di stampo tomista, più adatto a una visione culturale postmoderna, più dinamico, e anche più biblico: c’è più spazio per la paternità di Dio e per la fratellanza, che sono entrambe categorie relazionali, c’è spazio a partire da questo per la comunità dei credenti e si comprende in questa luce un concetto biblico fondamentale come quello di “alleanza”. Tra l’altro è chiaro che per chi è religioso la prima relazione che fissa il valore della persona umana è quella col Creatore, ma il concetto regge anche per chi non crede. (segue)
Gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
Un tempo in questa nostra repubblica vigeva la sana consuetudine che gli uomini valorosi perseguitassero con maggiore intransigenza un cittadino pericoloso (…) Ed ora noi abbiamo contro di te una deliberazione del Senato severa e grave; chè non manca consiglio alla repubblica, nè manca l’autorità per far eseguire l’ordine che ti riguarda.(…) e però tu vivi ancora, e vivi non per deporre la tua audacia, ma per accrescerla.(Cicerone)
QUESTA ECONOMIA UCCIDE
Un consiglio: alle primarie votate Bergoglio.
Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato. La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita economica, benché la presupponga, richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati a una migliore distribuzione delle entrate, alla creazione di opportunità di lavoro, a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo. Lungi da me il proporre un populismo irresponsabile, ma l’economia non può più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi
Economia e distribuzione delle entrate*
di Francesco, papa
202. La necessità di risolvere le cause strutturali della povertà non può attendere, non solo per una esigenza pragmatica di ottenere risultati e di ordinare la società, ma per guarirla da una malattia che la rende fragile e indegna e che potrà solo portarla a nuove crisi. I piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovrebbero considerare solo come risposte provvisorie. Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità,[173] non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L’inequità è la radice dei mali sociali.
203. La dignità di ogni persona umana e il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica, ma a volte sembrano appendici aggiunte dall’esterno per completare un discorso politico senza prospettive né programmi di vero sviluppo integrale. Quante parole sono diventate scomode per questo sistema! Dà fastidio che si parli di etica, dà fastidio che si parli di solidarietà mondiale, dà fastidio che si parli di distribuzione dei beni, dà fastidio che si parli di difendere i posti di lavoro, dà fastidio che si parli della dignità dei deboli, dà fastidio che si parli di un Dio che esige un impegno per la giustizia. Altre volte accade che queste parole diventino oggetto di una manipolazione opportunista che le disonora. La comoda indifferenza di fronte a queste questioni svuota la nostra vita e le nostre parole di ogni significato. La vocazione di un imprenditore è un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato più ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare e rendere più accessibili per tutti i beni di questo mondo.
204. Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato. La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita economica, benché la presupponga, richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati a una migliore distribuzione delle entrate, alla creazione di opportunità di lavoro, a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo. Lungi da me il proporre un populismo irresponsabile, ma l’economia non può più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi.
205. Chiedo a Dio che cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro mondo! La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune.[174] Dobbiamo convincerci che la carità « è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici ».[175] Prego il Signore che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri! È indispensabile che i governanti e il potere finanziario alzino lo sguardo e amplino le loro prospettive, che facciano in modo che ci sia un lavoro degno, istruzione e assistenza sanitaria per tutti i cittadini. E perché non ricorrere a Dio affinché ispiri i loro piani? Sono convinto che a partire da un’apertura alla trascendenza potrebbe formarsi una nuova mentalità politica ed economica che aiuterebbe a superare la dicotomia assoluta tra l’economia e il bene comune sociale.
206. L’economia, come indica la stessa parola, dovrebbe essere l’arte di raggiungere un’adeguata amministrazione della casa comune, che è il mondo intero. Ogni azione economica di una certa portata, messa in atto in una parte del pianeta, si ripercuote sul tutto; perciò nessun governo può agire al di fuori di una comune responsabilità. Di fatto, diventa sempre più difficile individuare soluzioni a livello locale per le enormi contraddizioni globali, per cui la politica locale si riempie di problemi da risolvere. Se realmente vogliamo raggiungere una sana economia mondiale, c’è bisogno in questa fase storica di un modo più efficiente di interazione che, fatta salva la sovranità delle nazioni, assicuri il benessere economico di tutti i Paesi e non solo di pochi.
207. Qualsiasi comunità della Chiesa, nella misura in cui pretenda di stare tranquilla senza occuparsi creativamente e cooperare con efficacia affinché i poveri vivano con dignità e per l’inclusione di tutti, correrà anche il rischio della dissoluzione, benché parli di temi sociali o critichi i governi. Facilmente finirà per essere sommersa dalla mondanità spirituale, dissimulata con pratiche religiose, con riunioni infeconde o con discorsi vuoti.
208. Se qualcuno si sente offeso dalle mie parole, gli dico che le esprimo con affetto e con la migliore delle intenzioni, lontano da qualunque interesse personale o ideologia politica. La mia parola non è quella di un nemico né di un oppositore. Mi interessa unicamente fare in modo che quelli che sono schiavi di una mentalità individualista, indifferente ed egoista, possano liberarsi da quelle indegne catene e raggiungano uno stile di vita e di pensiero più umano, più nobile, più fecondo, che dia dignità al loro passaggio su questa terra.
*Tratto da Evangelii Gaudium: Esortazione Apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale (24 novembre 2013)
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Economía y distribución del ingreso
202. La necesidad de resolver las causas estructurales de la pobreza no puede esperar, no sólo por una exigencia pragmática de obtener resultados y de ordenar la sociedad, sino para sanarla de una enfermedad que la vuelve frágil e indigna y que sólo podrá llevarla a nuevas crisis. Los planes asistenciales, que atienden ciertas urgencias, sólo deberían pensarse como respuestas pasajeras. Mientras no se resuelvan radicalmente los problemas de los pobres, renunciando a la autonomía absoluta de los mercados y de la especulación financiera y atacando las causas estructurales de la inequidad,[173] no se resolverán los problemas del mundo y en definitiva ningún problema. La inequidad es raíz de los males sociales.
203. La dignidad de cada persona humana y el bien común son cuestiones que deberían estructurar toda política económica, pero a veces parecen sólo apéndices agregados desde fuera para completar un discurso político sin perspectivas ni programas de verdadero desarrollo integral. ¡Cuántas palabras se han vuelto molestas para este sistema! Molesta que se hable de ética, molesta que se hable de solidaridad mundial, molesta que se hable de distribución de los bienes, molesta que se hable de preservar las fuentes de trabajo, molesta que se hable de la dignidad de los débiles, molesta que se hable de un Dios que exige un compromiso por la justicia. Otras veces sucede que estas palabras se vuelven objeto de un manoseo oportunista que las deshonra. La cómoda indiferencia ante estas cuestiones vacía nuestra vida y nuestras palabras de todo significado. La vocación de un empresario es una noble tarea, siempre que se deje interpelar por un sentido más amplio de la vida; esto le permite servir verdaderamente al bien común, con su esfuerzo por multiplicar y volver más accesibles para todos los bienes de este mundo.
204. Ya no podemos confiar en las fuerzas ciegas y en la mano invisible del mercado. El crecimiento en equidad exige algo más que el crecimiento económico, aunque lo supone, requiere decisiones, programas, mecanismos y procesos específicamente orientados a una mejor distribución del ingreso, a una creación de fuentes de trabajo, a una promoción integral de los pobres que supere el mero asistencialismo. Estoy lejos de proponer un populismo irresponsable, pero la economía ya no puede recurrir a remedios que son un nuevo veneno, como cuando se pretende aumentar la rentabilidad reduciendo el mercado laboral y creando así nuevos excluidos.
205. ¡Pido a Dios que crezca el número de políticos capaces de entrar en un auténtico diálogo que se oriente eficazmente a sanar las raíces profundas y no la apariencia de los males de nuestro mundo! La política, tan denigrada, es una altísima vocación, es una de las formas más preciosas de la caridad, porque busca el bien común.[174] Tenemos que convencernos de que la caridad «no es sólo el principio de las micro-relaciones, como en las amistades, la familia, el pequeño grupo, sino también de las macro-relaciones, como las relaciones sociales, económicas y políticas».[175] ¡Ruego al Señor que nos regale más políticos a quienes les duela de verdad la sociedad, el pueblo, la vida de los pobres! Es imperioso que los gobernantes y los poderes financieros levanten la mirada y amplíen sus perspectivas, que procuren que haya trabajo digno, educación y cuidado de la salud para todos los ciudadanos. ¿Y por qué no acudir a Dios para que inspire sus planes? Estoy convencido de que a partir de una apertura a la trascendencia podría formarse una nueva mentalidad política y económica que ayudaría a superar la dicotomía absoluta entre la economía y el bien común social.
206. La economía, como la misma palabra indica, debería ser el arte de alcanzar una adecuada administración de la casa común, que es el mundo entero. Todo acto económico de envergadura realizado en una parte del planeta repercute en el todo; por ello ningún gobierno puede actuar al margen de una responsabilidad común. De hecho, cada vez se vuelve más difícil encontrar soluciones locales para las enormes contradicciones globales, por lo cual la política local se satura de problemas a resolver. Si realmente queremos alcanzar una sana economía mundial, hace falta en estos momentos de la historia un modo más eficiente de interacción que, dejando a salvo la soberanía de las naciones, asegure el bienestar económico de todos los países y no sólo de unos pocos.
207. Cualquier comunidad de la Iglesia, en la medida en que pretenda subsistir tranquila sin ocuparse creativamente y cooperar con eficiencia para que los pobres vivan con dignidad y para incluir a todos, también correrá el riesgo de la disolución, aunque hable de temas sociales o critique a los gobiernos. Fácilmente terminará sumida en la mundanidad espiritual, disimulada con prácticas religiosas, con reuniones infecundas o con discursos vacíos.
208. Si alguien se siente ofendido por mis palabras, le digo que las expreso con afecto y con la mejor de las intenciones, lejos de cualquier interés personal o ideología política. Mi palabra no es la de un enemigo ni la de un opositor. Sólo me interesa procurar que aquellos que están esclavizados por una mentalidad individualista, indiferente y egoísta, puedan liberarse de esas cadenas indignas y alcancen un estilo de vida y de pensamiento más humano, más noble, más fecundo, que dignifique su paso por esta tierra.
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Dal sito web Sala stampa santa sede
ESORTAZIONE APOSTOLICA “EVANGELII GAUDIUM” DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI VESCOVI, AI PRESBITERI E AI DIACONI, ALLE PERSONE CONSACRATE E AI FEDELI LAICI
SULL’ANNUNCIO DEL VANGELO NEL MONDO ATTUALE
INDICE
La Gioia del Vangelo [1]
I. Gioia che si rinnova e si comunica [2-8]
II. La dolce e confortante gioia di evangelizzare [9-13]
Un’eterna novità [11-13]
III. La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede [14-18]
Proposta e limiti di questa Esortazione [16-18]
CAPITOLO PRIMO
LA TRASFORMAZIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA
I. Una Chiesa in uscita [20-24]
Prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare [24]
II. Pastorale in conversione [25-33]
Un improrogabile rinnovamento ecclesiale [27-33]
III. Dal cuore del Vangelo [34-39]
IV. La missione che si incarna nei limiti umani [40-45]
V. Una madre dal cuore aperto [46-49]
CAPITOLO SECONDO
NELLA CRISI DELL’IMPEGNO COMUNITARIO
I. Alcune sfide del mondo attuale [52-75]
No a un’economia dell’esclusione [53-54]
No alla nuova idolatria del denaro [55-56]
No a un denaro che governa invece di servire [57-58]
No all’inequità che genera violenza [59-60]
Alcune sfide culturali [61-67]
Sfide dell’inculturazione della fede [68-70]
Sfide delle culture urbane [71-75]
II. Tentazioni degli operatori pastorali [76-109]
Sì alla sfida di una spiritualità missionaria [78-80]
No all’accidia egoista [81-83]
No al pessimismo sterile [84-86]
Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo [87-92]
No alla mondanità spirituale [93-97]
No alla guerra tra di noi [98-101]
Altre sfide ecclesiali [102-109]
CAPITOLO TERZO
L’ANNUNCIO DEL VANGELO
I. Tutto il Popolo di Dio annuncia il Vangelo [111-134]
Un popolo per tutti [112-114]
Un popolo dai molti volti [115-118]
Tutti siamo discepoli missionari [119-121]
La forza evangelizzatrice della pietà popolare [122-126]
Da persona a persona [127-129]
Carismi al servizio della comunione evangelizzatrice [130-131]
Cultura, pensiero ed educazione [132-134]
II. L’omelia [135-144]
Il contesto liturgico [137-138]
La conversazione di una madre [139-141]
Parole che fanno ardere i cuori [142-144]
III. La preparazione della predicazione [145-159]
Il culto della verità [146-148]
La personalizzazione della Parola [149-151]
La lettura spirituale [152-153]
In ascolto del popolo [154-155]
Strumenti pedagogici [156-159]
IV. Un’evangelizzazione per l’approfondimento del kerygma [160-175]
Una catechesi kerygmatica e mistagogica [163-168]
L’accompagnamento personale dei processi di crescita [169-173]
Circa la Parola di Dio [174-175]
CAPITOLO QUARTO
LA DIMENSIONE SOCIALE DELL’EVANGELIZZAZIONE
I. Le ripercussioni comunitarie e sociali del kerygma [177-185]
Confessione della fede e impegno sociale [178-179]
Il Regno che ci chiama [180-181]
L’insegnamento della Chiesa sulle questioni sociali [182-185]
II. L’inclusione sociale dei poveri [186-216]
Uniti a Dio ascoltiamo un grido [187-192]
Fedeltà al Vangelo per non correre invano [193-196]
Il posto privilegiato dei poveri nel Popolo di Dio [197-201]
Economia e distribuzione delle entrate [202-208]
Avere cura della fragilità [209-216]
III. Il bene comune e la pace sociale [217-237]
Il tempo è superiore allo spazio [222-225]
L’unità prevale sul conflitto [226-230]
La realtà è più importante dell’idea [231-233]
Il tutto è superiore alla parte [234-237]
IV. Il dialogo sociale come contributo per la pace [238-258]
Il dialogo tra la fede, la ragione e le scienze [242-243]
Il dialogo ecumenico [244-246]
Le relazioni con l’Ebraismo [247-249]
Il dialogo interreligioso [250-254]
Il dialogo sociale in un contesto di libertà religiosa [255-258]
CAPITOLO QUINTO
EVANGELIZZATORI CON SPIRITO
I. Motivazioni per un rinnovato impulso missionario [262-283]
L’incontro personale con l’amore di Gesù che ci salva [264-267]
Il piacere spirituale di essere popolo [268-274]
L’azione misteriosa del Risorto e del suo Spirito[275-280]
La forza missionaria dell’intercessione [281-283]
II. Maria, la Madre dell’evangelizzazione [284-288]
Il dono di Gesù al suo popolo [285-286]
La Stella della nuova evangelizzazione[287-288]
Gli OCCHIALI di PIERO
MARAT (a gentile richiesta)
Giovanni Battista Mara, frate cagliaritano, lascia il saio nel 1740, abbraccia il calvinismo e si trasferisce in Svizzera, diventa Jean-Baptiste Marat.
Il 24 maggio 1743 avrà un figlio, Jean-Paul, secondo di sette figli.
Il giovane sceglie di studiare medicina, prima a Bordeaux, poi a Parigi. Nel 1765 è a Londra, dove si interessa di politica. Medico veterinario a Newcastle nel 1770, nel 1774 pubblica un saggio, in inglese, che anni dopo ripubblicherà in francese come “Le catene della schiavitù”. (segue)
La LAMPADA di ALADIN
Antonio Genovesi e l’Economia Civile
Un’iniziativa che ci auguriamo venga assunta anche dall’Università della Sardegna
L’Università LIUC di Varese ha avviato un ciclo di incontri sulla economia civile con una riflessione sulla tradizione degli economisti italiani, e in particolare dell’Abate Antonio Genovesi, titolare a Napoli nel ‘700 della prima cattedra di Economia Politica. Sono concetti che tornano oggi attuali di fronte alla crisi evidente di quel ‘pensiero unico’ dell’economia che è prevalso nel mainstream mondiale ed ha messo in ombra quel tessuto relazionale che costituisce il fondamento del benessere sociale. La ‘felicità pubblica’ di cui parlavano Genovesi, Muratori, Verri e Beccaria non significa un’intromissione dello stato nella sfera personale, ma costituisce l’orientamento alla cura di quei beni essenziali anche per un sano sviluppo economico che gli stessi economisti contenporanei hanno dovuto sia pur tardivamente riconoscere attraverso nozioni che mantengono un fondo di ambiguità come è il caso del “capitale sociale” (Dal sito web di Gianfranco Rebora Risorse Umane & Organizzazioni)
Per correlazione
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Università della Sardegna – Università di Cagliari
Per fermare la violenza contro le donne
SEMINARIO. Nell’aula magna del Dipartimento di Scienze sociali e delle istituzioni, in viale Sant’Ignazio 78, nella mattinata di venerdì 29 novembre, con inizio alle ore 9,30, è in programma il seminario “Voltiamo la carta? Parliamo di lui. Conoscere, per fermare la violenza contro le donne”
La LAMPADA di ALADIN
Gli OCCHIALI di PIERO
GIOVANNI SANNA DI SANTU LUSSURGIU
Il 26 novembre 1586 Giovanni Sanna di Santu Lussurgiu, decano della diocesi di Ales, è nominato vescovo di Ampurias e di Civita, che oggi corrispondono a quelle di Tempio e Castelsardo.
Personaggio straordinario, nato nel 1529, uno dei più importanti vescovi della Sardegna, figlio di don Leonardo Porcu e di donna Grazia Sanna, assunse il cognome della madre.
Diplomatico di Sisto V, per incarico di Filippo II si recò ad Algeri e riuscì nella difficile missione di liberare centinaia di schiavi cristiani.
Protettore delle arti, fece costruire il Duomo di Castel Aragonese (Castelsardo); a sue spese fece costruire un ponte sul Coghinas e dotò della ricca argenteria la parrocchiale di Santu Lussurgiu; incaricò il pittore ogliastrino Andrea Lusso del retablo della parrocchiale di Martis.
Fu anche pastore della diocesi di Usellus e di Terralba.
Morì nel 1607. E morì povero attendendo che il consiglio della Corona di Aragona gli desse un vitalizio, che arrivò dopo la sua morte.
(nel riquadro lo stemma vescovile di Giovanni Sanna)
IONESCO
Il 26 novembre 1909 nasce Eugen Ionescu, rumeno di madre francese.
Trascorre in Francia infanzia e adolescenza, prima a Parigi e poi nel piccolo centro di Chapelle -Anthenaise. (segue)