Monthly Archives: ottobre 2013
La scuola e la formazione vere priorità! Non lasceremo soli i ragazzi dell’Azuni!
di Aladin
Vogliamo correlare la notizia sul disastro della nostra scuola, specie di quella sarda, risultante dal rapporto Ocse riportata con grande enfasi da tutti i media, con la notizia che l’istituto alberghiero Azuni di Cagliari è privo delle cucine, laboratorio indispensabile per la formazione professionale degli allievi dei relativi corsi. La buona notizia è che gli allievi e i loro docenti si sono incazzati e hanno portato la loro protesta in piazza, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e costringere quanti ne hanno la competenza ad intervenire per acquistare le cucine e mettere fine a questa brutta vicenda. Dalle notizie apparse sulla stampa di questi giorni (ne abbiamo raccolte alcune in altro blog) sembra che la vertenza abbia un esito positivo a breve. Ma non c’è certo da fidarsi, considerato il tempo trascorso (ben quattro anni dall’istituzione del corso). Quanto vogliamo sottolineare è il fatto che il problema dell’Azuni sia stato avvolto dalla indifferenza di quanti – al di là dei ragazzi, dei loro insegnanti e delle loro famiglie – avrebbero dovuto prontamente intervenire. E non ci riferiamo solo alle Istituzioni competenti (Regione, Provincia) ma al mondo dell’economia e delle imprese e, quindi, delle diverse organizzazioni che lo rappresentano (la Camera di Commercio, in primis, le Associazioni di categoria, l’associazionismo professionale) che avrebbero dovuto prendere posizione in appoggio ai ragazzi dell’Azuni. Ma come? Ci si lamenta sempre della insufficiente preparazione professionale dei nostri giovani rispetto alle esigenze dell’economia, del mercato e così via e poi sul concreto non si muove un dito perchè si intervenga nelle criticità? La formazione professionale senza i necessari laboratori (nel nostro caso le cucine) e gli altri strumenti pratici per renderla efficace non serve a nessuno. I ragazzi («Mi sono iscritta all’Azuni per imparare il mestiere. Per diventare cuoco non bastano le lezioni di teoria. Ci devono dare le cucine») e i docenti dell’Azuni («Trasformare l’indirizzo enogastronomico della nostra scuola in una disciplina teorica significa rendere noi docenti dei perfetti ciarlatani») lo hanno detto in modo chiaro e noi li sosteniamo con convinzione. Ecco, per tornare alla correlazione da cui abbiamo iniziato: se si vuole affrontare con determinazione ed efficacia il problema della disastrosa situazione della nostra scuole e dell’università, partiamo dalle condizioni materiali e ascoltiamo i nostri giovani e le loro famiglie più che gli accademici e i politici. La scuola e la formazione devono essere la priorità in Italia e in Sardegna! Ciascuno faccia la propria parte, a cominciare dalla politica e dalle Istituzioni. Non lasceremo soli i ragazzi dell’Azuni!
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Ringraziamo Dietrich Steinmetz per il servizio fotografico tratto dalla sua pagina fb
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Azuni su Aladinews
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Articolo correlato: Indagine Isfol – Ocse
Gli OCCHIALI di PIERO nel GIORNO di COLOMBO
CITAZIONE DELLA SERA
L’amore riguarda tutti, persone, animali, piante: muore con loro e vive con loro, per questo è mortale e anche immortale, finchè ci sarà vita sulla terra l’amore ci farà compagnia. (La casa dello Strego).
IL GIORNO DI COLOMBO
Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo approdò a una terra oltreoceano.
(segue)
La TAVOLOZZA di LICIA con Paleotur Nuraghe LOSA. Buongiorno d’autunno!
In giro per la rete con la LAMPADA di ALADIN
Zona franca: cosa succede? Intervento di Marco Sini su Cagliari Globalist
Non si sa mai quando un popolo è costretto a emigrare, ammassato su barconi.
L’Italia ricordi il suo passato, si preoccupi del suo futuro, sia umana con chi arriva.
La Sardegna e la bioeconomy: la chimica verde
di Vanni Tola
Prosegue la nostra analisi delle comunicazioni presentate nel convegno “ Il Nord Sardegna polo europeo della chimica verde” organizzato a Sassari, nello scorso mese di Settembre, dal Consorzio provinciale industriali e dal Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università. Ci soffermeremo, questa volta, sull’analisi sviluppata da Gianni Girotti, direttore ricerca e sviluppo della società Versalis, la più grande azienda chimica italiana. La società è attiva nella produzione di quasi tutte le plastiche tradizionali e dei monomeri di partenza e opera con tredici siti produttivi localizzati in Italia e in Europa. Da qualche anno Versalis è impegnata in una radicale trasformazione caratterizzata da tre direttrici fondamentali:
- Una forte internazionalizzazione dell’impresa con la creazione di joint venture con partner in Asia per creare, in quell’area, grandi complessi petrolchimici per la produzione di elastomeri operando con tecnologie proprietarie;
- La realizzazione di consistenti investimenti finanziari negli impianti europei finalizzati principalmente al recupero dell’efficienza e alla riduzione dei consumi energetici;
- L’intervento nella chimica verde.
Per comprendere le trasformazioni in atto nel comparto chimico è necessario confrontare una raffineria tradizionale con una bioraffineria. La differenza principale, quella maggiormente evidente, è rappresentata dal fatto che la raffineria tradizionale opera con materie prime sostanzialmente composte da carbonio e idrogeno mentre la bioraffineria opera con materie prime che contengono, oltre carbonio e idrogeno, anche l’ossigeno. In un impianto petrolchimico si opera con materie prime caratterizzate da un determinato livello di complessità molecolare. Le molecole complesse vengono distrutte completamente per essere scomposte in piccoli “mattoncini” che sono poi ricombinati per creare nuove strutture molecolari molto complesse. Un procedimento molto lungo, in termini di consumo energetico. La bioraffineria invece si caratterizza per il fatto che si parte da materie prime che hanno una complessità sicuramente superiore a quelle utilizzate nel ciclo tradizionale le quali, però, non subiscono un processo di distruzione o scomposizione totale ma soltanto parziale. Cosi facendo si salva una parte consistente del valore energetico contenuto nelle molecole di partenza utilizzate per produrre i materiali biologici. Questo concetto, esposto in estrema sintesi, sta alla base del procedimento della nuova chimica e apre la strada alla necessità di sviluppare un’altra mentalità produttiva nel settore e una differente piattaforma tecnologica. Un’innovazione di grande portata con la quale si stanno misurando ricercatori di tutto il mondo e che modificherà radicalmente il concetto stesso di “fare chimica”. Va pure ricordato che quando si parla di bioraffineria ci si riferisce a una tecnologia che muove i primi passi. Esistono già una serie di esempi produttivi indicativi ma siamo certamente nella fase tecnologica ascendente del nuovo processo tecnologico. Non esiste a tutt’oggi una bioraffineria che produca prodotti chimici da una biomassa utilizzando tutte le potenzialità della materia prima impiegata, cioè completando l’intero ciclo produttivo. Molto opportunamente la Comunità europea ha colto la necessità di destinare consistenti interventi per il sostegno e lo sviluppo della bioeconomy e della chimica verde.
(segue)
MARCIA SARDA PER LA PACE
LA PACE COME DIFESA DEL TERRITORIO, PER IL LAVORO E COME NUOVO MODELLO DI SVILUPPO PER LA SARDEGNA
La pagina fb
La TAVOLOZZA di LICIA
Giovane madre con i figlioletti nella campagna romana di William Adolphe Bouguerau (La Rochelle 1825-1905)
Gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
La vera cultura è mettere radici e sradicarsi. Mettere radici nel più profondo della terra natìa. Nella sua eredità spirituale. Ma è anche sradicarsi e cioè aprirsi alla pioggia e al sole, ai fecondi rapporti delle civiltà straniere…(Léopold Sédar Senghor).
ERNESTO CHE GUEVARA
Il 9 ottobre 1967 a La Higuera (Bolivia) viene assassinato il comandante Ernesto Che Guevara. Era stato catturato il giorno prima, con il concorso di agenti speciali della CIA, venne ucciso e mutilato delle mani.
- Hasta siempre
- Francesco Guccini, Canzone per il Che
- Nathalie Cardone Comandante Che Guevara Hasta Siempre
VAJONT
Il 9 ottobre di 50 anni fa un pezzo di montagna cade dentro la diga del Vajont, distruggendo paesi e vite umane.
Colpa dei progettisti, degli ispettori e del Governo.
Tina Merlin, giornalista, scrittrice e partigiana, scrisse sull’Unità:
“Oggi non si può soltanto piangere, è tempo di imparare qualcosa”.
La storia di questi ultimi cinquant’anni, da allora a Lampedusa, dimostra che non si è imparato niente.
In giro nella rete con la LAMPADA di ALADIN
- Giuseppe Pulina su SardegnaSoprattutto: “Aboliamo le provincie. Ora sono (quasi) tutti contrari”.
- Un condivisibile intervento di Pietro Greco, un propugnatore dello sviluppo della “terza missione” dell’università.
L’università e il futuro, in Italia e nel mondo, su www.roars.it
Un suo precedente intervento ripreso da Aladinews
- Un articolo di Tito Boeri su La Repubblica: Gli italiani non sanno leggere e contare. Bocciamo i politici che non pensano al futuro.
- Il rapporto integrale dell’OCSE (in inglese)
- Il rapporto con i riferimenti sul sito dell’ISFOL
- Tiziana Mori coordina su Cagliari Globalist una sezione informativa sul Terzo Settore
Ma lo spirito critico dov’è? Se la Sardegna va male è anche colpa dei suoi intellettuali
La dove c’era un’opera d’arte ora c’è… un muro qualunque. Mentre Firenze tributa tutti gli onori a Pinuccio Sciola, accogliendo le sue opere all’interno della basilica di Santa Croce, Cagliari cancella un murale realizzato in pieno centro cittadino dal maestro di San Sperate. La colpa di chi è? Di nessuno, ovviamente. Le ragioni della sinistra regolamentare coincidono con quelle della destra condominiale, per fondersi entrambe in una sorta di “idiozia legalitaria” che unisce nuove e vecchie classi dirigenti e amministrative cittadine. Niente cambia a Cagliari. Anzi no, una differenza c’è: in passato almeno si gridava agli scandali, oggi si tende a giustificarli, a minimizzarli.
D’altra parte, trovare in questa società anche un solo responsabile di uno solo dei disastri che abbiamo sotto gli occhi non si può, è troppo difficile. Nessuno ha ucciso i morti di Lampedusa, mettiamoci l’anima in pace. Chi vuole, se la prenda col “sistema” (sempre che esista ancora e che ce ne sia uno solo). Viviamo in un’era di irresponsabilità diffusa, in cui neanche i colpevoli di un reato lo sono mai veramente e fino in fondo, perché nel frattempo ci sarà un ulteriore grado di giudizio (anche ipotetico) a dare loro la speranza di una possibile innocenza, e fino ad allora nulla cambia. E in ogni caso, anche una sentenza rappresenta solo “un punto di vista”.
Cercare i responsabili è dunque inutile e anche rischioso, perché espone alle vendette e alle ritorsioni. Sia chiaro: soprattutto in Sardegna.
Evidentemente se il parlar chiaro espone a rischi crescenti un motivo ci sarà, ed è semplice. Mettere in discussione qualcosa o qualcuno oggi è sconveniente, oltreché maleducato. Meglio evitare. D’altra parte, la libertà è come un muscolo che va utilizzato con regolarità, che va allenato. Così come il coraggio, che ci consente di essere liberi pubblicamente. Servono palestre dove mettersi alla prova, dove prepararsi. Ma queste palestre non esistono più. Quindi chi o che cosa può essere oggi sottoposto ad un credibile vaglio critico?
Una volta per gli intellettuali e per gli aspiranti politici la palestra della loro intelligenza (ovvero conoscenza più libertà più coraggio) era la critica culturale. Si recensiva un romanzo, un film, uno spettacolo, un disco con gli stessi strumenti e con lo stesso rigore con cui più avanti si sarebbe analizzata la realtà. L’oggetto culturale era un piccolo mondo da scandagliare e sezionare in piena libertà, senza remore. Perché il prodotto culturale era metafora del mondo. E chi non sapeva analizzare un film non avrebbe fatto molta strada.
Oggi invece la critica è morta. E non solo in Sardegna, sia chiaro, ma in tutto il mondo, come ci avverte Mario Vargas Llosa nel suo libro “La civiltà dello spettacolo” (Einaudi, 2013).
Non è casuale che la critica sia poco meno che scomparsa (…) è vero che i giornali e le riviste più serie continuano a pubblicare recensioni di libri, esposizioni e concerti, ma chi legge più i paladini solitari che cercano di stabilire un certo ordine gerarchico nella selva promuscua in cui si è trasformata l’offerta culturale dei nostri giorni? (…) In modo impercettibile, è accaduto così che il vuoto lasciato dalla scomparsa della critica sia stato riempito dalla pubblicità.
Una società che non sa e/o non vuole criticare l’arte e la cultura non avrà gli strumenti per criticare la politica, aggiungo io. Perché non è in grado di dare valore alle cose, di stabilire gerarchie. La critica culturale consente invece di ribaltare i rapporti di forza consolidati, evita le rendite di posizione, accoglie il merito e punisce il demerito. Certo, questo se la critica esistesse davvero. Perché le pagine culturali dei nostri giornali sono in realtà la fotocopia di quelle politiche, essendo gestite con la stessa logica superficiale e attenta a non mettere in discussione le rendite di posizione.
Con una novità: che alla fine (come fa notare sempre Vargas Llosa) è questa cultura tutta marketing e poca sostanza a contribuire al peggioramento della politica, a contaminarla: non il contrario.
Insomma, una volta i quadri della sinistra e del sindacato venivano formati nei cineforum e nelle sezioni si studiava: sul serio. Oggi i giovani della sinistra cagliaritana fedele al sindaco Zedda giustificano la distruzione di un’opera d’arte come se tutto fosse colpa del destino.
Di chi è la responsabilità di questa deriva? Le università possono tranquillamente accomodarsi sul banco degli imputati. Ben lungi dall’essere quel luogo di formazione e di esercizio disinteressato dello spirito critico, sono invece diventate delle infallibili scuole di servilismo e di opportunismo, come si evince dalla vasta letteratura riguardante le feudali modalità di selezione della classe insegnante. Per ogni docente universitario che si assume pubblicamente le responsabilità delle proprie idee, ce ne sono altri cento che preferiscono stare in silenzio.
Se la Sardegna vive questa situazione è dunque colpa anche degli intellettuali, colpevoli di diserzione e incapaci di educare i giovani e le future classi dirigenti all’esercizio di una lettura critica e pubblica dei prodotti culturali prodotti in quest’isola, vera palestra di libertà. Se in Sardegna non siamo in grado di stabilire quali sono i cinque romanzi più interessanti pubblicati nell’ultimo decennio, come potremo riuscire a valutare la ben più complessa azione di un assessore, di un sindaco o di un presidente della Regione?
Non sorprendiamoci allora se la società sarda da tempi perde ogni sfida con la realtà: è solo perché scendiamo in campo senza alcuna preparazione, senza esserci mai allenati.
Intanto in piazza Repubblica a Cagliari il murale di Pinuccio Sciola non c’è più. Qualcosa vorrà pur dire.
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Oltre che su questo sito, questo articolo viene pubblicato anche sui siti Fondazione Sardinia, Vitobiolchini, Tramas de Amistade, Madrogopolis, SardegnaSoprattutto, Sportello Formaparis e sul blog di Enrico Lobina.
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Cagliari Sardegna candidata capitale europea della cultura 2019
Il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Massimo Bray, ha comunicato l’elenco ufficiale delle 21 città candidate, pubblicato sul sito del Mibac, che sono:
Aosta, Bergamo, Cagliari, Caserta, Città-diffusa Vallo di Diano e Cilento con la Regione Campania e il Mezzogiorno d’Italia, Erice (non inviata candidatura cartacea), Grosseto e la Maremma, L’Aquila, Lecce, Mantova, Matera, Palermo, Perugia con i luoghi di Francesco d’Assisi e dell’Umbria, Pisa, Ravenna, Reggio di Calabria, Siena, Siracusa ed il Sud Est, Taranto, Urbino, Venezia con il Nordest.
La LAMPADA di ALADIN.Il punto di vista di Aladin
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Dalla pagina fb di Enrica Puggioni
CANDIDATURA PER IL TITOLO DI CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019 – CONVOCAZIONE FORUM DELLE ASSOCIAZIONI
Martedì 15 ottobre alle ore 10 presso il Ridotto del Teatro Massimo si svolgerà la prima riunione del Forum delle Associazioni, organo consultivo individuato nell’ambito del percorso della candidatura di Cagliari a Capitale Europea della Cultura 2019.
Il Forum è aperto a tutte le associazioni culturali e ambientaliste e a tutti i singoli professionisti del mondo della cultura che vogliano contribuire con idee e contenuti alla progettazione partecipata di Cagliari Capitale Europea della Cultura 2019.
Gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
Per rendere la verità più verosimile bisogna assolutamente mescolarvi della menzogna. La gente ha sempre fatto così. (Dostoievskij).
HENRY FIELDING
L’8 ottobre 1754 muore in viaggio nei pressi di Lisbona Henry Fielding.
Scrittore e commediografo, uno dei padri del romanzo inglese, autore del Tom Jones, capolavoro della letteratura mondiale
Aveva soltanto 47 anni, essendo nato a Sharpham il 22 aprile 1707.
RAPPORTI ISRAELE-PALESTINA
8 ottobre 1990. A Gerusalemme, sulla Collina dei Templi, la polizia israeliana uccide 17 palestinesi, più di 100 i feriti.
ALI’ AMMAR
L’8 ottobre 1957 i militari francesi fanno crollare un edificio nella casbah di Algeri. In una nicchia del palazzo erano nascosti Alì Ammar, noto Alì La Pointe, e altri due militanti del FLN algerino, Hassiba Ben Bouali e il ragazzo Omar Yassef di 13 anni. Non risposero all’intimazione di resa e i soldati fecero saltare la nicchia con l’esplosivo, provocando il crollo del palazzo e la morte di altre 24 persone, tra cui 8 bambini.
L’episodio è narrato nel film La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo.
Alì Ammar era passato attraverso la delinquenza minorile a conoscere in carcere il FLN e uscito dal carcere prese parte alla Guerra d’Algeria con ruoli di primo piano, con attentati e azioni individuali, come l’uccisione del sindaco di Algeri nel dicembre 1956.
L’Algeria ottenne l’indipendenza dalla Francia nel luglio 1962.