Monthly Archives: maggio 2013

Il coraggio della verità. L’Italia civile di Giuseppe Fiori

Domani sabato 4 maggio al Mem, alle ore 17.30: Il coraggio della verità. L’Italia civile di Giuseppe Fiori, a cura di Jacopo Onnis, Cagliari, CUEC, 2013
Ecco un bellissimo ed emozionante ricordo di Peppino Fiori, scritto da Guido Melis, tratto dal libro e pubblicato oggi dallo stesso Melis sulla sua pagina fb:

Il congedo dalla vita: un ricordo di Peppino Fiori
da Guido Melis (Note) Venerdì 3 maggio 2013 alle ore 17.37

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Ricordo di Peppino Fiori scritto da Tore Cherchi per il blog di Vito Biolchini

Una lettura d’attualità: Il Principe di N. Machiavelli. Su principe, se vuoi, puoi leggerlo in sardo


Su Sardegna Digitallibrary
Titolo: Su prìncipe
Autore: Machiavelli Niccolò
Traduzione: Sedda Gonario Francesco – Editore: Domus de janas
Data di pubblicazione: 2010
Luogo di pubblicazione: Cagliari – Collana: Tradùere
E’ parte di: Traduzioni – Argomento: Lingua sarda
Lingua: sardo – Descrizione: Traduzione integrale della celebre opera del Machiavelli. Ogni capitolo è accompagnato da note. Un glossario raccoglie una gran quantità di vocaboli lemmatizzati e accompagnati dalle forme flesse come sono presenti nel testo tradotto.
ID: 549308 – ISBN: 978 88 88569 99 4 -
IL LIBRO INTEGRALE

Gli OCCHIALI di PIERO

Niccolò (con due c) Machiavelli (con una c), la Costituzione polacca, Amarcord, James Brown, Gino Cervi e, per finire, Paolo Fadda, …

NICCOLO’ MACHIAVELLI
Nasce a Firenze il 3 maggio 1469 e a Firenze morirà il 21 giugno 1527.
Uomo di multiforme ingegno è considerato il fondatore della scienza politica.
Studiato con passione da Gramsci che gli dedica tanta parte delle sue riflessioni in carcere. Gramsci pensa al partito come a un moderno Principe.
“Il moderno Principe deve e non può non essere il banditore e l’organizzatore di una riforma intellettuale e morale, ciò che poi significa creare il terreno per un ulteriore sviluppo della volontà collettiva nazionale-popolare verso il compimento di una forma superiore e totale di civiltà moderna. (Note sul Machiavelli, Quaderni del carcere).
Certo, questo interessa poco al gruppo parlamentare del PD.
Machiavelli lo affrontammo con passione da studenti liceali. Ricordo un insegnante che non mancava di ammonirci “Machiavelli si scrive con un c”. Noi si rideva, per quella correzione che conteneva un errore, dato che la c è femminile. Costui era un tipico esponente di quella borghesia cagliaritana non tanto colta ma molto ciarliera.
Dovendo parlare del “Principe” si diffuse sulla dedica al Magnifico Lorenzo per quasi un’ora, sottolineando l’importanza che il trattato fosse dedicato a un signore come Lorenzo il Magnifico, ignorando che non di quello si trattava ma di un nipote.
Tentai, ingenuamente, di convincere un compagno di andare insieme a protestare dal preside, che era uomo davvero di cultura. Quello però mi dissuase dicendo che “loro hanno il coltello dalla parte del manico”. Inutile dire che quel ragazzo ha fatto una bella carriera in politica, mentre io no, proprio no.

Il primo maggio è passato con il quarto stato

Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo rivisitato dai personaggi creati da Bomeluzo

Gli OCCHIALI di PIERO

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LA SCUSA PIETOSA
Siamo andati a puttane perchè le donne oneste non ce la volevan dare.

Jerome Klapka Jerome (2 maggio 1859 – 14 giugno 1927). Scrittore e giornalista inglese, autore del delizioso Tre uomini in barca (per non dir del cane), ma anche dei Pensieri oziosi di un ozioso, dove si argomenta che il più bel momento dell’oziare sia quando si hanno invece molte cose da fare.

PARLA GRAMSCI…

Una Chiesa incarnata

di Gianni Loy*

L’ aereo su cui viaggiavo aveva incominciato la discesa verso l’aeroporto di Managua. Una notte di una trentina d’anni fa, quando il Nicaragua era governato dai sandinisti, quando gli squadroni della morte imperversavano su quasi tutta l’America centrale, quando gli Stati Uniti sostenevano e finanziavano l’operazione “contras” nel tentativo di rovesciare il governo sandinista. Il libro di letture che mi accompagnava durante il volo era costituito dalle omelie di Monsignor Óscar Romero, barbaramente trucidato sull’altare da una delle bande che imperversavano nella repubblica del Salvador. Improvvisamente, le luci dell’aeroporto si spensero, l’aereo fu prima costretto a riprendere quota, quindi a cercare rifugio in un aeroporto vicino, proprio quello del Salvador. Fummo invitati a scendere. Avremmo dovuto passare la notte in un albergo della capitale per riprendere il viaggio verso Managua il giorno seguente. Ebbi paura, lo confesso, all’idea di dover subire un controllo della polizia di frontiera di uno degli stati più repressivi della zona. Di un governo che, verosimilmente, aveva ispirato l’assassinio di Monsignor  Romero. Ebbi paura, e decisi di abbandonare sull’aereo il libro che stavo leggendo. Le prediche di quel monsignore, proveniente da una classe sociale non certo “popolare”, che quando aveva incrociato le sofferenze di un popolo oppresso dalla dittatura e dalla fame, aveva deciso, semplicemente, di seguire la strada della liberazione del suo popolo. Per questo, nonostante i più o meno espliciti inviti, o minacce, della autorità salvadoregne, aveva deciso di non tirarsi indietro nel denunciare le continue violazioni della dignità umana ed i crimini che venivano commessi quotidianamente in San Salvador. Sino a morire, come tanti altri. Sino a prevedere, o almeno a mettere in conto, la morte sua e quella di altri sacerdoti (sei gesuiti sarebbero stati trucidati dagli stessi squadroni della morte, qualche anno più tardi, nel 1989. E’ verosimile che Papa Francesco ne abbia un ricordo personale). Mettere in conto anche il sacrificio supremo.Del resto, così rifletteva Monsignor Romero prima della sua morte: “Sarebbe triste che in un Paese in cui si assassina così orrendamente non contassimo tra le vittime anche dei sacerdoti. Essi sono la testimonianza di una Chiesa incarnata nei problemi del popolo”. La ricordo, quella giornata, le ore di trepidazione passate a San Salvador prima di essere re-imbarcato verso Managua. Soprattutto, ricordo, come fosse ieri, il senso di vergogna che aveva accompagnato quel mio gesto, l’abbandono del libro dentro l’aereo, quella sorta di tradimento. Mi erano venute in mente le parole di Pietro prima che il gallo cantasse: No, non lo conosco. Ma non era vero che non lo conoscessi. Era come se lo rinegassi, proprio dopo essermi lasciato affascinare dalle sue omelie. In quell’angolo di mondo, dove la Chiesa vestiva abiti di sofferenza, e di speranza, dove ho visto un’arma, assieme ad altre offerte portata sull’altare del sacrificio di Cristo. La decisione di Papa Francesco, di procedere con la beatificazione di Oscar Romero, non ci assolve, non fa dimenticare dimenticare le nostre debolezze, ma rafforza la nostra speranza.

Gianni Loy

* articolo pubblicato anche sulla rivista “Il Portico”

L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA CULTURA DELLA MEDIAZIONE NELL’AREA DEL MEDITERRANEO

L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA CULTURA DELLA MEDIAZIONE NELL’AREA DEL MEDITERRANEO
2-3 Maggio 2013 Fiera della Sardegna, Cagliari
locandina promo

 

diretta web

1° maggio festa dei lavoratori. A Cagliari passa Efis!

Oi passara Efis!

1° maggio Festa dei lavoratori e del lavoro che deve essere un diritto per tutti!

SANT’EFISIO
Oggi a Cagliari tutta la Sardegna, costumi, carri, cavalli, migliaia di sardi precedono e seguono il cocchio del santo martire. Efisio, figlio di Alessandra e Cristoforo, nato ad Elia (forse Gerusalemme), bello, è notato ad Antiochia dall’imperatore Diocleziano. Viene messo a capo di una spedizione contro i cristiani, ma a Trani nelle Puglie (altri dicono in Calabria) cade da cavallo, come S.Paolo, e vede la croce santa, il cui segno gli resta miracolosamente impresso nella mano. Si converte e si battezza. Giunto in Sardegna, per la sua fede é perseguitato dal preside Giulsio, rifiuta di abiurare e di adorare gli dei pagani, viene imprigionato a Cagliari, torturato e infine decapitato a Nora. E’ l’epoca in cui ci si fa ammazzare per le proprie idee e non si conoscono le larghe intese.
Nel 430, sopra la sua prigione, si edifica una primitiva chiesa.
1088 i Pisani portano le sue reliquie a Pisa.
1102 gli viene consacrata la chiesa di Nora
1124 Papa Callisto III gli consacra un altare nel duomo di Pisa.
1538 Papa Paolo III costituisce la confraternita di S.Efisio a Stampace.
1656 finisce la peste a Cagliari.
Da allora tutti gli anni il 1° maggio, per voto, una processione immensa accompagna il santo dalla sua prigione a Stampace fino a Nora.
Unica eccezione nel 1794, anno della rivolta, la processione si sposta al 1° giugno.
Il 1° maggio 1943, sotto i bombardamenti, un piccolo gruppo adempie il voto con il santo collocato non nel suo cocchio ma sopra un furgoncino. Nella sua povertà è la più commovente edizione della sagra.