Monthly Archives: gennaio 2013
Nelle lamentazioni siamo imbattibili
di Nicolò Migheli*
I Sardi della lamentazione ne hanno fatto un genere di costume. In essa trovano conferma. Per certi versi identità. Si vivono –ci viviamo- come vittime del mondo, dei colonialismi, degli eventi storici che ci penalizzano. La lamentazione come appartenenza e collante, come blocco all’azione soggettiva. La composizione delle liste del PD per le prossime elezioni parlamentari sono l’ultimo esempio della capacità di farsi male da soli.
Da circa vent’anni o forse più, una minoranza si batte perché venga realizzato il partito della sinistra della Sardegna. Una formazione politica che dovrebbe essere, prima di tutto, riconosciuta dal PSE per poi andare ad un rapporto di tipo federativo con quello che oggi è il PD. La proposta è ritornata lo scorso anno, e si pensava che il passo stesse per essere compiuto. Invece no. Più che blocchi centrali, l’atteggiamento di molti politici sardi contrari a soluzioni di questo tipo, ha fatto in modo che non si realizzasse. In incontri del PD, suoi esponenti prestigiosi sono arrivati a negare la specialità della Sardegna, ricordando che la stessa Autonomia fu il frutto di una particolare contingenza storica.
Ancora una volta ha prevalso il disconoscimento di quel che si è. Secondo loro più italiani degli italiani. I proto italiani come raccontavano i celeberrimi Falsi di Arborea che hanno costruito più sentire comune di quanto si creda. La Costituzione della Repubblica recita che i deputati vengono eletti senza vincolo di mandato, rappresentando così tutti gli italiani. Però nessuno lo chiede ad un parlamentare sudtirolese o ad uno valdostano. Loro in primis rappresentano il popolo che li ha eletti.
L’appartenenza al partito italiano fa sì che la direzione romana possa imporre chiunque, e scegliere l’ordine di precedenza nelle liste. Una decisione che diventa insindacabile. Le organizzazioni vivono del rispetto delle gerarchie e agiscono di conseguenza. Che poi non rispettino quanto uscito dalle primarie, rientra nella logica verticistica che si arroga il potere di decisione ultima. Con buona pace della democrazia partecipativa. Eppure quanto accaduto è un fatto positivo. Segna il discrimine tra due idee di partito, tra chi vuole che la Sardegna sia al centro sempre, e chi la subordina ai propri tornaconti personali o di gruppo mascherati da interesse nazionale dell’Italia. Anche se ciò dovesse aggravare e perpetuare la dipendenza della nostra isola. Con il risultato di alimentare l’area del non voto.
C’è un elettorato di sinistra molto sensibile alle tematiche nazionali della Sardegna che non si sente rappresentato, o meglio tradito. Però quelle decisioni romane stanno provocando uno smottamento. Dirigenti di partito che si dimettono, proteste vibrate. Forse sta nascendo una nuova consapevolezza. Il rischio è, che se si tornerà alla liste uscite dalle primarie, tutto rientri. Si penserà che una volta tanto, la battaglia la si è vinta.
Non sarà così. Si può vincere una volta ma la sindrome della dipendenza resterà. Si racconta che un contadino stanco di essere depredato delle ciliegie si rivolse ad un prete per un talismano. Il prete su di un foglio scrisse qualcosa e chiese la contadino di appenderlo sul ramo più lato. Venne lo stormo e lesse: ”Deo seo predi Zurru ministru de Santa Romana Ecclesia, e ti naro o isturru non ti mandighes sa cheresia.” Dopo aver intinto il becco in una ciliegia l’uccello rispose:” Deo seo s’isturru e mi mandigo sa cheresia, aff. a predi Zurru ministru de Santa Romana Ecclesia!”
La storia dei Sardi è un ripetersi di richieste agli storni di turno, che le ignorano continuando a seguire le loro convenienze. I Sardi rappresentano circa il 2,7 della popolazione dell’Italia. Il loro grado di influenza sulle decisioni italiane è minimo. La Sardegna non ha seggi nel Parlamento Europeo se non per gentile concessione. Non abbiamo voce e in questo mutismo i ceti intermediatori si sono ingrassati a spese di tutti.
La scelta del partito della Sinistra Sarda è un piccolo passo per poter contare di più. Il PD italiano avrà bisogno di quei voti per vincere, dovrà scenderà a patti, dovrà rispettare le decisioni locali, non potrà imporre personaggi che escono dagli album degli anni ’80. Una scelta di questo tipo avrà anche un risvolto interno, si andrà verso la responsabilizzazione delle classi dirigenti, si romperà la spirale delle lamentazioni e delle richieste evase che producono solo frustrazione e nuove lamentele. Gli anni che verranno vedranno la contraddizione territoriale aggravarsi sempre di più.
E’ ora il momento di agire. Chi ha responsabilità politiche è davanti allo sguardo della storia. I loro nipoti li giudicheranno per ciò che oggi essi fanno. L’alternativa è continuare a lamentarsi e come diceva il poeta: “Bonu proe bos fetat, bonu proe.
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Nicolò Migheli. Intervento su Sardegnademocratica
GLI OCCHIALI di PIERO MARCIALIS
Elogio del maiale (a proposito di PIIGS Factor)
di Jesús Timoteo Álvarez
ANEXO*
Digressione sull’importanza del maiale (PIIGS Factor) e dell’Indice di Maiale pro Capite (IMC) nell’economia europea e come punto di riferimento nell’attuale crisi economica.
Grazie a Dio per aver creato il maiale, un animale utile a tutti, nato per trasformare gli avanzi e i residui in meravigliosi piatti, per essere universale e per niente classista, per essere ecologico, per niente razzista, e per essere democratico e ottenere che in lui tutto sia utilizzabile.
È impossibile comprendere l’evoluzione economica dell’Europa senza il maiale.
GLI OCCHIALI di PIERO MARCIALIS
Che fine ha fatto la Sardegna? All’estero sconosciuta a musei e ristoranti
di Rossella Atzori
Qualche giorno fa ho letto su facebook il consueto buongiorno augurato dall’Infopoint Cagliari, accompagnato dall’immagine di un piccolo della comunità di fenicotteri rosa del Parco di Molentargius, che da diversi anni ha scelto la città di Cagliari come sua dimora stabile. Come ormai tutti con un certo orgoglio sappiamo, il fatto che questa particolare e bellissima specie aviaria si sia stanziata stabilmente e nidifichi in un’area urbana, quale è quella dell’hinterland di Cagliari, è un fatto praticamente unico al mondo, che suscita grande interesse.
Non c’è solo campagna elettorale: chiediamo un impegno delle Istituzioni della Sardegna per l’organizzazione delle “reti territoriali per l’apprendimento permanente”
Conferenza Unificata Stato Regione Enti Locali (seduta del 20 dicembre 2012)
Intesa riguardante le politiche per l’apprendimento permanente e gli indirizzi per l’individuazione di criteri generali e priorità per la promozione e il sostegno alla realizzazione di reti territoriali, ai sensi dell’articolo 4, comma 51 e 55, della legge 28 giugno 2012, n. 92. ( Per il testo integrale dell’intesa consulta il blog di aladinpensiero)
(…)
B) Organizzazione delle reti territoriali per l’apprendimento permanente
B.1 Le parti, ciascuna nel proprio ambito di competenza, si impegnano a promuovere e sostenere la realizzazione di reti territoriali che comprendano l’insieme dei servizi pubblici e privati di istruzione, formazione e lavoro attivi sul proprio territorio, di cui al comma 33 dell’art. 4 della legge n. 92/2012, nonché dei poli tecnico professionali di cui all’intesa del 25 settembre 2012 sullo schema di decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro dell’economia e delle finanze riguardante l’adozione di linee guida per realizzare misure di semplificazione e promozione dell’istruzione tecnico professionale a norma all’art. 52 del decreto legge 9 febbraio 2012 n. 5 convertito con modificazioni nella legge 4 aprile 2012 n. 35, ivi compresi i servizi individuati ai sensi del comma 58 dell’art. 4 del legge n. 92/2012.
B.2 Alla realizzazione ed allo sviluppo delle reti territoriali dei servizi concorrono anche:
a) le università nella loro autonomia, attraverso l’inclusione dell’apprendimento permanente nelle proprie strategie istituzionali, l’offerta formativa flessibile e di qualità, che comprende anche la formazione a distanza, per una popolazione studentesca diversificata;
b) idonei servizi di orientamento e consulenza, partenariati nazionali, europei e internazionali a sostegno della mobilità delle persone e dello sviluppo sociale ed economico;
c) le imprese, attraverso rappresentanze datoriali e sindacali;
d) le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura nell’erogazione dei servizi destinati a promuovere la crescita del sistema imprenditoriale e del territorio che comprendono la formazione, l’apprendimento e la valorizzazione dell’esperienza professionale acquisita dalle persone;
e) l’osservatorio sulla migrazione interna nell’ambito del territorio nazionale istituito con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali 11 dicembre 2009, le strutture territoriali degli enti pubblici di ricerca;
La legge che definisce le start up innovative (legge 17 dicembre 2012, n. 221) sarà ripubblicata in GU nel testo integrato decreto-legge/legge di conversione venerdì 11 gennaio
Legge 17 dicembre 2012, n. 221
“Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”
Testo del D-L 18 ottobre 2012, n. 179, con aggiornamenti. Materia: PIANI DI SVILUPPO, ECONOMIA NAZIONALE, ASSISTENZA E INCENTIVAZIONE ECONOMICA, INNOVAZIONE TECNOLOGICA, PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO, GESTIONE E ORGANIZZAZIONE DI IMPRESE
Testo coordinato: G.U. n. 294 del 18 dicembre 2012 (suppl.ord.)
L’11 gennaio 2013 in Gazzetta il testo con le note
Lifelong learning e reti territoriali formazione-lavoro
Conferenza Unificata Stato Regione Enti Locali (seduta del 20 dicembre 2012)
Intesa riguardante le politiche per l’apprendimento permanente e gli indirizzi per l’individuazione di criteri generali e priorità per la promozione e il sostegno alla realizzazione di reti territoriali, ai sensi dell’articolo 4, comma 51 e 55, della legge 28 giugno 2012, n. 92.
LA SEDIA di VANNI TOLA
Innovazione e ridondanza tecnologica
L’innovazione tecnologica è solitamente sinonimo di sviluppo, migliora i servizi, le comunicazioni e la qualità della vita in quello che Mc Luhan definiva “il villaggio globale”. Ma quanta innovazione tecnologica ci serve? La corsa frenetica e ossessiva che rincorre il nuovo è davvero necessaria per soddisfare nuovi bisogni o risponde ad altre logiche e strategie del mercato? La ricerca tecnologica assorbe ingenti risorse umane e di capitali, modifica radicalmente condizioni di vita di intere comunità, determina nuovi bisogni. E’ forse il caso di individuare una linea di demarcazione tra lo sviluppo tecnologico necessario e sostenibile e un certo tipo di sviluppo tecnologico fine a se stesso, slegato dal contesto nel quale si realizza, senza limiti, vincoli e finalità reali.
Agenda Sardegna. Apriamo i cassetti dei ricercatori universitari
Nei laboratori delle Università della Sardegna opera una nutrita schiera di ricercatori che si dedicano a tempo pieno allo studio di fenomeni complessi nei vari ambiti delle scienze chimiche, fisiche, biomediche, ingegneristiche e veterinario-agrarie con, tra essi, non poche eccellenze riconosciute e apprezzate dalla comunità scientifica internazionale. I risultati della ricerca di base condotta da questi validi scienziati raramente esce dai loro laboratori, se non sotto forma di pubblicazioni scientifiche.
Manca quindi un ente che, anche se in modo figurato, “metta le mani nei cassetti dei ricercatori” in modo da verificare quali prodotti della ricerca di base, teorica o applicata, possono essere suscettibili di trasferimento tecnologico verso il comparto industriale della Sardegna.
Sprechi e esigenze sociali: nessuno si senta escluso, a cominciare dai professori (accademici)!
In questi tempi si parla molto della necessità di combattere gli sprechi di denaro pubblico. Se ne parla (e poco si fa) soprattutto con riguardo agli sprechi nella pubblica amministrazione con particolare attenzione agli esagerati costi della politica, alle inefficienze organizzative e alla scarsa produttività del personale pubblico, e così via. Giusto! In questa sede vogliamo aggiungere un altro spreco, certamente meno eclatante, ma tuttavia di rilevanti dimensioni soprattutto in termini di mancata e quindi cattiva utilizzazione di importanti risorse pubbliche. Ci riferiamo allo spreco generato dal mancato utilizzo delle ricerche scientifiche per le esigenze del territorio. Quantunque il nostro paese finanzi la ricerca scientifica in misura minore rispetto ai paesi europei ed extraeuropei più evoluti, osserviamo come gli esiti della stessa ricerca non ricadano, se non in minima parte, sul territorio, certamente in misura quantitativamente e qualitativamente non commisurata alle risorse dedicate (ci riferiamo, a ragion veduta, specificamente alla Sardegna). Da cosa dipende questo fatto? Da meccanismi organizzativi (il sistema inadeguato)? Dalla perdurante (e colpevole) incapacità delle università di investire negli uffici liaison office per favorire il trasferimento della ricerca sul territorio? Dalla poca sensibilità dei ricercatori rispetto all’impiego dei risultati dei loro studi? Dalla mancanza dell’applicazione di efficaci metodi di valutazione a 360 gradi? Dal disinteresse dell’opinione pubblica? Dall’incapacità dei politici di ottenere la “resa del conto” da parte dei ricercatori, avendo spesso nei loro confronti una sorta di “rispetto reverenziale”? E così via. Non abbiamo una risposta univoca a questi interrrogativi, anche per il fatto che la situazione attuale è la risultante di diverse cause interconnesse. Per dipanare la matassa occorre analizzare la situazione, possibilmente anche con il contributo degli stessi ricercatori, a cui è richiesta “onestà intellettuale” nell’esercizio di autoanalisi e spirito critico (autocritico) e almeno un uguale impegno col quale alcuni di loro rivolgono spietate critiche al sistema politico e istituzionale. Per raggiungere lo scopo a noi sembra utile partire dalla comunicazione, facendo riferimento agli obblighi imposti al riguardo in materia di trasferimento e diffusione dei risultati della ricerca scientifica dalla Commissione Europea per il progetti del “VII programma quadro”. L’Unione Europea formula precise indicazioni come risulta dal documento che citiamo: “La comunicazione e la diffusione dei risultati sono obblighi contrattuali per i partecipanti al programma quadro di ricerca dell’UE. Lo scopo è di stimolare l’innovazione e promuovere la partecipazione alla conoscenza, la consapevolezza di un pubblico più grande, la trasparenza, il dibattito e la formazione. La comunicazione è un elemento chiave di una società basata sulla conoscenza. Perchè la società sia messa in grado di valutare e di accettare il contributo della scienza deve essere informata su di essa. Nel settimo programma quadro la Commissione propone, per la prima volta, che i partecipanti ai progetti, per tutta la durata degli stessi, coinvolgano il pubblico circa gli obiettivi, i mezzi e i risultati dei progetti” (tratto dal documento della Commissione Europea del 19 gennaio 2009). Sono indicazioni che, a nostro avviso, devono essere seguite scrupolosamente non solo per quanto riguarda i progetti finanziati dall’Unione Europea, ma per tutti i progetti da chiunque finanziati (Stato, Regioni, Enti Locali, privati, etc.). Nella circostanza non possiamo non fare riferimento ai progetti finanziati dalla Regione Sardegna con la legge regionale n. 7 del 2007, specificamente a quelli recenti (vedasi la documentazione pubblicata sul sito web della Regione Sarda). Cominciamo proprio da questi progetti, seguendo queste sintetiche proposte: 1) “tradurre” i titoli dei progetti e la sintesi dei contenuti dal linguaggio degli “addetti ai lavori” a quello del comune cittadino, a questo scopo compilando apposite schede, da pubblicare in un apposito sito web dedicato; 2) dare conto delle attività effettuate “in corso d’opera” e degli esiti delle ricerche con apposite iniziative, per le quali si può fare utile riferimento al manuale pubblicato dalla stessa Commissione Europea.
Ecco è una proposta che crediamo trovi fondamento nelle indicazioni europee nonchè nella stessa legge regionale sulla ricerca. Alla Regione spetta far rispettare tali indicazioni a cui i ricercatori dovrebbero di buon grado attenersi. Altrimenti, in caso contrario, sarebbe lecito e auspicabile che intervenissero i carabinieri!
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Per connessione: https://www.aladinpensiero.it/?p=1799
Forse c’entra con l’Agenda per la Sardegna: “Manuale di diffusione dei risultati della ricerca scientifica”
1812-2012 Arregordendi is martiris de Palabanda
Pubblicato su fb un video di Gianni Loy sulla manifestazione tenutasi il 31 dicembre in occasione della collocazione di due lapidi del Comune di Cagliari (presente anche il sindaco Massimo Zedda) per ricordare i martiri di Palabanda a duecento anni della congiura di popolani e intellettuali sardi contro i piemontesi
Ecco l’indirizzo web per visionare il filmato: in versione integrale http://www.youtube.com/watch?v=NfbMJnBY39U&feature=share – in versione ridotta http://www.youtube.com/watch?v=CRFPx0B4oxY
Approfondimenti: sul sito della Fondazione Sardinia – blog Comitato “Pro Palabanda”
Osilo – Un tè col profumo e il respiro dell’arte
di Vanni Tola
Fare cultura in un piccolo paese mobilitando artisti di valore non è facile. C’è riuscita l’Associazione culturale “Il respiro dell’arte” diretta dalla musicista Daniela Barca. L’associazione ha già al suo attivo diverse edizioni di un interessante festival che si svolge nel mese di settembre nelle piazze e nelle caratteristiche stradine del paese di Osilo.
Obiettivo dell’associazione è quello di diffondere e ampliare qualsiasi forma artistica, con una particolare attenzione al recupero delle tradizioni locali divulgando la cultura sarda nelle più svariate forme d’arte (musica, poesia, pittura, moda), con una rivisitazione in chiave moderna delle creazioni artistiche tradizionali. Tra gli artisti che hanno animato il festival dello scorso anno Il bluesman Francesco Piu, i ContraMilonga con i ballerini Eloy Suoto e Laura Elizondo, il quartetto di chitarra Rigel Quartet, Karel Quartet, l’archeologo Franco G.R. Campus che ha realizzato un affascinante racconto alla scoperta delle donne e dell’amore nel Medioevo, i Dolci Accenti che hanno animato una suggestiva passeggiata musicale nel bosco della vallata degli antichi mulini ad acqua.