Monthly Archives: dicembre 2012

LA SEDIA di VANNI TOLA

Maestri nonni

Avete un nipote di sei anni che frequenta la prima elementare? Saprete quindi che arriverà in prima media nell’anno scolastico 2017/2018, cioè tra cinque anni. Per effetto della riforma delle pensioni, troverà ad accoglierlo insegnanti di settanta anni che attendono di raggiungere l’età di settanta anni e sette mesi per poter andare in pensione. Nel 2020 il nipotino, ormai diventato adolescente, abbandonerà la scuola media salutato da insegnanti di settantuno anni. Quando terminerà il ciclo di studi della media superiore, nel 2025, riceverà il certificato di diploma da insegnanti che potrebbero avere settantuno anni e nove mesi. Nel 2040, invece, per i suoi fratellini più piccoli, non sarà difficile trovare tra i banchi di scuola maestre e professori di settantatré anni che attendono di maturare altri due mesi di anzianità per poter andare in pensione. Si potrà ancora insegnare in modo efficace a settanta anni con alunni che hanno cinquanta o sessanta anni di meno?
Lascio la risposta agli insegnanti stessi ed ai pedagogisti. Il problema, naturalmente, non è rappresentato dall’età anagrafica o quanto meno dalla sola età anagrafica ma anche da un insieme di valutazioni complesse (stato di salute, decadimento fisiologico determinato da una professione usurante, eccessivo divario generazionale, ecc).
Ma perché si pensa che la vita lavorativa possa essere allungata con riferimento all’unico parametro della maggiore aspettativa di vita? Vivere non significa sempre vivere bene, in piena efficienza fisica e mentale, spesso non è cosi. Certo dipende dai modelli di riferimento.

Buone festività di Natale 2012

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Buon Natale 2012

Nel territorio intelligente, la start up innovativa Di-SiDE

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L’innovazione è qualcosa che non esiste – Intervista ad Alessio Massidda di Di-SiDE 

“Le nostre abitudini cambiano in continuazione senza che ce ne rendiamo conto, ma è solo quando realizziamo questo cambiamento che siamo in grado di cogliere la rivoluzione… la vera innovazione di fatto è qualcosa che non c’è”

di Alessandro Ligas

Di-SiDE srl è una Start Up che sviluppa e progetta software mirati allo sviluppo di soluzioni in remoto ed applicazioni per smartphone e tablet. I soci fondatori provengono da importanti esperienze rispettivamente nell’ambito dello sviluppo software, ingegneria industriale, sviluppo reti e design grafico. 

Che fine ha fatto la “città dell’impresa”?

A proposito di incubatori d’impresa. C’era una volta a Cagliari la Città dell’Impresa. Che fine ha fatto?

A fin di bene, naturalmente

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di Gonario Francesco Sedda

Secondo la stima di Child Mortality (Report 2012) ogni cinque secondi un bambino sotto i cinque anni nel 2011 è morto di fame e/o di “malattie da miseria”. Dunque circa diciannovemila bambini ogni giorno.

La stima colpisce già nella sua immediatezza. Tuttavia essa rischia di essere riduttiva e di nascondere una tragedia di dimensioni spaventose.

Basta infatti collocare nel tempo l’avvenimento quotidiano per vederne la sua dimensione apocalittica. Così, se andiamo indietro nel tempo (assumendo costante la stima del 2011, che pure riflette un miglioramento della condizione infantile nel mondo!), i morti sono stati circa seicentomila nel­l’ul­timo mese, circa sette milioni nell’ultimo anno, circa settanta milioni nell’ultimo decennio (immaginate l’Italia scomparsa in poco meno di dieci anni); e nell’ultimo secolo, i bambini sotto i cinque anni morti per fame e/o per malattie da miseria si possono stimare in circa settecento milioni. Ma sono sicuramente di più se si tiene conto che la stima dei bambini morti a meno di cinque anni d’età è scesa “per la prima volta” sotto i dieci milioni all’anno nel 2000 (9,6 milioni). Se si tiene conto della stima (UNICEF) del 1960 che è di venti milioni e la si proietta all’indietro “tale e quale” – senza far pesare le peggiori condizioni dei decenni precedenti – solo nella prima metà dell’ultimo secolo la stima dei bambini morti in età inferiore a cinque anni sarebbe di un miliardo!

Insomma, la stima più vicina alla realtà dovrebbe essere intorno a un miliardo e mezzo di bambini sotto i cinque anni morti nell’ultimo secolo per fame e/o di “malattie da miseria”. Se si tiene conto che i bambini morti in età inferiore a cinque anni vengono stimati intorno ai tre quarti del totale, la stima complessiva (bambini sotto i cinque anni, fanciulli, adolescenti e adulti) dei morti per fame è di due miliardi nell’ultimo secolo!

Non cercate responsabili. La risposta è nota, ripetuta, rassicurante e assolutoria: poteva essere peggio, viviamo nel migliore dei mondi possibili, non esiste progresso senza scorie, tutto il possibile è stato fatto. Intanto una minoranza progredita (18% della popolazione mondiale) controlla e consuma la maggior parte (83%) delle risorse mondiali. A fin di bene, naturalmente!

 

 

 

 

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Articolo condiviso con Democraziaoggi

 

 

Il Sindaco di Cagliari s’impegna a mettere a disposizione le strutture per gli incubatori d’imprese innovative

di Aladin

Nell’intervista rilasciata dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda a Videolina, andata in onda ieri giovedì 6 dicembre, risultano dichiarazioni importanti del primo cittadino riguardo alle iniziative che assumerà a breve il Comune per favorire le start-up innovative. A una precisa domanda di Roberto Paracchini, giornalista de La Nuova Sardegna, il Sindaco ha affermato che il Comune favorirà le start-up innovative, anche mettendo a disposizioni appositi spazi e strutture per gli “incubatori d’impresa“. Rimarchiamo la rilevanza di tale impegno, che, forse per distrazione o poca sensibilità alla tematica dell’innovazione, non è stato riportato nel resoconto dell’intervista apparso oggi su L’Unione Sarda. Ne sapremo qualcosa di più ne prossimi giorni e comunque speriamo almeno in occasione del Convegno organizzato da Sardegna Ricerche e dalla RAS mercoledì 12 p.v.

La candidatura

 di Aladin

Come abbiamo segnalato in altre occasioni, siamo in attesa di un apposito bando da emanarsi a cura del Ministero dello Sviluppo che prevederà l’attribuzione della qualità di “territorio intelligente” a quegli ecosistemi innovativi in grado di proporsi come esempio e traino dei processi innovativi e, conseguentemente, attrattori  di investimenti in persone e attività produttive. Connessi a questa attribuzione di qualità sono previste sperimentazioni e incentivazioni di varia natura (fiscale,  promozionale, semplificazione burocratica, etc). Le risorse a disposizione per questa operazione sarebbero consistenti, ma tali da premiare solo pochi territori italiani (si parla di 4 o 5). Non sappiamo poi se intere regioni possano proporsi come “territorio intelligente” o porzioni territoriali più ridotte. Certo è che i territori che vorranno candidarsi dovranno porsi in competizione per cogliere tale opportunità. Senza esagerare, ma solo per rendere chiaro il concetto, si tratta di una sorta di candidatura alla sede dei giochi olimpici. I territori che si candidano devono già possedere una serie di attributi-condizioni, quali ad esempio l’esistenza di imprese innovative (sopratutto start up innovative), l’esistenza di consistenti attività di ricerca e di formazione, l’esistenza di infrastrutture che facilitino le attività formative e di ricerca (dalla banda larga alle condizioni di vivibilità dei territori) e, aggiungiamo, devono essere in grado di  adeguarsi rapidamente rispetto a determinati standard. L’iniziativa seminariale che la Regione propone (e di cui si da dettagliata notizia nel proseguo), coglie opportunisticamente il momento (lo diciamo in senso positivo,  a merito degli organizzatori), ma se vorrà essere produttiva dovrà porsi esplicitamente come occasione per mettere le basi a operazioni più consistenti e partecipate. La cartina di tornasole potrebbe  essere costituita proprio dal fatto che si trovino a partire dal Convegno accordi per le iniziative future a partire dall’individuazione di precise modalità organizzative per la partecipazione al bando di cui si è detto. Al riguardo è fondamentale che si costituisca un tavolo operativo tra le istituzioni (la Regione e gli Enti locali e, tra questi ultimi, sopratutto le amministrazioni di Cagliari e delle altre città più grandi), le Camere di Commercio (e la loro Unione regionale), le Università e gli altri Centri di ricerca e le Associazioni di categoria, soprattutto con riferimento alle imprese innovative. Le quali ultime sono nella quasi totalità piccole e spesso micro imprese, a volte non rappresentate dall’associazionismo tradizionale, cosa che consiglia specifiche forme di tutela della rappresentanza delle stesse. Ovviamente la partecipazione deve essere massimamente estesa e perciò andare oltre rispetto alle stesse organizzazioni citate, coinvolgendo i singoli, siano essi studenti o semplici cittadini che hanno voglia e intelligenza da mettere a fattor comune a beneficio di tutta la comunità. Occorre parlarne, con il massimo sforzo di chiarezza, tenendo conto dei tempi brevi a disposizione, che richiedono concretezza, con un supplemento di impegno e dedizione al compito da parte degli uomini e delle donne  che rappresentano le Istituzioni e le Imprese.

La Sardegna si propone come Territorio Intelligente (ecosistema favorevole ai processi innovativi), anche in previsione di un prossimo bando del Mise

Intanto la Regione organizza un Convegno “Sardegna isola dell’innovazione. Dall’idea all’impresa”. Ecco il programma diramato da Sardegna Ricerche. Come abbiamo segnalato in altre occasioni siamo in attesa di un apposito bando da emanarsi a cura del Ministero dello Sviluppo che prevederà l’attribuzione della qualità di “territorio intelligente” a quegli ecosistemi innovativi in grado di proporsi come esempio e traino dei processi innovativi e, conseguentemente, attrattori  di investimenti in persone e attività produttive. Connessi a questa attribuzione di qualità sono previste sperimentazioni e incentivazioni di varia natura (fiscale,  promozionale, semplificazione burocratica, etc). Le risorse a disposizione per questa operazione sarebbero consistenti, ma tali da premiare solo pochi territori italiani (si parla di 4 o 5). Non sappiamo poi se intere regioni possano proporsi come “territorio intelligente” o porzioni territoriali più ridotte. Certo è che i territori che vorranno candidarsi dovranno porsi in competizione per cogliere tale opportunità. Senza esagerare, ma solo per rendere chiaro il concetto, si tratta di una sorta di candidatura alla sede dei giochi olimpici. I territori che si candidano devono già possedere una serie di attributi-condizioni, quali ad esempio l’esistenza di imprese innovative (sopratutto start up innovative), l’esistenza di consistenti attività di ricerca e di formazione, l’esistenza di infrastrutture che facilitino le attività formative e di ricerca (dalla banda larga alle condizioni di vivibilità dei territori) e, aggiungiamo, devono essere in grado di  adeguarsi rapidamente rispetto a determinati standard. L’iniziativa seminariale che la Regione propone (e di cui si da dettagliata notizia nel proseguo), coglie opportunisticamente il momento (lo diciamo in senso positivo,  a merito degli organizzatori), ma se vorrà essere produttiva dovrà porsi esplicitamente come occasione per mettere le basi a operazioni più consistenti e partecipate. La cartina di tornasole potrebbe  essere costituita proprio dal fatto che si trovino a partire dal Convegno accordi per le iniziative future a partire dall’individuazione di precise modalità organizzative per la partecipazione al bando di cui si è detto. Al riguardo è fondamentale che si costituisca un tavolo operativo tra le istituzioni (la Regione e gli Enti locali e, tra questi ultimi, sopratutto le amministrazioni di Cagliari e delle altre città più grandi), le Camere di Commercio (e la loro Unione regionale), le Università e gli altri Centri di ricerca e le Associazioni di categoria, soprattutto con riferimento alle imprese innovative. Le quali ultime sono nella quasi totalità piccole e spesso micro imprese, a volte non rappresentate dall’associazionismo tradizionale, cosa che consiglia specifiche forme di tutela della rappresentanza delle stesse. Ovviamente la partecipazione deve essere massimamente estesa e perciò andare oltre rispetto alle stesse organizzazioni citate, coinvolgendo i singoli, siano essi studenti o semplici cittadini che hanno voglia e intelligenza da mettere a fattor comune a beneficio di tutta la comunità. Occorre parlarne, con il massimo sforzo di chiarezza, tenendo conto dei tempi brevi a disposizione, che richiedono concretezza, con un supplemento di impegno e dedizione al compito da parte degli uomini e delle donne  che rappresentano le Istituzioni e le Imprese.

Oggi e per una settimana

La nuova settimana con Bomeluzo

I giovani sardi fanno impresa a Berlino

Se vi capita di andare a Berlino vi suggeriamo di fare un salto per trovare giovani sardi che lì stanno realizzando impresa. Tra questi, per unire la curiosità delle nuove situazioni al piacere del mangiare, andate a trovare Anna Lai, che insieme ad altri gestisce un box di ristorazione presso lo storico mercato di Marthalle (Eisenbahnstraße 42/43, Berlin, DE. Tel. +49 163 6290413). Potrete mangiare dell’ottima carne affumicata, cucinata alla texana. Non ve ne pentirete! Ecco il loro sito fb: http://www.facebook.com/bigstuffsmokedbbqberlin?ref=stream

1° dicembre giornata mondiale per la lotta all’AIDS


Bomeluzo

Fermate il mondo: voglio scendere!

Disperaz2

Scelte tragiche
di Nicolò Migheli

Questo è un tempo in cui non c’è tregua per i problemi. Sembra di vivere con la sindrome del colapasta: non si ha né la forza né la possibilità di tappare tutti fori. Tutto ci cade addosso e sembriamo ipnotizzati, incapaci di agire. E’ il risultato del sommarsi di più crisi. Quella internazionale, quella ormai storica della Sardegna ed infine quella di un certo ceto politico incapace di un colpo d’ala. Nel frattempo, l’irrisolto, il procrastinato presentano il conto insieme. E’ quello che sta avvenendo con l’ILVA di Taranto, così come nel Sulcis. Sono entrati in conflitto due valori non negoziabili, da una parte il diritto al lavoro e dall’altra quello della salute della popolazione e dei territori, ponendo chi deve decidere in condizione difficilissima.

In letteratura si definisce Tragic choice, scelta tragica, quando: “nasce dal conflitto tra valori che si affermano in modo assoluto, nel senso che non ammettono compromessi.”(Calabresi – Bobbit 1978) e dove l’efficienza non è più il criterio principale per gli investimenti. Un pendolo che corre tra una soluzione compatibile con certi valori ed incompatibile con altri e viceversa. Mentre prima, le scelte tragiche raramente si presentavano insieme, ora stanno crescendo in dismisura con il rischio che tutto il sistema collassi. Non è solo l’obsolescenza di impianti industriali pensati in tempi di lassismo ambientale in cui il lavoro era unico valore; saranno I cambiamenti climatici, l’invecchiamento demografico e la costante diminuzione dei bilanci pubblici ad imporre ai decisori azioni che non vorrebbero compiere. Gli effetti sull’equilibrio psichico degli attori più sensibili

Festinger li chiama “dissonanza cognitiva.” Scelte che sono in intimo contrasto con le proprie convinzioni. Sembrerebbe un destino immutabile. Il pensiero neoliberista rimuove la decisione tragica, lascia che sia il mercato, che con la sua supposta razionalità operi per il meglio. Il demiurgo però non si cura degli effetti che il proprio agire ha sulle popolazioni e territori, vive con il valore unico del massimo profitto; usa la scelta tragica come arma di ricatto, scaricando le proprie responsabilità sulle collettività, chiedendo finanziamenti continui con il ricatto dei licenziamenti senza andare al nodo del problema. In Italia è condizione quotidiana che la classe politica non è riuscita a contrastare. Nella storia repubblicana, ogni qualvolta si debbono prendere decisioni sgradite si invocano i tecnici, pur sapendo che alla fine non saranno neutrali.

Un anno di governo Monti lo dimostra. Lo si fa perché in questo modo si pensa di poter salvare il proprio consenso elettorale. In realtà agendo così la politica nega se se stessa e la sua responsabilità. Un evidente tradimento della delega. E’ la conseguenza di un orizzonte che si chiude nella sopravvivenza degli attori nelle istituzioni. L’arco di tempo considerato non va mai oltre la legislatura. Non vi è progetto a lungo termine dove si possa agire affinché la scelta tragica non si presenti o venga minimizzata. In questi giorni Monti ha lanciato un allarme sulla futura insostenibilità del sistema sanitario pubblico. Ponendo ancora una volta una scelta tragica tra due valori assoluti, la salute e il bilancio dello stato. Non si conosce realmente il perché di un simile allarme, anche se è intuibile.

Il neo liberismo, di cui Monti è un esponente, vorrebbe uno stato minimo e tutti i servizi essenziali, compresa istruzione e sanità delegate al privato. Nonostante sia dimostrato, che ad esempio negli USA dove la sanità è privata, l’incidenza della spesa è del quindici per cento del Pil, pur lasciando senza assistenza quaranta milioni di cittadini. Il programma Obamacare, è stato messo in essere per questo. In Italia con il sistema pubblico la spesa è del sette per cento del Pil. Monti però si fa forte su di un dato inconfutabile: il progressivo invecchiamento della popolazione che pone l’Italia tra i primi paesi al mondo. Invece di operare con una razionalizzazione della spesa si agisce con il taglio lineare, rendendo così il sistema ulteriormente inefficiente. Il paradosso è che la longevità italiana è frutto di un sistema sanitario efficiente. Quello privato lo garantisce solo a chi può pagarselo. Negli USA, ad esempio, le assicurazioni non coprono tutto.

A chi ha un problema serio come un tumore, le assicurazioni danno solo un ciclo di chemioterapia. Il secondo, se fosse necessario, dovrà pagarselo il paziente e il costo si aggira intorno ai cinquantamila dollari. In Italia siamo giunti a questo perché per decenni è mancata una politica di incentivo alla natalità. In Francia è ben diverso: sistema pubblico pensionistico, dell’ istruzione e della sanità, pur avendo bisogni di razionalizzazione, sono sostenibili perché ci sono molti giovani e il ricambio è garantito. Per la sanità, come per le pensioni, si sa che sono gli anziani quelli che costano, ma se esiste un sistema dove i giovani lavorano, versano i contributi, il sistema rimane in attivo.

Ancora una volta qui da noi ci troviamo davanti al tradimento delle èlite, dove l’impegno politico è sempre più vissuto come soluzione della propria esistenza e non come servizio. A ripeterlo si cade ormai nella retorica banale. Purtroppo è così. Abbiamo solo la speranza che la crisi agisca come collante delle coesione sociale e che anche la politica ritorni ad essere di servizio alla comunità. Tanto ci resta e non è poco.

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L’articolo è stato pubblicato su Sardegnademocratica

La nuova titolazione (Fermate il mondo: voglio scendere!) è di Aladin