Monthly Archives: settembre 2012
La Terza Conferenza sulla ricerca e l’innovazione. La politica lascia tutto in mano ai professori!
di Aladin
Non basta investire in misura consistente nella ricerca scientifica per determinare l’innovazione in tutti i settori della società. Occorre fare scelte su dove e come investire queste risorse, che seppure consistenti, sono scarse per definizione e pertanto devono essere impiegate nel modo migliore possibile, con efficienza ed efficacia. Per questa finalità tra i diversi criteri ve ne è uno fondamentale, che è questo: la ricerca deve contribuire in modo esplicito e misurabile a creare occasioni di lavoro. Tra queste occasioni vi è prima di tutto il lavoro stabile e poi tutte le opportunità che consentono la remunerazione dignitosa del lavoro anche quando esso è a tempo determinato o limitato rispetto alla vita di un determinato progetto. E quando parliamo di lavoro ci riferiamo sia al lavoro subordinato, sia al lavoro nelle imprese, sia al lavoro autonomo di carattere professionale. Quando si snocciolano i dati dei denari spesi o stanziati per la ricerca vogliamo che siano resi noti insieme ai risultati attesi ed effettivi quelli sulle opportunità di lavoro create o realisticamente realizzabili. Ma questa “contabilità” è proprio quella che manca, che è mancata tra le molte parole dette nella Terza conferenza regionale sulla ricerca e l’innovazione. In verità seppure timidamente la questione è stata tirata fuori negli interventi dei due “politici ufficiali” presenti alla manifestazione (oltre all’assessore Giorgio La Spisa), precisamente dai consiglieri regionali Pietro Pittalis del Pdl e Giampaolo Diana del Pd, i quali hanno messo in relazione le risorse agli obbiettivi dello sviluppo economico-sociale della Sardegna. E il lavoro è il primo degli obbiettivi della politica regionale (almeno così virtuosamente crediamo!). Ma i due, seppure Diana sia stato più esplicito, hanno parlato appunto timidamente, con l’animo dello studente al cospetto dei professori, che in quella sede sembravano i “dominus”. Perfino l’assessore La Spisa si è sentito in dovere di incoraggiare i due politici riconoscendo che la ricerca deve rispondere a precisi indirizzi politici stabiliti nelle sedi politiche (Consiglio regionale in primis) e che quindi le richieste erano più che legittime. Ma è appunto questo il principale problema in tema di destinazione delle risorse per la ricerca scientifica in Sardegna; occorrono indirizzi precisi da parte della politica, che purtroppo non ci sono, almeno in modo adeguato. Certo la ricerca in certa parte deve essere lasciata libera di andare dove vuole, dappertutto, a piacimento della creatività dei ricercatori, ma in altra parte – in misura più consistente – deve essere orientata a risolvere i problemi della società. E i ricercatori e le (molte) istituzioni pubbliche e le (poche) entità private che fanno ricerca e per questo sono finanziate con risorse pubbliche devono dare conto dei risultati e di come dette risorse vengono impiegate. Tra questi impieghi è fondamentale conoscere in dettaglio quante opportunità di lavoro vengono create direttamente o nell’indotto. Ma perchè tutto ciò in Italia e in Sardegna appare così strano? Non lo è per esempio negli Stati Uniti, dove l’amministrazione centrale e sopratutto i governi degli Stati, pongono alla base dei finanziamenti alla ricerca proprio la concreta possibilità che creino lavoro.
Start up, ecco il rapporto. Passera: “Prime norme entro settembre”
Si è tenuta questa mattina la presentazione del rapporto sulla Task Force per le start up, con l’intervento del ministro dello Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti, Corrado Passera.
L’evento, che si è svolto presso la sede di HFarm (Roncade, Treviso), fa seguito all’Open Day dello scorso 26 maggio, nel corso del quale il ministro aveva raccolto le proposte di startupper, investitori e diversi operatori del mondo dell’innovazione italiana.
>>> RAPPORTO <<<
Rapporto della Task Force Startup (pdf, 17 Mb)
La relazione UE sulla gioventù
Un nuovo modello di sviluppo per il Sulcis. Perseverare con l’attuale ormai fallito sarebbe davvero diabolico. Ma noi lo dicevamo già nel 1991!
Il lavoro prima di tutto! Per questa finalità abbiamo bisogno come il pane di politici onesti e capaci… la buona intendenza seguirà!
di Aladin
Giustamente il diritto al lavoro si tutela a partire dal lavoro esistente. Ma non si confonda la sacrosanta difesa del lavoro con la difesa di aziende obsolete e di imprenditori incapaci di innovare e competere nel mercato. Non è drammatico che chiudano attività economiche, è drammatico che non ne sorgano di nuove in maggior misura e di adeguata consistenza. Purtroppo allo stato con ci sembra ci sia sufficiente impegno per la difesa dei posti di lavoro che meritano di permanere e soprattutto lamentiamo che non ci siano adeguati investimenti per creare lavoro.
La Commissione dell’Unione Europea: riconoscere le abilità acquisite al di fuori del contesto scolastico e universitario
(documento UE) Bruxelles, 5 settembre 2012
La Commissione sollecita gli Stati membri a riconoscere le abilità acquisite al di fuori del contesto scolastico e universitario
Nell’ambito della sua strategia per l’occupazione e la crescita la Commissione europea ha avviato un’iniziativa per promuovere il riconoscimento delle abilità e delle competenze acquisite al di fuori del mondo scolastico o universitario. La proposta della Commissione intende accrescere le opportunità occupazionali in particolare all’indirizzo dei giovani disoccupati e di coloro che dispongono di poche qualifiche formali come, ad esempio, i lavoratori anziani e quelli scarsamente qualificati. La proposta intende anche aumentare l’accesso all’istruzione superiore, soprattutto tra gli studenti anziani.
MONOCHROME Mostra personale di Peppino Spanu a Spazio (IN)VISIBILE
In morte di un amico prete
“Grazie don Benigno”. E’ piccolo il manifesto affisso sulla porta della drogheria. Neppure una parola in più. Solo la sua fotografia, coi paramenti, sull’altare. Ed io incavolato per le urgenze, che la drogheria mi aiuta a risolvere. Il cielo prepara un temporale, ed è il 23 di luglio. Non ho scampo. Scendo dall’auto per chiedere spiegazioni. Spero, ardentemente, che sia il saluto per un trasferimento, immagino che la malattia non gli consenta di continuare la sua missione. Ma so di illudermi. E’ morto. Lo abbiamo seppellito sabato scorso. Se solo lo avessi saputo prima. Ma che importa. La giornata, la sera, l’orizzonte mentale, cambiano dimensione. Avverto, ancora una volta, la morte, quella morte che mi accompagna, ogni giorno, a volte silente, a volte drammatica, perché la morte degli altri è anche la mia morte. Solo non ancora compiuta. E neppure posso dire che Benigno, Benigno Lai, mi fosse amico, ma qualche mese fa lo era, lo è stato, almeno per qualche decina di minuti, quando stentava a sillabare i pensieri che sgorgavano dall’intelletto suo colpito dal male. Le parole non gli uscivano coerenti, ed allora smetteva, per un attimo, e lasciava che a parlare fosse il suo sorriso di ragazzino.
Sì. Proprio quello. Perché per me, Benigno è stato, e rimane, un interminabile sorriso.
Cosa fare subito per i giovani disoccupati? Le idee non mancano, ma le realizzazioni sono poche
Prospettive per i giovani disoccupati
Editoriale di Maurizio Ferrera pubblicato sul Corriere della Sera del 2 settembre 2012
- Presentato il rapporto dell’Osservatorio del lavoro della provincia di Cagliari
E’ necessario un movimento politico-culturale per difendere e rafforzare il diritto di fare impresa
Molte delle critiche ai provvedimenti governativi sulle srl (che prevedono le nuove tipologie di società per favorirne la diffusione specie in favore dei giovani) sono corrette e condivisibili. In positivo, si potrebbe dire che le misure insufficienti, tardive e, per ora, prevalentemente demagogiche del governo Monti sulle SRL (ssrl e srlacr) potrebbero innescare un processo di consapevolezza e quindi di organizzazione dei soggetti, prevalentemente giovani (ma non solo), che in Italia vorrebbero fare impresa e che trovano innumerevoli ostacoli. Proviamo ad elencarne qualcuno: la burocrazia, il costo del denaro, le inutili transazioni burocratiche-amministrative (che però fanno la fortuna di commercialisti, notai, avvocati e ogni genere di consulenti). Ecco, per farla breve, la cosa più importante e auspicabile sarebbe che nascesse un movimento culturale, ma forte anche sul piano politico, per difendere e favorire il diritto di fare impresa nel nostro paese. Non dobbiamo rassegnarci alla brutta situazione attuale, ben messa in evidenza da chi (anche ospitato dalla nostra news in questo sito) si lamenta dell’eccessivo peso fiscale che ammazza le imprese. Non lasciamoci sfuggire quest’occasione per modificare lo stato delle cose esistente!
Settembre, andiamo… Dove?
I Pastori
di Gabriele D’Annunzio
Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natia
rimanga né cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!Ora lungh’esso il litoral cammina
La greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquio, calpestio, dolci romori.Ah perché non son io cò miei pastori?