Monthly Archives: marzo 2012
E SE LA GENTE LO SA CHE SAI SUONARE…
E se la gente lo sa, che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita… Ma sarà ancora per poco. Il lento declino del Diritto del lavoro, permettetemi di scriverlo con l’iniziale maiuscola, subisce in questi giorni un colpo quasi fatale. Una campagna stampa a cavallo tra l’ignoranza e la malafede ci agita davanti la pezzuola dell’art. 18, tentando di inculcarci l’idea che la questione della nostra economia risieda nella difficoltà di licenziare, che in cambio sarà estesa la tutela antidiscriminatoria anche alle aziende con meno di 15 dipendenti. Persino le firme più illustri di Repubblica, le ho ripassate sbigottito, hanno sostenuto imperterrite questa orribile versione: la tutela antidiscriminatoria, invece, esiste già per tutti i lavoratori, persino per quelli, perché ce ne sono, che possono essere licenziati senza motivo. Cioè, in cambio, non viene concesso proprio niente.
Povero Federico (Mancini), insigne giuslavorista e membro della Corte di giustizia europea, commentava lo Statuto dei lavoratori proprio mentre mi accostavo a questa materia. Sosteneva, ed era solo socialista, che la disciplina contro i licenziamenti illegittimi desse senso al Diritto al lavoro proclamato dall’art. 4 della Costituzione, al punto di ritenere che una eventuale legge che avesse tentato di abrogare l’art. 18 sarebbe stata anticostituzionale. Se ne è andato senza assistere allo scempio.
La verità è che avrei voluto tacere, per l’impossibilità di confrontarmi con categorie che non mi sono proprie. Mi sbaglierò, naturalmente, ma non riesco a liberarmi della convinzione che l’acqua scorra da monte a valle. Anche se a tentare di convincermi del contrario fosse un governo tecnico, anche se lo ripetesse qualche frangia dello stesso sindacato.
Perché tutto sta nelle premesse, nelle motivazioni. E’ in esse che si annida l’insidia del falso sillogismo. Mi riferisco alla vulgata secondo la quale esisterebbe una relazione, un rapporto di causa ed effetto, tra la rigidità della tutela contro i licenziamenti illegittimi ed il deficit di crescita economica che in questi anni interessa in maniera particolarmente acuta il nostro (ed altri) paesi. Il trucco sta tutto qui: la premessa è falsa ed è, anzi, evidente il contrario. La più rigida sanzione dei licenziamenti illegittimi nelle imprese con più di 15 dipendenti è assolutamente indifferente rispetto sia alla crescita economica che (ed è questa l’altra sirena) alla propensione delle imprese straniere ad investire in Italia.
L’art. 18, tra due mesi, avrebbe compiuto 42 anni, ma non li festeggerà, Durante quasi mezzo secolo, con un art. 18 sostanzialmente invariato ed applicato in tutta Italia, abbiamo conosciuto fasi di quasi piena occupazione e diversi periodi di crisi, soprattutto abbiamo constatato che a parità di normativa legale una parte del paese poteva prosperare, ritornando a livelli di quasi piena occupazione, sino ad invocare come indispensabile per la crescita l’arrivo di nuovi lavoratori stranieri, mentre l’altra parte del paese affondava nella miseria e nella disoccupazione. Ma ci vuol molto a capire che le sorti della nostra economia non risentono più di tanto della rigidità della norma contro i licenziamenti illegittimi?
Anche i numeri lo confermano: oscillano tra le 400 e le 500 cause di lavoro in corso aventi ad oggetto la tutela antidiscriminatoria del licenziamento illegittimo, a fronte del numero sterminato di controversie.
Allora è un simbolo? Un tabù che l’Europa ci chiede di sacrificare all’altare di chissà quale divinità pagana?
Solo in parte. La partitura si fa più delicata. L’abolizione della reintegrazione non cambierà di molto il panorama, visto che le reintegrazioni, in realtà non sono molte. Tuttavia, l’assenza di questa sorta di spada di Damocle che pesa (ahimè, pesava) sul datore di lavoro, produrrà un altro effetto, ben più grave. Consentirà una disapplicazione ampia e generalizzata dell’intera disciplina lavoristica. Perché il vero effetto dell’art. 18 è stato quello di funzionare, spesso, da deterrente contro la possibile violazione della disciplina lavoristica, dagli straordinari alle norme sulla sicurezza, dalle mansioni ai carichi di lavoro perché non consentiva la minaccia del licenziamento nei confronti dei lavoratori protetti da questa norma.
Ma insomma, lo raccontano soltanto a me, o lo sanno tutti che laddove non opera la protezione dell’art. 18 i diritti dei lavoratori sono calpestati con impressionante frequenza e gravità?
Per farla breve, la sterilizzazione della tutela contro i licenziamenti illegittimi produrrà nell’arco del tempo, l’effetto di un generale abbassamento delle tutele faticosamente conquistate in oltre un secolo di storia grazie alle lotte della classe operaia, all’influsso della dottrina sociale della chiesa, ai movimenti progressisti.
Tra un po’ ci diranno, ma già lo riconoscono, che l’effetto sulla stabilità reale del rapporto non è significativo, ma nel frattempo l’effetto sulle condizioni di lavoro, cioè di vita, delle persone in carne ed ossa, sarà devastante.
Allora si , che la nostra manodopera, iperflessibile ed a basso costo, potrà essere presa in considerazione nella competizione globale che ci contrappone ai paesi più virtuosi in materia di sfruttamento della manodopera.
Allora si, con assetti di liberismo dominante, con una generalizzata riduzione delle tutele, potremo tornare a competere nell’arena mondiale, anche se non con la qualità dei marchi e della qualità ma con la sfrenata riduzione dei costi.
Allora. Magari anche presto. Anzi, già da oggi, con la povertà che avanza e che incomincia a chieder sacrifici persino alla dignità degli uomini e delle donne, ridotti a terminali impotenti del sistema economico. Forse neppure tutti sanno che, un tempo, avevamo persino immaginato un umanesimo capace di collocare quell’uomo e quella donna al centro di tutto, ed il resto di costruirlo attorno e secondo le esigenze di essi.
Ahinoi!
Gianni Loy
La Cagliari che vogliamo. Interviste a Massimo Zedda e a Marco Meloni
In occasione dell’iniziativa di confronto con il Sindaco di Cagliari Massimo Zedda, organizzata da Unica 2.0, Aladin ha intervistato lo stesso Sindaco e Marco Meloni, coordinatore Unica 2.0 e Presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Cagliari.
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Servizio TG Sardegna Uno a cura di Stefania de Michele
Le imprese delle donne fra successi e voglia di credito
Approvato in vai definitiva il decreto sulle semplificazioni
Segnaliamo l’approvazione in via definita della legge sulle semplificazioni, nella quale è, tra l’altro, contenuto l’articolo sulla costituzione delle “società a responsabilità limitata semplificata“, d’interesse per i giovani neo imBprenditori. Il testo di tale articolo nella versione definitiva è riportato dal nostro sito: https://www.aladinpensiero.it/?p=392
Gli studenti incontrano il Sindaco Massimo Zedda
I Sindaci della Sardegna, con a capo Massimo Zedda e Gianfranco Ganau, assumano la leadership della vertenza Sardegna
di Franco Meloni
Partiamo dall’ottima sintesi fatta da La Nuova Sardegna di oggi (22 marzo 2012), ma anziché soffermaci sulle contraddizioni e divisioni tra le forze politiche, anche interne agli schieramenti di maggioranza e opposizione – cosa che sarebbe utile e opportuno fare, e che senz’altro altri faranno – vogliamo mettere in risalto l’unanime intento che sembra animare il Consiglio regionale nel difendere gli interessi della Sardegna nei confronti dello Stato, fino a «avviare una sessione speciale di lavori, aperta ai rappresentanti della società sarda, per la verifica dei rapporti di lealtà istituzionale, sociale e civile con lo Stato, che dovrebbero essere a fondamento della presenza e della permanenza della Regione Sardegna nella Repubblica italiana» (odg Psdaz e altri votato a maggioranza, 34 a 25 ) e a convocare un urgente «tavolo politico allargato alle autonomie locali, ai sindacati e alle associazioni di categoria e imprese» (odg approvato all’unanimità). Sempre nell’odg unitario si chiede inoltre che il governo «in via pregiudiziale e urgente favorisca l’applicazione integrale dell’articolo 8 riformato dello Statuto speciale» (il caso delle entrate fiscali).
E’ la linea scaturita dalle sedute dei cosiddetti Stati Generali convocati dal Consiglio regionale della Sardegna.
A questo punto dobbiamo capire come andare avanti, considerando che questa “vertenza” non può gravare solo sul Consiglio regionale, peraltro debole per quanto riguarda l’autorevolezza anche perchè guidato da una maggioranza talmente compromessa con il governo berlusconiano da non essere credibile nella sua effettiva capacità di contrasto rispetto al potere statale centrale e dunque incapace di costruire al riguardo politiche efficaci.
Il coinvolgimento delle altre Istituzioni e delle parti sociali, che sarebbe comunque indispensabile, assume nella nostra situazione un’importanza enorme perchè chiamato a supplire a una mancanza di leadership credibile da parte della Regione.
Si potrebbe chiuderla qui constatando che non c’è nulla da fare, dando pertanto ragione all’opposizione, che per bocca di Mario Bruno, vice presidente del Consiglio regionale, si domanda «Come fa una Regione che non è riuscita a fare neanche una riforma ed è in ritardo nella sua politica economica a scaricare tutte le responsabilità nei confronti dello Stato? Sono ragionamenti di comodo, così Cappellacci dà le colpe ad altri e il Psd’Az ha l’alibi per rimanere in questa maggioranza del tutto fallimentare». Non potendosi prevedere una “soluzione Monti” per la Sardegna (cioè un governo di transizione più credibile dell’attuale), non rimarrebbe che richiedere le dimissioni di Cappellacci e, ottenutele, dare la parola agli elettori con due anni di anticipo rispetto alla naturale scadenza della legislatura consiliare.
Poichè sembra improbabile, anche se non impossibile, che Cappellacci lasci il campo anticipatamente ci si deve chiedere, e se lo devono chiedere soprattutto i partiti dell’attuale opposizione, se ci sia lo spazio per portare avanti la nostra vertenza, stante le note debolezze di leadership e di vero diffuso consenso.
Personalmente ritengo che l’impresa sia ardua, ma, arrivati a questo punto, nell’interesse della Sardegna la vertenza vada portata avanti con tutto l’impegno e la determinazione possibili. Come? Evidentemente puntando su un più importante ruolo delle altre Istituzioni e delle parti sociali.
Vediamo allora alcuni problemi che si pongono rispetto a questa impostazione, evitando di sommare debolezze a debolezze e pertanto facendo leva sui punti di forza esistenti, cercando quindi di operare per superare i punti di debolezza. Tra i punti di forza vi sono certo le Organizzazioni sindacali, tutte, ma particolarmente Cgil-Cisl-Uil, rafforzate dai quattro scioperi regionali riusciti; c’è la sostanziale adesione delle altre parti sociali, anche datoriali; c’è la presenza delle altre Istituzioni come le Università, ma sopratutto gli Enti locali, vicini alle esigenze dei cittadini.
Ma alcuni punti di forza hanno anche l’altra faccia, quella della debolezza. Ci riferiamo in modo particolare alla mancanza di vera consapevolezza della gravità della situazione da parte di molte Istituzioni, dimostrata dal fatto che al di la delle parole non si vedono loro autonome iniziative che contribuiscano al necessario amalgama per aumentare la forza della vertenza medesima. Insomma la presenza di molte Istituzioni va valutata positivamente in sè, ma negativamente quanto alla capacità di proposta e di iniziativa.
Eppure siamo convinti che esistano idee e energie nuove da mettere in campo. Tutte le organizzazioni dovrebbero fare un esame di coscienza e soprattutto fare la loro parte. Nei Comuni, per esempio, i Sindaci dovrebbero convocare i consigli comunali con modalità aperte per sensibilizzare la popolazione e decidere come portare avanti le rivendicazioni nell’ambito della vertenza unitaria. Si dovrebbero coinvolgere le altre Istituzioni, come le Camere di Commercio e le Università. Queste ultime dovrebbero dimostrare quanto fanno per il territorio e impegnarsi maggiormente, perlomeno per restituire i benefici loro elargiti dalla Regione.
Nel quadro dato probabilmente una leadership potrebbe essere richiesta e assicurata proprio dai Sindaci della Sardegna, alla cui testa vediamo bene non solo l’associazione dei Comuni, ma proprio i Sindaci di Cagliari e di Sassari, i quali attualmente sembrano godere della massima fiducia dei loro concittadini.
Riflettiamo, dibattiamo, operiamo, tenendo conto dell’urgenza di produrre risultati.
Sono riflessioni appena abbozzate e dunque incomplete, che tuttavia che richiedono precisi impegni e coinvolgimenti dei singoli e delle organizzazioni.
Bandi Med di cooperazione transnazionale in scadenza
Il Consiglio regionale per la verifica dei rapporti di lealtà istituzionale, sociale e civile con lo Stato che dovrebbero essere a fondamento della presenza e della permanenza della regione Sardegna nella Repubblica italiana
Gli 80 passi che hanno cambiato il Poetto
Importanza strategica del settore agroalimentare in Sardegna e suoi fattori di competitività
Makers, o dell’autocostruzione
di Marco Cogoni
Lo sviluppo tecnologico sta rendendo possibile la transizione dallo schema classico di produzione-consumo delle merci a uno nuovo basato sull’autocostruzione on demand di oggetti personalizzati.
Open source: dal software all’hardware
In origine si parlava di software di pubblico dominio ed era costituito in massima parte da progetti di scarso interesse commerciale o da piccole parti, distribuite gratuitamente, di grandi progetti venduti sotto licenze in genere del tutto restrittive. Solo i codici già compilati (e quindi illeggibili) facevano parte di questa distribuzione gratuita e gli “ingredienti segreti” (i codici sorgenti) tenuti sempre gelosamente al riparo dagli occhi del pubblico. L’esplosione di un paradigma del tutto diverso si ebbe con lo sviluppo di Linux (una variante del sistema operativo UNIX sviluppato dalla Bell) da parte inizialmente di Linus Torvalds, all’epoca uno studente finlandese di informatica, e in seguito per merito di una comunità tuttora in crescita. La devastante novità portata avanti da questa comunità era costituita dalla condivisione dei codici sorgenti fra tutti i membri di un progetto. Non solo: queste comunità non avevano recinti troppo stretti per far accedere nuovi adepti e l’unica barriera era in genere costituita dalla dimostrazione pubblica delle proprie competenze e motivazioni, e il mettere a disposizione degli altri i risultati del proprio lavoro.
La Cagliari che vogliamo
Venerdì 23 marzo 2012 ore 17 Teatro Nanni Loy, Casa dello studente di via Trentino, Cagliari
UniCa 2.0 organizza un dibattito aperto tra gli Studenti dell’Università di Cagliari e Massimo Zedda, Sindaco della città che li ospita, incentrato sul tema della Cittadinanza Studentesca e del Diritto allo Studio a Cagliari. Domande, proposte, riflessioni degli studenti su: residenzialità, trasporti, servizi, spazi aggregativi, tirocini, biblioteche e politiche giovanili. Cagliari sta diventando una città studentesca? Venite a dare il vostro contributo! Coordina UniCa 2.0.
Interviene Massimo Zedda, Sindaco di Cagliari.
Le imprese delle donne fra successi e voglia di credito
Il Comitato IF della Camera di Commercio di Cagliari promuove l’evento “Le imprese delle donne fra successi e voglia di credito”, che si terrà lunedì 26 marzo, dalle ore 9,00 alle 14, alla Fiera Campionaria della Sardegna, Padiglione Mediterraneo Sala Tola-Sulis, nell’ambito della IV edizione della Giornata delI’Imprenditrice.