Editoriali

Che succede? Che fare?

elezionic3dem_banner_04Destra, sinistra e il sistema elettorale
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by c3dem_admin | su C3dem
Nella situazione italiana servirebbe una legge proporzionale: le alleanze, viste le difficoltà, si farebbero a posteriori, in una forma non obbligata dalla ricerca dei voti, ma per un accordo a governare in base a un patto esplicito

Tanto i sondaggi, quanto i pareri degli esperti e le analisi dedicate ai singoli seggi, danno per certa la vittoria delle destre nelle prossime elezioni politiche.
Del resto, non occorre un particolare acume, né calcoli troppo complicati, per prendere atto che un’ampia parte dei seggi uninominali sarà appannaggio della destra, che si presenta unita e compatta a differenza della sinistra.
D’altronde che poteva fare il PD? Letta ha disperatamente cercato di mettere insieme il più ampio schieramento possibile, cioè le diverse forze presenti, ad esclusione dei 5Stelle (dopo il loro comportamento inaccettabile) e Renzi (uscito dal partito in passato).
L’operazione non è riuscita ed in effetti era difficile, anche se tutt’altro che sbagliata: certo che se se ipoteticamente si dovesse scegliere tra Calenda e la sinistra, sarebbe meglio un’alleanza politica con Calenda rispetto a un accordo elettorale con una sinistra del no.
Così si esprime anche Arturo Parisi che, in un’intervista sull’Avvenire, sostiene che il PD doveva allearsi solo coi partiti favorevoli a Draghi, ma poi lui stesso dice che il sistema (elettorale) è bipolare. Ma questo non obbliga a fare alleanze con tutti se si vuole concorrere?
Se contassimo i voti degli elettori, probabilmente destra e sinistra si troverebbero pressappoco alla pari, ma, ciononostante, la destra sembra destinata a vincere nettamente.
E’ facile desumere che ci sia qualcosa che non funziona in questa legge elettorale: legge ibrida – la cui responsabilità è tanto della destra che della sinistra – che risponde a varie spinte in senso maggioritario, bipolare e a favore della governabilità.
Il risultato finale è un pasticcio: poiché il sistema “reale” non è bipolare (come mettere insieme PD, Calenda, Renzi, 5Stelle, Sinistra Italiana, Impegno Civico, Europa+), il sistema elettorale risulta sbilanciato.
E’ necessaria una precedente realtà bipolare dei partiti perché si possa applicare una legge elettorale bipolare, altrimenti si genera uno sconquasso ed è ciò che sta per accadere.
Fra parentesi: il sistema bipolare è un’idea molto bella, ma di difficile realizzazione e va sparendo di fatto nei paesi europei.
Dunque, nella situazione italiana, sarebbe meglio pensare a una legge proporzionale (con una quota minima di accesso): le alleanze, viste le difficoltà, si farebbero a posteriori, in una forma non obbligata dalla ricerca dei voti, ma per un accordo a governare in base a un patto esplicito.
L’ansia per il maggioritario e la governabilità ha portato ad altri provvedimenti elettorali tanto esagerati quanto chiaramente antidemocratici: tutte le liste e i candidati sono decisi a Roma e l’elettore può solo esprimere un sì o un no, ma non esprimere preferenze per i candidati.
Si tratta di vere e proprie prevaricazioni che non hanno alcuna giustificazione: occorre ritornare a liste di candidati decise a livello locale e mettere i cittadini in grado di scegliere i candidati che preferiscono.
Questo è anche un modo – certamente non l’unico, ma efficace – di rivitalizzare i partiti: se i candidati vogliono essere scelti e votati devono impegnarsi a livello locale, farsi conoscere, meritare il consenso, ciò che rende l’intero partito più vivo e la partecipazione più attiva.
Possono certamente manifestarsi consorterie locali (sono sempre esistite) e verificarsi operazioni non limpide: su questo deve vigilare il centro, che ha compiti di controllo e di orientamento.
Se avvengono fatti di questo genere significa che in quella città o provincia il partito non funziona e dunque l’intervento dovrà essere realizzato a monte per garantire un partito democratico e trasparente.
Se si andasse nella direzione qui proposta, si potrebbe forse realizzare un passo in avanti nella democrazia, tanto nel paese che nei partiti.

Sandro Antoniazzi
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aladin-logo-lampadaConcordo sulla necessità di una nuova legge elettorale proporzionale con uno sbarramento ragionevole. Non invece sull’individuazione delle responsabilità per la caduta del governo Draghi. Stante i vicoli della pessima (e incostituzionale) legge elettorale vigente, avrei voluto che si costruisse un’alleanza costituzionale tra diversi per contrastare e perfino battere la destra. Così è andata, diversamente purtroppo. Ne prendiamo atto. La situazione è sotto gli occhi di tutti. Cerchiamo di limitare i danni. Come? Innanzitutto votare e convincere a votare una delle liste credibili dello schieramento avverso alla destra, puntando su buoni candidati, che comunque a ben vedere ci sono!
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c3dem_banner_04LA CHIESA E LE ELEZIONI. IL PAPA E LA GUERRA. MELONI DRAGHIANA?

31 Agosto 2022 su C3dem
Lorenzo Prezzi, “Il silenzio della Chiesa nella campagna elettorale è pieno di messaggi” (Domani). Eugenia Roccella, “Dopo Andrea Riccardi anche Ernesto Galli Della Loggia torna sull’irrilevanza dei cattolici in politica” (Foglio). PAPA E GUERRA: una nota del Corriere della sera: “Il Vaticano: inaccettabile la guerra iniziata da Mosca”. Franco Monaco, “La pietà del papa per le vittime e la resa politica alla guerra” (Avvenire). PARTITI / FRATELLI D’ITALIA: Marcello Sorgi, “Se Meloni si riscopre draghiana” (La Stampa). Francesco Bei, “L’ambiguità di Meloni e l’eredità di Draghi” (Repubblica). Claudio Cerasa, “La forza del non essere” (Foglio). Flavia Perina, “Il bisogno di essere mamma e premier” (La Stampa). Gianluca Passarelli, “Giorgia Meloni potrebbe vincere le elezioni e perdere Palazzo Chigi” (Domani). Karima Moual, “I ‘patrioti’ contro i migranti” (La Stampa). Roberto Napoletano, “E’ Salvini la spina nel fianco di Meloni” (Il Quotidiano). Claudio Tito, “Il Ppe sdogana Meloni ma punta a sostituire Salvini con Calenda” (Repubblica). 5 STELLE: Simone Canettieri, “Ecco il nuovo format del Conte rosso” (Foglio). DEM: Giuseppe Provenzano, “Destra unita soltanto contro i più poveri” (intervista a La Stampa). Elsa Fornero, “Sinistra incapace di un messaggio forte” (intervista a La Stampa). Gianfranco Pasquino, “Letta, il Pd e gli elettori indecisi da conquistare” (Domani). SINISTRA: Walter Siti e Luciana Castellini, “La sinistra e l’identità, un dialogo” (Domani). GOVERNO: Daniele Manca, “L’illusione di ricette semplici” (Corriere della sera). Stefano Folli, “Partiti, gas e Ue, un banco di prova” (Repubblica). Fausta Chiesa, “Chi decide la quotazione del gas e perché serve legarla alle rinnovabili” (Corriere). Paolo Romani, “Capire una crisi” (Foglio). IDEE: Angelo Panebianco, “Il mondo multipolare e il valore della linea atlantica” (Corriere). Giuliano Ferrara, “Quanti danni ha fatto l’ambientalismo. Una provocazione” (Foglio). Mauro Magatti, “Addio al sonno della ragione, fine dell’abbondanza, illusioni e iniquità” (Avvenire).
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ELEZIONI IN TEMPO DI CAMBIAMENTO, È L’ORA DI DARE DI PIÙ – DI LUCIA FRONZA CREPAZ
Set 2, 2022 – 05:35:52 – CEST su Politicainsieme.
Siamo in una fase di grande trasformazione dove le crisi ricorrenti sono l’indice di un cambiamento in atto che stenta a trovare soluzioni. Il ruolo indispensabile della partecipazione politica nel segnare strade nuove a partire dall’affrontare ogni questione da una prospettiva sovranazionale.

Le frasi scritte e dette per descrivere il desolante panorama politico in atto in Italia che hanno portato a queste elezioni sono ormai tutte esaurite. Una su tutte: «È tutto solo un circo, perché parteciparvi con il mio voto?». Eppure, mi sento di dire che oggi la prospettiva giusta sia, invece, quella di dare di più, non di meno! A cominciare proprio dal voto.

Quello che vediamo e che giustamente ci dà la nausea è l’ennesima prova che cercare di capire da dove è partita la valanga risulterebbe poco più che una perdita di tempo. Qui occorre mettere mano al sistema, poiché le crisi subentranti sono indice di un cambiamento in atto che stenta a trovare soluzioni. Chi è sovrano, il popolo, ovvero tutti noi, dobbiamo metterci alla stanga.

Quali i punti chiave su cui occorre aumentare l’impegno per capire e agire di conseguenza?
[segue]

1 settembre Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato

b1c9843a-7a54-499b-bc84-a190605ffaf9Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato: il Messaggio del Papa
Pubblichiamo di seguito il Messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del Creato (1° settembre 2022).

Cari fratelli e sorelle!

“Ascolta la voce del creato” è il tema e l’invito del Tempo del Creato di quest’anno. Il periodo ecumenico inizia il 1° settembre con la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato e si conclude il 4 ottobre con la festa di San Francesco. È un momento speciale per tutti i cristiani per pregare e prendersi cura insieme della nostra casa comune. Originariamente ispirato dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, questo tempo è un’opportunità per coltivare la nostra “conversione ecologica”, una conversione incoraggiata da San Giovanni Paolo II come risposta alla “catastrofe ecologica” preannunciata da San Paolo VI già nel 1970.

Se impariamo ad ascoltarla, notiamo nella voce del creato una sorta di dissonanza. Da un lato, è un dolce canto che loda il nostro amato Creatore; dall’altro, è un grido amaro che si lamenta dei nostri maltrattamenti umani. Il dolce canto del creato ci invita a praticare una «spiritualità ecologica» (Lett. enc. Laudato si’, 216), attenta alla presenza di Dio nel mondo naturale. È un invito a fondare la nostra spiritualità sull’«amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale» ( ibid., 220). Per i discepoli di Cristo, in particolare, tale luminosa esperienza rafforza la consapevolezza che «tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste» ( Gv 1,3). In questo Tempo del Creato, riprendiamo a pregare nella grande cattedrale del creato, godendo del «grandioso coro cosmico» di innumerevoli creature che cantano le lodi a Dio. Uniamoci a San Francesco d’Assisi nel cantare: “Sii lodato, mio Signore, con tutte le tue creature” (cfr Cantico di frate sole). Uniamoci al Salmista nel cantare: «Ogni vivente dia lode al Signore!» ( Sal 150,6).

Purtroppo, quella dolce canzone è accompagnata da un grido amaro. O meglio, da un coro di grida amare. Per prima, è la sorella madre terra che grida. In balia dei nostri eccessi consumistici, essa geme e ci implora di fermare i nostri abusi e la sua distruzione. Poi, sono le diverse creature a gridare. Alla mercé di un «antropocentrismo dispotico» (Laudato si’, 68), agli antipodi della centralità di Cristo nell’opera della creazione, innumerevoli specie si stanno estinguendo, cessando per sempre i loro inni di lode a Dio. Ma sono anche i più poveri tra noi a gridare. Esposti alla crisi climatica, i poveri soffrono più fortemente l’impatto di siccità, inondazioni, uragani e ondate di caldo che continuano a diventare sempre più intensi e frequenti. Ancora, gridano i nostri fratelli e sorelle di popoli nativi. A causa di interessi economici predatori, i loro territori ancestrali vengono invasi e devastati da ogni parte, lanciando «un grido che sale al cielo» (Esort. Ap. postsin. Querida Amazonia, 9). Infine, gridano i nostri figli. Minacciati da un miope egoismo, gli adolescenti chiedono ansiosi a noi adulti di fare tutto il possibile per prevenire o almeno limitare il collasso degli ecosistemi del nostro pianeta.

Ascoltando queste grida amare, dobbiamo pentirci e modificare gli stili di vita e i sistemi dannosi. Sin dall’inizio, l’appello evangelico «Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino!» (Mt 3,2), invitando a un nuovo rapporto con Dio, implica anche un rapporto diverso con gli altri e con il creato. Lo stato di degrado della nostra casa comune merita la stessa attenzione di altre sfide globali quali le gravi crisi sanitarie e i conflitti bellici. «Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana» (Laudato si’, 217).

Come persone di fede, ci sentiamo ulteriormente responsabili di agire, nei comportamenti quotidiani, in consonanza con tale esigenza di conversione. Ma essa non è solo individuale: «La conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria» (ibid., 219). In questa prospettiva, anche la comunità delle nazioni è chiamata a impegnarsi, specialmente negli incontri delle Nazioni Unite dedicati alla questione ambientale, con spirito di massima cooperazione.

Il vertice COP27 sul clima, che si terrà in Egitto a novembre 2022, rappresenta la prossima opportunità per favorire tutti insieme una efficace attuazione dell’Accordo di Parigi. È anche per questo motivo che ho recentemente disposto che la Santa Sede, a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, aderisca alla Convenzione-Quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici e all’Accordo di Parigi, con l’auspicio che l’umanità del XXI secolo «possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità» ( ibid., 165). Raggiungere l’obiettivo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C è alquanto impegnativo e richiede la responsabile collaborazione tra tutte le nazioni a presentare piani climatici, o Contributi Determinati a livello Nazionale, più ambiziosi, per ridurre a zero le emissioni nette di gas serra il più urgentemente possibile. Si tratta di “convertire” i modelli di consumo e di produzione, nonché gli stili di vita, in una direzione più rispettosa nei confronti del creato e dello sviluppo umano integrale di tutti i popoli presenti e futuri, uno sviluppo fondato sulla responsabilità, sulla prudenza/precauzione, sulla solidarietà e sull’attenzione ai poveri e alle generazioni future. Alla base di tutto dev’esserci l’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente che, per noi credenti, è specchio dell’«amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino». La transizione operata da questa conversione non può trascurare le esigenze della giustizia, specialmente per i lavoratori maggiormente colpiti dall’impatto del cambiamento climatico.

A sua volta, il vertice COP15 sulla biodiversità, che si terrà in Canada a dicembre, offrirà alla buona volontà dei governi l’importante opportunità di adottare un nuovo accordo multilaterale per fermare la distruzione degli ecosistemi e l’estinzione delle specie. Secondo l’antica saggezza dei Giubilei, abbiamo bisogno di «ricordare, tornare, riposare e ripristinare». Per fermare l’ulteriore collasso della “rete della vita” – la biodiversità – che Dio ci ha donato, preghiamo e invitiamo le nazioni ad accordarsi su quattro principi chiave: 1. costruire una chiara base etica per la trasformazione di cui abbiamo bisogno al fine di salvare la biodiversità; 2. lottare contro la perdita di biodiversità, sostenerne la conservazione e il recupero e soddisfare i bisogni delle persone in modo sostenibile; 3. promuovere la solidarietà globale, alla luce del fatto che la biodiversità è un bene comune globale che richiede un impegno condiviso; 4. mettere al centro le persone in situazioni di vulnerabilità, comprese quelle più colpite dalla perdita di biodiversità, come le popolazioni indigene, gli anziani e i giovani.

Lo ripeto: «Voglio chiedere, in nome di Dio, alle grandi compagnie estrattive – minerarie, petrolifere, forestali, immobiliari, agroalimentari – di smettere di distruggere i boschi, le aree umide e le montagne, di smettere d’inquinare i fiumi e i mari, di smettere d’intossicare i popoli e gli alimenti».

Non si può non riconoscere l’esistenza di un «debito ecologico» (Laudato si’, 51) delle nazioni economicamente più ricche, che hanno inquinato di più negli ultimi due secoli; esso richiede loro di compiere passi più ambiziosi sia alla COP27 che alla COP15. Ciò comporta, oltre a un’azione determinata all’interno dei loro confini, di mantenere le loro promesse di sostegno finanziario e tecnico per le nazioni economicamente più povere, che stanno già subendo il peso maggiore della crisi climatica. Inoltre, sarebbe opportuno pensare urgentemente anche a un ulteriore sostegno finanziario per la conservazione della biodiversità. Anche i Paesi economicamente meno ricchi hanno responsabilità significative ma “diversificate” (cfr ibid., 52); i ritardi degli altri non possono mai giustificare la propria inazione. È necessario agire, tutti, con decisione. Stiamo raggiungendo “un punto di rottura” (cfr ibid., 61).

Durante questo Tempo del Creato, preghiamo affinché i vertici COP27 e COP15 possano unire la famiglia umana (cfr ibid., 13) per affrontare decisamente la doppia crisi del clima e della riduzione della biodiversità. Ricordando l’esortazione di San Paolo a rallegrarsi con chi gioisce e a piangere con chi piange (cfr Rm 12,15), piangiamo con il grido amaro del creato, ascoltiamolo e rispondiamo con i fatti, perché noi e le generazioni future possiamo ancora gioire con il dolce canto di vita e di speranza delle creature.

Roma, San Giovanni in Laterano, 16 luglio 2022, Memoria della B.V. Maria del Monte Carmelo

21 Luglio 2022
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050713-006

Che succede? Che fare?

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31 Agosto 2022 su C3dem
Lorenzo Prezzi, “Il silenzio della Chiesa nella campagna elettorale è pieno di messaggi” (Domani). Eugenia Roccella, “Dopo Andrea Riccardi anche Ernesto Galli Della Loggia torna sull’irrilevanza dei cattolici in politica” (Foglio). PAPA E GUERRA: una nota del Corriere della sera: “Il Vaticano: inaccettabile la guerra iniziata da Mosca”. Franco Monaco, “La pietà del papa per le vittime e la resa politica alla guerra” (Avvenire). PARTITI / FRATELLI D’ITALIA: Marcello Sorgi, “Se Meloni si riscopre draghiana” (La Stampa). Francesco Bei, “L’ambiguità di Meloni e l’eredità di Draghi” (Repubblica). Claudio Cerasa, “La forza del non essere” (Foglio). Flavia Perina, “Il bisogno di essere mamma e premier” (La Stampa). Gianluca Passarelli, “Giorgia Meloni potrebbe vincere le elezioni e perdere Palazzo Chigi” (Domani). Karima Moual, “I ‘patrioti’ contro i migranti” (La Stampa). Roberto Napoletano, “E’ Salvini la spina nel fianco di Meloni” (Il Quotidiano). Claudio Tito, “Il Ppe sdogana Meloni ma punta a sostituire Salvini con Calenda” (Repubblica). 5 STELLE: Simone Canettieri, “Ecco il nuovo format del Conte rosso” (Foglio). DEM: Giuseppe Provenzano, “Destra unita soltanto contro i più poveri” (intervista a La Stampa). Elsa Fornero, “Sinistra incapace di un messaggio forte” (intervista a La Stampa). Gianfranco Pasquino, “Letta, il Pd e gli elettori indecisi da conquistare” (Domani). SINISTRA: Walter Siti e Luciana Castellini, “La sinistra e l’identità, un dialogo” (Domani). GOVERNO: Daniele Manca, “L’illusione di ricette semplici” (Corriere della sera). Stefano Folli, “Partiti, gas e Ue, un banco di prova” (Repubblica). Fausta Chiesa, “Chi decide la quotazione del gas e perché serve legarla alle rinnovabili” (Corriere). Paolo Romani, “Capire una crisi” (Foglio). IDEE: Angelo Panebianco, “Il mondo multipolare e il valore della linea atlantica” (Corriere). Giuliano Ferrara, “Quanti danni ha fatto l’ambientalismo. Una provocazione” (Foglio). Mauro Magatti, “Addio al sonno della ragione, fine dell’abbondanza, illusioni e iniquità” (Avvenire).

C’è ancora spazio per il pensiero?

cost-terra-logologo76Newsletter n.272 del 23 agosto 2022

GUERRA STRUTTURALE

Cari Amici,
in TV ci si domanda perché la guerra in Ucraina è sparita dalla campagna elettorale, che peraltro si sta facendo nella stessa TV. Già, perché è sparita? Chi sa un po’ di giornalismo sa che a “fare notizia” è ciò che è nuovo e fuori dell’ordinario, per esempio un padrone che morde il cane, non un cane che morde il padrone. La guerra in Ucraina non fa più notizia perché è diventata di routine, dura da sei mesi, e non accenna a finire. E perché non finisce? È una guerra bizzarra e insensata: essa non era affatto necessaria: platealmente annunciata (dall’armata russa sul confine) non ci voleva niente ad evitarla. Bastava smettere di dire che l’Ucraina doveva entrare nella NATO (come aveva osato fare il cancelliere tedesco Scholz), bastava per il Donbass rispettare gli accordi di Minsk, e l’aggressione non ci sarebbe stata; poi sarebbe bastato un negoziato in cui si stabilisse la neutralità dell’Ucraina e un’autodeterminazione per il Donbass, come ventilato subito nell’incontro tra i belligeranti ad Ankara, e la guerra sarebbe immediatamente cessata. Invece Biden e la NATO si sono affrettati a dire che sarebbe stata una guerra di lunga durata, Zelensky è andato su tutti i teleschermi del mondo a chiedere armi, gli “Alleati” e Draghi gliene hanno fornito sempre di più, e la guerra è diventata perenne, né Putin ha scatenato l’Armata ex Rossa o ha voluto rischiare i 26 milioni di morti della II guerra mondiale per occupare Kiev e farla finire in fretta. Così la guerra d’Ucraina è diventata una guerra strutturale, non più tra Russia e Ucraina, ma per il nuovo “ordine” del mondo, mettendo ai margini la Russia e la Cina. La guerra mondiale “a pezzi”, lamentata dal Papa, è diventata così una guerra mondiale intera, con un solo “pezzo” votato al sacrificio dai suoi amici, dai suoi nemici e dai suoi cattivi governanti, l’Ucraina. È questa la ragione per cui prendiamo il lutto per l’Ucraina, partecipiamo al suo immenso dolore, vittima com’è di un gioco che la supera.
Ma come mai, evitata la terza guerra mondiale per tutto il Novecento, si è preso spensieratamente il rischio di farla nel 2000? La ragione è che tutti sono convinti, o sperano, che non sia una guerra nucleare; Putin ha del resto assicurato che non userà l’atomica se non nel caso che la Russia sia al limite di scomparire come Stato. D’altra parte la dottrina sulla guerra non è più quella virtuosa millantata fino a ieri, solo “di difesa” (come si chiamano ora i ministeri che prima erano “della guerra”) o di reazione a un’aggressione; dopo la catastrofe imprevista delle Due Torri la “Strategia della sicurezza nazionale americana” ha stabilito che non si può lasciare “che i nemici sparino per primi”, la deterrenza non funziona, la miglior difesa è l’attacco, gli Stati Uniti agiranno, se necessario, preventivamente: tutto testuale. Così, esorcizzata l’atomica, Il recupero della guerra, deciso subito dopo la rimozione del muro di Berlino con la guerra del Golfo, si è reso effettivo, ed ecco che ora la guerra è diventata strutturale, fondativa, è stata ripristinata cioè come strutturante delle relazioni internazionali e dell’ordine del mondo, come è sempre stata dall’inizio della storia fino ad ora, indissolubile dalla politica degli Stati; la guerra non solo come continuazione, ma come sostituzione della politica con altri mezzi.
Questa è la ragione per farne il ripudio. Nella Costituzione italiana esso già c’è, ma la guerra non si fa mai da soli, se non è ripudiata anche dagli altri il ripudio non funziona. E neanche ci permettono di praticarlo: durante l’equilibrio del terrore, nella divisione internazionale (atlantica) del lavoro a noi era assegnato il compito di distruggere l’Ungheria con i missili da Comiso; chissà perché dovevamo prendercela con l’Ungheria. Poi abbiamo fatto anche noi la guerra all’Iraq, poi da Aviano sono partiti gli aerei che bombardavano Belgrado, ed ora abbiamo riempito di armi l’Ucraina e facciamo anche quella guerra là. Perciò abbiamo preso l’iniziativa di proporre ai candidati al futuro Parlamento di promuovere un Protocollo ai Trattati internazionali esistenti per un ripudio generalizzato della guerra e la difesa dell’integrità della Terra; e in pochi giorni da quando l’abbiamo annunciata, nell’ultima newsletter, le adesioni sono state molte centinaia: un successo, ma soprattutto un impegno e una speranza. E il ripudio deve essere “sovrano”: cioè deve stare sopra a tutto, ed essere propugnato non solo dai governi, ma dai parlamentari e dagli abitanti del pianeta come sovrani.
Sul Corriere della Sera si sono domandati poi “dove stanno i cattolici in questa campagna elettorale”, dato che non si preoccupano nemmeno del Credo proclamato da Salvini (ma quale, il credo niceno-costantinopolitano?). Bene, se li cercassero li troverebbero, insieme agli altri, tra i sostenitori di questa iniziativa, tra quelli che vanno a portare gli aiuti all’Ucraina invasa, tra quelli che con la Mediterranea Savings Humans e le altre navi umanitarie tirano fuori i naufraghi dal Mediterraneo e li fanno scampare ai flutti e alla Guardia costiera dei lager libici, finanziata e patrocinata da noi, e in chi ogni domenica chiede la pace dalla finestra di piazza san Pietro.
Nel sito pubblichiamo l’appello e il Protocollo da promuovere “per il ripudio sovrano della guerra e la difesa dell’integrità della Terra” con le firme che finora siamo riusciti a registrare; e ai firmatari chiediamo ora di rivolgersi ai candidati alle elezioni, di cui ieri sono state pubblicate le liste, per sapere se vogliono assumerne il relativo impegno.
Con i più cari saluti,

www.chiesadituttichiesadeipoveri.it

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Un appello ai candidati alle elezioni
UN PROTOCOLLO SUL RIPUDIO DELLA GUERRA
11 AGOSTO 2022 / EDITORE / COSTITUENTE TERRA /
PER UN PROTOCOLLO SUL RIPUDIO SOVRANO DELLA GUERRA E LA DIFESA DELL’INTEGRITÀ DELLA TERRA

UN APPELLO AI CANDITATI DEL 25 SETTEMBRE

NOI ELETTORI, SOVRANI E SOVRANE, SENSIBILI AI PRINCIPI COSTITUZIONALI E AGLI IDEALI PERSEGUITI DA “COSTITUENTE TERRA”, “ LAUDATO S Ì”, “ CHIESADITUTTICHIESADEIPOVERI”, “RETE PACE E DISARMO”, “SBILANCIAMOCI”,“NOI SIAMO CHIESA”, “FONDAZIONE BASSO ISSOCO”,” CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO”, “FONDAZIONE INTERNAZIONALE PER IL DIRITTO E LA LIBERAZIONE DEI POPOLI””, “COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE”, “ PAX CHRISTI”,” CENACOLO IN ASCOLTO DI PAPA FRANCESCO”,”COMITATI DOSSETTI E PER LA COSTITUZIONE”, “ACI” E DA ALTRE ASSOCIAZIONI ANALOGAMENTE ISPIRATE,

RIVOLGIAMO AI CANDIDATI DI TUTTE LE LISTE ALLE ELEZIONI DEL 25 SETTEMBRE 2022 UN FERVIDO APPELLO IN FAVORE DELLA PACE.

LO FACCIAMO SPINTI DALL’URGENZA DI USCIRE DA UNA GUERRA INCONTROLLATA E FATTA SPETTACOLO, MEMORI DELLE TRAGEDIE PASSATE, COMUNICANDO NEL DOLORE DELLE VITTIME, DEI NAUFRAGHI, DEI PROFUGHI, DELLE DONNE UMILIATE E OFFESE, CONFIDANDO NELL’ASCOLTO DI QUELLI CHE SARANNO I NOSTRI RAPPRESENTANTI.

La guerra, maturata nella sfida e nei sospetti reciproci, cominciata sciaguratamente come guerra tra la Russia e l’Ucraina, divenuta inopinatamente guerra tra la NATO e la Russia, pronosticata come guerra tra l’Occidente e la Cina e incombente come guerra mondiale, non si fermerà da sola e senza una straordinaria iniziativa politica che la intercetti precipiterà verso un esito infausto per l’umanità tutta. Questa Iniziativa politica resiliente però sarebbe vana se limitata a sospendere la guerra in atto e non invece a estromettere la guerra dal diritto e da ogni eventualità futura.

Chiunque può prendere questa iniziativa. Sappiamo dalla storia che la salvezza può venire dal forte come dal debole, da più Stati insieme ma anche da un solo Paese, dal concorso di molti ma anche dal personale operato di una sola o di un solo.

Noi pensiamo che possa essere l’Italia a prendere questa iniziativa e che la grande opportunità offerta da queste elezioni possa far sì che a condurla siano il prossimo governo e il prossimo Parlamento.

La richiesta ai candidati al prossimo Parlamento è pertanto di impegnarsi con gli elettori a far sì che l’Italia, governo e popolo, promuova un generale ripudio della guerra quale scritto nella sua Costituzione e già fatto proprio dalla Carta dell’ONU. Questa iniziativa politica dovrebbe prendere la forma della proposta alle altre Parti contraenti dei Trattati europei e dello Statuto delle Nazioni Unite di un Protocollo sul ripudio della guerra e la difesa dell’integrità della Terra. (Quarantatre, compresi quelli soppressi, sono i Protocolli già allegati ai Trattati europei, da quello sul ruolo dei Parlamenti nazionali a quello sui privilegi dell’Unione Europea).

IL PROTOCOLLO SUL RIPUDIO DELLA GUERRA

Il Protocollo sul Ripudio Sovrano della Guerra da discutere in Parlamento dovrebbe avere i seguenti contenuti.

Le Alte Parti Contraenti hanno convenuto le Disposizioni seguenti, che vengono allegate al Trattato che istituisce l’Unione Europea e allo Statuto delle Nazioni Unite

La guerra è ripudiata in tutte le sue forme, comprese le sanzioni indiscriminate e ogni altra modalità di genocidio, a cominciare dalla definitiva abolizione e interdizione delle armi nucleari e delle altre armi di distruzione di massa, biologiche, chimiche, radiologiche, come delle mine antiuomo.

Un nuovo sistema di sicurezza collettivo, garantito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adempierà alle funzioni di mutuo aiuto e di difesa già esercitate dalle alleanze militari di parte e comporterà una riduzione graduale e condivisa delle spese militari nonché della fabbricazione e del commercio di tutti gli armamenti.

Dovere di tutti i popoli e Stati è la difesa della Terra, patria e madre di tutti. Compito e obiettivo comune è arginare un uso delle risorse lesivo dell’ambiente naturale, ripristinare l’equilibrio ecologico e salvaguardare le specie viventi.

La coesistenza fraterna degli Stati in ogni circostanza, favorevole o avversa, la rinunzia a modificarne con la forza i confini, la liberazione e il riconoscimento del diritto e dell’autodeterminazione dei popoli sono norma comune e bene fondamentale dell’intera Comunità della Terra.

A partire dalle tradizioni costituzionali degli Stati membri, dalle culture e valori dei popoli e dalle esperienze di convivenza pacifica già in atto nella famiglia umana assumiamo l’impegno di predisporre con un’ampia consultazione e promulgare una Costituzione della Terra che garantisca giusti ordinamenti, la dignità del lavoro e il godimento universale dei diritti e dei beni fondamentali a tutti gli uomini e le donne del Pianeta nessuno escluso.

Nel chiedere questo impegno legislativo e politico ai nostri futuri rappresentanti in Parlamento noi sappiamo che il ripudio della guerra nella sua piena effettività comporta il rovesciamento di una cultura millenaria e il passaggio a un nuovo corso storico che è compito della politica assecondare e governare. Le candidate e i candidati che condivideranno e manterranno l’ impegno che qui viene loro richiesto si segnaleranno in tal modo agli elettori per affidabilità e lungimiranza.

Chi intende aderire a questo documento può comunicare la sua firma scrivendo all’indirizzo mail:

ripudiosovrano@gmail.com

I candidati possono aggiungere la loro firma allo stesso indirizzo specificando la lista in cui si presentano.

Seguono le firme:

Raniero La Valle, Tecla Mazzarese, Domenico Gallo, Grazia Tuzi, mons. Domenico Mogavero, già vescovo di Mazara del Vallo, Moni Ovadia, Paola Paesano, Luigi Ferrajoli, Agata Cancelliere, Nino Mantineo, Felice Scalia, Enrico Peyretti, Claudio Ciancio, Francesco Di Matteo, Angelo Cifatte, Giangiacomo Migone, Francesco Comina, Sergio Tanzarella, Maurizio Serofilli, Raul Mordenti, Il presidente e il Direttivo di “LAUDATO SI’, un’alleanza per il clima, la cura della terra, la giustizia sociale” (Mario Agostinelli, Virginio Colmegna, Emilio Molinari. Daniela Padoan, Emanuela Vicentini, Guido Viale, Marco Cavedon, Oreste Magni, Simona Sambati), Marilù Fantini, don Renato Sacco, Giovanna Carotti, Paolo Bertagnolli, Rosemarie Bertagnolli, Christian Troger, Rita Dé Chilovi, Luigi Bertagnolli, Rita Rauch, Trebo Hermann, Martha Verdorfer, Gianni Ventura, Donatella D’Ecclesiis, Patrizia Scaini, Elisabetta Maetzke, Michelangelo Bovero (università di Torino), Guglielmo Fransoni (Università di Foggia), Silvio Mazzarese (Università di Palermo), Francesco Pallante (Università di Torino), Paola Parolari (università di Brescia),Valentina Pazè (Università di Torino), Persio Tincani (università di Bergamo), Franco Valenti (membro Centro Studi Immigrazione Verona), UDIPALERMO (presidente Mariella Pasinati), Aid for Education (presidente Simona Lavo), Carolina Gorni, Domenica Sottini, Stefania Chiaf, Irma Avi. Antonio Marotta (direzione nazionale di Rifondazione comunista), Rosario Nicchitta (architetto), Luisa Capitummino, Valentina Chinnici (Consigliera comunale Palermo), Domenica Coratti, Anna Maria De Filippi, Pina Mandolfo (regista), Anna Staropoli (sociologa). Fondazione Calzari Trebeschi, Brescia (Presidente Fulvio Bertoletti), Associazione Sostenibiltà Equità Solidarietà (Presidente Maurizio Pallante), Le rose bianche, Palermo, Emily Palermo, Circolo Laudato sì Palermo, Associazione Governo di Lei, Associazione Erripa Achille Grandi, Adel Jabbar (sociologo), Michele Negro, Sergio Paronetto, Attilio Pisanò (università del Salento), Carla Padovan, Giovanni Benzoni, Maria Chiara Zoffoli, Domenico Basile, Carlo Fiocchi, Leopoldo Cassibba, Antonio Gorgellino, don Marco Tenderini (Lecco), don Achille Rossi, Antonio Guerrini, “L’altrapagina”, Marco Romani, Anna Sabatini Scalmati, psicoterapeuta, Giacomo Cortesi, il Centro Ernesto Balducci di Zugliano (Udine): Davide Almacolle, Roberta Guarnotta, Gianluigi Bettoli, Valentina Degano, Alessandro Capuzzo, Paolo Tubaro. Bruno Fini; Carmen Barro e Enzo Marcolin (Pordenone), Raffaele Luise, don Giovanni Cereti, Vittorio Bellavite, Marco Romani, “Pane pace e lavoro”, Amici della Cittadella / Memoria e profezia (Assisi): Renzo Salvi (presidente), Silvano Balestra, Gabriella Cappiello, Rosaria Carbone, Maria Gabriella Mansi; Redazione di “Rocca”, quindicinale della PCC (Assisi): Mariano Borgognoni (direttore), Franca Cicoria, Riccardo Valeriani, Maria Luisa Arena, Gianfranco Schiavone (presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà), Maria Angela Bertoni, Vincenzo Cesarano, Annalisa Comuzzi, Anna Pitotti, Battista Villa, Renata Zille, Antonio Peratoner, Grazia Santin, Antonello Lestani, Tina Zani, Marco Lombardo, Giorgio Scichilone (Università di Palermo), Vittoria Scotto di Vettimo, RETEDASI FVG (Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale del Friuli Venezia Giulia), Angelo Capitummino, Gianni Giardi, Elena Lanzoni “TONALESTATE”, Pierangelo Monti, Presidente del MIR, Eli Colombo, Paolo Italo Enrico Pazzi, Enzo Fiorani, Anna Santoro, Maria Angelini, Eva Maio, Rosina Rondelli, Stefania Tuzi, Leopoldo Peratoner, “Camminare insieme” di Trieste, Moreno Biagioni, Piergiorgio Scoffone, Giuseppe Natale presidente ANPI Milano Crescenzago, Giovanni Colombo, Anna Viacava, Bianca de Matthaeis, Pito Maisano, Sergio Vercelli, Giovanni Zarcone, Enrico Leoncini, Massimo Zucconi, Pierluigi Bagini, Liliana Rota, Giampaolo Sigolo, Roberto Pasqualetti, Francesco Bottegal, Rita Puccetti, Paolo Baroni, Gabriella Trucchi, Guido Cristini, Giuseppe Antonio Panunzio, Antonio Giglio, Rosamaria, Rossi, Patrizia Casari, Roberto Rossi, Giuseppe Trippanera, Giuseppina Cucinotta, Anna Perina, Enzo Scandurra, Andrea Piantoni, Ugo Fornagiari, Giuseppe Borrelli, Guido Magoga, Fabio Federici, Stella Pongracz, Bianca Riva, Michela Pieri, Giuliano Rugani, Giovanna Colombi, Maria Forgioli, Gerardo Garzone, Alfredo Castagnetti, Silvana Vallerga, Maria Teresa Grazzini, Maurizio Candito, Raffaele Bortone, Annalisa Tosi, Franco Cini, Cinzia Niccolai, Alessandra Sala, Enrico Cardinali, Rosa Murgolo, Enrico Frascoli, Rosanno Zavatta, Maria Ricciardi Giannoni “LiberaCittadinanza”, Guglielmo Forges Davanzati, Enzo Carpentieri, Francesco Marsciani, Marcello Rossi, Linda Natalini, Lelia Della Torre, Luciana Rotter Butera, Renzo Benassù, Sandra Del Fabro, Marco Martini, Rosanna Salvadori, Massimo Boscagli, Franco Bifulco, Renzo Urrata, Piero Santoni “Ingegneria del Buon Sollazzo”, Emilio Vercellini, Giuseppe Gallelli, Lucy Mitchell Pole, Vincenzo Paudice, Gabriella Taddeo, Giulio Maria Marsaglia, Letizia Grossi, Giovanna Monina, Aldo Sebastiani, Antonella Panzino, Maria Cristina Stanzani, Flavia Trivella, Annalisa Miglioranzi, Anna Maria Ruda, Antonio Pioletti, Rosa Sorda, Francesco Baicchi, Mario Rosario Celotto, Remo Quadalti, Raffaele Pancani, Angelo Di Stefano, Mariella Bogliacino, Emanuele Messeni, Alessandro Monti, Maria Elisa Tittoni, Mario Rinaldi, Irene Mancusi, Maria Luisa Serazzi, Aldo Gardi, Prima Gardi, Monica Gardi, Angela Querzè, Umberto Bovo, Angelo Palmieri, Stefano De Marco, Nori Franca Facco, Alessandro Moro, Federico Moro, Giovanni Consoletti, Mario Sgobbi, Piergiorgio Bortolotti, Francesco Scotillo, Tiziano Lorenzon, Andrea Gusmini, Anna Maria Barbone, Antonio Mammi, Sergio Todesco, Ninetta D’Aurizio, Anna Maria Piacentini, Mario Casini, Manuela Moschi, Rita Maddaloni, Marcello Campomori, Maurizio Minghi, Luciano Sguotti, Adolfo Bonturi, Aldo Sartori, Laura Santoro, Eleonora Stillitani, Maria La Mattina, “Reti Di Pace”, Mimmo De Simone, Giovanna Nigi, Flavio Pajer, Paola Mancinelli, Moreno Biagioni, Eleonora Bellini, Rosalba D’Adamo, Simonetta Giovannini, Giannetto Nisi, Ugo Milella, Elisabetta Rossi, Fiorenza Cavicchioli, Anna Arienti, Giorgio Ardito, Silvia Bagni, Mario Giunta, Eugenio Longoni, Pierina Folci, Rita Gamberini “Collettivo Studiare Studiare Studiare”, Maria Enrica Castiglioni, Roberto Briolotti, Adriana Valente, Anna Santoro, Sara Modigliani, Maddalena Martini, Graziella Merlatti, Fabio Ragaini “Gruppo Solidarietà”, Maria Teresa Ferrari Lehnus, Fabia Bossi, Carla Gentili, Loris Nobili, Franca Bellucci, Adriana Giusti, Giovanna Murru, Elio Rocco Romano, Claudia Mineide, Giorgio Rinaldelli, Marina Lazzati, Elena Giuliani, Gianandrea Piccioli, Giovanna Caggia, Giovanni Ciavarella, Donatella Ruiu, don Marco Bassani, Giovanna Marelli, Nicoletta Pannocchia, Cecilia De Bartholomaeis, Giovanna Tobruk, Piero Cappelli, Francesco Maisto, Gaspare Galante, Stefano Girotti, Rosella Salvetti, Maria Nella Abbassetti, Ivano Pioli, Antonia Basti, Roberta Nicoletti, Calogero Bellanti, Teresa Isenburg, Emilio Vanoni, Anna Capuani, Fernando Cancedda, Marina Romani, Maurizio Portaluri, Mario Dallasta, Patrizia Rossetti, Alberto Cacopardo, Maria Cecilia Rellini, Anna Pizzati, Silvia Pozzi, Mario Dabbicco, Laura Giuffrida, Raffaella Piloni, Paolo Benassi, Emanuela Petrolati, Elisabetta Tofful, Mauro Carlo Zanella, Alice Ranzani, Angela Bellagamba, Renata Simonotti, Paolo Berdini, Ennio Cabiddu, Antonia Sani, Simonetta Bernardi, Paola Torricini, Luigi Colavincenzo, Pietro De Luca, Lucy Pole “Cittadini del Mondo”, Roberto Sisti, Giorgio Rivolta, Elisabetta Porro, Vittorio Mattiuzzi, Evelina Mazzeo, Liviana Gazzetta, Elide Taviani, Laura Bennici, Anna Rosa Franzoni, Antonio Lucci, Dina Rosa, Vittorio Pallotti “Centro di Documentazione del Movimento Pacifista Internazionale”, Sergio Genini “Le Veglie contro le Morti in Mare”, Valentino Ballabio, Antonio Pellegrino Forte, Francesco Zanchini, Miris Baldi, Angelo Ballardini, Donata Coppi, Antonella Visintin, Pietro De Carli, Letizia Gozzini, Ugo Biggeri, Gigi Massini, Milena Mottalini, Celeste Liverini, Chiara Boschini, Nadia Benni, Roberto Liuzzi, Fernanda Mole, Luisa Casarella, Enrico Andreoni, Giulio Raffaele, Paola Punzo, Aurelio Chià, Daniela Nesi, Gabriella Dogliani, Giuseppe Staccia, Fulvia Mosconi, Luigi Trezzi, Fiorenza Minervini, Graziella Caterino, “Comitato Pace e Cooperazione Internazionale” del Comune di Chieri, Mariateresa Morretta, Mariapia Lessi, Vincenzo Zambello, Mauro Spallucci, Maria Giovannozzi, Lidia Parma, Milco Maccaferri, Franco Meloni, Giovanni Acampora, Serenella Gubellini, Rita Podda, Vito Capano, Edgardo Olimpo, Dora Marucco, Sergio Flotta, Sergio Flotta, Patrizia Di Caccamo, Marco Fallabrini, Daniela Serroni, Gabriella Pagani, Gabriella Pagani, Elio Pagani, Raffaele Di Paolo, Barbara Cirasella, Olimpia Gobbi, Marzia Masoni, Piergiorgio Scoffone, don Maurizio Mazzetto, Lorenzo Neri, Tati Sgarlata, Alessandra Trigilia, Alessandra Trigilia, Paola Mazzotti, Daniela Barraco, Luigi Cattani, Piergiorgio Maiardi, Enzo Portalupi, Roberto Ongaro, Camilla Rubino, Claudio Monge, Silvia Galiano, Ornella Budetta, Valeria Pilone, Angela Dogliotti, Franca Maria Zapponi, Paola Rovelli, Andrea Fedeli, Paola Stefanini, Rita Baderna, Massimo Mabilia, Stefano Sacco, Maria Chiara Pievatolo, Maria Angela Arrigoni, Ireo Bono, Vanda Bouché, Carmelo Picciotto, Adelia Tiscali, Mariano Cattrini, Maria Caterina Cifatte, Vittorio Pontello, Andrea Bellin, Gabriella Tonelli, Sara Marsico, Sergio Caserta “Il Manifesto In Rete”, Mario Ghidoni, Vincenzo Guanci, Rosa Spera, Piero Cattaneo, Flavio Luigi Raimondi, Norberto Julini, Roberto Bosi, Carla Spreafico, Stefania Zara, Andrea Trentini “Centro Pace, Ecologia e Diritti Umani di Rovereto”, Giulio Boschi, Marco Pirovano, Piera Barberis, Antonella Marras, Rodolfo Vialba, Danilo Zannoni, Mauro Scaroni, Vincenzo Sigillo, Roberta Piazzi, Rossana Lignano, Pinuccia Caracchi, Simonetta Astigiano, Serenella Mastroianni, Enrico Cirri, Laura Tonelli, Emiliana Magliano, Irene Kajon, Giorgio Cingolani, Angela Ermini, Guido Marzaro, Clotilde Masina, Paola Agnello Modica, Marilisa Brussato, Luisa Casu, Giampaolo Carboniero, Marco Baroni, Silvano Righi, Francesco Spinozzi, Giovanni Rossetti, Silvano Verderio, Ivano Mariconti, Maria Girard, Giuseppe Rolandi, Daniela Musumeci, Chiara Antonietta Luigia Casella, Kofi Richard, Francesca Cerocchi, Livio Taverna, Cosima Ladogana, Bruno Sozzi, Annamaria Pazzi, Irma Filice, Maria Luisa Conti, Luisa Chiavelli, Federico Anselmi, Gabriele Attilio Turci, Eugenio Lorenzi, Carlo Sansonetti, Pietro Pertici “Tavola della Pace e della Cooperazione Onlus”, Ornella Trespidi, Filippo Sivelli, Gianfranco Bosoni, Pietro Domenico Giovannoni, Giovanni Esposito, Rosa D’Amato, Luciano Sguotti, Francesca Avitabile, Lidia Leonelli, Lucia Rudelli, Rita Mazzieri Associazione Laicale “Seguimi”, Cinzia Picchioni, Mauro Gobbi, Fabio Alberti, Antonio Broccardo, Giorgio Parise, Aldo Bifulco “Progetto Pangea”, Angelica Romano “Un Ponte Per”, Domenico Lamorte, Daniela Bezzi, Roberto Cocciolo, Marco Castellani, Elisabetta Piccini, Rocco Altieri “Centro Gandhi”, Flora Cometto, Vincenzo Guanci, Rosa Franchini, Marisa Angilletta, Francesco Mizzau, Fabrizio Valletti, Cristina Vercellone, Rosaria Lombardi, Martina Pignataro “GRIDAS”, Emilio Vanoni, Rete “Umanità Lodigiana”, Luigi Galmozzi, Giuseppe Giacobbo Scavo, Pierangelo Monti, Giorgio Daccò, Marialuisa Malaspina, Elena Caprio, Fiammetta Acquarone, Luana Bertarelli, Maria Paola Ranalletti, Bruno Tonolo “ANPI” di Mirano, Angelo Mario Fontanella, Roberta De Monticelli, Flavia Bottanelli, “Comitato per la Pace” di Potenza, Stefania Galeazzi, Luigi de Magistris “Unione Popolare”, Maria Lippiello, Marco Cetini, Piergiorgio Scoffone, Nichelino Albalustro Isa, Francesca Biondi, Marisa Capello, Flora Cometto, Anna Fissolo, Maria Luisa Giacomello, Gian Paolo Gusella, Maria Menin, Mariaflora Sartor, Gabriella Zuccolin, Simona Suriano, Pino Lena, Elena Ottarini, Rossella Guadagnini, Bianca Lena, Maria Laura Gelmini, Diego Giuseppe Pelizzari, Bruno Marchesi, Enrico Giovannetti, Lori Serboli, Vanessa Cirillo, Eleonora Barbieri, Rossella Guadagnini, Angela Dogliotti Marasso, Beppe Marasso, Giuseppe Giacobbo Scavo, Domenico Matarozzo, Margherita Coscia, Alberto Vitale, Alessandro Bellavite Pellegrini, Marco Tenderini, Stefano Celotto, Francesco Castelli, Andreina Giovanna Clerici, Manlio Schiavo, Matilde Consoli, Adelia Veneroni, Claudio Michelotti, Giuseppe Milani, Adriana Percivalle, Agostina Melucci, Emanuele Maffi.

Candidati:

Enrico Calamai (Unione Popolare);

Maurizio Acerbo (Rifondazione Comunista);

Gregorio Piccin (Rifondazione Comunista);

Simona Suriano (Unione Popolare);

Antonella Marras (Unione Popolare);

Laura Tonelli (Unione Popolare).

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Che succede?

c3dem_banner_04UCRAINA E MIGRAZIONI, TEMI SCOMODI
21 Agosto 2022 su C3dem.
Franco Monaco prova a fare il punto: “Verso le elezioni: il quadro della situazione” (Settimana news). Paolo Gentiloni, “L’Italia acceleri sul Recovery. Diremo sì solo a lievi ritocchi” (intervista a La Stampa). Sergio Fabbrini formula una dura critica a tutti i partiti sul tema del sostegno all’Ucraina: “Le elezioni e la guerra dimenticata” (Sole 24 ore). Maurizio Ambrosini fa altrettanto sul tema delle migrazioni: “Stranieri, migranti e cittadinanza. Slalom fra accoglienza e chiusure nei programmi dei partiti” (Avvenire). Tito Boeri e Roberto Perotti, “Flat tax, gli errori delle destre” (Repubblica). Davide Tabarelli, “Inutile illudersi, sul gas serve il razionamento” (La Stampa). Gruppo di ricercatori “Energia per l’Italia”: “Elezioni. Un decalogo dal mondo della scienza” (Settimana news). Marcello Sorgi, “Il bivio del Pd fra stabilità e radicalismo” (La Stampa). Carlo Calenda, “Basta con il bipopulismo. Dopo il voto l’Italia nel caos” (intervista al Corriere). USA: Maurizio Molinari, “La doppia sfida dell’America” (Repubblica). UCRAINA: Vittorio Da Rold, “La guerra in Ucraina sta cambiando. Kiev colpisce anche la flotta russa” (Domani). Anna Zafesova, “Quei soldati che si ribellano stanchi di morire per Putin” (La Stampa). IDEE: Edgar Morin, “Questa è una crisi del pensiero” (intervista a La Lettura). Dacia Maraini, “Il passato è una terra da coltivare. Critica della cancel culture” (Corriere della sera). Mauro Magatti, “E’ il pluralismo l’eredità dell’Occidente” (Corriere).
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NICARAGUA, LA RIVOLUZIONE CHE FU
20 Agosto 2022 su C3dem
Com’è finito il Nicaragua della “rivoluzione sandinista”! Gianni Beretta, “Ora Ortega arresta anche i vescovi” (Manifesto). Matteo Zuppi, “La vicinanza della Cei alla Chiesa del Nicaragua” (e il papa?). UCRAINA: Anna Zafesova, “Così il Cremlino brucia il dissenso” (La Stampa). Sabato Angeri, “Zaporizhzhia mon amour” (Manifesto). Nello Scavo, “Le strane ‘purghe’ di Zelensky” (Avvenire). MEETING DI CL: Il messaggio di Sergio Mattarella: “Questa guerra d’invasione scuote l’intera umanità nei suoi valori fondanti e l’Europa nella sua stessa identità”. IL PD ROMANO: Fabio Martini, “La grande bruttezza” (La Stampa). Carlo Bonini, “La questione Capitale del Pd” (Repubblica). Simone Canettieri, “‘In ginocchio o vi sparo’ è la cosa meno grave” (Foglio). DIFESA DELLA DC: Marco Follini, “Altro che furbi i democristiani avevano idee e intelligenze” (Domani). Elena Loewnthal, “La memoria offesa nel giardino di Tina” (La Stampa). 25 SETTEMBRE / TEMI DI PROGRAMMA: Daniele Manca, “Conti pubblici. Paradossi e amnesie” (Corriere della sera). Il presidente dell’Autorità per l’energia Stefano Besseghini: “L’autunno sarà difficile per attività e famiglie. Sensato ridurre i consumi.” (intervista al Corriere). Fabrizio Onida, “Industria. Autonomia strategica e protezionismo miope” (Sole 24 ore). Filippo Belloc e Fabio Landini, “Democrazia industriale e rappresentanza” (Manifesto). Stefano Folli, “Meloni e l’Europa, le scelte da fare” (Repubblica). Valerio Valentini, “L’agenda Draghi di FdI secondo Adolfo Urso” (Foglio).
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QUESTIONE CATTOLICA. VERSO IL MEETING DI RIMINI. LO SCACCO MATTO DI MELONI. E ALTRO
19 Agosto 2022 su C3dem.
Andrea Riccardi, “Questione cattolica, una centralità da ritrovare” (Corriere della sera). Romolo Guasco (presidente Comunità di vita cristiana), “Nove punti per misurare le proposte politiche” (Avvenire). Bernhard Scholz, “Dopo la pandemia una nuova ricerca di senso” (intervista ad Avvenire). Domenico Agasso, “La crociata del capitano: ‘La mia è una fede laica per rilanciare il Paese’” (La Stampa). Edoardo Novelli, “Il ‘credo’ e la messa la bando degli infedeli: ecco la propaganda della santa inquisizione leghista” (Domani.it). PARTITO DEMOCRATICO: Goffredo Bettini, “Questo Pd ha mille difetti ma non chiamateci populisti” (La Stampa). Gianni Cuperlo, “Caro Enrico, solo così possiamo farcela” (The Post International). TERZO POLO: Stefano Folli, “Terzo polo in bilico, rischi e opportunità” (Repubblica). FRATELLI D’ITALIA: Claudio Cerasa, “Lo scacco matto di Meloni” (Foglio). Roberto Ciccarelli, “La destra sociale” (Manifesto). Stefano Lepri, “La ricetta della destra che ignora la concorrenza e rischia di costarci caro” (La Stampa). Renato Mannheimer, “Meloni e il ruolo reputazionale nelle urne” (Il Riformista). Francesco Merloni, “Perché autonomia, flat tax e presidenzialismo sono una miscela esplosiva” (Domani). LEGA: Dario Di Vico, “Con chi sta il Nord. Meloni avanza, Giorgetti e Zaia chiedono conto a Salvini” (Foglio). FORZA ITALIA: Silvio Berlusconi intervistato da Claudio Cerasa, “Ai sovranisti ghe pensi mi” (Foglio). M5S: Massimo Franchi, “Conte lancia le 36 ore a parità di salario” (Manifesto). A SINISTRA: Andrea Carugati, “Sinistra italiana e Verdi: patrimoniale per i super ricchi, stop al precariato, salario minimo a 10 euro” (Manifesto). Mario De Vito “Unione Popolare e le sue 129 proposte” (Manifesto). Marco Bascetta, “Se la destra-destra vince non tutto è perduto, ma c’è un rischio vero” (Manifesto).INOLTRE: Federico Rampini, “Lezioni da Kabul” (Corriere della sera).

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IL 25 SETTEMBRE E LE OMBRE DEL PASSATO
19 Agosto 2022 su C3dem
Gianluca De Feo, “Mosca punta sul 25 settembre” (Repubblica). Anna Zafesova, “Il ricatto: il gas o la democrazia” (La Stampa). 25 SETTEMBRE / FASCISMO E ANTIFASCISMO: Francesco Piccolo, “Più etica che politica, il paradosso del Pd, partito vittima del fuoco amico” (Repubblica). Giovanni Orsina, “Quei ripetuti allarmi contro le dittature che rischiano di uccidere l’antifascismo” (La Stampa). Ernesto Galli Della Loggia, “Le ombre del passato” (Corriere). Giovanni De Luna, “Il passato ritorna, l’antifascismo vive” (La Stampa). 25 SETTEMBRE / ALCUNI NODI POLITICI: Francesco Guerrera, “Energia, i nostri politici hanno scelto la politica dello struzzo” (Repubblica). Paolo Pombeni, “Il passaggio obbligato della riforma fiscale” (Messaggero). Due opinioni sulla flat tax raccolte da Repubblica: Arthur Laffer, “Una sola aliquota semplifica il fisco”; Vincenzo Visco, “Inaccettabile che i più ricchi paghino meno”. Gherardo Colombo, “La cannabis va depenalizzata, così miglioriamo il sistema carcerario” (Domani). Roberta De Monticelli, “Quel nichilismo politico che non vede l’agonia del pianeta” (Domani). 25 SETTEMBRE / FATTORE DONNA: Flavia Amabile, “Fattore D” (La Stampa). Mirella Serri, “La donna del ventennio” (Repubblica). Giorgia Serughetti, “Non basta che sia donna, le femministe contro Meloni” (Domani). Linda Laura Sabbadini, “Disoccupate, precarie, penalizzate, l’emergenza donne riguarda il Paese” (La Stampa). Marina Terragni, “Un manifesto per ogni donna” (Repubblica). MIGRANTI: Mattia Insolia intervista Caterina Bonvicini, “La scrittrice che si è imbarcata con le Ong per capire la vera umanità” (Domani). Daniela Fassini, “Migranti, arrivi e respingimenti” (Avvenire). UCRAINA: Oleksiy Bondarenko, “Ucraina: cancellare la memoria per cancellare la resistenza” (valigia blu).

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LISTE PD, I RIFORMISTI ALL’ANGOLO
17 Agosto 2022 su C3dem
Virginia Piccolillo, “Scontro sui candidati del Pd” (Corriere). Stefano Folli, “Pd, il sacrificio dei riformatori” (Repubblica). Marcello Sorgi, “La bussola anti-renziana dei dem” (La Stampa). Michele Salvati, “Come non affogare il riformismo nelle beghe delle candidature” (Foglio). Andrea Fabozzi, “Mistero napoletano” (Manifesto). Mauro Calise, “Limiti (e attese) di un partito che non cambia” (Mattino). Giuseppe Provenzano, “Non è stato un repulisti. Ribalteremo i pronostici” (intervista al Corriere). Luca Ricolfi, “Chi sono i massimalisti” (Repubblica). Massimo Recalcati, “La trappola fatale dei due populismi” (La Stampa). “CREDO”: Ieri Giuseppe Lorizio (teologo), “Si fa presto a dire ‘credo’, ma non senza conseguenze” (Avvenire); oggi Matteo Salvini, “E’ un ‘credo’ laico, anche se dirlo in Italia pesa” (Avvenire, e replica di M. Tarquinio). ELEZIONI E POLITICA: Sabino Cassese, “La transizione italiana” (Foglio). Roberto Napoletano, “Il peccato originale della politica italiana” (Il Quotidiano). Veronica De Romanis, “Le promesse scoperte che aumentano il disagio” (La Stampa). Agostino Giovagnoli, “Crisi della democrazia. La cura non è presidenzialista” (Avvenire). Francesco Carloni, “Il presidenzialismo è il Sacro Graal del populismo illiberale” (Domani). Roberto Esposito, “Il Sud è scomparso e vince il familismo” (Repubblica – Napoli). Giovanni Di Lorenzo, “Con la destra al governo in Italia è a rischio l’unità dell’Europa” (intervista a La Stampa). PROPOSTE DA DISCUTERE: il quotidiano Domani avvia la presentazione di proposte politiche da discutere: Edoardo Zanchini, “Case popolari e ‘verdi’ al posto del Superbonus”. Bruno Simili, “Cambiare la politica per cambiare il clima” (rivista il mulino). INOLTRE: Ilario Lombardo, “Da Ita al Meeting di Cl. Così l’agenda Draghi può influenzare il voto” (La Stampa). Giuseppe Conte, “Letta, Di Maio e Draghi hanno agito per farmi fuori” (intervista a La Stampa). Francesco Grillo, “Il mondo che cambia e il Pnrr da rivedere” (Messaggero). Giorgio Vittadini, “Meeting di Rimini. Le domande sociali alla politica” (Corriere).

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SULLA MATURITA’ DEMOCRATICA DEL PAESE ITALIA
14 Agosto 2022 su C3dem
Una riflessione di Matteo Zuppi a partire dalla festa dell’Assunzione di Maria: “Riaprire ora vita e speranza” (Avvenire). ELEZIONI. I CASI SERI DEI GIOVABNI E DELLE DONNE: Vincenzo Galasso, “Un fisco che sostenga i giovani” (Corriere della sera); Linda Laura Sabbadini, “Perché le donne non votano” (Repubblica). ELEZIONI. VERSO UNA DEMOCRAZIA ILLIBERALE? Sabino Cassese non è del tutto pessimista: “La prova di maturità della nostra democrazia” (Corriere), e anche “Non demonizziamo il presidenzialismo, ma il timore del tiranno in Italia è vivo” (intervista a La Stampa). Paolo Mastrolilli racconta come “L’internazionale dei sovranisti vuole un’Italia modello Orban” (Repubblica); e colpisce la lettera di Vittorio Sgarbi e il sovranista Francesco Giubilei sul Corriere: “La cultura non è del Pd. Il centrodestra ci punti“. Salvatore Bragantini, “I moderati non temono abbastanza la svolta autoritaria” (Domani). Andrea Orlando, “Da questa destra tentazione democratura” (intervista al Corriere). Yascha Mounk, “Il rischio è tornare indietro su immigrazione e diritti” (intervista a La Stampa). ELEZIONI. IL NODO DELL’EUROPA: Sergio Fabbrini, “La lezione di De Gasperi, l’Europa unita e il ritorno della guerra” (stralcio della lectio degasperiana- Sole 24 ore). Enrico Morando sottolinea che “Sull’ordinamento europeo FdI è ambigua e in cortocircuito” (Foglio). Salvatore Rossi, “L’Italia del post-pandemia non può fare a meno della ‘fortezza Europa’ (Gazzetta del Mezzogiorno). PARTITO DEMOCRATICO: Tre letture critiche (in crescendo): Arturo Parisi, “Pd, troppi errori” (intervista a Avvenire); Carlo Trigilia, “Così la sinistra e il Pd si sono illusi di poter attrarre il ceto medio” (Domani); Piergiorgio Ardeni, “La responsabilità storica del Pd” (Manifesto). Il programma elettorale: Emilia Patta, “Letta: priorità taglio cuneo, ambiente e tutela dei diritti” (Sole 24 ore). PREVISIONI DI VOTO: Roberto D’Alimonte: “Due terzi dei seggi al centrodestra? Ipotesi irrealistica” (Sole 24 ore).
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sinodouni-e1635243557682-1-664x37325 SETTEMBRE, LA CHIESA NEUTRALE? SINODO ITALIANO, LA PRIMA SINTESI
21 Agosto 2022 su C3dem
Giorni fa di Andrea Riccardi avevamo segnalato sul Corriere: “Questione cattolica, una centralità da ritrovare“, oggi Claudio Tito, su Repubblica, titola così il suo articolo: “Voto, il silenzio della Chiesa. Valori, non politica: quella neutralità della Chiesa voluta dal papa“. Mons. Vincenzo Paglia, “Schieramenti ripiegati su se stessi. Manca la visione del futuro del Paese” (intervista a Repubblica). Sulle elezioni interviene il presidente dell’Azione cattolica Giuseppe Notarstefano: “Aperti al futuro e alla speranza. Una nuova visione dalle comunità” (Avvenire). Il giornalista e regista Gilberto Squizzato scrive a proposito de “I cattolici non anti-fascisti” (facebook). Intanto ha preso il via il Meeting di Rimini di Cl: Conchita Sannino, “A Rimini la voce dei cattolici: ‘Offerta confusa e misera, nessun partito ci rispecchia” (Repubblica) e Paolo Viana, “Cristiani, cioè artigiani di pace” (Avvenire). Al Meeting è intervenuto Mattarella: Massimiliano Panarari, “Mattarella ecologista, ispirato da Francesco” (La Stampa). Sul Corriere fiorentino il deputato di IV Gabriele Toccafondi scrive: “Ai cattolici non serve un partito ma testimoni di impegno”. SINODO: Conferenza episcopale italiana: “Sinodo 2021-2023. La sintesi nazionale della fase diocesana”. Mimmo Muolo, “Richiesti più ascolto e accoglienza” (Avvenire). Giovanni Panettiere, “Sinodo, pressing della base cattolica italiana: più spazio per donne e gay” (quotidiano.net). Andrea Galli, “Sinodo sulla sinodalità: report anche da Germania, Svizzera e Irlanda” (Avvenire). Franco Ferrari, “Forse, verso una Chiesa a struttura sinodale” (Viandanti). INOLTRE: Antonio Greco, “L’obiezione alla guerra come ‘forza più potente’” (Manifesto 4 ottobre). Dea Santonico, “Ricordo di Giovanni Franzoni, a 5 anni dalla morte” (Manifesto 4 ottobre). Antonio Spadaro, “Porta stretta. Gesù: ‘Molti tenteranno di entrare, però non ci riusciranno…’” (Il Fatto). Andrea Riccardi, “Martini, l’unità con Wojtyla” (Corriere della sera
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SINODO: Conferenza episcopale italiana: “Sinodo 2021-2023. La sintesi nazionale della fase diocesana”
Su sito web dedicato: https://www.chiesacattolica.it/sinodo-2021-2023-la-sintesi-nazionale-della-fase-diocesana/

Vogliamo la Pace nel mondo non la guerra diffusa

costituente-terra-logoRESISTENZA E RESA
di Raniero La Valle

La guerra in corso in Ucraina e una campagna elettorale infelice, tra le più drammatiche nella storia della Repubblica, costituiscono l’intreccio perverso nel quale è implicata oggi la nostra vita e la nostra azione pubblica. Anche il nostro obiettivo di una Costituzione della Terra ne è duramente messo alla prova.

Dinanzi a queste due emergenze dobbiamo registrare purtroppo una risposta di rassegnazione e una doppia resa.

La prima nei confronti di questa guerra, che viene identificata con la “fine della pace” e il ritorno a un mondo diviso da un conflitto permanente tra il blocco occidentale e quello opposto. Tale conflitto, passando per la neutralizzazione della Russia, dovrebbe concludersi (ammesso che sfugga all’olocausto atomico) con la partita finale tra l’America (o la NATO) e la Cina. Questa visione comporta la fine della globalizzazione, il ritorno al mercato selvaggio in cui irretire anche il nuovo protagonismo cinese, l’abbandono delle politiche ecologiche, la rinunzia alla prospettiva di un’umana unità del mondo.

Qui la resa consiste nel dare tutto ciò per scontato, nel dedurne un unico allineamento possibile dell’Italia, quello con la NATO e l’Europa a lei fedele, e nel considerare ogni infrazione di questa ortodossia un attentato alla sicurezza dell’Italia: lo dice il coro mediatico ed è quanto sostiene il ministro Di Maio, che invoca una Commissione parlamentare d’inchiesta per snidare quanti abbiano intrattenuto rapporti amichevoli con la Russia, dimenticando che la cura dell’amicizia con la Russia e con ogni altro Paese faceva parte fino a ieri dei suoi doveri come ministro degli Esteri, e ignorando che l’ostinazione dei governanti nel voler dare la propria sicurezza in ostaggio alla NATO è quella che ha gettato l’Ucraina nell’attuale tragedia.

La seconda rassegnazione è quella all’incubo di una vittoria elettorale della Destra, che darebbe l’Italia alla Meloni, la “mujer” che non giudica il fascismo ma, imparziale, lo “consegna alla storia”. Di più, obbedendo ai sondaggi e miracolando la Destra, l’ingegnosa legge elettorale vigente riporterebbe al ministero degli Interni Salvini, che chiuderebbe in faccia ai naufraghi il chiavistello dei porti e, con appositi accordi, sulle orme di Minniti, provvederebbe a far loro riaprire le porte delle carceri e dei lager libici. Per non dire della festosa ascesa di Berlusconi alla presidenza del Senato, e magari al Quirinale.

Qui la resa consiste nel considerare questi risultati come già acquisiti, abbandonandosi alla sindrome della sconfitta, e cercando di salvare il salvabile o almeno se stessi, “perdendo con onore”.

L’iniziativa, di cui vi do qui l’annuncio, è un tentativo di resistere ad ambedue queste rassegnazioni e di reagire a questa doppia resa. Essa infatti incrocia sia la guerra che le elezioni, ed è sottoscritta da un gran numero di elettori, “sovrani e sovrane”, ispirati ai valori costituzionali e agli ideali di una vasta rete associativa del mondo laico e di quello cristiano. Si tratta di un invito ai candidati di tutti i partiti a guardare più in alto e a prendere l’impegno di promuovere, nel futuro Parlamento, un Protocollo da sottoporre a tutti gli Stati e da allegare sia al Trattato sull’Unione europea che allo Statuto delle Nazioni Unite: un “PROTOCOLLO SUL RIPUDIO SOVRANO DELLA GUERRA E LA DIFESA DELL’INTEGRITÀ DELLA TERRA”.

Il ripudio è quello già sancito dalla Costituzione italiana e previsto dalla Carta dell’ONU, e comprende ogni forma di genocidio, come quella consistente in sanzioni indiscriminate. Questo ripudio è detto sovrano (come è “sovrano” il debito!) perché è richiesto agli Stati, e intende rovesciare la guerra sovrana e il suo dominio come criterio del politico e arbitra del rapporto tra i popoli. Esso intende infine deporre ogni altro sovrano, economico, culturale o religioso, che si pretenda tale non riconoscendo alcun altro “al di sopra di sé”.

L’adozione di questo Protocollo come integrazione e sviluppo dei Trattati esistenti, sarebbe in linea di continuità con altri grandi momenti della vita internazionale: con la Carta Atlantica del 1941 (14 agosto 1941), con la dichiarazione di Nuova Delhi del 1986 per un mondo libero dalle armi nucleari e non violento (27 novembre 1986), con il Trattato INF Reagan-Gorbaciov per l’eliminazione dei missili a raggio intermedio del 1987 (8 dicembre 1987), con il Trattato dell’ONU per la proibizione delle armi nucleari (TPNW, 20 settembre 2017).

Il Protocollo proposto comporterebbe la definitiva abolizione e interdizione delle armi nucleari e delle altre armi di distruzione di massa. Esso segnerebbe anche il superamento della NATO e di ogni altra alleanza difensiva di parte, che sarebbero sostituite da un nuovo sistema di sicurezza collettivo, garantito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e dovrebbe cominciare da una riduzione graduale e condivisa delle spese militari nonché della fabbricazione e del commercio di tutti gli armamenti.

Il Protocollo sancirebbe anche il dovere della difesa della Terra, patria e madre di tutti, nonché la rinunzia a modificare con la forza i confini degli Stati , la liberazione e il riconoscimento del diritto e dell’autodeterminazione dei popoli, e si concluderebbe con l’indicazione dell’obiettivo finale, che è quello di una Costituzione della Terra che assicuri giusti ordinamenti e la garanzia dei diritti e dei beni fondamentali per tutti gli uomini e le donne del Pianeta nessuno escluso.

Il testo del Protocollo si trova a questo link: http://www.costituenteterra.it/un-protocollo-sul-ripudio-della-guerra/ Oggi lo riproduciamo anche sotto.

All’appello rivolto ai candidati si può aderire con la firma da inviare all’indirizzo mail:

ripudiosovrano@gmail.com.
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IL PROTOCOLLO SUL RIPUDIO DELLA GUERRA

Il Protocollo sul Ripudio Sovrano della Guerra da discutere in Parlamento dovrebbe avere i seguenti contenuti.

Le Alte Parti Contraenti hanno convenuto le Disposizioni seguenti, che vengono allegate al Trattato che istituisce l’Unione Europea e allo Statuto delle Nazioni Unite

La guerra è ripudiata in tutte le sue forme, comprese le sanzioni indiscriminate e ogni altra modalità di genocidio, a cominciare dalla definitiva abolizione e interdizione delle armi nucleari e delle altre armi di distruzione di massa, biologiche, chimiche, radiologiche, come delle mine antiuomo.

Un nuovo sistema di sicurezza collettivo, garantito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adempierà alle funzioni di mutuo aiuto e di difesa già esercitate dalle alleanze militari di parte e comporterà una riduzione graduale e condivisa delle spese militari nonché della fabbricazione e del commercio di tutti gli armamenti.

Dovere di tutti i popoli e Stati è la difesa della Terra, patria e madre di tutti. Compito e obiettivo comune è arginare un uso delle risorse lesivo dell’ambiente naturale, ripristinare l’equilibrio ecologico e salvaguardare le specie viventi.

La coesistenza fraterna degli Stati in ogni circostanza, favorevole o avversa, la rinunzia a modificarne con la forza i confini, la liberazione e il riconoscimento del diritto e dell’autodeterminazione dei popoli sono norma comune e bene fondamentale dell’intera Comunità della Terra.

A partire dalle tradizioni costituzionali degli Stati membri, dalle culture e valori dei popoli e dalle esperienze di convivenza pacifica già in atto nella famiglia umana assumiamo l’impegno di predisporre con un’ampia consultazione e promulgare una Costituzione della Terra che garantisca giusti ordinamenti, la dignità del lavoro e il godimento universale dei diritti e dei beni fondamentali a tutti gli uomini e le donne del Pianeta nessuno escluso.

Nel chiedere questo impegno legislativo e politico ai nostri futuri rappresentanti in Parlamento noi sappiamo che il ripudio della guerra nella sua piena effettività comporta il rovesciamento di una cultura millenaria e il passaggio a un nuovo corso storico che è compito della politica assecondare e governare. Le candidate e i candidati che condivideranno e manterranno l’ impegno che qui viene loro richiesto sj segnaleranno in tal modo agli elettori per affidabilità e lungimiranza.

Seguono le prime firme:

Raniero La Valle, Tecla Mazzarese, Domenico Gallo, Grazia Tuzi, mons. Domenico Mogavero, già vescovo di Mazara del Vallo, Moni Ovadia, Paola Paesano, Luigi Ferrajoli, Agata Cancelliere, Nino Mantineo, Felice Scalia, Enrico Peyretti, Claudio Ciancio, Francesco Di Matteo, Angelo Cifatte, Giangiacomo Migone, Francesco Comina, Sergio Tanzarella, Maurizio Serofilli, Raul Mordenti, Il presidente e il Direttivo di “LAUDATO SI’, un’alleanza per il clima, la cura della terra, la giustizia sociale” (Mario Agostinelli, Virginio Colmegna, Emilio Molinari. Daniela Padoan, Emanuela Vicentini, Guido Viale, Marco Cavedon, Oreste Magni, Simona Sambati), Marilù Fantini, don Renato Sacco, Giovanna Carotti, Paolo Bertagnolli, Rosemarie Bertagnolli, Christian Troger, Rita Dé Chilovi, Luigi Bertagnolli, Rita Rauch, Trebo Hermann, Martha Verdorfer, Gianni Ventura, Donatella D’Ecclesiis, Patrizia Scaini, Elisabetta Maetzke, Michelangelo Bovero (università di Torino), Guglielmo Fransoni (Università di Foggia), Silvio Mazzarese (Università di Palermo), Francesco Pallante (Università di Torino), Paola Parolari (università di Brescia),Valentina Pazè (Università di Torino), Persio Tincani (università di Bergamo), Franco Valenti (membro Centro Studi Immigrazione Verona), UDIPALERMO (presidente Mariella Pasinati), Aid for Education (presidente Simona Lavo), Carolina Gorni, Domenica Sottini, Stefania Chiaf, Irma Avi. Antonio Marotta (direzione nazionale di Rifondazione comunista), Rosario Nicchitta (architetto), Luisa Capitummino, Valentina Chinnici (Consigliera comunale Palermo), Domenica Coratti, Anna Maria De Filippi, Pina Mandolfo (regista), Anna Staropoli (sociologa). Fondazione Calzari Trebeschi, Brescia (Presidente Fulvio Bertoletti), Associazione Sostenibiltà Equità Solidarietà (Presidente Maurizio Pallante), Le rose bianche, Palermo, Emily Palermo, Circolo Laudato sì Palermo, Associazione Governo di Lei, Associazione Erripa Achille Grandi, Adel Jabbar (sociologo), Michele Negro, Sergio Paronetto, Attilio Pisanò (università del Salento), Carla Padovan, Giovanni Benzoni, Maria Chiara Zoffoli, Domenico Basile, Carlo Fiocchi, Leopoldo Cassibba, Antonio Gorgellino, don Marco Tenderini (Lecco), don Achille Rossi, Antonio Guerrini, “L’altrapagina”, Marco Romani, Anna Sabatini Scalmati, psicoterapeuta, Giacomo Cortesi, il Centro Ernesto Balducci di Zugliano (Udine): Davide Almacolle, Roberta Guarnotta, Gianluigi Bettoli, Valentina Degano, Alessandro Capuzzo, Paolo Tubaro. Bruno Fini; Carmen Barro e Enzo Marcolin (Pordenone), Raffaele Luise, don Giovanni Cereti, Vittorio Bellavite, Marco Romani, “Pane pace e lavoro”, Amici della Cittadella / Memoria e profezia (Assisi): Renzo Salvi (presidente), Silvano Balestra, Gabriella Cappiello, Rosaria Carbone, Maria Gabriella Mansi; Redazione di “Rocca”, quindicinale della PCC (Assisi): Mariano Borgognoni (direttore), Franca Cicoria, Riccardo Valeriani, Maria Luisa Arena, Gianfranco Schiavone (presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà), Maria Angela Bertoni, Vincenzo Cesarano, Annalisa Comuzzi, Anna Pitotti, Battista Villa, Renata Zille, Antonio Peratoner, Grazia Santin, Antonello Lestani, Tina Zani, Marco Lombardo, Giorgio Scichilone (Università di Palermo), Vittoria Scotto di Vettimo, RETEDASI FVG (Rete Diritti Accoglienza Solidarietà Internazionale del Friuli Venezia Giulia), Angelo Capitummino, Gianni Giardi, Elena Lanzoni “TONALESTATE”, Franco Meloni (Aladinpensiero), Andrea Pubusa (Università di Cagliari, Democraziaoggi), Giacomo Meloni (segretario generale CSS), Marco Mameli (assotziu consumadores Sardigna).

Chi intende aderire a questo documento può aggiungere la sua firma scrivendo all’indirizzo mail:

ripudiosovrano@gmail.com

Che succede. Che fare?

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LA “GUERRA GRANDE”

8 Agosto 2022 su C3dem

La cupa analisi di Lucio Caracciolo: “Siamo in piena Guerra Grande. Sfida a tre per il primato mondiale” (La Stampa). Gianluca Micalessin, “Taiwan, la sfida di Xi Jinping a Usa e storia” (Il Giornale). Guido Santevecchi, “Pechino svela la nuova strategia” (Corriere della sera). L’ambasciatore di Taiwan in Italia, Andrea Sing-Ying Lee: “La Cina ci teme, siamo il suo opposto” (intervista a Repubblica). Adriana Castagnoli, “Perché al di là della retorica alla Cina conviene avere buoni rapporti con gli Usa” (Sole 24 ore). Vittorio E. Parsi, “Il filo sottile che sostiene la pace a Taiwan” (Messaggero). UCRAINA/RUSSIA: Nello Scavo, “Volontari cercasi per le truppe russe. Il reclutamento illegale in Transnistria” (Avvenire). Luigi Accattoli, “Il papa deciso ad andare a Kiev” (Corriere). Angelo Scelzo, “I margini di speranza con il papa in Ucraina” (Mattino). Giacomo Gambassi, “Basta bombe, è tempo di dialogo. Chi cerca ancora una via per la pace” (Avvenire). INOLTRE: Mario Giro, “Per contrastare Cina e Russia serve un nuovo multilateralismo” e “La guerra torna ad essere un’abitudine contagiosa” (Domani). Riccardo Barlaam, “Africa al centro della nuova guerra fredda” (Sole 24 ore). Stefano Stefanini, “Israele/Palestina, il conflitto permanente che ora rischia di esplodere” (La Stampa). Cecilia Sala, “Perché il disastro di Kabul parla all’Italia” (Foglio). Maurizio Stefanini, “In Nicaragua Ortega e la moglie stanno silenziando i cattolici” (Foglio). Paolo Lepri, “Myanmar. Il coraggio e il dolore nelle lotte di Nilar Thein” (Corriere).
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IN MEZZO AL GUADO

8 Agosto 2022 su C3dem
Così spiega Carlo Calenda: “Hanno voluto l’ammucchiata contro e perderanno” (intervista al Corriere). Così reagisce Enrico Letta: “Da Calenda un regalo alla destra. Ora scateniamo la campagna Pd” (intervista a Repubblica). Commento comprensivo verso Calenda di Marcello Sorgi: “Così il Pd resta in mezzo al guado” (La Stampa). Più neutrale Stefano Folli: “L’anno zero del centrosinistra” (Repubblica). Critico sull’insieme Antonio Polito: “Quando il gusto dell’ideologia prevale su tutto” (Corriere). Per Stefano Feltri, “Senza Calenda al Pd non resta che fare la sinistra” (Domani). Marco Damilano è sulla stessa linea e fa un’ampia biografia politica di Enrico Letta: “Ora Letta è costretto a essere di sinistra” (Domani). Fabio Martini, “La delusione di Prodi” (La Stampa). Ezio Mauro torna sulle simpatie fasciste persistenti nel partito di Giorgia Meloni: “La vera sfida di Letta e Meloni”. Duri i giudizi di Antonio Floridia, “Un gioco delle tre carte” (rivista il mulino) e Gad Lerner, “Un suicidio assistito per seguire il centrismo” (Il Fatto). La scelta di Federico Pizzarotti: “Correremo con Italia Viva perché ci lascia liberi” (intervista al Corriere). AL VOTO. LE LISTE E I COLLEGI: Roberto Gressi, “Liste, nuovi accordi, nomi. Come cambieranno i giochi” (Corriere). Carlo Melzi d’Eril, “Partiti, regole e strategie nella sfida dei collegi” (Sole 24 ore). SCENARI POLITICI: Giovanni Orsina, “La legislatura dell’ambiguità” (La Stampa). Claudio Cerasa, “L’improbabile ritorno di Salvini al Quirinale” (Foglio). Gianpaolo Galli, “Che fare per la crescita e il debito? Un test in vista del voto” (Foglio). PRESIDENZIALISMO: Paolo Armaroli, “In polemica con Zagrebelsky. Semipresidenzialismo, perché sì” (Il Giornale). Sabino Cassese, “Presidenzialismo? La Carta si cambia solo con cautela” (intervista a Repubblica).
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LA SINISTRA. SUI TRAVAGLIATI ACCORDI RAGGIUNTI

7 Agosto 2022 su C3dem
Giovanna Vitale, “’Più di così non potevo’. Letta e la strategia del doppio schema” (Repubblica). Il realismo di Romano Prodi, “Il compromesso inevitabile e le distanze da superare” (Messaggero). Roberto Gressi, “La preoccupazione del leader Pd che non vuole perdere a tavolino” (Corriere). Claudio Tito, “Una sinistra responsabile” (Repubblica). Stefano Folli, “Un fronte costruito fra contraddizioni” (Repubblica). Marcello Sorgi, “Senza chimica, ma capaci di dar fastidio” (la Stampa). Ilario Lombardo, “Calenda è tentato dallo strappo. ‘Gli accordi non erano questi” (La Stampa). Stefano Cappellini, “Il piano B di Letta. Se salta l’accordo andiamo al voto da soli” (Repubblica). Due (ben diversi) commenti illustri: Angelo Panebianco, “Coalizioni poco affiatate, tra dubbi e scenari post-voto” (Corriere); Barbara Spinelli, “Perdere le elezioni. L’operazione Letta” (Il Fatto). Antonio Polito spiega cos’è l’agenda Draghi: “I partiti e la credibilità dell’Italia” (Corriere); ma per il romanzieri Maurizio Maggiani le cose non stanno così: “Caro Letta, venga nelle spiagge a vedere che effetto fa l’agenda Draghi” (Secolo XIX). E ancora: Stefano Lepri, “L’agenda Draghi per il dopo Draghi” (La Stampa). Altri punti di vista: Mario Tronti (vecchio intellettuale comunista), “Un dovere repubblicano stare uniti per battere la destra” (intervista a Repubblica). Gian Enrico Carofiglio, “Un patto solo anti-destra ha già perso. Senza contenuti è un minestrone” (intervista a La Stampa). Roberto Napoletano, “Le elezioni si vincono se c’è un progetto Paese” (Il Quotidiano). Arturo Parisi, “Questo centrosinistra non è l’Ulivo. L’unità politica premia sempre. Letta stia attento agli anti-Draghi” (intervista a Domani). Giuliano Ferrara, “Moralismo e bullismo, il Papeete strisciante della sinistra” (Foglio). Alfio Mastropaolo, “Il colpo grosso contro l’unità del Paese e la democrazia” (Manifesto). Sergio Fabbrini, “Le due coalizioni e la Ue: le percezioni sbagliate e gli effetti sul voto” (Sole 24 ore).
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LA DESTRA, GLI ALTRI, E LA CRISI DELLA POLITICA

7 Agosto 2022 su C3dem
Marco Esposito, “Centrodestra. Europa, Nato, fisco e presidenzialismo. Il progetto in 15 punti” (Corriere della sera). Gustavo Zagrebelsky, “Presidenzialismo, un pericolo per questa Italia” (intervista a Repubblica). Claudio Cerasa, “Un duello con Crosetto” (Foglio). GLI ALTRI: Matteo Renzi, “Il veto del Pd ci apre uno spazio politico” (intervista a Repubblica). Giuseppe Conte, “Al governo con il Pd? Improbabile” (intervista a Repubblica). Emilia Patta, “Conte e Renzi in solitaria per il terzo polo” (Sole 24 ore). LA CRISI DELLA POLITICA: Roberto Gressi, “Il labirinto di una legge in cui non sai chi ti rappresenta” (Corriere della sera). Carlo Carboni, “Se le élite politiche non sono classe dirigente” (Sole 24 ore). Francesco Ricciardi, “Elezioni. Restituiteci la vera scelta” (Avvenire). Francesco Seghezzi, “Tra Stato e individuo i partiti dimenticano la società” (Domani). Marco Follini, “I partiti trattano come se gli elettori non ci fossero” (La Stampa). Aldo Schiavone, “A questa politica senza anima diamo una bussola morale” (La Stampa). Raffaele Alberto Ventura, “La rivoluzione di cui abbiamo bisogno non passerà dalle urne elettorali” (Domani). Enzo Risso, “Tutte le identità politiche di un’Italia diventata sempre più frammentata” (Domani). Eugenio Mazzarella, “Se l’astensione dei poveri riporta al voto censuario” (Avvenire). Alessandro Penati, “L’Italia al voto tra decrescita infelice e redistribuzioni impossibili” (Domani).
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Dall’editoriale precedente
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LA POLITICA, LE ELEZIONI E LE NUOVE ÉLITE. ZAMAGNI SU CATTOLICI E POLITICA

4 Agosto 2022 su C3dem
Con un articolo di notevole spessore Stefano Zamagni interviene nel dibattito su “Cattolici e politica” aperto su Settimana news, dopo l’intervento di Marco Damilano. Mauro Zampini (già segretario generale della Camera) torna sulla scelta di Draghi: “Draghi, la scelta dello statista” (Alto Adige). Vitalba Azzollini, “Abbiamo un Parlamento cui piace modificare di continuo la Costituzione” (Domani).
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trump-di-marino2Trump Le ruote della giustizia si muovono.
di Marino de Medici sul sito marinodemedici.com

Che succede? Che fare?

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LA POLITICA, LE ELEZIONI E LE NUOVE ÉLITE. ZAMAGNI SU CATTOLICI E POLITICA

4 Agosto 2022 su C3dem
Con un articolo di notevole spessore Stefano Zamagni interviene nel dibattito su “Cattolici e politica” aperto su Settimana news, dopo l’intervento di Marco Damilano. Mauro Zampini (già segretario generale della Camera) torna sulla scelta di Draghi: “Draghi, la scelta dello statista” (Alto Adige). Vitalba Azzollini, “Abbiamo un Parlamento cui piace modificare di continuo la Costituzione” (Domani). VERSO LE ELEZIONI: Tonia Mastrobuoni, “Migranti, diritti e riforme. Ecco perché l’Europa teme la vittoria di Meloni” (Repubblica). Giuseppe Pisauro, “Sulle tasse è meglio dire qualche verità scomoda che rimanere in silenzio” (Domani). Dario Di Vico, “La politica alla prova delle nuove élite di cui non può fare a meno” (Foglio). Gerardo Villanacci, “La crisi della rappresentanza” (Corriere della sera). Linda Laura Sabbadini, “Vincere la povertà davvero” (Repubblica). Alessandra Arachi, “Marco Bentivogli: serve un’alleanza che mobiliti” (Corriere). Graziano Delrio, “Europeismo e bene comune, dalla società civile l’agenda giusta” (intervista a Avvenire). Giulia Merlo, “5 milioni di studenti fuori sede saranno costretti all’astensione” (Domani). LA DIFFICILE ALLEANZA A SINISTRA: Daniela Preziosi, “Il prezzo di Calenda per Letta è la rivolta di Sinistra, Verdi e Di Maio” (Domani). Stefano Folli, “Il magnete Calenda e le sue contraddizioni” (Repubblica). Marcello Sorgi, “Quei seri problemi a sinistra” (La Stampa). Antonio Floridia, “Il patto con Calenda, un lucido suicidio politico” (Manifesto). “ELENA” E IL FINE VITA: Luigi Manconi, “Di chi è la vita” (Repubblica). Lucetta Scaraffia (in risposta a M. A. Coscioni): “Due casi diversi e le risposte da dare” (Qn). Viviana Daloiso, “Diritto alle cure, non alla morte. Le richieste dei malati di tumore” (Avvenire). INOLTRE: Vladimiro Zagrebelsky, “La sentenza Ue: in mare non basta la legge dello Stato, per salvare vite servono le Ong” (La Stampa). Carlo Petrini e Luciana Castellina, “Il mondo riparato dai ragazzini” (La Stampa).
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TAIWAN, UNA NUOVA GUERRA? ITALIA, IL RAPPORTO SVIMEZ

4 Agosto 2022 su C3dem
Alla vigilia della visita di Nancy Pelosi a Taipei (Taiwan): Danilo Taino, “I troppi fronti e il rischio di fare il gioco di Xi e Putin” (Corriere della sera) e Ian Bremmer, “Pechino reagirà. Rischio certo di escalation” (intervista a Repubblica). Poi la visita: Nancy Pelosi, “La liberta di Taiwan e delle democrazie è la nostra libertà” (Il Dubbio, dal Washington Post). I commenti, di segno diverso, di Lucio Caracciolo, “Nel futuro di Taipei c’è una nuova guerra” (La Stampa), Agostino Giovagnoli, “Per fermare la tempesta” (Avvenire) e Gianni Vernetti, “Pelosi, uno scudo per Taipei” (Repubblica). L’interrogativo riproposto da Paola Peduzzi: “Ha fatto bene la Pelosi?” (Foglio). Andrea Goldstein spiega “I quattro pilastri del boom di Taiwan” (Sole 24 ore). UCRAINA: Tatiana Stanovaja, ‘Tutto sta andando secondo i piani’. Nella testa di Putin” (Foglio). Anna Zafesova, “Veleni e sospetti” (La Stampa). Daniel Gros, “Il prezzo del grano è già sceso. Kiev canta vittoria più di Mosca” (intervista a Repubblica). Alfonso Barbarisi, “Russia-Ucraina, serve una politica inclusiva” (Mattino). Gad Lerner, “Dio, Maria e terra, il nazionalismo ucraino è atavico” (Il Fatto). RUSSIA/OCCIDENTE: Anna Bono, “Lavrov vuole convincere l’Africa” (Italia Oggi). Giuseppe Lorizio, teologo, replica all’accusa russa che l’Occidente non abbia più un’anima: “Risposta ai russi: lo spirito dell’Occidente è anche razionalità e democrazia” (Avvenire). ITALIA / RAPPORTO SVIMEZ: Luca Bianchi, “A scuola la vera frattura fra Nord e Sud” (Gazzetta del Mezzogiorno”) e “Serve un ruolo più forte dello Stato per distribuire le risorse” (intervista al Messaggero). Nando Santonastaso, “Svimez: Sud in ritardo per i progetti del Pnrr. Ripresa a rischio” (Mattino). Giovanni Vasso, “L’Italia è malata, il Sud può essere la medicina” (L’identità).
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ACCORDO LETTA-CALENDA, PUO’ RIAPRISI UNA PARTITA GIA’ PERSA

3 Agosto 2022 su C3dem
Un invito del politologo Carlo Galli alle coalizioni a non delegittimarsi reciprocamente: “La nuova vecchia destra” (Repubblica). Un appello: “Liberi di scegliere, il manifesto dei costituzionalisti per il pluralismo” (Il Dubbio). Giorgio Parisi, “Non c’è più tempo. Gli elettori diano il loro voto a chi si batte per l’ambiente” (intervista a Repubblica). Gianfranco Pasquino, “I candidati devono essere il volto della coalizione” (Domani). L’ACCORDO LETTA-CALENDA: Enrico Letta, “A destra pensavano di avere ghià vinto. Ora la partita è aperta” (intervista al Corriere). Carlo Calenda, “Ho scelto la responsabilità. Il rischio è l’Italia come il Venezuela” (intervista a Repubblica). Paolo Pombeni, “Gli estremisti che i partiti dovranno controllare” (Messaggero). Antonio Polito, “Vantaggi (e press) dell’alleanza Letta-Calenda” (Corriere della sera). Marcello Sorgi, “Può riaprirsi una partita già persa” (La Stampa). Stefano Feltri, “Il centrosinistra ha evitato il suicidio, ora deve superare l’agenda Draghi” (Domani). Stefano Folli, “Vincitori e vinti nell’Ulivo di Letta” (Repubblica). C’è poi Marco Travaglio, “Il campo lardo” (Il Fatto). Antonio Bravetti, “La solitudine di Renzi” (La Stampa). Federico Capurso, “Conte: Noi contro tutto e tutti” (la Stampa). QUESTIONI DEL PAESE: Sabino Cassese dice che il primo investimento deve essere sulla scuola: Simone Canettieri, “Cassese: Viminale? Non decise Salvini. Draghi al Colle? Possibile” (Foglio). Marco Lodoli, “Se io fossi il ministro dell’Istruzione. Dialogo per una riforma della scuola” (Foglio). Alessandro Rosina, “Perché i giovani rischiano di perdere fiducia nella nostra democrazia” (Sole 24 ore). Innocenzo Cipolletta, “Con la destra il vero pericolo è l’autonomia differenziata” (Domani). Mario Baldassarri, “Scostamenti di deficit addio, è il momento di interventi strutturali” (Sole 24 ore). INOLTRE: Carlo Revelli, “Un nuovo soggetto politico: l’umanità” (Corriere della sera). Andrea Bonanni, “Razza e diritti negati. Dove porta la strategia di Orban” (Repubblica). Gilles Kepel e Marco Minniti discutono su “Mediterraneo, il futuro d’Europa” (Repubblica).

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d702396a-b379-4aca-bb7b-61d09f599bdfÈ IN GIOCO LA NOSTRA DEMOCRAZIA

Norma Rangeri su il manifesto
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Impegnati perché il centro sinistra vinca le elezioni. È in gioco la nostra democrazia

d702396a-b379-4aca-bb7b-61d09f599bdfÈ IN GIOCO LA NOSTRA DEMOCRAZIA

Norma Rangeri su il manifesto

Siamo di fronte a una svolta storica nella vita repubblicana. Il 25 settembre le destre italiane, fascistoidi e reazionarie, grazie a una nefasta legge elettorale che non consente il voto disgiunto, potrebbero vincere le elezioni e mettere sotto ipoteca la nostra democrazia costituzionale.

Dopo la tragedia della pandemia, dopo la criminale invasione russa dell’Ucraina, dopo l’aumento drammatico della povertà, dopo gli allarmi inascoltati per l’ambiente, ecco un’altra emergenza, la più importante di tutte: quella democratica.

Un’emergenza che chiama tutte le persone antifasciste, progressiste e di sinistra ad assumersi le proprie responsabilità.

Dovremmo vivere sotto un governo nero di cui farebbero le spese milioni di persone senza lavoro e senza futuro; i diritti civili sarebbero via via ridotti; i programmi scolastici rivisti in ossequio alla trinità dio-patria e famiglia; gli immigrati per ottenere la cittadinanza costretti a imparare a memoria (è nel programma leghista) i nomi e le date delle sagre padane; l’autonomia differenziata messa tra i primi provvedimenti operativi con la sanità e i servizi sociali ridotti al rango di beneficenza per i poveri; il reddito di cittadinanza cancellato perché chi non trova lavoro vuol dire che non lo merita.

Che tutto questo accadrà se vinceranno le destre mi sembra inconfutabile.

E che, secondo ogni sondaggio, le destre vinceranno a mani basse mi pare altrettanto scontato.

Una simile prospettiva potrebbe già essere sufficiente per convincersi del fatto che la partita dei collegi uninominali si vince solo se non si disperde il voto con candidature improbabili.

Lo hanno ben spiegato sul manifesto le analisi di Antonio Floridia e Gaetano Azzariti. Preoccupati delle conseguenze sulla nostra Costituzione di un cappotto elettorale: il cambiamento della Carta in senso presidenzialista e il probabile inizio di un altro ventennio.

In fondo una parte di noi forse non sosteneva che Berlusconi sarebbe durato poco perché aveva un partito di plastica? Quell’errore è stato devastante, ma ancora oggi c’è chi stenta a riconoscerlo.

Del resto abbiamo di fronte un esempio ancora più recente, quello del Papeete, quando Salvini fece saltare l’alleanza con i 5Stelle reclamando i pieni poteri.

Anche allora c’era chi diceva andiamo alle elezioni, se il popolo vuole Salvini lasciamo il paese a Salvini. Poi, per fortuna, il Parlamento decise di dar vita a un governo giallorosso (o giallorosa) e abbiamo affrontato la tragedia della pandemia seguendo la scienza anziché la vandea antivaccinista, così come abbiamo combattuto nelle sedi europee riuscendo a conquistare la fetta più grande della torta degli aiuti.

Governo perfetto il Conte2? Tutt’altro, ma senza dubbio garantiva uno spazio politico democratico.

Oggi, dopo la forzatura del governo del presidente (Mattarella-Draghi), e l’accozzaglia di unità nazionale, siamo dentro una crisi politico istituzionale. Una crisi drammatica. Un regalo enorme alle destre, che ci portano alle elezioni in piena estate, inaugurando un altro inedito della storia italiana.

Dobbiamo tenere i nervi saldi e usare la testa, allontanando vie di fuga verso il rassicurante lido della terra promessa che non c’è e che non sarà più facile raggiungere in una società fascistizzata e sovranista.

La tentazione di non giocare la partita contro un avversario forte e agguerrito, capace di contare su un vasto consenso popolare (annoverando tra le sue fila addirittura il 40 per cento di iscritti alla Cgil, di fede leghista), pronto a prendersi il paese e le sue istituzioni, è molto diffusa nel frastagliato mondo della sinistra.

Fortissimo poi è il richiamo della foresta: lasciamo che le destre si impadroniscano del paese (tanto anche Letta e compagnia sono di destra) e finalmente mettiamoci insieme, uniamo le nostre debolezze e cerchiamo di costruire una coalizione per una lunga marcia all’opposizione dentro un’Italia fascista e reazionaria.

È un ragionamento che fila se si è convinti che tra Meloni e Letta in fondo non ci sia poi una grande differenza.

Io invece penso che siano ragionamenti totalmente sbagliati e pericolosi. Per varie ragioni.

Innanzitutto ritengo che la differenza tra Letta e Meloni c’è, ed è netta, sia dal punto di vista politico che culturale.

Il Pd è un partito centrista, governativo, in buona parte neodemocristiano, con sparute e minoritarie figure di cultura comunista. E comunque progressista.

Meloni e Salvini, al contrario, sono espressione delle peggiori destre europee, e contano tra i propri sostenitori tutte le organizzazioni fasciste e parafasciste (prima di andare al seggio bisognerebbe prendere la pillola Vox: il torvo, pauroso discorso della leader di FdI alla tribuna del partito franchista: sono una donna, sono una madre, sono cristiana… Tutt’altro che un esempio di libertà femminile).

Il segretario del Pd, purtroppo, sta dando una mano all’esito di svolta autoritaria, grazie alla scelta di una coalizione che esclude il M5Stelle per imbarcare personaggi e personagge di un mondo confindustrial-berlusconiano, con la pazza idea di conquistare l’elettore di una destra liberale moderata, non considerando che sulla bilancia potrebbe pesare di più il piatto della perdita dei voti di sinistra.

Questo futuro nero – in tutti i sensi – per l’Italia ha soltanto una barriera che può fermarlo: l’unità elettorale di tutte le forze democratiche, progressiste, di sinistra.

Nelle simulazioni sul voto realizzate dall’istituto Cattaneo, il trio Berlusconi-Meloni-Salvini vince a mani basse sempre. Tranne che in un caso: l’alleanza che va dal Pd al M5Stelle. Una possibilità, reale, concreta, perché sono proprio i numeri a dire che un fronte di centro-sinistra potrebbe raggiungere il 40-45 per cento necessario per competere sia nel maggioritario che nel proporzionale, sia alla Camera che al Senato.

Una alleanza democratica che dovrebbe inglobare Letta, Renzi, Calenda, Di Maio, Conte, Fratoianni, Bonino, Bonelli, Bersani sembra davvero una “mission impossible”.

Come si possono mettere sotto un’unica sigla persone che non sarebbero disposte neanche a prendere un caffè insieme? Quali punti programmatici potrebbero tenere su un fronte comune forze e partiti diversamente orientati?

So bene che si tratta di un’impresa ardua. Ma si deve almeno tentare. Oltretutto la legge elettorale non prevede l’obbligo di programmi comuni, né l’indicazione del premier, ma solo alleanze elettorali.

In ballo è il nostro domani, il futuro democratico del paese che, da un giorno all’altro, potrebbe ritrovarsi a fianco di Orban e di Le Pen sulle tematiche più divisive, razziste, patriarcali e sovraniste.

E non ha davvero senso giocare una partita sapendo di perdere in partenza. Non porta a nulla una sconfitta con onore.

Queste destre non fanno prigionieri. Si tratta della battaglia più dura che deve affrontare il nostro mondo democratico e progressista.

Per ulteriore chiarezza: non ci piace per niente il tanto peggio tanto meglio.

Per chi ha memoria, una volta dicevamo “moriremo democristiani”. Adesso c’è il pericolo di morire governati dai fascisti e dai reazionari.

Per questo dovremo scendere, tutte e tutti, insieme in campo per sventarlo. Noi, comunque, ci siamo e ci saremo.
https://ilmanifesto.it/e-in-gioco-la-nostra-democrazia
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- Ultimo editoriale
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J. CERCAS: “I POPULISTI SI BATTONO CON LA VERITÀ”. MATTARELLA: “RIGENERARE LA DEMOCRAZIA”

30 Luglio 2022 su C3dem
Mauro Magatti, “Progressisti e sovranisti al voto. Il vero ‘dopo’ da decidere” (Avvenire). Maurizio Ferrera, “L’Europa e la posta in gioco” (Corriere della sera). Javier Cercas, “I populisti si battono con la verità” (intervista a La Stampa). Angelo Picariello, “Mattarella: democrazia da rigenerare” (Avvenire). ITALIA/ LA CRESCITA SORPRENDENTE: Marco Fortis, “Il Pil cresce oltre ogni attesa. L’ultimo regalo di Draghi” (Qn). Federico Fubini, “Il Paese a due volti che sa anche sorprendere (se ha un piano)” (Corriere della sera). Roberto Napoletano, “I numeri del miracolo italiano che la politica non ha voluto vedere” (Il Quotidiano). Dario Di Vico, “Industria, turismo, consumi. Le ragioni di una crescita sorprendente” (Foglio). Linda Laura Sabbadini, “La vera eredità di SuperMario” (La Stampa). Claudio Cerasa, “Perché il dopo Draghi non fa paura” (Foglio). Carmelo Caruso, “’Benedetti affari correnti’, il dolce intermezzo di Draghi” (Foglio). Alberto Mingardi, “Il Paese degli aiuti, ma il vero rebus è la crescita” (Corriere della sera). VERSO IL 25 SETTEMBRE: Salvatore Vassallo, “Anche con Conte la sfida del centrosinistra è titanica” (Domani). Stefano Ceccanti, “Lo svantaggio è recuperabile” (intervista a La vita del popolo). Francesco Merloni, “Che cos’è e perché serve un vero patto repubblicano” (Domani). Lina Palmerini, “La sfida delle candidature. Chi parte in vantaggio” (Sole 24 ore). Roberto D’Alimonte, “Il dilemma elettorale di Calenda: entrare o non entrare?” (Sole 24 ore). Federico Capurso, “Cinque stelle, mandati a casa” (La Stampa). Giuseppe Conte, “Io non farò il Mélenchon. Alleanze? Con i cittadini” (intervista a Il Fatto). Michele Santoro, “Ho deciso, fondo il partito che non c’è e mi alleo con Conte. Il Pd non è più a sinistra” (intervista a Repubblica). Salvatore Cingari, “Gli effetti negativi (per la sinistra) di allearsi col partito di Letta” (Manifesto). Federico Pizzarotti, “Il centrosinistra ha bisogno del civismo dei sindaci” (intervista a Rep. Bologna). Argomenti 2000: “L’ora di una proposte politica coraggiosa”. Comitato delle Settimane sociali, “Un colpo d’ala verso le urne. La società civilE si faccia sentire” (Avvenire). INGERENZE RUSSE: Enrico Borghi (Pd), “Le ingerenze russe non sono uno scherzo” (Foglio). Lucia Annunziata, “Salvini e la Russia, tre anni vissuti pericolosamente” (la Stampa). Luigi Zanda, “Le pressioni russe sono davanti ai nostri occhi” (intervista a Repubblica). Ilario Lombardo, “Lega da Mosca a Pechino” (La Stampa). PROPOSTE: Maurizio Franzini, “Serve una pensione di tutela per le generazioni che non hanno tutele” (Domani).
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LETTA PEDALA IN SALITA. CONTE ROSSOVERDE

28 Luglio 2022 su C3dem.
Elena Stancanelli, “Giorgia e il potere, lezione per la sinistra” (Corriere della sera). PD E CENTRISTI: Giovanna Vitale, “Letta: irreversibile il no ai 5 stelle. Arriva il nuovo centrosinistra” (Repubblica). Roberta D’Angelo, “Letta pedala in salita. L’addio al M5s divide ancora i dem” (Avvenire). Fabrizio D’Esposito, “I Democratici sono morti democristiani, anzi dorotei” (Il Fatto). Eugenio Fatigante, “Un progetto minimale buono per partire, ma serve uno scatto” (Avvenire). Carmelo Caruso, “Letta non ha ancora la coalizione e mezzo Pd detesta Calenda” (Foglio). Maria Teresa Meli, “Con Calenda la trattativa più difficile” (Corriere della sera). Alessandra Arachi, “Letta: non ci sono veti su Renzi” (Corriere). Stefano Baldolini, “Orlando esorta Letta: bisogna recuperare i valori degli albori della sinistra” (Repubblica). Marianna Rizzini, “I consiglieri del principe /1: Enrico Letta” (Foglio). FDI: Marcello Sorgi, “Gli alleati spiazzati dal ciclone FdI” (La Stampa). Bill Emmot, “Il problema di Giorgia non è il fascismo ma la politica economia anti-europea” (La Stampa). CINQUE STELLE: Giuseppe Conte, “Non è un diktat il tetto dei due mandati” (intervista al Corriere). Simone Canettieri, “Conte rossoverde” (Foglio). SINISTRA: Alfonso Gianni, “Un cartello elettorale contro la destra per salvare la Costituzione ma anche contro la guerra” (Manifesto). Nicola Fratoianni, “Altro che agende Draghi. Su ambiente e sociale servono scelte radicali” (intervista a La Notizia).
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Impegnati perché il centro sinistra vinca le elezioni. Che fare?

elezionicoordinamento-democrazia
Con questa legge elettorale la sinistra senza alleati ha già perso
di Alfiero Grandi

I partiti dovrebbero affrontare una discussione sui rimedi alla crisi della nostra democrazia, segnalata da un dato inequivoco come l’allontanamento dei cittadini dal voto, che non è affatto normale come si vorrebbe far credere.
La legge elettorale forma il parlamento, il cui ruolo è decisivo nel bene e nel male. Sia quando funziona, sia quando come nell’ultima legislatura ha segnato il punto più basso di credibilità.
Il vero problema è se c’è o meno consapevolezza della gravità del momento e se c’è bisognerebbe trarne la conseguenza che il problema di fondo è bloccare la destra in nome della Costituzione.
Il Coordinamento per la democrazia costituzionale ha manifestato a Enrico Letta appena eletto segretario del PD le ragioni di fondo che spingevano a chiedere una modifica del Rosatellum. Due volte la crisi politica dei governi (Conte 1 e Conte 2) aveva portato alla soglia del voto anticipato. Questo consigliava di non perdere tempo. Una nuova crisi avrebbe potuto portare ad elezioni anticipate senza la possibilità di modificare la legge elettorale. Così è avvenuto con la crisi del governo Draghi e le imminenti elezioni.
La legge elettorale non è sufficiente a risollevare le sorti della democrazia che in Italia, e non solo, deve affrontare una crisi profonda. Tuttavia la legge elettorale forma il parlamento, il cui ruolo è decisivo nel bene e nel male. Sia quando funziona, sia quando come nell’ultima legislatura ha segnato il punto più basso di credibilità.
Il taglio dei parlamentari ha sancito la profondità della crisi e il capovolgimento del rapporto con il governo che nel periodo Draghi ha segnato il ruolo più basso del parlamento, arrivando a decidere sui decreti del governo una camera a turno. L’altra poteva solo ratificare le decisioni di quella che aveva avuto il tempo di esaminare il provvedimento. La Costituzione è stata ignorata e i riconoscimenti del ruolo del parlamento servivano a nascondere la verità.
Il capovolgimento dei ruoli tra governo e parlamento non è iniziato con Draghi ma con il suo governo è diventato regola, preannunciando una tendenza al cambio di fatto della nostra Costituzione. Nel rimpianto del governo Draghi esiste anche questa componente.
I partiti dovrebbero affrontare una discussione sui rimedi alla crisi della nostra democrazia, segnalata da un segnale inequivoco come l’allontanamento dei cittadini dal voto, che non è affatto normale come si vorrebbe far credere.
Tuttavia questo richiede tempo e fatica e per ora è un discorso che (quasi) tutti preferirono rinviare. Quindi concentriamoci sulle prossime elezioni e sulla legge elettorale che troppi non conoscono e alcuni pensano di usare a loro vantaggio.
Il nuovo parlamento
Con il taglio dei parlamentari i futuri deputati saranno 400 e i senatori 200, un terzo in meno della legislatura finita. Di fatto questo porta ad una soglia elettorale implicita di partenza più alta del 3 per cento. Inoltre la legge elettorale prevede che l’elettore esprima (pena annullamento) un voto solo per i collegi uninominali e per la circoscrizione proporzionale. Una previsione incostituzionale ma che resta in vigore perché non è stata cambiata e quindi deciderà del futuro del nostro paese, delle scelte che verranno fatte. Altre previsioni sono incostituzionali perché non garantiscono parità reale di voto ai cittadini e anche queste restano in vigore.
Le conseguenze del voto unico per uninominale e proporzionale sono il punto più grave. Il centro destra ha una distribuzione nel territorio nazionale che potrebbe fargli ottenere gran parte dei collegi uninominali perché chi non sta con la destra è diviso e si attarda in considerazioni che non fanno i conti con la legge elettorale più il taglio dei parlamentari.
È come giocare all’asso di denari. Chi ha l’asso parte in vantaggio, così è per la destra. La destra potrebbe vincere e potrebbe fare anche di più, arrivando ai numeri che consentono di cambiare unilateralmente la Costituzione e il presidenzialismo è il loro obiettivo.
Ci si chiede come potrebbe uno schieramento che non riesce a presentare una coalizione per vari motivi presentarsi insieme nell’uninominale maggioritario, dove chi prende un voto in più fa cappotto. Anche un convinto proporzionalista come sono comprende che la difesa e l’attuazione della nostra Costituzione antifascista e democratica è un punto che può unire uno schieramento ampio senza contraddire le differenze che si debbono manifestare nel proporzionale. Se c’è una coalizione nell’uninominale chi vota il proporzionale automaticamente vota anche per l’uninominale, ma segnala la propria preferenza politica che avrà valore nel proporzionale.
Il vero problema è se c’è o meno consapevolezza della gravità del momento e se c’è bisognerebbe trarne la conseguenza che il problema di fondo è bloccare la destra in nome della Costituzione.
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LETTA PEDALA IN SALITA. CONTE ROSSOVERDE
28 Luglio 2022 su C3dem
Elena Stancanelli, “Giorgia e il potere, lezione per la sinistra” (Corriere della sera). PD E CENTRISTI: Giovanna Vitale, “Letta: irreversibile il no ai 5 stelle. Arriva il nuovo centrosinistra” (Repubblica). Roberta D’Angelo, “Letta pedala in salita. L’addio al M5s divide ancora i dem” (Avvenire). Fabrizio D’Esposito, “I Democratici sono morti democristiani, anzi dorotei” (Il Fatto). Eugenio Fatigante, “Un progetto minimale buono per partire, ma serve uno scatto” (Avvenire). Carmelo Caruso, “Letta non ha ancora la coalizione e mezzo Pd detesta Calenda” (Foglio). Maria Teresa Meli, “Con Calenda la trattativa più difficile” (Corriere della sera). Alessandra Arachi, “Letta: non ci sono veti su Renzi” (Corriere). Stefano Baldolini, “Orlando esorta Letta: bisogna recuperare i valori degli albori della sinistra” (Repubblica). Marianna Rizzini, “I consiglieri del principe /1: Enrico Letta” (Foglio). FDI: Marcello Sorgi, “Gli alleati spiazzati dal ciclone FdI” (La Stampa). Bill Emmot, “Il problema di Giorgia non è il fascismo ma la politica economia anti-europea” (La Stampa). CINQUE STELLE: Giuseppe Conte, “Non è un diktat il tetto dei due mandati” (intervista al Corriere). Simone Canettieri, “Conte rossoverde” (Foglio). SINISTRA: Alfonso Gianni, “Un cartello elettorale contro la destra per salvare la Costituzione ma anche contro la guerra” (Manifesto). Nicola Fratoianni, “Altro che agende Draghi. Su ambiente e sociale servono scelte radicali” (intervista a La Notizia).
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COME INCANALARE LE ENERGIE DELLA SOCIETA’ CIVILE
28 Luglio 2022 su C3dem
Sergio Harari, “Il nostro mondo dopo la pandemia non è migliore” (Corriere della sera). Andrea Nicastro, “Ponte aereo per 400 afghani” (Corriere della sera). Alessio Celestini, Tommaso Di Francesco, Luigi Manconi, “Servono fondi per far vivere il modello Riace” (Manifesto). DEMOCRAZIA: Moises Naim, “Inflazione e sfiducia nella politica, mix devastante per la democrazia” (intervista a La Stampa). Sabino Cassese, “La democrazia non è a rischio. Quello che manca al Paese sono politici davvero capaci” (intervista al Messaggero). Gianluca Salvatori, “Come incanalare le energie della società civile” (Avvenire). Silvia Roggiani, “La carica dei 100 mila volontari dem” (intervista al Manifesto). Ilario Lombardo, “Ombre russe dietro la crisi” (La Stampa). SULLE ELEZIONI: Paolo Pombeni, “E’ l’ora della prova elettorale” (mente politica) e “I programmi dei partiti e i contenuti necessari” (Messaggero). Gianfranco Pasquino, “Il nuovo bipolarismo senza più programmi” (Domani). Giuseppe Gargani, “E’ il momento di superare il personalismo e le liste vanno qualificate con chi ha cultura di governo” (intervista a Il Dubbio). Piero Ignazi, “Solo il fronte repubblicano può arginare le destre” (Domani). Stefano Feltri, “Come evitare che i partiti rendano irrilevanti queste elezioni” (Domani). GOVERNO/ECONOMIA: Paolo Baroni, “Il piano anti-inflazione” (La Stampa). Alessandro Barbera, “Una finanziaria anticipata, e ora il fisco. Draghi: situazione grave, e non si va in ferie” (La Stampa). Federico Fubini, “Tempi stretti sui fondi Ue” (Corriere della sera). Stefano Lepri, “Stretti tra carovita e disoccupazione” (La Stampa). Leonardo Becchetti, “Comunità energetiche per frenare l’inflazione” (Avvenire). INOLTRE: Monica Perosino, “Ucraina, fronte Sud. Kiev vince la battaglia dei ponti” (La Stampa). Stefano Stefanini, “Taiwan, il passo falso di Pechino” (La Stampa).
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L’APPELLO A DRAGHI: “E’ PRONTO, PRESIDENTE, A LASCIARSI TROVARE DAGLI ITALIANI?”
26 Luglio 2022 su C3dem
“Puntare meno sulla carta dell’avversario da demonizzare, puntare un po’ meno sulla carta del paese da salvare e puntare un po’ di più sulla carta del paese da cambiare”, così Claudio Cerasa: “Addio all’agenda Tafazzi” (Foglio). Giorgio Tonini, “Non c’è agenda Draghi senza Draghi candidato. Un appello” (Foglio). Lorenzo Dellai, “Arduo recuperare Draghi, ma va seguita la sua strada” (lettera a Avvenire). Istituto Cattaneo, “Elezioni 2022 ai nastri di partenza”. R. Mannheimer e P. Pasquini, “L’esito di queste elezioni non è affatto scontato” (Il Riformista). Giovanni Diamanti, “I sondaggio premiano il Pd soltanto se si allea con i centristi” (Messaggero). Roberto D’Alimonte, “Se il Pd riuscisse ad acciuffare i centristi…” (intervista al Riformista). Tommaso Ciriaco, “La destra al 60%. Lo scenario da incubo che spaventa il centro sinistra” (Repubblica). Aldo Torchiaro, “Il dubbio di Letta: provare a vincere o vendicarsi di Renzi” (Il Riformista). Umberto Ranieri, “I buoni risultati del Pd quando va da solo” (lettera al Foglio). Intervista a Mara Carfagna che lascia Forza Italia: “No a salti nel buio, il Paese prima di tutto” (Repubblica). Tommaso Labate, “Conte e la tentazione della ‘Cosa Rossa’ sul modello Mélenchon” (Corriere della sera). Daniela Preziosi, “Il Pd pensa a Calenda ma rischia di regalare la sinistra a Conte” (Domani). A sinistra però Gaetano Azzariti avanza “Una proposta radicale per salvare almeno la Costituzione” (Manifesto), e Fabio Vender annota: “Di fronte al Pd una sinistra elettorale senza partito” (Manifesto). Stefano Folli, “Il dilemma di tutti: chi a Palazzo Chigi?” (Repubblica). Angelo Panebianco, “Chi tifa per Putin” (Corriere della sera). SOCIETA’: Dario Di Vico, “Operai al voto. Quanto peseranno globalizzazione e immigrazione” (colloquio con Emilio Reyneri – Foglio). Mario Deaglio, “Condizionatori e divari sociali” (La Stampa).

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Editoriale precedente.
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98535798-4bec-4d19-996b-489d40abad8fIl Pd e le ragioni della responsabilità verso i cittadini

Gentile segretario del Partito democratico, Le scriviamo queste righe presumendo di interpretare i sentimenti di tante cittadine e cittadini che probabilmente non sono mai stati scelti per partecipare alle vostre agorà e che vivono con crescente disagio la situazione che si è creata.

Molti di loro pagano già concretamente i drammatici effetti delle diseguaglianze diffuse e temono che ciò che li aspetta non sia un’inversione di tendenza, ma un aggravamento. È al loro disincanto che inasprisce l’astensionismo che sarebbe corretto guardare, molto più che agli elettori di Forza Italia.

Le scriviamo perché il Suo partito ha in questa tornata elettorale una responsabilità che trascende i limiti consueti della convenienza di parte: senza il Suo partito non è possibile costruire un argine consistente a un possibile governo di destra, che se si insediasse con la larga maggioranza parlamentare che si paventa, potrebbe, se lo volesse, stravolgere i fondamenti costituzionali della Repubblica.

Per questo riteniamo che il Suo compito sia in questo momento quello di fare di tutto affinché si produca un’alleanza credibilmente alternativa alla destra, capace di rispondere alla gigantesca crisi di fiducia nei confronti della politica e quindi in grado di contendere il successo elettorale.

Lei ha certamente tutto il diritto di organizzare una proposta politica alle Sue condizioni, ma ha il dovere di trovare il punto di mediazione tra l’inevitabile convenienza per il Suo partito e una responsabilità supplementare per l’intero Paese, senza la quale il rischio di consegnarsi alla destra resterebbe intatto.

Mentre appartiene al legittimo esercizio delle valutazioni politiche scegliere di interrompere l’alleanza politica con il M5S, potrebbe non essere responsabile politicamente ignorare le proposte per accordi di natura elettorale con il M5S volti a limitare i danni di una pessima legge elettorale (non averla cambiata a tempo dovuto è un altro imperdonabile indice di irresponsabilità di quanti oggi si lamentano del suo mantenimento in vigore). Sarebbe oltretutto non conveniente per il Partito democratico, che senza l’accordo con il M5S rischia di mancare l’obiettivo di contendere il successo elettorale alla destra.

Le ventilate ipotesi di alleanze con personalità e partiti che rappresentano una lunga e mai rinnegata storia di demolizione dei diritti sociali, di ostilità per il ruolo e la funzione del settore pubblico e di ripetuti attacchi alla Costituzione, rischiano di apparire così incoerenti da minare ogni credibilità alla proposta d’insieme.

È incomprensibile perché si consideri ciò che ha fatto il M5S imperdonabile, mentre si guarda con favore ai fuoriusciti da Forza Italia, partito del quale essi hanno condiviso quasi trent’anni di nefandezze. Se l’intento è sedurre gli elettori di Forza Italia, l’effetto sarà solo quello di accentuare la sfiducia e il disorientamento dei tanti cittadini delusi dall’incoerenza della politica.
Infine, la responsabilità politica impone che il Pd si distingua nettamente dalle posizioni della destra in tema di assetto istituzionale del Paese, dichiarando subito e in maniera esplicita il proprio impegno, quale che sia l’esito delle elezioni, a difendere la Costituzione da ogni progetto di trasformazione che punti a indebolire ulteriormente la forma di governo parlamentare.

*Libertà e Giustizia
https://ilmanifesto.it/il-pd-e-le-ragioni-della-responsabilita-verso-i-cittadini
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Elezioni. No all’astensionismo. Patto Costituzionale per l’Italia in Europa. Il fascismo non passerà!

coordinamento-dcostL’Agenda Draghi non può essere il programma della sinistra alternativa alla destra
26 Luglio 2022

Alfiero Grandi

Il primo grave errore commesso in questa crisi è che i partiti, in particolare quelli che avrebbero avuto interesse a farlo, non hanno capito pienamente l’importanza dell’approvazione in tempo utile di una nuova legge elettorale. Ora è troppo tardi. Hanno rinviato, perso tempo. Eppure, più volte negli anni scorsi si è rischiato di chiudere la legislatura anticipatamente, ma questo preavviso non è stato sufficiente. Ne è prova che ancora pochi mesi fa si è dedicata tutta l’attenzione alla modifica delle circoscrizioni del Senato che, per quanto importanti, non potrebbero risolvere il nodo di fondo e cioè avviare la ricostruzione di un rapporto di fiducia tra cittadini-elettori ed eletti. Eppure, l’allarme astensione ha ormai raggiunto livelli di guardia, segnalando una frattura tra corpo elettorale e rappresentanza parlamentare, la cui offerta e credibilità politica è in evidente caduta. Questo è un problema centrale del funzionamento della democrazia. Per di più dalla soluzione di questo problema dipendono le politiche che verranno adottate.
Certo c’è chi si consola affermando che la crescita dell’astensione non è solo un problema italiano. Vero, ma è solo la conferma che la crisi della democrazia non riguarda solo l’Italia e rende stucchevole la propaganda che contrabbanda lo scontro in atto nel mondo come un confronto tra democrazia e autoritarismi. Come minimo andrebbe aggiunto che le democrazie sono in crisi e non tutti gli “amici” che trovano sono campioni di democrazia. Una parte ha coltivato fino allo scioglimento delle camere la convinzione che un sistema maggioritario sia migliore per mettere l’accento sul governare, sottovalutando che da venti anni questo sistema ha fallito in Italia, nelle diverse versioni, tanto è vero che sono andati in crisi sia le maggioranze di centro destra che di centro sinistra, confermando che maggioranze raccogliticce, motivate solo dalla conquista del potere, sono fragili ed esposte a paralisi e crisi premature. Anche nella versione francese, che tanti prendono a modello, è ormai dimostrato che la crisi dei valori e delle idee-forza porta a serie difficoltà anche un sistema istituzionale ed elettorale ipermaggioritario.
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale aveva incontrato Enrico Letta, allora fresco di nomina, proprio per esporgli la ferma convinzione che una nuova legge elettorale proporzionale era indispensabile per iniziare a rispondere alla crisi della rappresentanza, che della democrazia è un punto decisivo. Quella attuale è una legge elettorale palesemente incostituzionale per diversi aspetti, i più rilevanti certamente il voto unico (coatto) per uninominale e proporzionale e la differenza abissale di rappresentanza tra aree diverse del paese. Il risultato purtroppo è sotto gli occhi di tutti, si voterà con una legge sbagliata e incostituzionale. A questo punto occorre gestire una ulteriore difficoltà e non sarà facile. La legge elettorale in vigore, non a caso difesa a spada tratta dalla destra, privilegia per più aspetti le coalizioni. Il miraggio è ottenere la maggioranza parlamentare ad ogni costo. Eppure, Berlusconi ha già dovuto gettare la spugna di governo nel 2011 pur avendo 100 deputati e 50 senatori in più dell’opposizione e non è detto che questa volta vada meglio perché il paese è di fronte a problemi di fondo.
Per essere chiari: in gioco c’è il futuro dell’Italia, della sua qualità sociale, dell’Europa, della pace.
Non si può affrontare la campagna elettorale con il torcicollo, cioè mettendo al centro il passato, a partire dal governo Draghi. Bisogna mettere al centro le scelte necessarie per il futuro. Il sostegno al governo Draghi è finito con lo scioglimento delle Camere, dopo resta solo la richiesta di Mattarella ai partiti di mantenere comportamenti responsabili durante la campagna elettorale. Questo consente di aprire una fase in cui anziché limitare le proprie scelte ai confini di Draghi si può e si deve andare oltre per dispiegare un punto di vista originale, di sinistra sulle crisi e le soluzioni da adottare. Certo, una legge elettorale proporzionale avrebbe favorito la possibilità per i partiti di esporre i propri punti di vista, per distinguersi dagli altri. Il problema della formazione di una nuova maggioranza per governare, le mediazioni programmatiche sono un problema per il dopo voto, non prima. Anche per questo fare affermazioni apodittiche del tipo mai con chi ha causato la crisi del governo è un errore. Per di più la legge elettorale in vigore rende conveniente creare alleanze che possono essere di tipo differente, da occasionali a strategiche, prima di decidere scelte avventate bisognerebbe almeno fare i conti.
Un punto chiave è certamente la crisi del M5Stelle, che è partito dal 33% degli eletti del 2018 per arrivare alle valutazioni attuali che lo vedono attorno ad un terzo. È una dimensione elettorale che rappresentava la crisi di credibilità della rappresentanza di 5 anni fa e oggi paga il prezzo di avere fallito, ma l’humus di protesta da cui ha tratto forza è sparito o resta un’area in cerca di una rappresentanza? Può diventare astensione ulteriore ma non sono azzerati il disagio, la critica, la protesta. La democrazia è anche portare dentro il meccanismo decisionale aree che sono critiche o contro. Quindi, a parte la decisione frettolosa del mai con chi ha contribuito a fare cadere il governo Draghi, resta il problema di fondo dei problemi che il M5 Stelle ha cercato di rappresentare. Si pensa di cancellare questo problema? Possibile che a sinistra non ci sia almeno qualcosa, lavoro, diritti che il governo Draghi non ha voluto o saputo affrontare, al di là della disponibilità a incontrare i sindacati nella fase finale? Possibile che non si comprenda che la gestione Cingolani, con il consenso di Draghi, della politica ambientale ed energetica in particolare ha puntato tutte le carte sulle fonti fossili a partire dal gas e trascurato l’esigenza di approvare misure straordinarie per le energie da fonti rinnovabili, a partire da eolico e fotovoltaico, e idrogeno verde come ha deciso la Germania? Il risultato è che non ci sono garanzie sufficienti che l’Italia sia effettivamente al riparo dalla crisi del gas e soprattutto che rischiamo di rimanerci legati molto più dei tempi indispensabili per realizzare gli investimenti. Parole tante, anche a sproposito sul “nuovo” nucleare, fatti pochini e tanti problemi irrisolti o rinviati.
Il PNRR, stella polare del futuro dell’Italia, è tuttora in una fase di incertezza. Gran parte dei consensi di amministratori locali derivano dalle promesse di investimenti, ma nessuno oggi è in grado di offrire un quadro d’insieme di come gli investimenti stanno procedendo, tranne le grandi aziende che hanno in mano investimenti decisivi, ad esempio i collegamenti ferroviari.
L’elenco dei problemi su cui la sinistra dovrebbe distinguersi sono molti, non solo i sacrosanti Ius Scholae e cannabis, ma ad esempio il fisco, risolto malissimo con un doppio binario: progressività per i redditi da lavoro e da pensione e proporzionalità con aliquota unica bassa per redditi finanziari, da capitali, da immobili. Anche la discussione sul cuneo fiscale non aveva ancora sciolto il nodo se riguardava i lavoratori o i padroni. Oppure l’occhiolino strizzato da Draghi alle regioni iperautonomiste nel discorso al Senato malgrado il ben magro risultato delle regioni in occasione della gestione della pandemia, che peraltro sta tornando.
Il tema che giustifica da solo l’essere di sinistra è la crescente disuguaglianza sociale. Una parte della società è relegata ai margini, in una condizione di povertà (6 milioni) di diritto allo studio negato (abbandono scolastico tuttora alto, oltre il 13%), di reddito eroso con violenza dall’aumento dell’inflazione, di occupazione e diritti negati.
Questi ed altri punti spingono a distinguere un accordo di governo, necessariamente di fase, da una strategia politica. Altrimenti le scelte politiche sono paradossalmente autoridotte a pura tattica, a gestione dell’esistente.
Per questo occorre un’iniziativa che porti in campagna elettorale proposte politiche di futuro. Anche sulla guerra in Ucraina c’è bisogno di qualcosa di più e di diverso da una subalternità agli Usa, dalla mera continuità dell’invio di armi, per affermare con forza la priorità delle trattative per la pace che l’accordo per il grano ucraino dimostra sono possibili. L’accento va posto sul rilancio della coesistenza tra sistemi diversi, su regole in grado di garantire sovranità senza affidare la soluzione alle armi, sul rilancio della riduzione bilanciata e controllata degli armamenti nucleari, su una valorizzazione del ruolo dell’ONU. Solo grandi speranze motivano scelte controcorrente.
L’Italia e l’Europa debbono svolgere un ruolo attivo, non subalterno, per garantire che un mondo multilaterale come quello attuale possa sviluppare confronto e coesistenza.
Il Pd ha una grande responsabilità per il ruolo che ha, le sinistre debbono superare divisioni e polemiche, altri soggetti possono entrare in campo e anche un M5Stelle legato a un rinnovamento sociale e di pace importante può aiutare un percorso.
I condizionamenti sono già in campo: gli aiuti europei legati a comportamenti precisi proprio mentre è evidente che l’inflazione è stata sottovalutata e affrontata senza interventi organici, rincorrendo gli aumenti dei profitti sui combustibili fossili per trovare qualche spazio di contenimento degli effetti. La campagna elettorale sarà condizionata da incubi di varia natura e da punti di crisi, per evitare che l’influenza di questo prevalga e allontani dal voto occorre far tornare in campo la società e le sinistre con programmi e proposte coraggiose, meglio se unitarie.
Parlare di Agenda Draghi come piattaforma di riferimento vuol dire dimenticare che nella maggioranza e nell’azione di governo era presente anche il peso della Lega e di Forza Italia che fino a prova contraria stanno a destra, perfino più a destra del passato, come confermano le uscite di ministri da Forza Italia. Il complesso della guardia svizzera, fedele al papa di turno, non farebbe bene al Pd, mentre la destra sta già lavorando senza vincoli e remore. Spiegare l’agenda Draghi e le ragioni dei suoi limiti è un principio di verità. Indicare con chiarezza le proprie diversità è un ricostituente per la sinistra, con la quale c’entrano ben poco i trasversalismi e gli opportunismi di Italia Viva ed altri, costretti a trovare una colla per restare nell’ambito del potere.
Solo una piattaforma chiara e forte che guarda ai prossimi 5 anni può rendere possibile affrontare questa campagna elettorale breve quanto difficile e trovare gli elementi di saldatura per stare (purtroppo ormai non si può fare altro) in questo sistema elettorale senza farsi stravolgere dal passato e travolgere dalla destra, che non è affatto invincibile ma di cui non basterà evocare il pericolo per ottenere i voti necessari per sconfiggerla.
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DRAGHI NON E’ STATA UNA PARENTESI
25 Luglio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
“Draghi non è stata una parentesi. E’ stata, intensa e vitale, l’esperienza di come un Paese come il nostro possa rimettersi in carreggiata con la Storia. Questa esperienza può e deve nutrire le nuove generazioni…” Così Mauro Calise sul Mattino, “Chi governa le democrazie in affanno”. Sul momento difficile delle democrazie anche: Bernard Spitz, “L’angoscia democratica” (Repubblica); Ezio Mauro, “Perché Putin scommette sulla crisi di Roma” (Repubblica); Stefano Feltri: “Le istituzioni italiane stanno per affrontare il loro ‘momento Trump’” (Domani). Pessimismo anche in Lucio Caracciolo, “Ora l’Italia deve salvarsi da sola” (La Stampa) e Marco Damilano, “La solitudine di Mattarella di fronte alle nuove destre” (Domani). PARTITI/ELEZIONI: Stefano Bonaccini, “Prendiamoci gli elettori dei grillini anche senza allearci co loro” (intervista a Repubblica). Emma Bonino, “Non basta sommare i voti. Il Pd aderisca al Patto repubblicano” (intervista a Repubblica). Carlo Calenda, “Possibile un’alleanza con il Pd. Se vinciamo, Draghi premier” (intervista a La Stampa). Matteo Renzi, “Pronti ad andare da soli. Il veto di Letta sarebbe astio” (intervista al Corriere della sera). Marco Bentivogli, “Chi è per Draghi non ponga più veti. E’ il momento di sorprendere il Paese” (intervista a Il Messaggero) e “Torniamo ad ascoltare gli ultimi e invisibili. Il riscatto parte da un lavoro dignitoso” (Repubblica). Chiara Saraceno, “L’emergenza sociale deve essere la priorità, altrimenti vinceranno non voto e populismo” (Repubblica). Rossella Muroni, “Per il futuro scegliamo l’agenda Greta” (Domani). Mario Giro, “La coalizione progressista sarà senza veti o non sarà” (Domani). CATTOLICI E VOTO: Antonio Socci, “Il centrodestra deve puntare sull’identità del popolo” (Libero). Fabrizio D’Esposito, “La destra è prima tra i cattolici, ma la chiesa tifa per l’agenda Mattarella-Draghi” (Il Fatto). EUROPA/FINANZA: Lucrezia Reichlin, “Le nuove e utili regole per i Paesi dell’Unione” (Corriere della sera). Ferruccio De Bortoli, “Comincia il tempo delle promesse. Ci giochiamo credibilità e debito” (Corriere).
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Aladinpensiero online
Editoriale precedente al 26 luglio 2022.
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Che succede?

c3dem_banner_04E ADESSO?
22 Luglio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem
Elsa Fornero: “Dicono: ‘Faremo ciò che serve agli italiani’, frase vacua, di chi non sa bene cosa fare ed è disposto s fare una cosa e il suo contrario” (“Quel populismo da piccoli uomini”, La Stampa). Salvatore Vassallo, “Ispiratori involontari e responsabili ultimi. Chi ha causato la crisi?” (Domani). Ezio Mauro, “Il richiamo della foresta”, e ora il ruolo della borghesia (Repubblica). Anna Zafesova, “I russi festeggiano la caduta di Draghi. ‘La coalizione pro-Draghi non c’è più’” (La Stampa). E ADESSO? Giorgio Tonini, “Se il gigante si alza…” (nota su facebook del 20 luglio). Dario Franceschini, “Ora un’alleanza larga nel nome di Draghi. Lui? Ne resterà fuori. Con i 5 Stelle è finita” (intervista al Corriere). Stefano Folli, “Draghi lascia al Pd una linea politica” (Repubblica). Ilario Lombardo, “Il partito del premier” (La Stampa). Giovanni Toti, “Il suo discorso è la stella polare”(intervista a La Stampa). Elena Bonelli (Italia viva), “L’agenda Draghi e la costruzione di un centro riformista” (Foglio). Invece Marco Revelli la vede così: “L’agenda Draghi è il suicidio Pd. Serve una coalizione di sinistra” (intervista a Il Fatto). Ma Gianni Cuperlo non lo segue: “E adesso? La sinistra si metta subito in cammino” (Domani). Per Marcello Sorgi si confrontano “Due coalizioni già esauste in partenza” (La Stampa). E Draghi? Serenella Mattera, “’Rimettiamoci al lavoro’. Ma Draghi si sottrae alla corte dei partiti” (Repubblica). E Conte? Federico Capurso, “La mossa di Conte: ‘Siamo progressisti. Il Pd lo capirà’” (La Stampa). Dice Giovanni Guzzetta: “L’effetto Draghi farà saltare i vecchi schemi sia a sinistra che a destra” (Il Dubbio). ITALIA, BCE, DEBITO: Federico Fubini, “Le condizioni della Bce per difendere il debito italiano” (Corriere della sera). Lucrezia Reichlin, “In cambio della protezione verrà richiesta disciplina nei conti” (intervista a Repubblica). Carlo Cottarelli, “I vincoli dello scudo” (Repubblica) Davide Giacalone, “(S)vincolati” (La Ragione). INOLTRE: Giulio Marcon, sul Manifesto, fa appello a “Una giornata di mobilitazione con Europe for peace”; ma come si fa a parlare di “equidistanza” nei confronti di Ucraina e Russia?
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Un finale d’opera inusitato
di Domenico Gallo

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Draghi è tornato in Senato per bastonare i dissenzienti ed ottenere una nuova incoronazione trionfale. In questo modo è caduto nella trappola che gli ha teso il centrodestra e che non si sarebbe mai aspettato.

Draghi come Schettino ha affondato da se stesso il vascello di cui era al comando. Secondo la Costituzione italiana “il Governo deve avere la fiducia delle due Camere” (art. 94). La Costituzione non richiede la maggioranza assoluta per la validità della fiducia. E’ piuttosto elastica sul punto, consente anche la nascita ed il mantenimento in vita di Governi privi della maggioranza assoluta in Parlamento, come avvenne nella XII legislatura con il Governo Dini. Il Governo ha l’obbligo di dimettersi solo se il Parlamento approva una mozione di sfiducia oppure se respinge un provvedimento sul quale il Governo ha apposto la fiducia. Nella vita della Repubblica i Governi sono caduti per un voto di sfiducia oppure si sono dimessi preventivamente in vista o per evitare un voto di sfiducia. Non si era mai visto un Presidente del Consiglio che rassegnasse le dimissioni dopo aver ottenuto un voto di fiducia approvato a maggioranza assoluta al Senato (172 a favore e solo 39 contrari). Eppure proprio questo è successo, Draghi ha drammatizzato il dissenso dei 5 Stelle, che non hanno partecipato al voto, come se fosse un delitto di lesa maestà. In realtà dietro quel dissenso, espresso in forma morbida, si nascondevano questioni politiche reali che attenevano alla questione sociale, alla riconversione ecologica, all’afflusso ulteriore di armi all’Ucraina. Dopo che il Presidente della Repubblica ha doverosamente respinto le dimissioni e rinviato Draghi in Parlamento, si sono scatenate le bastonature mediatiche più feroci nei confronti di Conte, accusato di ogni nefandezza, mentre sono venuti fuori invocazioni ed appelli di ogni tipo per mantenere Draghi alla guida del Governo.

Il 20 luglio è stato il giorno della verità, Draghi si è presentato al Parlamento con un discorso da divinità offesa, deciso a crocifiggere il dissenso dei 5S e ad ottenere la sottomissione di tutte le componenti della sua variegata maggioranza, dando l’impressione di voler concedere un’altra chance ai Parlamentari di mostrarsi uniti alla sua leadership: “All’Italia non serve una fiducia di facciata che svanisce davanti ai provvedimenti scomodi. (..) I partiti e voi parlamentari siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti? (..) Questa risposta a queste domande la dovete dare non a me, ma a tutti gli italiani. “ Detto in altre parole non era il Parlamento che doveva rinnovare la fiducia al Presidente del Consiglio ma erano i Parlamentari che dovevano guadagnarsi la fiducia di Draghi, rinsaldando la loro unità intorno al sovrano e l’obbedienza ai dettami della sua politica. Agendo in questo modo Draghi non si è reso conto che introduceva un elemento di autoritarismo nella vita politica che mal si concilia con la dialettica democratica. Gli elementi più inquietanti nel suo discorso riguardano la posizione internazionale dell’Italia. Il Presidente del Consiglio ha rivendicato che: “questo Governo si identifica pienamente nell’Unione europea, nel legame transatlantico. La nostra posizione è chiara e forte nel cuore dell’Unione europea, del G7, della NATO.” A questo passaggio c’è da obiettare che chi si identifica nell’Unione Europea dovrebbe accorgersi che c’è una distanza incolmabile fra gli interessi dell’Europa (il primo dei quali è che cessi la guerra ai suoi confini) e quelli degli USA (che dal prosieguo della guerra traggono grandi vantaggi). Chi pretende di identificarsi nell’UE e nel legame transatlantico, in realtà sposa la subalternità dell’Europa agli Usa e tradisce gli interessi europei. Non c’è dubbio che Draghi non è un europeista convinto ma il più autorevole terminale della NATO nel sistema politico italiano. Lo ha dimostrato anche con i richiami al sostegno della guerra in Ucraina: “Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina in ogni modo (.) Come mi ha ripetuto ieri al telefono il presidente Zelensky, armare l’Ucraina è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi.”

La presenza di Draghi alla guida del Governo italiano è stata considerata dagli USA, dalla NATO e dalla stessa Ucraina una garanzia irrinunziabile per mantenere la fedeltà assoluta del nostro paese agli indirizzi sconsiderati dalla NATO che a Madrid ha effettuato una scelta strategica di rilancio della guerra, fredda e calda (in Ucraina), difficile da far accettare ai popoli europei. Per questo si preferiva che in Italia restasse al comando un leader forte ed autorevole, capace di assicurare la “fedeltà atlantica”, senza tentennamenti.

Forte di questo consenso internazionale, Draghi è stato tradito dal suo orgoglio, ha trasformato in tragedia il dissenso di una parte della sua maggioranza e ha compiuto il gesto di arroganza di dimettersi, pur avendo ottenuto la fiducia con una maggioranza assoluta. E’ tornato in Senato per bastonare i dissenzienti ed ottenere una nuova incoronazione trionfale. In questo modo è caduto nella trappola che gli ha teso il centrodestra e che non si sarebbe mai aspettato. La festa del ritorno di Draghi è stata rovinata dalla Lega che ha chiesto un governo “profondamente rinnovato”, cioè con nuovi ministri, con esclusione dei 5 Stelle , manifestando in questo modo l’intenzione di non inchinarsi al Presidente e di volerne condizionare la navigazione. Fino all’imprevisto esito finale che ha visto Lega e Forza Italia disertare il voto (l’astensione dei 5 Stelle era scontata), col risultato che nella seconda votazione sulla fiducia, i voti a favore sono scesi da 172 a 95. L’esperienza del governo dei migliori è giunta al capolinea.
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*Autore: Domenico Gallo
Nato ad Avellino l’1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell’arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta), Articolo 21.
Su Corriere dell’Irpinia, Volere la luna.
Tag Dimissioni, Governo Draghi, trappola del centrodestra
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c3dem_banner_04IL POPULISMO VINCE ANCORA. IL PD, IL CENTRO E L’AGENDA DRAGHI
21 Luglio 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
Marcello Sorgi, “I partiti giocano, il Paese affonda” (La Stampa). Maurizio Molinari, “L’Aula vittima del populismo” (Repubblica). Antonio Polito, “I tre meriti di un premier non politico” (Corriere della sera). Lucia Annunziata, “Quei vigliacchi del draghicidio” (La Stampa). Alessandro Campi, “Asse Lega-M5S, la legislatura si chiude come era cominciata” (Messaggero). Mario Draghi, il discorso al Senato (Foglio). Marco Damilano crede alla possibilità e necessità che ora il Pd dia vita a un partito di Draghi: “Nell’Aula del Senato è nato il banchiere del popolo” (Domani). Sembra pensarlo anche Stefano Folli: “L’eredità di Draghi e i partiti dissolti” (Repubblica). Lina Palmerini, “La campagna elettorale soffia su un autunno caldo” (Sole 24 ore). Francesco Verderami, “Attorno all’agenda Draghi parte la corsa del centro” (Corriere della sera). Giovanna Vitale, “Letta e il nuovo campo da costruire. ‘Solo noi leali, l’Italia ci premierà’” (Repubblica). Claudio Cerasa, “Il draghicidio è una sberla all’era dei pieni doveri” (Foglio). Davide Giacalone, “Dragati” (La Ragione). Qualche titolo dello squadrone anti-Draghi de Il Fatto Quotidiano: Marco Travaglio, “Il populista sgangherato”; Domenico Gallo, “L’arroganza del Re Sole, ora diventa un visconte dimezzato”; Barbara Spinelli, “Draghi populista delle elite”; e i tre “Pareri” di G. Lerner, P. Gomez e T. Montanari. INOLTRE: Federico Fubini, “Il debito e le conseguenze di volerne ignorare i costi” (Corriere della sera). Rosalba Castelletti, “Lavrov chiude ai negoziati di pace. ‘Non ci fermeremo al Donbass’” (Repubblica). Stefano Pontecorvo, “La tela iraniana di Putin” (Repubblica).
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OSTINATAMENTE PER LA PACE. E’ GIUSTO RIBELLARSI AI POTENTI CHE MANDANO I GIOVANI A MORIRE
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Cari Amici,
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Estate 2022: siamo in pausa, ma aperti e attivi per le urgenze!
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Draghi come Schettino ha affondato da se stesso il vascello di cui era al comando. Secondo la Costituzione italiana “il Governo deve avere la fiducia delle due Camere” (art. 94). La Costituzione non richiede la maggioranza assoluta per la validità della fiducia. E’ piuttosto elastica sul punto, consente anche la nascita ed il mantenimento in vita di Governi privi della maggioranza assoluta in Parlamento, come avvenne nella XII legislatura con il Governo Dini. Il Governo ha l’obbligo di dimettersi solo se il Parlamento approva una mozione di sfiducia oppure se respinge un provvedimento sul quale il Governo ha apposto la fiducia. Nella vita della Repubblica i Governi sono caduti per un voto di sfiducia oppure si sono dimessi preventivamente in vista o per evitare un voto di sfiducia. Non si era mai visto un Presidente del Consiglio che rassegnasse le dimissioni dopo aver ottenuto un voto di fiducia approvato a maggioranza assoluta al Senato (172 a favore e solo 39 contrari). Eppure proprio questo è successo, Draghi ha drammatizzato il dissenso dei 5 Stelle, che non hanno partecipato al voto, come se fosse un delitto di lesa maestà. In realtà dietro quel dissenso, espresso in forma morbida, si nascondevano questioni politiche reali che attenevano alla questione sociale, alla riconversione ecologica, all’afflusso ulteriore di armi all’Ucraina. Dopo che il Presidente della Repubblica ha doverosamente respinto le dimissioni e rinviato Draghi in Parlamento, si sono scatenate le bastonature mediatiche più feroci nei confronti di Conte, accusato di ogni nefandezza, mentre sono venuti fuori invocazioni ed appelli di ogni tipo per mantenere Draghi alla guida del Governo.

Il 20 luglio è stato il giorno della verità, Draghi si è presentato al Parlamento con un discorso da divinità offesa, deciso a crocifiggere il dissenso dei 5S e ad ottenere la sottomissione di tutte le componenti della sua variegata maggioranza, dando l’impressione di voler concedere un’altra chance ai Parlamentari di mostrarsi uniti alla sua leadership: “All’Italia non serve una fiducia di facciata che svanisce davanti ai provvedimenti scomodi. (..) I partiti e voi parlamentari siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti? (..) Questa risposta a queste domande la dovete dare non a me, ma a tutti gli italiani. “ Detto in altre parole non era il Parlamento che doveva rinnovare la fiducia al Presidente del Consiglio ma erano i Parlamentari che dovevano guadagnarsi la fiducia di Draghi, rinsaldando la loro unità intorno al sovrano e l’obbedienza ai dettami della sua politica. Agendo in questo modo Draghi non si è reso conto che introduceva un elemento di autoritarismo nella vita politica che mal si concilia con la dialettica democratica. Gli elementi più inquietanti nel suo discorso riguardano la posizione internazionale dell’Italia. Il Presidente del Consiglio ha rivendicato che: “questo Governo si identifica pienamente nell’Unione europea, nel legame transatlantico. La nostra posizione è chiara e forte nel cuore dell’Unione europea, del G7, della NATO.” A questo passaggio c’è da obiettare che chi si identifica nell’Unione Europea dovrebbe accorgersi che c’è una distanza incolmabile fra gli interessi dell’Europa (il primo dei quali è che cessi la guerra ai suoi confini) e quelli degli USA (che dal prosieguo della guerra traggono grandi vantaggi). Chi pretende di identificarsi nell’UE e nel legame transatlantico, in realtà sposa la subalternità dell’Europa agli Usa e tradisce gli interessi europei. Non c’è dubbio che Draghi non è un europeista convinto ma il più autorevole terminale della NATO nel sistema politico italiano. Lo ha dimostrato anche con i richiami al sostegno della guerra in Ucraina: “Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina in ogni modo (.) Come mi ha ripetuto ieri al telefono il presidente Zelensky, armare l’Ucraina è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi.”

La presenza di Draghi alla guida del Governo italiano è stata considerata dagli USA, dalla NATO e dalla stessa Ucraina una garanzia irrinunziabile per mantenere la fedeltà assoluta del nostro paese agli indirizzi sconsiderati dalla NATO che a Madrid ha effettuato una scelta strategica di rilancio della guerra, fredda e calda (in Ucraina), difficile da far accettare ai popoli europei. Per questo si preferiva che in Italia restasse al comando un leader forte ed autorevole, capace di assicurare la “fedeltà atlantica”, senza tentennamenti.

Forte di questo consenso internazionale, Draghi è stato tradito dal suo orgoglio, ha trasformato in tragedia il dissenso di una parte della sua maggioranza e ha compiuto il gesto di arroganza di dimettersi, pur avendo ottenuto la fiducia con una maggioranza assoluta. E’ tornato in Senato per bastonare i dissenzienti ed ottenere una nuova incoronazione trionfale. In questo modo è caduto nella trappola che gli ha teso il centrodestra e che non si sarebbe mai aspettato. La festa del ritorno di Draghi è stata rovinata dalla Lega che ha chiesto un governo “profondamente rinnovato”, cioè con nuovi ministri, con esclusione dei 5 Stelle , manifestando in questo modo l’intenzione di non inchinarsi al Presidente e di volerne condizionare la navigazione. Fino all’imprevisto esito finale che ha visto Lega e Forza Italia disertare il voto (l’astensione dei 5 Stelle era scontata), col risultato che nella seconda votazione sulla fiducia, i voti a favore sono scesi da 172 a 95. L’esperienza del governo dei migliori è giunta al capolinea.
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*Autore: Domenico Gallo
Nato ad Avellino l’1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all’Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell’arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta), Articolo 21.
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RIBELLARSI È GIUSTO

Cari Amici,

Draghi è stato avvertito: Zelensky non gradisce che una crisi di governo in Italia disturbi l’incessante flusso di armi all’Ucraina né, come dice il suo consigliere Podolyak, “la tradizionale lotta politica interna nei Paesi occidentali” (cioè la democrazia) “deve intaccare l’unità nelle questioni fondamentali della lotta tra il bene e il male”, ovvero mettere in dubbio la suddetta “fornitura d’armi all’Ucraina”. E anche Johnson lascia a desiderare. Perciò dobbiamo aspettare che domani la sorte del governo Draghi sia decisa non sui nostri colli fatali ma là dove si giocano le sorti delle nostre Costituzioni democratiche e della stessa pace del mondo, dal momento che le abbiamo messe nelle mani delle attuali tragiche star della guerra e del potere.
Aspettare non vuol dire tuttavia obbedire. È bene perciò accorgersi di un altro avvertimento “molto molto importante”, come scrive Enrico Peyretti. “Per la prima volta un papa invita a rifiutare di fare la guerra per ragioni morali, di coscienza. Non solo condanna la guerra (‘inutile strage’), ma chiede – non ai governanti, ma ai soldati – di non farla, di disobbedire! Rivoluzione di Francesco contro la politica, anche democratica, che ha l’omicidio di massa tra i suoi mezzi regolari. Chiede ai giovani di boicottare, di disobbedire, di far fallire i governi di guerra”.
franzÈ davvero una novità? Se lo è, lo è tuttavia in quanto detta da un papa, non in quanto iscritta nel Vangelo da secoli, ed adempiuta anche oggi. E appunto in questo messaggio rivolto il 6 luglio alla Conferenza Europea dei Giovani riunitasi a Praga, papa Francesco ha portato ad esempio l’obiezione di coscienza fatta nel 1943 da un giovane austriaco, di cui è ancora molto vivo il ricordo in Alto Adige, a cui il nostro Francesco Comina ha dedicato un libro molto bello pubblicato dalla EMI. “Solo contro Hitler. Franz Jägerstätter. Il primato della coscienza”. Ha scritto il Papa: “Vorrei invitarvi a conoscere una figura straordinaria di giovane obiettore, un giovane europeo dagli ‘occhi grandi’, che si è battuto contro il nazismo durante la seconda guerra mondiale, Franz Jägerstätter, proclamato ‘beato’ dal papa Benedetto XVI. Franz era un giovane contadino austriaco che, a motivo della sua fede cattolica, fece obiezione di coscienza di fronte all’ingiunzione di giurare fedeltà a Hitler e di andare in guerra. Franz era un ragazzo allegro, simpatico, spensierato, che crescendo, grazie anche alla moglie Francesca, con la quale ebbe tre figli, cambiò la sua vita e maturò convinzioni profonde. Quando venne chiamato alle armi si rifiutò, perché riteneva ingiusto uccidere vite innocenti. Questa sua decisione scatenò reazioni dure nei suoi confronti da parte della sua comunità, del sindaco, anche di familiari. Un sacerdote tentò di dissuaderlo per il bene della sua famiglia. Tutti erano contro di lui, tranne sua moglie Francesca, la quale, pur conoscendo i tremendi pericoli, stette sempre dalla parte del marito e lo sostenne fino alla fine. Nonostante le lusinghe e le torture, Franz preferì farsi uccidere che uccidere. Riteneva la guerra totalmente ingiustificata. Se tutti i giovani chiamati alle armi avessero fatto come lui, Hitler non avrebbe potuto realizzare i suoi piani diabolici. Il male per vincere ha bisogno di complici. Franz Jägerstätter venne ucciso nella prigione dove era rinchiuso anche il suo coetaneo Dietrich Bonhoeffer, giovane teologo luterano tedesco, antinazista, che fece anch’egli la stessa tragica fine”.
Non a caso papa Francesco ha innestato questo ricordo nella serie delle guerre mondiali combattute in Europa, compresa quella presente che si aggiunge “ai numerosi conflitti in atto in diverse regioni del mondo”. Cari giovani – ha scritto – “mentre voi state svolgendo la vostra Conferenza, in Ucraina – che non è UE, ma è Europa – si combatte una guerra assurda… L’idea di un’Europa unita è sorta da un forte anelito di pace dopo tante guerre combattute nel Continente, e ha portato a un periodo di pace durato settant’anni. Ora dobbiamo impegnarci tutti a mettere fine a questo scempio della guerra, dove, come al solito, pochi potenti decidono e mandano migliaia di giovani a combattere e morire. In casi come questo è legittimo ribellarsi!”
Ribellarsi, ma con la forza di quale cultura? Nel rivolgere ai giovani questo invito a ribellarsi e a resistere, papa Francesco ha fatto riferimento al “Patto educativo” che, come ha detto, è “un’alleanza lanciata nel settembre 2019 tra gli educatori di tutto il mondo per educare le giovani generazioni alla fraternità”. Dinanzi all’attuale corso degli eventi Francesco, come se fosse in crisi di speranza storica (non certo di quella teologale) ha fatto dunque appello all’educazione, alla costruzione di un pensiero; egli sembra dire ai giovani: se voi non cambiate cultura, se non rimettete in gioco le categorie politiche, antropologiche, sociali che ci hanno portato fin qui, se non rifondate il diritto, se non cambiate le visioni del mondo che lo pensano come frammentato, diviso e nemico, se non rovesciate l’egemonia della guerra, se non andate a scuola di giustizia e fraternità, sarete in balia di menzogna e violenza, sarete preda di regimi spietati, di pulsioni di guerra e di dominio, non potrete costruirvi il futuro che sognate, non avrete futuro. Ed aggiunge che bisogna educare tutti a una vita più fraterna, basata non sulla competitività ma sulla solidarietà, cambiare sistema: ”La vostra aspirazione maggiore, cari giovani, non sia quella di entrare negli ambienti formativi d’élite, dove può accedere solo chi ha molto denaro. Questi istituti hanno spesso interesse a mantenere lo status quo, a formare persone che garantiscano il funzionamento del sistema così com’è. Vanno apprezzate piuttosto quelle realtà che uniscono la qualità formativa con il servizio al prossimo, sapendo che il fine dell’educazione è la crescita della persona orientata al bene comune. Saranno queste esperienze solidali che cambieranno il mondo, non quelle “esclusive” (ed escludenti) delle scuole d’élite. Eccellenza sì, ma per tutti, non solo per qualcuno”.
Questo è il lascito di papa Francesco. Obiettare, ribellarsi, resistere. Ma non per una trasgressione, bensì per una più alta obbedienza. L’Italia è andata più avanti degli altri su questa strada, e se il Costarica, in America Latina, è il primo Paese che ha abolito l’esercito, l’Italia è il primo Paese in tutto l’Occidente con tutte le sue Costituzioni che l’obiezione di coscienza l’ha chiamata “obbedienza alla coscienza”. Così essa è definita infatti nella legge dell’8 luglio 1998 sulla riforma dell’obiezione di coscienza che dice, al suo primo articolo: “I cittadini che, per obbedienza alla coscienza, (…), opponendosi all’uso delle armi, non accettano l’arruolamento nelle Forze armate e nei Corpi armati dello Stato, possono adempiere gli obblighi di leva prestando, in sostituzione del servizio militare, un servizio civile, diverso per natura e autonomo dal servizio militare, ma come questo rispondente al dovere costituzionale di difesa della Patria e ordinato ai fini enunciati nei Principi fondamentali della Costituzione”. Quando nel gennaio 1992 riuscimmo a introdurre nella nuova legge sull’obiezione di coscienza questa formulazione, la cosa apparve tanto scandalosa che il presidente della Repubblica Cossiga si rifiutò di firmarla e la rinviò alle Camere, che sciolse subito dopo; fu solo tre legislature più tardi, nella XIII, che in quella identica formulazione la legge fu di nuovo approvata e promulgata; e fu per esorcizzare quel primato della coscienza sulla obbedienza pronta ad uccidere che nel 2005 il potere militare e il governo Berlusconi abolirono l’obbligo stesso al servizio militare, non per licenziare la guerra, ma per metterla al riparo da rifiuti e critiche, per renderla insindacabile. Il che vuol dire che la cultura funziona, l’educazione può rompere il conformismo, la forza delle idee può cambiare la politica.
È per questo che, pur nella guerra e nell’osanna alle armi e ai loro officianti, Costituente Terra continua a lottare per un altro sistema, un altro diritto.
Nel sito [e in questa stessa pagina] pubblichiamo il testo completo del messaggio ai giovani di papa Francesco.
Con i più cordiali saluti

(Per www.costituenteterra.it Raniero La Valle)
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RIBELLARSI AI POTENTI CHE MANDANO I GIOVANI A MORIRE
19 LUGLIO 2022 / RANIERO LA VALLE / LA CONVERSIONE DEL PENSIERO /

Il messaggio del Papa alla Conferenza europea dei giovani a Praga. L’umanità non si riduce alla piccola Europa. Cambiare il mondo, contro quanti hanno interesse a mantenere lo status quo, a garantire il funzionamento del sistema così com’è

Pubblichiamo il messaggio di papa Francesco ai partecipanti alla Conferenza europea dei giovani di Praga dell’11-13 luglio 2022

Cari giovani!
Sono molto contento di rivolgermi a voi che state partecipando alla Conferenza europea dei giovani. Vorrei dirvi qualcosa che mi sta molto a cuore. Anzitutto vorrei invitarvi a trasformare il “vecchio continente” in un “nuovo continente”, e questo è possibile solo con voi. So che la vostra generazione ha alcune buone carte da giocare: siete giovani attenti, meno ideologizzati, abituati a studiare in altri Paesi europei, aperti a esperienze di volontariato, sensibili ai temi dell’ambiente. Per questo sento che c’è speranza.
Voi giovani europei avete una missione importante. Se nel passato i vostri antenati si sono spinti in altri continenti non sempre per nobili interessi, ora spetta a voi presentare al mondo un nuovo volto dell’Europa.
Riguardo all’origine del nome “Europa” non ci sono ancora spiegazioni certe. Tra le varie ipotesi, una è particolarmente suggestiva: è quella che risale all’espressione “eurús op”, cioè “occhio grande”, “ampio sguardo”, che evoca la capacità di guardare oltre. Europa, figura mitologica che aveva fatto innamorare di sé gli dei, era chiamata “la fanciulla dagli occhi grandi”. Quindi penso anche a voi, giovani europei, come a persone dallo sguardo ampio, aperto, capaci di guardare oltre.
Forse avete sentito parlare dell’iniziativa, lanciata nel settembre 2019, chiamata Patto Educativo Globale. Si tratta di un’alleanza tra gli educatori di tutto il mondo per educare le giovani generazioni alla fraternità. Vedendo però come sta andando questo mondo guidato da adulti e da anziani, sembra che forse dovreste essere voi a educare gli adulti alla fraternità e alla convivenza pacifica!
Tra i primi impegni del Patto Educativo c’è quello di ascoltare i ragazzi, gli adolescenti e i giovani. Perciò, cari giovani, fate sentire la vostra voce! Se non vi ascoltano, gridate ancora più forte, fate rumore, avete tutto il diritto di dire la vostra su ciò che riguarda il vostro futuro. Vi incoraggio ad essere intraprendenti, creativi e critici: sapete che quando un professore ha in classe degli studenti esigenti, critici, attenti, viene stimolato a impegnarsi di più e a preparare meglio le lezioni.
In questo Patto non ci sono degli “emittenti” e dei “destinatari”, ma tutti siamo chiamati a educarci in comunione, come suggeriva il pedagogista brasiliano Paulo Freire. Non temete dunque di essere esigenti: avete il diritto di ricevere il meglio per voi stessi così come i vostri educatori hanno il dovere di dare il meglio di sé stessi.
Tra le varie proposte del Patto Educativo Globale, ne richiamo due che ho visto presenti anche nella vostra Conferenza.
La prima: “Aprirsi all’accoglienza”, e quindi il valore dell’inclusione: non lasciarsi trascinare in ideologie miopi che vogliono mostrarvi l’altro, il diverso come un nemico. L’altro è una ricchezza. L’esperienza di milioni di studenti europei che hanno aderito al Progetto Erasmus testimonia che l’incontro tra persone di popoli diversi aiuta ad aprire gli occhi, la mente e il cuore. Fa bene avere “occhi grandi” per aprirsi agli altri. Nessuna discriminazione contro nessuno, per nessuna ragione. Essere solidali con tutti, non solo con chi mi assomiglia, o mostra un’immagine di successo, ma con coloro che soffrono, qualunque sia la nazionalità e la condizione sociale. Non dimentichiamo che milioni di europei in passato hanno dovuto emigrare in altri continenti in cerca di futuro. Anch’io sono figlio di italiani emigrati in Argentina.
L’obiettivo principale del Patto Educativo è quello di educare tutti a una vita più fraterna, basata non sulla competitività ma sulla solidarietà. La vostra aspirazione maggiore, cari giovani, non sia quella di entrare negli ambienti formativi d’élite, dove può accedere solo chi ha molto denaro. Questi istituti hanno spesso interesse a mantenere lo status quo, a formare persone che garantiscano il funzionamento del sistema così com’è. Vanno apprezzate piuttosto quelle realtà che uniscono la qualità formativa con il servizio al prossimo, sapendo che il fine dell’educazione è la crescita della persona orientata al bene comune. Saranno queste esperienze solidali che cambieranno il mondo, non quelle “esclusive” (ed escludenti) delle scuole d’élite. Eccellenza sì, ma per tutti, non solo per qualcuno.
Vi propongo di leggere l’Enciclica Fratelli tutti (3 ottobre 2020) e il Documento sulla fratellanza umana (4 febbraio 2019) firmato insieme al Grande Iman di Al-Azhar. So che in tante università e scuole musulmane stanno approfondendo con interesse questi testi, e così spero possano entusiasmare anche voi. Dunque, educazione non solo per “conoscere sé stessi” ma anche per conoscere l’altro.
L’altra proposta che vorrei richiamare riguarda la cura per la casa comune.
Anche qui ho notato con piacere che, mentre le generazioni precedenti parlavano molto e concludevano poco, voi invece siete stati capaci di iniziative concrete. Per questo dico che questa volta può essere la volta buona. Se non riuscirete voi a dare una svolta decisiva a questa tendenza autodistruttiva, sarà difficile che altri ci riusciranno in futuro. Non lasciatevi sedurre dalle sirene che propongono una vita di lusso riservata a una piccola fetta del mondo: possiate avere “occhi grandi” per vedere tutto il resto dell’umanità, che non si riduce alla piccola Europa; aspirare a una vita dignitosa e sobria, senza il lusso e lo spreco, perché tutti possano abitare il mondo con dignità. È urgente ridurre il consumo non solo di carburanti fossili ma anche di tante cose superflue; e così pure, in certe aree del mondo, è opportuno consumare meno carne: anche questo può contribuire a salvare l’ambiente.
A tale riguardo, vi farà bene – se non l’avete già fatto – leggere l’Enciclica Laudato si’, dove credenti e non credenti trovano motivazioni solide per impegnarsi in favore di una ecologia integrale. Educare, pertanto, per conoscere, oltre che sé stessi e l’altro, anche il creato.
Cari giovani, mentre voi state svolgendo la vostra Conferenza, in Ucraina – che non è UE, ma è Europa – si combatte una guerra assurda. Aggiungendosi ai numerosi conflitti in atto in diverse regioni del mondo, essa rende ancora più urgente un Patto Educativo che educhi tutti alla fraternità.
L’idea di un’Europa unita è sorta da un forte anelito di pace dopo tante guerre combattute nel Continente, e ha portato a un periodo di pace durato settant’anni. Ora dobbiamo impegnarci tutti a mettere fine a questo scempio della guerra, dove, come al solito, pochi potenti decidono e mandano migliaia di giovani a combattere e morire. In casi come questo è legittimo ribellarsi!
Qualcuno ha detto che, se il mondo fosse governato dalle donne, non ci sarebbero tante guerre, perché coloro che hanno la missione di dare la vita non possono fare scelte di morte. Allo stesso modo mi piace pensare che, se il mondo fosse governato dai giovani, non ci sarebbero tante guerre: coloro che hanno tutta la vita davanti non la vogliono spezzare e buttare via ma la vogliono vivere in pienezza.
Vorrei invitarvi a conoscere una figura straordinaria di giovane obiettore, un giovane europeo dagli “occhi grandi”, che si è battuto contro il nazismo durante la seconda guerra mondiale, Franz Jägerstätter, proclamato Beato dal Papa Benedetto XVI. Franz era un giovane contadino austriaco che, a motivo della sua fede cattolica, fece obiezione di coscienza di fronte all’ingiunzione di giurare fedeltà a Hitler e di andare in guerra. Franz era un ragazzo allegro, simpatico, spensierato, che crescendo, grazie anche alla moglie Francesca, con la quale ebbe tre figli, cambiò la sua vita e maturò convinzioni profonde. Quando venne chiamato alle armi si rifiutò, perché riteneva ingiusto uccidere vite innocenti. Questa sua decisione scatenò reazioni dure nei suoi confronti da parte della sua comunità, del sindaco, anche di familiari. Un sacerdote tentò di dissuaderlo per il bene della sua famiglia. Tutti erano contro di lui, tranne sua moglie Francesca, la quale, pur conoscendo i tremendi pericoli, stette sempre dalla parte del marito e lo sostenne fino alla fine. Nonostante le lusinghe e le torture, Franz preferì farsi uccidere che uccidere. Riteneva la guerra totalmente ingiustificata. Se tutti i giovani chiamati alle armi avessero fatto come lui, Hitler non avrebbe potuto realizzare i suoi piani diabolici. Il male per vincere ha bisogno di complici.
Franz Jägerstätter venne ucciso nella prigione dove era rinchiuso anche il suo coetaneo Dietrich Bonhoeffer, giovane teologo luterano tedesco, antinazista, che fece anch’egli la stessa tragica fine.
Questi due giovani “dagli occhi grandi” vennero uccisi perché rimasero fedeli fino alla fine agli ideali della loro fede. Ed ecco la quarta dimensione dell’educazione: dopo la conoscenza di sé stessi, degli altri e del creato, finalmente la conoscenza del principio e del fine di tutto. Cari giovani europei, vi invito a guardare oltre, in alto, per ricercare sempre il senso della vostra vita, la vostra origine, il fine, la Verità, perché non si vive se non si cerca la Verità. Camminate con i piedi ben piantati sulla terra, ma con sguardo ampio, aperto all’orizzonte, al cielo. Vi potrà aiutare in questo la lettura dell’Esortazione apostolica Christus vivit, indirizzata in modo speciale ai giovani. E poi vi invito tutti alla Giornata Mondiale della Gioventù del prossimo anno a Lisbona, dove potrete condividere i vostri sogni più belli con giovani di tutto il mondo.
E voglio concludere con un augurio: che siate giovani generativi, capaci di generare nuove idee, nuove visioni del mondo, dell’economia, della politica, della convivenza sociale; ma non solo nuove idee, soprattutto nuove strade, da percorrere insieme. E che possiate essere generosi anche nel generare nuove vite, sempre e solo per amore! Amore al vostro sposo e alla vostra sposa, amore alla famiglia, amore ai vostri figli, e anche amore all’Europa, perché sia per tutti terra di pace, di libertà e di dignità.
Buon incontro e buon cammino! Vi mando di cuore il mio saluto e la mia benedizione. E vi chiedo per favore di pregare per me.

Roma, San Giovanni in Laterano, 6 luglio 2022

FRANCESCO
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[segue]

Ernesto Balducci uomo del futuro. È online Rocca n.15 del 1° agosto 2022, dedicato a padre Ernesto Balducci a 100 anni dalla sua nascita e a 30 anni dalla sua morte.

balducci-schermata-2022-07-18-alle-18-46-52LUCIDITÀ E PASSIONE
Ernesto Balducci

L’editoriale di Mariano Borgognoni.

Balducci manca davvero. La sua è un’assenza che si sente a livello intellettuale, politico ed ecclesiale (per quanto a livello ecclesiale mi pare che ad un certo punto sospese le aspettative e tuttavia non scelse mai la strada, talvolta comprensibile ma quasi sempre sterile, della rottura). Ricordarlo per noi di Rocca non è solo un dovere, per quanto il ricordo di chi è morto sia sempre un elemento di civiltà che porta gli uomini ad essere animali capaci di gratitudine, ma è soprattutto un’esigenza che nasce dalla stima e dall’affetto verso un così fedele ed autorevole collaboratore ed un amico senza del quale sarebbe stata più povera la vita della Pro Civitate Christiana. Altri parleranno più diffusamente del suo pensiero, della sua opera e della sua vita, per parte mia desidero solo raccogliere una trama di ricordi ad iniziare da quando, ancora adolescente in cerca d’autore, sentivo dalla camera che avevo in uso in un piccolo monastero, i tre monaci che passavano nottate discutendo sugli articoli di Testimonianze e accapigliandosi sulle tesi di Balducci, tirandolo dai due lati della sua giacca. Più tardi ho capito la forza della non facile posizione balducciana che, pur compiendo una netta scelta di campo, era contraria all’assorbimento politico della fede che tradiva, a suo parere, sia la laicità della politica che la riserva escatologica della fede verso ogni ordine stabilito e sacralizzato. Non amava una democrazia cristiana ma nemmeno vedeva di buon occhio un socialismo cristiano. Questa posizione è felicemente espressa in un passaggio del libro intervista «Il cerchio che si chiude». «La stanza in cui dormivo da piccolo aveva una finestra che dava su un dirupo oltre il quale si alzava una breve cornice di poggi. Ai lati del dirupo, la lunga sagoma di un antico convento di Clarisse. Di notte, a più riprese, la campanella chiamava le monache a mattinar lo sposo. Di tanto in tanto, mi capitava di scendere dal letto, al suono della campanella, per osservare nel buio accendersi una dopo l’altra le minuscole finestre delle celle e
spegnersi. Ora mi spiego il fascino di quello spettacolo notturno (…). Era come se mi affacciassi all’altro versante della vita dove il tempo ha ritmi diversi dal nostro, è un tempo inutile, è il tempo dell’Essere (…). Potrei dire che io, da quella finestra non mi sono mai mosso». Balducci, mai stato fermo è insieme colui che non si è mai mosso da quello sguardo su un Regno nuovo da vivere ma sempre da attendere, da attendere ma vivendo fino in fondo la vita di tutti. Scegliendo gli ultimi come luogo dove poggiare la punta del compasso per disegnare un mondo più giusto. Mi si consenta in questo senso una suggestione. Tre uomini con storie e provenienze diverse, nati cento anni fa: Balducci, Berlinguer e Pasolini, hanno avuto parole convergenti e profetiche nell’avvertire e denunciare il rischio di una dissenna- ta corsa ad uno sviluppo umanamente e socialmente iniquo e ambientalmente insostenibile e nel proporre con la cultura della pace, con la politica dell’austerità e con la memoria e la difesa dei «mondi» saccheggiati dall’omologazione consumistica, una strada radicalmente alternativa. Devo dire che mi sono ritrovato tante volte con il Balducci che ha anticipato la riflessione sulla pace e sulla cultura che può prepararla, sulla fraternità con tutto ciò che vive, sull’uomo planetario. Ma quello che mi colpiva era soprattutto il Balducci che ogni tanto trovavi, come una sorpresa, con notazioni fulminanti di cui avvertivi la verità; come quando notava ciò che, chi veniva dall’esterno del mondo povero, non poteva notare: «Quando la povertà non è nella zona della miseria ma è ai limiti dell’autosufficienza, sia pure stremata, ci sono forme di straordinaria felicità. Io so che i poveri sono capaci di grande allegria». A chi è venuto da lì non era difficile sentire dietro la prodigiosa intelligenza l’anima semplice di padre Balducci radicata nella fedeltà alla sua terra di contadini e minatori, quella Santa Fiora sull’Amiata dove oggi riposa. Ernesto Balducci fu uomo del dialogo ma ad un certo punto ne sentì il fastidio che espresse anche in Cittadella quando ad un dibattito con un giornalista laico e un esponente politico marxista affermò in modo sarcastico: «Che bisogno c’era di tre persone? Bastavo io che sono cattolico, laico e marxista!». Un modo sferzante di dirci che le appartenenze blindate ideologicamente erano ormai saltate e che si doveva pensare un nuovo cammino e semmai nuove divisioni. Poco prima della sua morte, promossi a Perugia un convegno dal titolo un po’ pretenzioso: «Uno sguardo sul mondo». A distanza di un giorno si alternarono due uomini per me molto significativi: Ernesto Balducci e Sergio Quinzio. Due approcci molto diversi eppure, a me pare, entrambi necessari per ancorare la fede alle esigenze di cambiare il mondo, vedendone il mistero dell’ini- quità e sapendo che c’è un oltre; quell’oltre guardato nella notte dalla sua finestra di bambino, che è un modo di pensare, operare ed attendere la salvezza estrema dell’uomo. Accompagnandolo in Cittadella alla fine del convegno perugino scambiammo qualche idea sulla caduta del Muro e sulle sue conseguenze, tornando su un’intervista che gli avevo fatto qualche mese prima alla Badia fiesolana. Ricordo lo stupore con cui accolsi il suo tono infastidito sugli entusiasmi che stavano dilagando. Mi disse: «Guarda che il mondo è sistemico e l’implosione del comunismo toglierà ai paesi capitalistici la paura della rivoluzione e vorranno tornare a non aver freni nella logica del profitto». A più di trent’anni di distanza vien da dargli ragione. Mi sembra altrettanto interessante notare la forza di una previsione in un saggio del 1991 dal titolo L’Europa del 1989 in cui scriveva: «Nel sommovimento dell’Est europeo ci sono segnali preoccupanti (…). Sulla soglia dell’era postmoderna rinascono tutte le nostalgie del passato, rimaste soffocate ma non estinte durante il trionfo della modernità. Quelle nostalgie potrebbero imprimere all’Europa una spinta regressiva dagli esiti disastrosi». Balducci prospetta sì l’uomo planetario ma non gli sfugge il rischio dell’uomo identitario. Queste poche righe sono una impressionante fotografia della situazione attuale in Russia e in altri Paesi dell’Europa orientale. Ma con la speranza e la fiducia che la partita non è chiusa e che forse siamo solo nel lato discendente di una spirale. Dentro questa lucida descrizione e predizione dei rischi c’era infatti in padre Balducci una scommessa positiva sul futuro dell’umanità. Un atteggiamento che lui stesso definì, in una delle ultime interviste, ottimismo tragico. Cioè l’idea che pur dentro gli inevitabili travagli infine l’umanità dovrà scegliere di salvarsi non con la forza delle armi, non con la hybris di dominare attraverso la tecnica tutti gli elementi della natura, non con la competizione senza freni tra popoli e individui ma percorrendo una strada nuova, attingendo alle risorse dell’homo absonditus dentro cui «pulsa l’attesa delle generazioni future». Lungo questa via, Balducci ha riletto radicalmente la sua comprensione di fede fino ad auspicare la morte della figura storica del Cristianesimo nella logica evangelica del seme che solo così porta frutto. In questa fede restituita alla potenza della sua fragilità, sta l’ultima spoliazione di Ernesto Balducci e il suo, alla fine, non dirsi che uomo, nella cui coscienza è nascosto il lievito del vangelo «che fa vivere il nostro cuore un po’ più in là dei nostri passi». ❑
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ERNESTO BALDUCCI UOMO DEL FUTURO
ha insegnato a pensare il mondo come progetto

di Raniero La Valle
giornalista e scrittore, più volte parlamentare della Repubblica.

Sono molto contento che anche Rocca voglia ricordare padre Ernesto Balducci, in questo arco di tempo in cui si celebrano i 100 anni dalla sua nascita e i 30 anni dalla sua morte.

Lo si può ricordare in tanti modi: il principale senza dubbio è quello di rievocare l’inesauribile ricchezza del suo insegnamento, le geniali intuizioni che egli ci svelava nei suoi libri, nelle sue omelie, nei suoi inesausti percorsi di città in città per portare la sua parola, per accendere le speranze, per rinvigorire le fedi, per generare le azioni. Proprio in uno di questi percorsi senza risparmi egli doveva trovare la morte.
Io lo ricordo come uno dei grandi architetti che in quello straordinario Novecento che abbiamo vissuto, sognavo di mettere attorno a un tavolo, di fare interagire tra loro, di provocare per averne un giudizio, un’indicazione, una profezia sul nuovo mondo che volevamo costruire.
Come sarebbe bello, pensavo, mettere insieme padre Balducci, Raimundo Panikkar, Ivan Illich, Giuseppe Dossetti, padre Benedetto Calati, Aldo Moro, Claudio Napoleoni, e forse qualcun altro che avevo direttamente incontrato, chissà quale sapienza, quale mistica, quali linee d’azione ne sarebbero venute! Tutti insieme avrebbero potuto indicare un percorso, abbozzare il disegno dell’opera da compiere, evocare l’utopia che davvero si potesse realizzare. Certo, era un pensiero ingenuo, discepolare, ma era rivelatore di un atteggiamento che in quegli anni era di molti, quello di pensare il mondo non come un dato, ma come un progetto, e vivere la politica, la fede, la cultura non come un identikit di ciò che eravamo, ma come un investimento per ciò che volevamo far sorgere. Quell’aurora, che secondo padre Balducci dovevamo «forzare a nascere», di fatto poi non si è accesa. E invece è venuta la notte che ha oscurato i paesaggi radiosi appena intravisti, ha inghiottito l’uomo planetario di cui egli aveva preconizzato l’avvento, ha sconvolto le rotte del ritorno delle caravelle che secondo lui avrebbero dovuto ritessere l’unità dei mondi lacerati dalle scoperte e dalle conquiste.
Per padre Balducci la negazione di tutto ciò per cui aveva combattuto l’intera vita giunse con la guerra del Golfo perpetrata dall’Occidente sovvertendo il diritto che era stato messo nelle mani dell’Onu e «confondendo con le macerie di Bagdad le macerie delle grandi costruzioni giuridiche» presenti nelle Carte delle statuizioni universali di cui eravamo stati fieri, dalla Carta atlantica alle Costituzioni nazionali. Per noi la catastrofe delle speranze a cui abbiamo dedicato la vita giunge ancor più con la guerra d’Ucraina, quando alla violenza omicida perpetrata dalla Russia la Nato risponde di nuovo spaccando il mondo in due blocchi, intronizzando la guerra come sovrana, pronosticando l’annientamento della Russia e la partita finale con la Cina.
Nella guerra del Golfo padre Balducci aveva visto «la fine dell’età moderna cominciata cinquecento anni fa col genocidio degli Indios nel lontano Occidente»; nella guerra che ha Putin come aggressore, Biden come burrattinaio, Stoltenberg come Stranamore e Zelensky come suo improbabile eroe si rischia, con la guerra mondiale, la fine di ogni età del mondo.
Chissà come avrebbe reagito oggi la profezia di padre Balducci, chissà come sarebbe stato capace di riaccendere le perdute speranze.
Ma una cosa almeno gli è stata risparmiata, come a noi non è stato dato: il dolore di vedere suoi fratelli di fede, teologi, editori, giornalisti, licenziare il Gesù della fede e archiviare il Dio della grazia in cui egli aveva creduto, a cui aveva consacrato tutta la vita e a cui aveva affidato la garanzia e la legittimazione di ogni sua parola e di ogni suo atto; non ha assistito alla commemorazione di Dio come il Dio del passato, il Dio dell’infanzia inconsapevole dell’uomo, il Dio delle favole e dei miti, il Dio personale che il post-teismo, al contempo cristiano ed ateo, consegna allo smaltimento della storia.
Raniero La Valle

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Documentazione
Il sito web della Fondazione Balducci.

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