Economia & Lavoro
Crescita=lavoro
di Aladin
Arrigo Miglio al Convegno “Migramed – dialogo tra le sponde”: l’accoglienza degli extracomunitari come opportunità per la crescita
di Aladin
Chiudendo oggi (17 maggio) il Convegno ”Migramed – dialogo tra le sponde”, organizzato dalla Caritas diocesana, il nuovo arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, ha sostenuto che l’accoglienza degli immigrati nella nostra regione può essere considerata una vera opportunità per la crescita sociale ed economica della stessa, anche come antidoto alla crisi demografica che la contraddistingue.
La finanza d’impresa per l’innovazione. Se il cavallo non vuole bere…
di Franco Meloni
E’ molto conosciuta la metafora “l’acqua c’è ma il cavallo non beve” utilizzata dall’economista Keynes per sostenere che come non si può costringere un cavallo che non ha sete a bere (anche avendone necessità), così non si può, aumentando la liquidità disponibile, indurre le imprese ad investire. Bene, la metafora potrebbe applicarsi in modo pertinente alle imprese start up, perlomeno a quelle sarde, le quali nonostante necessitino di credito (l’acqua) e abbiano a disposizione interessanti strumenti di finanziamento, come il venture capital ed altre tipologie affini (l’abbeveratorio ben approvvigionato), non ne approffittano. Almeno così ci è parso di capire dall’interessante tavola rotonda (“La finanza d’impresa per l’innovazione”) organizzata oggi (16 maggio) dalla Confindustria Sardegna Meridionale, precisamente promossa dal suo Gruppo di lavoro “Innovazione e ricerca” coordinato da Mario Mariani. Infatti i rappresentanti delle società di venture capital (VC) operanti in Sardegna hanno dato conto del fatto che allo stato sono disponibili considerevoli risorse finanziarie ben superiori rispetto a quante ne richiedano (e ne ottengano) le imprese innovative. Certo, i famosi cavalli (si tratta soprattutto di puledri, ancor più bisognosi di acqua dei cavalli maturi) non sono poi così numerosi, ma tuttavia in gran parte recalcitranti (o distratti e disinformati). Vero è che fa ben sperare in un’inversione di tendenza la straordinaria partecipazione di imprenditori e di operatori che oggi affollavano il salone confindustriale di viale Colombo e, ancor più, le prenotazioni di colloqui be to be da parte di una ventina di imprese start up sarde (o intenzionate a investire in Sardegna) con i rappresentanti delle società di VC, al fine di verificare le concrete opportunità di finanziamenti. Tuttavia, anche riconoscendo questi segnali positivi, la situazione non è affatto buona. Al fine di migliorarla, individuando possibili soluzioni, occorre fare uno sforzo di analisi, in modo aperto e senza infingimenti. Al riguardo bisogna riconoscere che un’apprezzabile riflessione l’ha fatta Antonio Tilocca, presidente della Sfirs, il quale ha riconosciuto un’insufficiente iniziativa della parte pubblica. E non in quanto si faccia poco, ma perchè quello che si fa lo si fa a ranghi sparsi, senza un’adeguata collaborazione “a sistema” degli attori pubblici e anche privati che operano nel settore. Da quanto ci è stato raccontato oggi, ogni giovane (universitario e non solo) rappresenta una potenziale start up che può concretizzarsi. Perchè accada occorre fare spazio e dare ossigeno a questi nuovi imprenditori, aiutandoli a crescere, mettendo anche in conto i possibili e in certa misura inevitabili fallimenti (ma è un costo che si può pagare, cercando comunque di salvaguardare le persone). Se si fa una politica lungimirante i risultati arrivano e arriveranno, come dimostrano non solo gli stracitati americani, ma anche i numerosi casi di successo italiani, spesso riconosciuti più all’estero che in casa nostra. Un segnale positivo è stato anche individuato nella task force costituita dal ministro Corrado Passera (MISE) per favorire la nascita e lo sviluppo delle start up innovative in Italia. Dunque, lode a Confindustria per l’iniziativa, auspicando che da oggi si cominci a costruire un’alleanza tra gli operatori pubblici (Regione, Enti locali, Camere di Commercio, Università, Sfirs, etc.) e privati (Imprese, Associazioni di categoria, Confidi, etc) i quali tutti possono e debbono concordare azioni positive “a sistema” per il sostegno e la crescita delle imprese innovative.
Novità per la costituzione delle società a responsabilità limitata semplificate
Nella complessità della situazione odierna cogliere le opportunità per costituire legami forti tra le strutture di ricerca e le imprese operanti nel territorio
di Franco Nurzia*
Nell’introdurre i lavori di questo seminario [28 aprile 2012] concordo con l’atteggiamento degli organizzatori che non hanno voluto dare ad esso un eccessivo risalto. Si sta infatti attraversando un momento di riflessione e discussione che, a mio parere, deve condurre ad una migliore focalizzazione dei rapporti tra il sistema della ricerca e quello delle imprese.
Anche se la mia posizione riflette il punto di vista di uno che ha svolto per più di quarant’anni ricerca nel settore dell’Ingegneria Industriale ed in particolare di quella Meccanica, debbo dire che raramente ho percepito situazioni di difficoltà simili a quelle attuali. Sarà perché i ridimensionamenti verificatesi nella grande industria hanno comportato anche una progressiva contrazione delle attività di ricerca, sarà perché gli indirizzi che sta prendendo il sistema universitario penalizzeranno sedi come la nostra, ma certo è che la situazione, fatte salve le debite eccezioni, non favorisce un atteggiamento ottimista.
(nella foto, di repertorio, Franco Nurzia e Franco Meloni, fino al 2009 ai vertici dell’area Innovazione dell’Ateneo di Cagliari, nella rispettiva veste di pro-rettore all’innovazione e dirigente della Dirinnova
Rivolgendo l’attenzione al tema che ci riunisce, rapporti tra ricerca e imprese, osserviamo che non a caso il seminario è promosso dalla Camera di Commercio, cioè da un Ente a forte valenza territoriale e sensibile, almeno in linea di principio, alle interazioni tra il sistema della ricerca e le realtà produttive operanti nel territorio. Si pongono allora due necessari interrogativi, e cioè che cosa ha fatto il sistema della ricerca per il sistema delle imprese, ma anche che cosa ha chiesto il mondo delle imprese al sistema della ricerca.
Non v’è dubbio che molta della ricerca sviluppata nel passato, per molteplici e comprensibili ragioni, sulle quali in questo momento non intendo addentrarmi, abbia avuto poca attinenza con il territorio; tuttavia oggi si potrebbe assistere ad un ulteriore impoverimento dei rapporti poichè potrebbe anche accadere che docenti di discipline che possono legarsi a problematiche territoriali, per ragioni connesse alle modalità di valutazione della qualità della ricerca basate su indicatori bibliometrici, siano indotti ad occuparsi di tematiche con minori ricadute territoriali ma presentanti un maggior interesse per la letteratura scientifica internazionale. Potrebbe quindi verificarsi per alcuni, pur importanti, settori un ulteriore allontanamento dell’attenzione dell’Università verso il mondo produttivo regionale con l’indebolimento del ruolo essenziale che potrebbe e dovrebbe svolgere l’Università per lo sviluppo del territorio.
A queste considerazioni si aggiunga anche la constatazione che molti dei nostri migliori allievi trovano occupazione fuori dalla Sardegna, spesso all’estero ed in posizioni di prestigio. Orbene se da un lato questo testimonia la validità della formazione impartita dal nostro Ateneo, dall’altro pone in luce sia la crisi occupazionale sia lo scarso collegamento tra i due ambienti.
Ed infatti anche il secondo quesito su quanto il mondo delle imprese o in generale il territorio conosca, interpelli e stimoli la “propria “ Università trova limitate risposte. Sovente non si conoscono le reali competenze, scientifiche e formative, presenti nell’Università e si incontrano difficoltà di dialogo, talvolta per timore di affrontare costi elevati, altre volte per definire gli obbiettivi e armonizzare gli interessi.
A mio avviso non si possono neppure ritenere portatrici di notevoli ricadute sul sistema delle imprese i progetti di ricerca condotti in collaborazione tra Università, Centri di Ricerca ed imprese su tematiche spesso importanti e di ampio respiro. In realtà in molti casi tali attività spesso si risolvono con gli apporti separati dei diversi partecipanti attraverso le competenze disponibili, con vantaggi per ciascuno, ma in generale senza determinare una interazione più profonda tra i due sistemi che possa prolungarsi nel tempo con i relativi coinvolgimenti ed arricchimenti.
Il tema che ci riunisce è piuttosto complesso e la nostra discussione deve cercare di dare un contributo per individuare possibili percorsi per avviare collaborazioni efficaci. Vorrei però fare due ulteriori considerazioni.
La prima riguarda la possibilità di svolgere attività di ricerca in proprio da parte delle imprese.
Mentre la grande imprese possiede le risorse per investire in tale attività e comunque è in grado di far svolgere quegli studi presso qualunque Centro di Ricerca od Università ovunque esso sia, non altrettanto accade per la piccola impresa, spesso impossibilitata economicamente ad indirizzare risorse umane e materiali in attività di studio e ricerca.
A questo si aggiunga che non ci si improvvisa ricercatori. E’ una questione di metodo e di forma mentis che chi opera nella ricerca acquisisce nel tempo, imparando a convivere, se ci si riferisce ad esempio ai settori tecnologici, con un continuo susseguirsi di prove di laboratorio, analisi teoriche e messa in discussione delle ipotesi di lavoro sino al conseguimento di un risultato accettabile. E’ evidente allora che in contesti come quello a noi vicino la ricerca può essere fatta solo dall’Università o Centri di Ricerca attrezzati per le competenze presenti e per la possibilità di dedicare ad essa le necessarie energie. E’ quindi preferibile, nell’interesse di un reale coinvolgimento del sistema della ricerca nelle problematiche di sviluppo delle imprese, che si scelgano forme di finanziamento dell’ attività di ricerca a strutture dedicate, ma ponendo il vincolo di operare su indicazione o in stretta connessione con le imprese per il raggiungimento di risultati utilizzabili dalle stesse. In altri termini, da un lato è necessario evitare che per le imprese il finanziamento per la ricerca divenga una delle tante poste di entrata e dall’altro è importante vincolare il finanziamento alle strutture di ricerca al raggiungimento ( anche in termini temporali) di obbiettivi concretamente valutabili da parte delle imprese. Una ipotesi interessante, peraltro già ventilata in sede di politica regionale, è quella di istituire dei voucher da conferirsi alle imprese per una loro utilizzazione presso strutture di ricerca.
La seconda riguarda le tematiche di ricerca e il contesto in cui vengono svolte . Anche se giustamente l’attività di ricerca viene legata ad un discorso di innovazione, è necessario tener presente che molte delle attività vanno indirizzate non tanto ad innovazioni di prodotto quanto piuttosto ad innovazioni di processo, includendo in tali termini, per brevità, anche tutti gli altri aspetti che concorrono a rendere più competitiva l’azienda. Orbene, limitando le osservazioni agli aspetti tecnologici, in molte piccole realtà si registra anche un deficit di conoscenze per esempio nell’impiego di nuovi materiali e di processi lavorativi. E’ necessario pertanto agire perché possano compiersi quelle operazioni di trasferimento tecnologico indispensabili per far crescere le acquisizioni tecnologiche dell’impresa e quindi favorirne lo sviluppo. E’ evidente che tale attività precede quella di ricerca in senso stretto ma costituisce un passaggio ineludibile e può essere messa in conto nel quadro delle attività di formazione di elevato profilo.
Credo che vi siano molti elementi per poter avviare un discussione che mi auguro proficua.
Indubbiamente in questo momento vi sono spazi ed opportunità di interventi per Enti territoriali per incentivare e orientare l’attività di ricerca. Paradossalmente la complessità della situazione che ho cercato di rappresentare potrebbe costituire una occasione da non perdere per costituire legami forti tra le strutture di ricerca e le imprese operanti nel territorio.
E’ altresì evidente che può essere necessario superare le forme tradizionali di rapporti tra i due sistemi e può essere utile utilizzare forme nuove quali possono aversi attraverso i centri di competenza tecnologica, gli incubatori per imprese innovative , le fondazioni etc., cioè attraverso strutture che possano da un lato essere interlocutori unici ma, allo stesso tempo , essere capaci di svolgere un ruolo di complessa “mediazione” tra i diversi interlocutori.
Gli strumenti possono dunque essere molteplici e possono essere potenzialmente tutti efficaci ovvero infruttuosi.
I risultati sono legati alle risorse disponibili, sia quelle materiali sia quelle umane. Anzi vorrei sottolineare proprio l’importanza di queste ultime, poiché è ben noto che chi si impegna sulle frontiere citate a fronte di una attività svolta con dedizione ed impegno di tempo ed energie avrà modeste soddisfazioni economiche ma, probabilmente, elevate soddisfazioni morali.
* Introduzione ai lavori del Seminario sul rapporto tra ricerca e imprese, organizzato dalla Camera di Commercio di Cagliari il 28 aprile 2012 (Fiera della Sardegna)
Per connessione: intervento di Franco Nurzia alla VII giornata dell’Economia, organizzata dalla Camera di Commercio di Cagliari 9 maggio 2008
Seminario sul rapporto ricerca-imprese- Sintesi intervento del prof. Franco Nurzia
“Territori diVini – dalla Sardegna alla Palestina”
E’ con piacere che vi comunichiamo che venerdì 18 maggio dalle ore 18.00 alle ore 22.30 in Piazza Papa Giovanni XXIII a Cagliari si svolgerà l’evento “Territori diVini – dalla Sardegna alla Palestina”: degustazione di vini e cibi sardi e di vini palestinesi della Cantina di Cremisan. Esposizione di prodotti artigianali e artistici provenienti da Betlemme
L’evento si inserisce nell’ambito del progetto “Sviluppo e co-sviluppo sostenibile nell’area di Beit Jala e Betlemme – Sostegno e potenziamento della produzione artigianale e viti-vinicola locale” realizzato dal VIS e dai Salesiani nei Territori Palestinesi, con il cofinanziamento della Regione Autonoma della Sardegna (LR 19/96).
La salvaguardia della produzione viti-vinicola autoctona e la valorizzazione della produzione artistica e artigianale di Betlemme sono i due obiettivi del progetto, che ruota attorno a due importanti centri: la cantina salesiana di Cremisan (Beit Jala) e il Centro Artistico Salesiano (Betlemme).
Durante l’evento sarà possibile degustare e apprezzare i prodotti provenienti dai luoghi di realizzazione del progetto e alle h 20.30 i diversi partner illustreranno brevemente il senso del progetto.
Vi aspettiamo!
Gli studenti dell’Istituto Pietro Martini di Cagliari alla Giornata dell’economia
La decima giornata dell’economia alla Fiera internazionale della Sardegna, venerdì 4 maggio 2012
Sono stati gli alunni della quarta A dell’Istituto Tecnico Pietro Martini di Cagliari, accompagnati dalla loro professoressa di Economia e diritto Annalisa Paba, la più importante novità della Decima giornata dell’Economia, organizzata dalla Camera di Commercio di Cagliari.
La coesione, condizione essenziale per essere vincenti come territorio
di Franco Meloni
Dispiace che all’ottimo Convegno della Camera di Commercio sull’economia della provincia e sulla zona franca di Cagliari fosse assente il Sindaco, essendo il Comune di Cagliari uno degli attori essenziali dell’operazione “zona franca”, intesa, lo ha ben spiegato il relatore prof. Gianfranco Sabattini, come un’opportunità di crescita e sviluppo della città, della sua area vasta e dell’intera Sardegna. Il prof. Sabattini, in perfetta sintonia con la relazione della dott.ssa Iolanda Conte sull’esperienza di zona franca della città di Barcellona e con gli altri relatori, ha infatti ridimensionato l’importanza della costituenda zona franca di Cagliari quanto a consistenza dei benefici diretti: si tratta infatti di una zona franca doganale fortemente condizionata dai vincoli dell’Unione Europea. Tuttavia i vantaggi diretti anche se limitati ci sarebbero, e in questi tempi ogni occasione di nuova impresa e di incremento di occupazione non può essere sprecata. Ma la zona franca è inoltre una formidabile occasione per mettere insieme i diversi attori del territorio per ragionare sulle prospettive e investire concretamente su interventi innovativi. Proprio Barcellona insegna che il suo “Consorzio della zona franca” ha saputo allargare l’originario campo d’azione, riuscendo a realizzare allo stato il più importante strumento di innovazione nell’economia della città e della Catalogna. Non ci soffermiamo sui dettagli, rinviando per brevità alle relazioni e agli altri documenti che saranno pubblicati sui siti e segnalati dalla nostra news, vogliamo in questa sede sottolineare quanto affermato nelle conclusioni del presidente della Camera Giancarlo Deidda sul fatto che il Convegno abbia sancito la saldatura di un’alleanza tra la Camera di Commercio e l’Autorità Portuale di Cagliari, perno di una nuova interlocuzione con la Regione e con il Comune di Cagliari. Altri attori si dovranno aggiungere (il Cacip, altri enti locali, per esempio), ma la compagine sociale che all’interno dell’apposita società “Free zone” già costituita, e che si dovrà ripensare e riposizionare tenendo conto di diverse novità, non può che basarsi su queste quattro fondamentali entità: la Regione, il Comune di Cagliari, l’Autorità portuale e la Camera di Commercio. Sono queste appunto le conclusioni a cui è arrivato il Convegno, che ha visto al tavolo dei relatori, oltre a quelli già citati: il presidente della Camera Giancarlo Deidda (che nella relazione iniziale ha dato conto dello stato dell’economia della provincia), il presidente dell’Autorità portuale Piergiorgio Massidda, il direttore del Centro Servizi della Camera Cristiano Erriu. L’ospite egiziano Alaa Ezz ha portato l’esperienza della zona franca di Port Said; la riflessione comune è che i grandi porti del Mediterraneo non devono combattersi, ma piuttosto integrarsi per mantenere e sviluppare la centralità del nostro mare nei grandi traffici marittimi intermazionali. Il Convegno è stato moderato dal giornalista Francesco Birocchi e ha visto la partecipazione attenta di una classe dell’Istituto Tecnico Pietro Martini di Cagliari (anch’esso come la Camera di Commercio ha compiuto 150 anni): confortante la partecipazione dei giovani che da subito devono essere protagonisti dello sviluppo dei territorio, costituendo la più importante risorsa dello stesso.
Decima giornata dell’economia. Si parla della zona franca di Cagliari
DECIMA GIORNATA DELL’ECONOMIA. Fiera Internazionale della Sardegna, Pad. D (ingresso lato Coni), Venerdì 4 maggio 2012, con inizio alle ore 9.30
Focus su “Zona franca di Cagliari: uno strumento per la crescita e lo sviluppo del territorio”. Il programma
Legge elettorale e governabilità (secondo Prodi)
di Gonario Francesco Sedda
Recentemente (17 aprile 2012) nel suo sito Romano Prodi è intervenuto (“Col ritorno al proporzionale si torna alla prima repubblica”) confermando la sua preferenza per una legge elettorale di tipo maggioritario e la sua sdegnata contrarietà ad un ritorno (anche solo “sostanziale”) al proporzionale.
Alcune considerazioni sull’intervento.
LA MODERN MONEY THEORY: L’ALTERNATIVA AL FALLIMENTO DEGLI STATI
di Deanna Pala
Pochi concetti sono entrati nel glossario di ognuno di noi come il concetto di debito pubblico e di deficit . Poche regole sono diventate nel corso degli anni dei principi guida per ogni contesto come “il rispetto dei conti”. Ogni problema economico, disservizio, malaffare, è in qualche modo attribuito al “debito pubblico che aumenta di anno in anno” e a causa del debito alcuni Stati Europei stanno andando incontro al fallimento e per evitarlo sono in perenne lotta per tenere i “conti in ordine”.
In rete per migliorare la competitività dell’impresa – seminario a Cagliari il 24 aprile 2012
Per affrontare la globalizzazione e le sfide dell’innovazione tecnologica è necessario rafforzare la collaborazione industriale e commerciale fra le imprese. Il contratto di rete rappresenta una nuova tipologia negoziale a disposizione delle imprese per collaborare alla realizzazione di progetti e obiettivi comuni. E un contratto tipico di aggregazione tra realtà imprenditoriali con comunione di scopo, che non crea un nuovo soggetto di diritto né una nuova e distinta attività d’impresa.