Economia & Lavoro
CROWDFUNDING: lunedì 28 aprile, palazzo dei congressi di Cagliari
Lunedì 28 aprile, con inizio alle ore 16, presso il palazzo dei congressi della Fiera Internazionale della Sardegna, la Camera di Commercio di Cagliari organizza un Seminario di approfondimento sul crowdfunding, in collaborazione con altre Organizzazione e con Aladinews. La giornata (dalle 16 alle 20) prevede un inquadramento di carattere generale, una relazione sulla diffusione del crowdfunding in Italia e nel mondo, la presentazione di alcune piattaforme di crowdfunding già in uso in Italia. Seguiteci su Aladin per maggiori dettagli. Intanto sul crowdfunding vi segnaliamo alcuni utili riferimenti su Aladinews.
Fiera Internazionale della Sardegna: come uscire dalla crisi?
Dal 25 aprile al 5 maggio si terrà a Cagliari la 66a edizione della Fiera internazionale della Sardegna. Una manifestazione che ha avuto grande importanza e utilità in passato ma che da diversi anni è in crisi, in quanto non si è saputa adeguare alle nuove esigenze dell’economia, specie di quella dei territori di riferimento. Nonostante questa palese inadeguatezza, valutata in termini di quantità e qualità degli espositori e di “giro d’affari” (dati che non possediamo, ma che vengono considerati in trend negativo negli ultimi anni) la Fiera continua ad avere notevole successo di visitatori provenienti dalla città e da tutta l’isola, in piccola misura dalla penisola e in piccolissima misura anche dall’estero. Gli organizzatori parlano di oltre 150mila visitatori ad edizione (dati degli ultimi due anni) con punta di 20mila ingressi il primo maggio 2013, giorno della sagra di S.Efisio, contro i 14mila dell’anno precedente. Non abbiamo lo spazio e soprattutto la competenza per approfondire l’argomento, ma avanziamo l’esigenza e la proposta che tale riflessione si faccia da subito (anche riprendendo contributi del passato) e che trovi spazio adeguato, opportunamente organizzato, nelle giornate della manifestazione di quest’anno, sia nella giornata inaugurale (che auspichiamo non sia autocelebrativa), sia in altre occasioni di dibattito appositamente organizzate. Tra queste ultime non dovrebbe mancare un incontro-dibattito sui progetti di ristrutturazione-ampiamento della Fiera, nell’ottica di un suo rilancio, fondamentalmente verso il mare, con tutto quanto ne consegue in una visione di nuova frontiera. Sì perchè a nostro parere questa è una delle direttrici di sviluppo, come abbiamo sommessamente affermato in un intervento su Cagliari e il mare (Aladin 11 novembre 2013).
Economia & Cultura
Filippo Figari, Il parlamento in Duomo. Fonte Sardegna Digital Library Sala riunioni Camera di Commercio, Cagliari
con la lampada di aladin
- CROWDFUNDING: prende piede anche dalle nostre parti. Intervista di Carlo Contu su Sardegna Ricerche – Civic crowdfunding: la proposta della piattaforma DeRev.
Argomenti all’ordine del giorno
Ne parleremo nei prossimi giorni…
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Università degli studi della Sardegna
LEGGE REGIONALE 7 AGOSTO 2007, N. 7 (Promozione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica in Sardegna)
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Pubblicato “Crowdfunding World 2013″: Report, analisi e trend della raccolta fondi online – DeRev
E’ stato pubblicato “Crowdfunding World 2013″, il report sullo stato del crowdfunding nel mondo – con un particolare focus sull’Italia – che include l’analisi, le metriche e i trend del mercato. Si tratta del principale testo mai realizzato sul fenomeno, che tratta la teoria ma soprattutto la pratica della raccolta fondi su Internet. – segue –
Quale domani è già cominciato con la “chimica verde”?
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Buon lavoro Presidente
di Vanni Tola
Il presidente Pigliaru prepara le dichiarazioni programmatiche della nuova Giunta. Grande attesa e curiosità perché le linee programmatiche certamente sveleranno gli orientamenti e gli indirizzi operativi della compagine di governo finora racchiusi nella sintesi dei programmi elettorali. Naturalmente la tentazione di domandare, proporre o suggerire questa o quella priorità al Presidente è molto forte, la eviteremo. Preferiamo attendere programmi e dichiarazioni prima di esprimere giudizi. Ci limitiamo soltanto a indicare una diffusa attesa di chiarezza riguardante un tema particolarmente importante, richiamato recentemente all’attenzione dell’opinione pubblica anche da un articolo del direttore del quotidiano l’Unione Sarda. La chimica verde. In estrema sintesi la questione si pone in questi termini. Una parte consistente del mondo politico regionale e i maggiori sindacati sostengono la necessità, l’opportunità e l’urgenza di avviare, realizzare o completare il progetto Matrìca per la realizzazione a Portotorres del più grande impianto europeo per la produzione della materia prima necessaria per avviare una diversificata serie di produzioni di materiali plastici e prodotti chimici ricavati da sostanze biologiche anziché da fossile (leggi petrolio e derivati). Naturalmente insieme al risanamento e alla bonifica delle aree industriali inquinate e prefigurando considerevoli ricadute occupazionali e lo sviluppo di un modo nuovo e moderno di “fare chimica”. Di tutt’altra opinione i numerosi Comitati di base che, insieme con un nutrito gruppo di intellettuali, di opinionisti e di esperti con rilevanti competenze tecnico-scientifiche si oppongono al progetto Matrìca per una infinita serie di motivi. La principale considerazione contraria può essere riassunta con l’inopportunità di realizzare una centrale a biomassa in un’area già fortemente e drammaticamente inquinata dall’attività dell’industria petrolchimica e in considerazione del fatto che non vi è alcuna certezza che le produzioni “ verdi” siano necessariamente anche pulite, cioè accettabilmente compatibili con una corretta gestione dell’ambiente e la tutela della salute delle popolazioni. Sembrerebbe il contrario. Esistono, infatti, una infinita serie di studi e ricerche che dimostrerebbero perfino una maggiore pericolosità per la salute e l’ambiente delle centrali a biomasse che produrrebbero una serie di sostanze particolarmente nocive per gli individui e l’ambiente e difficilmente controllabili da sistemi di filtraggio, in grado di superare le barriere naturali dell’individuo e di produrre gravissime patologie. Per necessità di sintesi non entreremo nel merito degli aspetti particolari della vicenda, ci riserviamo di farlo interpellando i protagonisti e gli esperti. Ci limitiamo a esprimere una considerazione conclusiva. E’ necessario comprendere prioritariamente e urgentemente se il progetto chimica verde di Matrìca – lungi dal rappresentare un ulteriore grave minaccia per la salute della popolazione e per l’ambiente – può e deve essere completato per avviare un capitolo nuovo della politica industriale dell’isola o se, come molti affermano, la nuova attività industriale in avanzata fase di realizzazione nell’area petrolchimica di Portotorres, non rappresenti una sorta di nuova “bomba” ecologica, per un’area territoriale con tassi di inquinamento ambientali elevatissimi. Siamo certi che il Presidente, con le dichiarazioni programmatiche, saprà fornire ai sardi ulteriori elementi di conoscenza e valutazione nel merito.
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Chimica verde su Aladinews
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Investire con convinzione nella Green Economy
Le autorità hanno consapevolezza del problema energetico? Quale sarà lo sviluppo dell’energia nei prossimi 10/15 anni?
La Regione Sardegna punta sulla Green Economy attraverso lo sviluppo di una programmazione “verde”
di Alessandro Ligas, TTecnologico
Dopo anni difficili, dopo otto trimestri di recessione, si intravedono i primi timidi segnali di ripresa: qusto è quanto dimostra il rapporto annuale GreenItaly 2013. Il bel paese è già in movimento. Sono più di 3 milioni i green jobs a cui si affiancano altre 3 milioni e 700 mila figure “attivabili” dalla green economy.
Lo studio dimostra che questo modello economico premia chi investe su conoscenze, nuove tecnologie, capitale umano ed innovazione, tanto che, il 61,2% di tutte le assunzioni previste nel 2013 e destinate alle attività di ricerca e sviluppo delle nostre aziende, sarà coperto da green jobs.
In Sardegna sono state 8.450 le imprese che hanno investito, tra il 2008 e il 2013, in prodotti e tecnologie – segue –
la lampada di aladin illumina l’innovazione…
Raccontando il ContaminationLab. “Entusiasmo, determinazione, impegno e disciplina” ecco cosa mi porto dietro dal ContaminationLab. Alessandro Ligas, Ttecnologico
La “sharing economy” in Sardegna. Possibile modello economico o una moda destinata a sparire?
di Fabrizio Palazzari
La “sharing economy” si traduce con “economia della condivisione” o della “collaborazione”. E’ un’espressione che, soprattutto in Italia, richiama esperienze di lunga tradizione, dal mutualismo alle cooperative fino alle imprese sociali. Si propone come un nuovo modello economico, capace di rispondere alle sfide della crisi e di promuovere forme di consumo più consapevoli basate sul riuso invece che sull’acquisto e sull’accesso e la condivisione piuttosto che sulla proprietà esclusiva.
In tempi recenti ha goduto di un improvviso successo grazie all’effetto concomitante di due fattori: da un lato lo sviluppo dei social network facilitato dalla diffusione di internet in mobilità; dall’altro la crisi che, con la riduzione del potere di acquisto, ha aumentato la sensibilità delle persone verso nuove forme di “consumo” e di abbattimento delle spese in moneta corrente.
Come di norma accade ai fenomeni che godono di improvviso successo, è facile trovare all’interno della stessa definizione delle pratiche spesso molto diverse tra loro. Crescono i servizi collaborativi digitali ossia quei servizi “peer to peer” che mettono in contatto le persone e che utilizzano la tecnologia. Per esempio per condividere la casa o una stanza, un passaggio in auto, gli oggetti, il tempo o per prestare il proprio denaro attraverso una delle numerose piattaforme di crowdfunding (raccolta di fondi).
In Italia, lo rivela uno studio Duepuntozero DOXA, il 13% della popolazione ha preso parte almeno una volta all’economia collaborativa. Per un confronto, negli Stati Uniti il 52 % delle persone hanno scambiato o prestato dei beni, mentre in Inghilterra si arriva al 64%. Secondo una ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano abbiamo ad oggi circa 160 piattaforme di scambio e condivisione e circa 40 esperienze di autoproduzione. Dal 2011 a oggi i numeri sono più che triplicati, in particolare nell’ambito del turismo, dei trasporti, delle energie, dell’alimentazione e del design.
Da questo quadro, sebbene non esaustivo, si evince come la crisi economica e la tecnologia digitale stiano cambiando il modo di interagire delle persone. E’ difficile conoscere sin da adesso se questi cambiamenti saranno permanenti o se si ritornerà alla situazione precedente, e quindi al prevalere del desiderio di possesso in esclusività. In ogni modo, il perpetuarsi della crisi stessa e la sensazione che non si tratti di un evento ciclico e di sistema ma di un mutamento profondo dello stesso, portano a pensare che questi cambiamenti avranno comunque effetti di lunga durata.
Tutto questo dovrebbe, a mio avviso, entrare a far parte anche del dibattito interno alla nostra regione sul modello (o sui modelli) di sviluppo economico da perseguire e, conseguentemente, sulla nostra capacità di articolare delle politiche in grado di dare risposte concrete alle domande sempre più complesse e urgenti della società sarda.
Innanzitutto, ci si dovrebbe chiedere quanto questi modelli siano legati alla crisi oppure rispondano a un ripensamento più strutturale dei rapporti tra economia e società. In secondo luogo, se questo dovesse essere il caso, gli interrogativi da porci sarebbero molteplici. Per esempio: disoccupazione, emigrazione, invecchiamento della popolazione e spopolamento sono problemi che potrebbero essere mitigati grazie alla diffusione dell’economia “collaborativa”? Che ruolo attribuire al pubblico e alla Regione in questo scenario? Quello di solo regolatore o anche quello di attore, investitore e animatore di iniziative? E ancora, come affrontare il rapporto tra distruzione di valore nei settori tradizionali e creazione di nuovo valore (l’ambito in cui questa ambivalenza si sta ponendo in forma evidente è, ad esempio, quello dei servizi di ospitalità in forma “condivisa”, che se da una parte stanno mettendo in difficoltà il comparto alberghiero, dall’altra incidono positivamente sui consumi culturali e la ristorazione)?
Diverse esperienze internazionali ci vengono in aiuto. Per la loro tendenza a essere facilmente replicabili anche in altri contesti, non dovremmo tralasciare quanto sta per esempio avvenendo in Ecuador con il progetto per la creazione di una “società della conoscenza libera e aperta” (www.floksociety.org) o in Uruguay con il progetto “C3” (www.c3uruguay.com.uy), per la creazione di un “Circuito di Credito Commerciale” per le micro, piccole e medie imprese uruguaiane.
E la Sardegna cosa ha da offrire? In realtà per secoli varie forme di “economia condivisa” hanno caratterizzato il sistema economico pre-moderno delle nostre comunità. Il cosiddetto “aggiudu torrau”, ovvero “l’aiuto reciproco”, altro non era se non una forma di “sharing economy” tra persone. Inoltre, sono stati diversi gli intellettuali sardi che, come Eliseo Spiga nel “Manifesto delle Comunità di Sardegna”, hanno elaborato delle proposte concrete per la costruzione di un nuovo paradigma, culturale ed economico, basato sulla collaborazione e la solidarietà. Lo stesso tipo di paradigma che, nel 1958, fu tra i principi alla base dell’accordo tra il Movimento Comunità di Adriano Olivetti e il Partito Sardo d’Azione.
In altri termini anche una crisi profonda come quella che stiamo vivendo può essere un’occasione per cambiare. Orientarsi al recupero dei legami con il territorio, all’aumento della sua resilienza e alla necessità di un rinnovato sistema economico e finanziario che sia al servizio del bene comune, pone sicuramente i modelli basati sui principi dell’ economia di collaborazione come meritevoli di considerazione anche in Sardegna. Sia per la loro capacità di generare una domanda che altrimenti rimarrebbe latente e inespressa, che per il loro stimolo alla creazione di nuove iniziative d’impresa.
Anche in assenza di un intervento pubblico dall’alto questo processo, per la naturale tendenza di questi modelli verso la decentralizzazione, potrebbe comunque partire dal basso. In questo caso un ruolo di primo piano potrà essere svolto dai Comuni, a patto però che ci siano degli attori politici capaci di farsene carico.
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* L’articolo di Fabrizio Palazzari viene pubblicato anche sui siti di FondazioneSardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra, SardegnaSoprattutto.
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Approfondimento consigliato: http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2014/02/17/news/le_comuni_delle_nonne-78814411/
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DIBATTITO. Di sardi e di Sardegna. Ma siamo così mal presi?
Da Il Sole 24 Ore del 2 marzo 2014
La solitudine dei sardi in un Sud dimenticato
di Roberto Napoletano
Mi chiama Pino Aprile nella tarda serata di venerdì e mi dice con voce ferma: «Sai, mi sto convincendo che si stanno creando le condizioni per la secessione del Sud per colpa del Sud, non è giusto ma è così, hanno firmato per decreto la morte delle università meridionali e, poi, guarda la Sardegna, non esiste più, e pensare che era stata regalata al Sud per aggiustare i dati statistici del Nord, invece dipendeva dal Piemonte e se non c’era il Regno Sardo i Savoia non avrebbero mai avuto la dignità regale, sarebbero rimasti dei grandi feudatari o poco più… ». – segue –
Elezioni europee, un’altra occasione mancata per l’area indipendentista.
Michela Murgia su Facebook: «Ho rifiutato in questi giorni le offerte di candidatura alle europee in due liste differenti, una delle quali è la lista Tsipras. L’orizzonte primario della mia azione politica resta la Sardegna, la fiducia di 76mila sardi e la militanza delle centinaia di volontari che in questi mesi si sono sentiti parte di un sogno e ora vogliono vederlo diventare realtà. La prossima tappa sono i comuni” In questa legittima e rispettabilissima scelta della leader di Sardegna Possibile sono contenuti alcuni elementi sui quali andrebbe avviata una seria riflessione. - segue -
Elezioni: non è finita. Le scelte e i vincoli di Pigliaru. In giro con la lampada si aladin…
Dal sito di Democraziaoggi
- Pigliaru, quale politica? Intervento di Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi
- Pigliaru, la questione democratica e la questione morale, innanzitutto. Andrea Pubusa su Sardegnaoggi.
Sardi: in Europa, prima di tutto, dobbiamo esserci!
E’ fondamentale che anche i Sardi, vincendo la tradizionale tendenza a chiudersi in se stessi e la diffidenza verso altre formazioni politiche (più che giustificata dalle esperienze negative del nostro passato) si confrontino senza pregiudizi e riserve con le forze progressiste che intendono costruire una europa migliore. E’ un processo all’interno del quale dobbiamo riconoscerci dando il nostro contributo di analisi sulle problematiche dell’insularità, della appartenenza ad un mondo, l’area mediterranea, caratterizzato da specifiche particolarità culturali, economiche e geopolitiche.In Europa, prima di tutto, dobbiamo esserci.
Tutte le informazioni sul sito web L’Altra Europa con Tsipras
Al governo: politici o tecnici? Una riflessione al lume della lampada di aladin
di Franco Meloni
Governano i politici non i tecnici. Ovviamente devono essere buoni politici, di cui abbiamo bisogno come del pane. E purtroppo, specie negli ultimi tempi i meccanismi di selezione della classe politica hanno funzionato alla rovescia, privilegiando improvvisati, affaristi e via dicendo (la mamma del mio amico Piero Marcialis alla notizia che una persona mediocre si fosse impegnato in politica ne uscì con una frase colorita, che rende bene: eh itté? Immoi ogna culu e cani sinci ghettada in politica?). Sull’argomento ho scritto su Aladin. Scusate se mi cito: https://www.aladinpensiero.it/?p=13434. Il problema è allora: quali sono le caratteristiche di un buon politico?* - segue -