Chiesa

Lettera di Papa Francesco a Costituente Terra: “No es una utopía”

img_8281La lettera di Papa Francesco a “Costituente Terra”

Pubblichiamo la lettera di Papa Francesco ai partecipanti al convegno “Il problema della guerra e le vie della pace”
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22 MAGGIO 2024 / COSTITUENTE TERRA / L’UNITÀ UMANA /

Francesco scrive a Costituente. E le sue parole rievocano speranza e determinazione. Dice “No es una utopía”

Riportiamo la versione tradotta in italiano e la versione originale spagnola della lettera di Papa Francesco alla nostra Associazione

Me complace conocer la realización de este encuentro y el trabajo conjunto que vienen realizando para dar vida a un constitucionalismo global.

El derecho es una práctica y una herramienta. Condensa valores que pueden ser muy caros a nuestros sentimientos, claro, per realmente sirve en la medida en que es efectivo y genera cambios en el mundo. Las catástrofes descriptas por el profesor Ferrajoli y sobre las que tantas veces alertamos, demuestran que se acaba el tiempo y que es necesario trabajar en acciones concretas. Acuerdos vinculantes a nivel global sobre el cuidado mutuo son necesarios para contener los peligros que también a nivel global la propria acción del hombre ha y sigue generando. Ninguno debe sentirse extraño frente a lo que sucede en nuestra casa común. Ahí es donde el derecho debe actuar y hacerse efectivo, diferenciándose de las meras declaraciones. Como dijimos: “El bien, como también el amor, la justicia y la solidaridad, no se alcanzan de una vez para siempre; han de ser conquistados cada día”.

Me alegra que estén trabajando sobre una propuesta de Constitución de la Tierra y que estén pensando en esa eficacia cada vez más dramáticamente necesaria para asegurar el bien común. Es imperioso alcanzar “organizaciones mundiales más eficaces, dotadas de autoridad para asegurare el bien común mundial, la erradicación del hambre y la miseria, y la defensa cierta de los derechos humanos elementales”.

El derecho romano transmitió al mundo el principio alterum non laedere. Los animo a que lo completen en un hacer por el otro y hagamos juntos realidad el sueño mundial de hermandad. No es una utopía. Piensen también en la periferia porque “cuando la sociedad – local, nacional o mundial – abandona en la periferia una parte de sí misma, no habrá programas políticos ni recursos policiales o de inteligencia que puedan asegurar indefinidamente la tranquilidad”. Los despidos con la alegría de ver detrás de este encuentro y en el compromiso de todos ustedes la esperanza que acompaña a los grandes ideales. Os bendigo de corazón.

Vaticano, 20 de mayo de 2024

FRANCISCO

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Mi fa piacere la notizia della realizzazione di questo incontro e del lavoro che con esso si viene realizzando, al fine di dar vita a un costituzionalismo globale.

Il diritto è una pratica e uno strumento. Incorpora valori che, è chiaro, possono ben corrispondere ai nostri sentimenti. Ma esso serve veramente soltanto nella misura in cui è effettivo e genera cambiamenti nella realtà del mondo. Le catastrofi descritte dal prof. Ferrajoli, sulle quali tante volte abbiamo espresso il nostro allarme, ci dicono che non c’è più tempo e che è necessario impegnarsi in azioni concrete. Per fronteggiare i pericoli di carattere globale, che l’azione stessa degli uomini ha generato e continua a generare, sono necessari accordi effettivamente vincolanti di mutuo soccorso. Nessuno deve sentirsi estraneo a ciò che succede nella nostra casa comune. E’ così che il diritto deve attuarsi e rendersi effettivo, differenziandosi dalle mere dichiarazioni di principio. “Al pari dell’amore”, abbiamo detto, “anche la giustizia e la solidarietà non si raggiungono una volta per sempre ma vanno conquistate giorno per giorno”.

Mi fa piacere che si stia lavorando al progetto di una Costituzione della Terra e che si stia pensando alla sua efficacia, sempre più drammaticamente necessaria per assicurare il bene comune. E’ doveroso pervenire a “organismi mondiali più efficaci, dotati dell’autorità necessaria per garantire il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e della miseria e l’effettiva difesa dei diritti umani elementari”.

Il diritto romano trasmise al mondo il principio alterum non laedere. Vi invito a completarlo con il principio agire a favore degli altri, affinché tutti insieme possiamo realizzare il sogno mondiale della fraternità. Non è un’utopia. Pensiamo alla periferia del mondo, perché “quando la società – locale, o nazionale o globale – abbandona nella periferia una parte di se stessa, non ci saranno programmi politici né misure di polizia che possano garantire a lungo la sicurezza”.

Concludo esprimendo la gioia di vedere, dietro questo incontro e nell’impegno di tutti voi, la speranza che accompagna i grandi ideali. Vi benedico di cuore.

Vaticano, 20 maggio 2024

FRANCESCO

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Tutto per la Pace

Cagliari, 14 agosto 2024
Carissimi,
Sua Beatitudine il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, nel suo recente messaggio per la Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in Cielo, ha invitato i fedeli a pregare per la pace in Terra Santa e nel mondo “perché, in questa lunghissima notte che stiamo vivendo, l’intercessione di Maria Santissima apra per tutti noi e per il mondo intero uno squarcio di luce”.
Inviamo in allegato, insieme alla lettera del Card. Pizzaballa, il testo della Supplica per la pace alla B.V. Maria Assunta al Cielo, perché possa essere recitata prima o dopo la celebrazione dell’Eucarestia o in un altro momento che si riterrà opportuno.
Preghiamo con fiducia Maria Santissima, la Stella che il Signore ha acceso in Cielo come «segno di consolazione e di sicura speranza» (Lumen gentium, 68).
A tutti voi auguro la grazia, la misericordia e la pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro.
+ Giuseppe Baturi
Arcivescovo Metropolita di Cagliari

>>> Lettera del Patriarca, Cardinale Pizzaballa

Martedì 30 luglio 2024 Ricordiamo Gino Bulla

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Martedì 30 luglio 2024, alle ore 18,30, a Santa Rosalia, Messa in suffragio di Gino Bulla.
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Ricordando Gino Bulla, fratello, amico, maestro

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[Su Il Portico di domenica 28 luglio 2024] Martedì 30 luglio alle 18,30 il guardiano del Convento di Santa Rosalia padre Simone Farci, celebrerà nella Chiesa di Santa Rosalia – Santuario di San Salvatore una santa messa in suffragio di Gino Bulla.
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Oggi giovedì 25 luglio 2024. San Giacomo Aspostolo, il maggiore.

img_7997Auguri a tutti i/le Giacomo e Giacomine, nelle varie denominazioni!

ChiesadituttiChiesadeipoveri News Letter

chiesa-schermata-2024-07-24-alle-19-08-06Newsletter n.346 del 24 luglio 2024
LA TERRA OCCUPATA
Cari amici,

si incontrano negli Stati Uniti Netanyahu e Biden, due personaggi estremi della scena internazionale, araldi di morte, l’uno vuole abolire i palestinesi, l’altro vuole abolire i cinesi, passando per i russi. E mentre si svolge questo incontro il nostro pensiero va ai bambini di Gaza, che oggi sono vivi e che domani non lo saranno più.

Mons. Luigi Bettazzi, operatore di Pace: a ottobre a Cagliari un incontro-dibattito.

img_7982 Il presidente del Meic di Cagliari, Mario Girau, ci informa che a cura del medesimo Movimento si terrà nel mese di ottobre un Incontro-Dibattito su “Mons. Luigi Bettazzi, Vescovo del Concilio, Operatore di Pace”. Relatore principale sarà il card. Arrigo Miglio, successore di mons. Bettazzi nella sede vescovile di Ivrea e oggi Arcivescovo emerito della nostra Diocesi nonché amministratore straordinario della Diocesi di Iglesias.
Come documentazione preparatoria dell’evento – che intende inserirsi nel percorso di attuazione dell’ambizioso e giusto programma di “Cagliari Città della Pace”, che il MEIC, ha condiviso nella recente scadenza elettorale di Cagliari città metropolitana – siamo contenti di esercitare il nostro spirito collaborativo con la pubblicazione degli appunti testuali dell’omelia che padre Dionigi Spanu s.j. ha tenuto il 15 luglio scorso per la messa in suffragio di mons. Bettazzi a un anno dalla morte *. Vi terremo informati.

In ricordo di Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, ad un anno dal suo transito.

Per ricordare Luigi Bettazzi, Vescovo, Profeta e Costruttore un grande di Pace

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Ricordo di Monsignor Luigi Bettazzi

di Teresa Crespellani e Umberto Allegretti

Per chi ha avuto il grande privilegio di essere stato per tanti anni tra i suoi amici e collaboratori, ricordare Mons. Luigi Bettazzi a circa un anno dalla sua morte significa immergersi nella relazione con una persona indimenticabile: per il sorriso, la fine ironia e la serietà, la profondità e la fermezza, la carità e la ricchezza di speranza. Atteggiamenti che chiunque avesse contatti, vicini e anche lontani, con lui, non poteva non cogliere che come riflessi di una personalità peculiare operante nello scenario privato e pubblico del nostro tempo.
Ma in questa sede non intendiamo solo ricordare un amico, bensì riportare alla memoria alcuni tratti di un Vescovo speciale, che, ispirandosi alla radicalità del Vangelo, ha lasciato un’impronta particolare nella vita ecclesiale e sociale del Novecento, traendo dal messaggio evangelico “cose vecchie e cose nuove” e portando, in una Chiesa ancora molto tradizionale, una voce profetica, originale, libera e aperta al dialogo.

Su Il Portico importante articolo dell’arcivescovo di Cagliari Segretario generale della CEI.

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Chiediamo venia agli amici de Il Portico, settimanale diocesano di Cagliari, se ci permettiamo di ripubblicare l’editoriale dell’arcivescovo di Cagliari, nonché Segretario generale della CEI, Giuseppe Baturi, che fa una sintesi dei contenuti della 50a Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, tenutasi a Trieste dal 3 al 7 luglio u.s. Condividiamo in toto l’enfasi che dà mons. Baturi ai discorsi che in tale sede hanno tenuto il presidente della Repubblica e il Papa, sulla democrazia e sull’imperativo del contrastarne il suo indebolimento in Italia e nel Mondo. L’arcivescovo Baturi, come si può leggere, ha concluso il suo intervento con questa frase: “Di tutto questo e di molto dovremo riabituarci a parlare tra noi e con noi anche a Cagliari e in Sardegna”. Immediata una missiva del presidente del Meic di Cagliari Mario Girau: “Eccellenza, conti pure sull’impegno e la collaborazione del MEIC. Buona serata”. A cui con altrettanta immediatezza ha corrisposto il Vescovo: “ Grazie. Dovremo organizzare più momenti di confronto. Buona serata”.
Questa è solo un’anticipazione. Anche noi vi auguriamo Buona serata.

Oggi venerdì 12 luglio 2024

img_3099 Il regno d’Italia nasce dal regno di Sardegna?
12 Luglio 2024
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
Nei giorni scorsi l’Unione sarda ha diffuso un opuscolo in cui lo storico Francesco Cesare Casula ha illustrato la sua nota tesi secondo cui il Regno d’Italia è nato dal Regno di Sardegna. Ora, da un punto di vista formale la tesi appare ineccepibile. Il processo unitario italiano è stato guidato dal Regno di Sardegna […]
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Diocesi di Cagliari
COMUNICATO STAMPA

Chiesadituttichiesadeipoveri News

img_7859noi amiamo l’Ungheria, non perché l’ama la signora Meloni e nemmeno perché Salvini è entusiasta di raggiungere Orban nel nuovo gruppo di destra, “I Patrioti” del Parlamento europeo. Amiamo invece l’Ungheria perché era quello l’obiettivo da distruggere assegnato all’Italia, per mezzo dei missili nucleari installati a Comiso, nella distribuzione internazionale del lavoro tra i Paesi dell’area atlantica, nel caso fosse scoppiata la guerra atomica. Chissà perché proprio l’Ungheria. Fatto sta che, pur non sapendo che l’obiettivo fosse l’Ungheria, un imponente movimento popolare insorse in Italia contro i missili di Comiso. Solo in Sicilia, per sloggiare i Cruise, furono raccolte un milione di firme. Infine quei missili non furono sparati, l’Ungheria fu salva e anche noi.

Da oggi a Trieste

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Papa Francesco: “Spera e agisci con il creato”

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img_7794“Spera e agisci con il creato”: è il tema della Giornata di preghiera per la cura del creato, il prossimo 1° settembre. È riferito alla Lettera di San Paolo ai Romani 8,19-25: l’Apostolo sta chiarendo cosa significhi vivere secondo lo Spirito e si concentra sulla speranza certa della salvezza per mezzo della fede, che è vita nuova in Cristo.

1. Partiamo allora da una domanda semplice, ma che potrebbe non avere una risposta ovvia: quando siamo davvero credenti, com’è che abbiamo fede? Non è tanto perché “noi crediamo” in qualcosa di trascendente che la nostra ragione non riesce a capire, il mistero irraggiungibile di un Dio distante e lontano, invisibile e innominabile. Piuttosto, direbbe San Paolo, è perché in noi abita lo Spirito Santo. Sì, siamo credenti perché l’Amore stesso di Dio è stato «riversato nei nostri cuori» ( Rm 5,5). Perciò lo Spirito è ora, realmente, «la caparra della nostra eredità» ( Ef 1,14), come pro-vocazione a vivere sempre protesi verso i beni eterni, secondo la pienezza dell’umanità bella e buona di Gesù. Lo Spirito rende i credenti creativi, pro-attivi nella carità. Li immette in un grande cammino di libertà spirituale, non esente tuttavia dalla lotta tra la logica del mondo e la logica dello Spirito, che hanno frutti tra loro contrapposti ( Gal 5,16-17). Lo sappiamo, il primo frutto dello Spirito, compendio di tutti gli altri , è l’amore. Condotti, dunque, dallo Spirito Santo, i credenti sono figli di Dio e possono rivolgersi a Lui chiamandolo «Abbà, Padre» ( Rm 8,15), proprio come Gesù, nella libertà di chi non ricade più nella paura della morte, perché Gesù è risorto dai morti. Ecco la grande speranza: l’amore di Dio ha vinto, vince sempre e ancora vincerà. Il destino di gloria è già sicuro, nonostante la prospettiva della morte fisica, per l’uomo nuovo che vive nello Spirito. Questa speranza non delude, come ricorda anche la Bolla di indizione del prossimo Giubileo. [1]

2. L’esistenza del cristiano è vita di fede, operosa nella carità e traboccante di speranza, nell’attesa del ritorno del Signore nella sua gloria. Non fa problema il “ritardo” della parusia, della sua seconda venuta. La questione è un’altra: «il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). Sì, la fede è dono, frutto della presenza dello Spirito in noi, ma è anche compito, da eseguire in libertà, nell’obbedienza al comandamento dell’amore di Gesù. Ecco la beata speranza da testimoniare: dove? quando? come? Dentro i drammi della carne umana sofferente. Se pur si sogna, ora si deve sognare a occhi aperti, animati da visioni di amore, di fratellanza, di amicizia e di giustizia per tutti. La salvezza cristiana entra nello spessore del dolore del mondo, che non coglie solo gli umani, ma l’intero universo, la stessa natura, oikos dell’uomo, suo ambiente vitale; coglie la creazione come “paradiso terrestre”, la madre terra, che dovrebbe essere luogo di gioia e promessa di felicità per tutti. L’ottimismo cristiano si fonda su una speranza viva: sa che tutto tende alla gloria di Dio, alla consumazione finale nella sua pace, alla risurrezione corporea nella giustizia, “di gloria in gloria”. Nel tempo che passa, però, condividiamo dolore e sofferenza: la creazione intera geme (cfr Rm 8,19-22), i cristiani gemono (cfr vv. 23-25) e geme lo Spirito stesso (cfr vv. 26-27). Il gemere manifesta inquietudine e sofferenza, insieme ad anelito e desiderio. Il gemito esprime fiducia in Dio e affidamento alla sua compagnia affettuosa ed esigente, in vista della realizzazione del suo disegno, che è gioia, amore e pace nello Spirito Santo.

3. Tutta la creazione è coinvolta in questo processo di una nuova nascita e, gemendo, attende la liberazione: si tratta di una crescita nascosta che matura, quasi “granello di senape che diventa albero grande” o “lievito nella pasta” (cfr Mt 13,31-33). Gli inizi sono minuscoli, ma i risultati attesi possono essere di una bellezza infinita. In quanto attesa di una nascita – la rivelazione dei figli di Dio – la speranza è la possibilità di rimanere saldi in mezzo alle avversità, di non scoraggiarsi nel tempo delle tribolazioni o davanti alla barbarie umana. La speranza cristiana non delude, ma anche non illude: se il gemito della creazione, dei cristiani e dello Spirito è anticipazione e attesa della salvezza già in azione, ora siamo immersi in tante sofferenze che San Paolo descrive come “tribolazione, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada” (cfr Rm 8,35). Allora la speranza è una lettura alternativa della storia e delle vicende umane: non illusoria, ma realista, del realismo della fede che vede l’invisibile. Questa speranza è l’attesa paziente, come il non-vedere di Abramo. Mi piace ricordare quel grande visionario credente che fu Gioacchino da Fiore, l’abate calabrese “di spirito profetico dotato”, secondo Dante Alighieri [2]: in un tempo di lotte sanguinose, di conflitti tra Papato e Impero, di Crociate, di eresie e di mondanizzazione della Chiesa, seppe indicare l’ideale di un nuovo spirito di convivenza tra gli uomini, improntata alla fraternità universale e alla pace cristiana, frutto di Vangelo vissuto. Questo spirito di amicizia sociale e di fratellanza universale ho proposto in Fratelli tutti. E questa armonia tra umani deve estendersi anche al creato, in un “antropocentrismo situato” (cfr Laudate Deum, 67), nella responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune e di noi che vi abitiamo.

4. Perché tanto male nel mondo? Perché tanta ingiustizia, tante guerre fratricide che fanno morire i bambini, distruggono le città, inquinano l’ambiente vitale dell’uomo, la madre terra, violentata e devastata? Riferendosi implicitamente al peccato di Adamo, San Paolo afferma: «Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi» (Rm 8,22). La lotta morale dei cristiani è connessa al “gemito” della creazione, perché essa «è stata sottoposta alla caducità» (v. 20). Tutto il cosmo ed ogni creatura gemono e anelano “impazientemente”, perché possa essere superata la condizione presente e ristabilita quella originaria: infatti la liberazione dell’uomo comporta anche quella di tutte le altre creature che, solidali con la condizione umana, sono state poste sotto il giogo della schiavitù. Come l’umanità, il creato – senza sua colpa – è schiavo, e si ritrova incapace di fare ciò per cui è progettato, cioè di avere un significato e uno scopo duraturi; è soggetto alla dissoluzione e alla morte, aggravate dagli abusi umani sulla natura. Ma, in senso contrario, la salvezza dell’uomo in Cristo è sicura speranza anche per il creato: infatti «anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21). Sicché, nella redenzione di Cristo è possibile contemplare in speranza il legame di solidarietà tra gli esseri uomini e tutte le altre creature.

5. Nell’attesa speranzosa e perseverante del ritorno glorioso di Gesù, lo Spirito Santo tiene vigile la comunità credente e la istruisce continuamente, la chiama a conversione negli stili di vita, per resistere al degrado umano dell’ambiente e manifestare quella critica sociale che è anzitutto testimonianza della possibilità di cambiare. Questa conversione consiste nel passare dall’arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura – ridotta a oggetto da manipolare –, all’umiltà di chi si prende cura degli altri e del creato. «Un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per sé stesso» (Laudate Deum, 73), perché il peccato di Adamo ha distrutto le relazioni fondamentali di cui l’uomo vive: quella con Dio, con sé stesso e gli altri esseri umani e quella con il cosmo. Tutte queste relazioni devono essere, sinergicamente, ristabilite, salvate, “rese giuste”. Nessuna può mancare. Se ne manca una, tutto fallisce.

6. Sperare e agire con il creato significa anzitutto unire le forze e, camminando insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, contribuire a «ripensare alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti.Il nostro potere, infatti, è aumentato freneticamente in pochi decenni. Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza» (Laudate Deum, 28). Un potere incontrollato genera mostri e si ritorce contro noi stessi. Perciò oggi è urgente porre limiti etici allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale, che con la sua capacità di calcolo e di simulazione potrebbe essere utilizzata per il dominio sull’uomo e sulla natura, piuttosto che messa servizio della pace e dello sviluppo integrale (cfr Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2024).

7. «Lo Spirito Santo ci accompagna nella vita»: l’hanno capito bene i bambini e le bambine riuniti in Piazza San Pietro per la loro prima Giornata Mondiale, che ha coinciso con la domenica della Santissima Trinità. Dio non è un’idea astratta di infinito, ma è Padre amorevole, Figlio amico e redentore di ogni uomo e Spirito Santo che guida i nostri passi sulla via della carità. L’obbedienza allo Spirito d’amore cambia radicalmente l’atteggiamento dell’uomo: da “predatore” a “coltivatore” del giardino. La terra è affidata all’uomo, ma resta di Dio (cfr Lv 25,23). Questo è l’antropocentrismo teologale della tradizione ebraico-cristiana. Pertanto, pretendere di possedere e dominare la natura, manipolandola a proprio piacimento, è una forma di idolatria. È l’uomo prometeico, ubriaco del proprio potere tecnocratico che con arroganza mette la terra in una condizione “dis-graziata”, cioè priva della grazia di Dio. Ora, se la grazia di Dio è Gesù, morto e risorto, è vero quanto ha affermato Benedetto XVI: «Non è la scienza che redime l’uomo. L’uomo viene redento mediante l’amore» (Lett. enc. Spe salvi, 26), l’amore di Dio in Cristo, da cui niente e nessuno potrà mai separarci (cfr Rm 8,38-39).Continuamente attratta dal suo futuro, la creazione non è statica o chiusa in sé stessa. Oggi, anche grazie alle scoperte della fisica contemporanea, il legame tra materia e spirito si presenta in maniera sempre più affascinante alla nostra conoscenza.

8. La salvaguardia del creato è dunque una questione, oltre che etica, eminentemente teologica: riguarda, infatti, l’intreccio tra il mistero dell’uomo e quello di Dio. Questo intreccio si può dire “generativo”, in quanto risale all’atto d’amore con cui Dio crea l’essere umano in Cristo. Questo atto creatore di Dio dona e fonda l’agire libero dell’uomo e tutta la sua eticità: libero proprio nel suo essere creato nell’immagine di Dio che è Gesù Cristo, e per questo “rappresentante” della creazione in Cristo stesso. C’è una motivazione trascendente (teologico-etica) che impegna il cristiano a promuovere la giustizia e la pace nel mondo, anche attraversola destinazione universale dei beni: si tratta della rivelazione dei figli di Dio che il creato attende, gemendo come nelle doglie di un parto. In gioco non c’è solo la vita terrena dell’uomo in questa storia, c’è soprattutto il suo destino nell’eternità, l’eschaton della nostra beatitudine, il Paradiso della nostra pace, in Cristo Signore del cosmo, il Crocifisso-Risorto per amore.

9.Sperare e agire con il creato significa allora vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risurrezione corporea a cui i credenti sono predestinati in Cristo Signore. In Gesù, il Figlio eterno nella carne umana, siamo realmente figli del Padre. Mediante la fede e il battesimo inizia per il credente la vita secondo lo Spirito (cfr Rm 8,2), una vita santa, un’esistenza da figli del Padre, come Gesù (cfr Rm 8,14-17), poiché, per la potenza dello Spirito Santo, Cristo vive in noi (cfr Gal 2,20). Una vita che diventa canto d’amore per Dio, per l’umanità, con e per il creato, e che trova la sua pienezza nella santità. [3]

Roma, San Giovanni in Laterano, 27 giugno 2024

FRANCESCO

[1] Spes non confundit, Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025 (9 maggio 2024).
[2] Divina Commedia, Paradiso, XII, 141.

[3] Lo ha espresso poeticamente il sacerdote rosminiano Clemente Rebora: «Mentre il creato ascende in Cristo al Padre, / nell’arcana sorte / tutto è doglia del parto: / quanto morir perché la vita nasca! / pur da una Madre sola, che è divina, / alla luce si vien felicemente: / vita che l’amore produce in pianto, / e, se anela, quaggiù è poesia; / ma santità soltanto compie il canto» ( Curriculum vitae, “Poesia e santità”: Poesie, prose e traduzioni, Milano 2015, p. 297).

Ricordando padre Agostino Pirri, frate francescano OFM

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Per Agostino
di Franco Meloni

Ci saranno anche due commendatori al merito della Repubblica italiana, padre Salvatore Morittu e don Ettore Cannavera, a omaggiare padre Agostino Pirri, frate francescano minore, sacerdote – morto un anno fa a 93 anni – in un “evento laico”, venerdì 28 giugno alle 17,30, alla Fondazione di Sardegna, organizzato dagli Amici di padre Agostino in collaborazione con la Comunità La Collina. Se lo merita, eccome Agostino! Nonostante non amasse troppo le cerimonie, perché solo l’umiltà si addice ai frati e lui di maestosità riconosceva solo img_7742quella delle montagne, ovunque situate e la magnificenza delle città d’arte; in entrambi i luoghi, a costo di sacrifici personali, trascinava i suoi giovani e perfino i suoi confratelli.
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img_7745 Però, prima di tutto e tutti lui amava i suoi allievi, sempre giovani a prescindere dall’età. Sì perché Agostino, come don Milani, li amava, forse più di quanto amasse Dio (e Francesco d’Assisi). Ma Dio, come sosteneva don Lorenzo, non tiene questa contabilità perché sta scritto “tutto quello che avete fatto al vostro prossimo lo avete fatto a me”. E frate Agostino di bene ai fratelli e sorelle che ha incontrato nella sua lunga vita terrena ne ha sparso a piene mani. Tanto è che tutti lo ricordano con gratitudine e affetto, e un gruppo di suoi allievi del Movimento Studenti, del tempo a cavallo degli 60-70, lo ha fedelmente seguito, sempre, seppure con diversa gradazione di intensità:
– massima in quegli anni d’oro della giovinezza, quando la bellezza del crescere insieme si unisce alla solidarietà per i più poveri;
- ridotta, più tardi, quando i legami si allentano e gli anni con i suoi giovani diventati adulti, diventano soprattutto un bel ricordo, con sporadici incontri, magari per celebrare qualche matrimonio o, purtroppo, funerali;
- forte, bella e carica d’affetto, negli anni della sua anzianità e poi vecchiaia.
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Ed è proprio quest’ultimo tempo, non breve (oltre vent’anni ) che vogliamo qui ricordare: lo cercammo e ritrovammo nei Conventi francescani del nord Sardegna (Sassari, Bonorva, Fonni) e finalmente riallacciamo forti rapporti quando ci fu riportato a Cagliari nel img_7735Convento di Santa Rosalia-Santuario di San Salvatore da Horta. Da allora i pomeriggi di quasi ogni mercoledì quando si leggeva insieme un brano del Vangelo che lui commentava con poche sagge parole e poi: “raccontatemi di voi, della vostra vita, delle vostre famiglie, di cose tristi o divertenti… e, vi raccomando, state più vicini al Signore. Ora facciamo una preghiera, vi do la benedizione e andate via… perché ho altri impegni, o… perché voglio vedermi in santa pace una partita di calcio in Tv”. Con nostalgia ricordiamo i festeggiamenti per i compleanni, nei conventi di Santa Rosalia o, img_7739negli ultimi anni, di Sant’Antonio a Quartu. E, ancora, le “andate ad Assisi”:
nel 2014, img_7736 con la storica messa alla Porziuncola, in Santa Maria degli Angeli, dove è nato l’Ordine francescano; nel 2015, con la visita a La Verna, in cui img_7737Francesco ricevette le stimmate e Agostino benché con difficoltà di deambulazione, incurante del pericolo scese, in solitaria, allo img_7741Spicco, luogo assai impervio, per pregare laddove lo faceva Francesco, lui sfuggendo alle attenzioni dei confratelli e Agostino alle nostre. E’ evidente img_7740 come fosse sorretto dallo Spirito! Quanti altri ricordi, in tutti i luoghi dove visse San Francesco: img_7755 San Damiano, Santa Chiara, l’eremo delle carceri… fino img_7738all’ultima trasferta senza spostarci dalla terra sarda, a San Pietro di Sorres.
E così per altro tempo benedetto, fino agli ultimi anni della sua vita, allorché le gambe non lo reggevano più e tuttavia continuava a riceverci in quel di Quartu, in sedia a rotelle.
img_7748Come stai Agostino? Era la prima domanda che ti facevamo. E tu: “Bbene!”. Si, marcando quella B iniziale. “Ah, se non fosse per queste gambe che non mi reggono…”.
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Il 14 maggio dello scorso anno i confratelli ci avvisarono che era stato ricoverato all’ospedale Binaghi per Covid, ma che non era questo male a preoccupare i medici, quanto il fatto che il Covid aveva scatenato tutte le vecchie patologie fino ad allora in progressivo ma lento decorso. Alcuni di noi amici andammo a trovarlo: il Covid era stato domato ma non il resto e aveva inesorabilmente perso conoscenza. Dopo pochi giorni veniva riportato in Convento, come aveva chiesto quand’era lucido, e li serenamente morire il 21 giugno 2023.
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Caro Agostino,
nostro padre Agostino, ti credevamo eterno, anche per la tua missione spirituale così sempre vicina a Nostro Signore. Ma le nostre preghiere e, più sinceramente, il nostro egoismo non sono serviti a trattenerti ancora tra noi, dopo 93 anni di vita in parte preponderante come frate dell’ordine francescano dei minori, in missione permanente. Sei andato in pace con un sorriso, quello che ci accoglieva sempre, anche in questi ultimi anni nel Convento di Sant’Antonio, a Quartu Sant’Elena. Agostino sei stato sempre nel nostro cuore e scusaci se continuando sempre ad amarti, non abbiamo seguito tutti i tuoi consigli. Per colpa nostra, ti dicevo scherzando, non ti hanno fatto Vescovo. Si, perché la Santa Sede che fa i Vescovi aveva così ragionato: “Ma questo Agostino, frate benedetto, quanti seguaci “buoni cristiani” ha formato e quanti infedeli ha convertito? Molti, forse moltissimi, ma pochi, pochissimi, rispetto alle aspettative”. Ma ha formato tanti buon cittadini, rispettosi del bene comune! “Non basta. E poi ha allevato perfino qualche comunista e non tutti i suoi giovani sono rimasti credenti: resti frate minore, semplicemente padre!”. Sospettiamo che il Vaticano abbia indagato anche sulle nostre storie, campeggi e messe comunitarie… E così niente promozioni! Agostino ridiamo insieme, come sempre hai fatto, del resto delle cariche e dell’esteriorità non ti importava un fico secco! E così, severo con te stesso e, seppure non docile di carattere, ma sempre disponibile e immancabilmente sorridente ti pensiamo, ti vediamo, ancora, dacché che sei nella casa del Padre. Piangiamo di nascosto. Ciao Agostino. Sei e sarai una presenza importante tra tutte e tutti noi!

(Franco Meloni)
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Amici di Padre Agostino – La Collina

     Amici di Padre Agostino  -   Comunità  La Collina

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“Quattordici voti sicuri”

di Gianni Loy

con: Anna Cristina Serra

e con: Alberto Melis

musiche: Gianni Cardia

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“Ricordando Padre Agostino”

a cura di Franco Meloni

con: Padre Salvatore Morittu

Suor Assunta Corona, FdC

Don Ettore Cannavera

Paolo Zedda, primo delegato diocesano del Mov.Studenti

Gabriella Marras, medico di padre Agostino

Amici di padre Agostino.

Interventi liberi

Cagliari – Venerdì 28 giugno 2024 – ore 17,30 

Fondazione di Sardegna

Via San Salvatore da Horta