SARDEGNA
Sardegna Che fare?
La fantasia del desiderio, ponte tra passato, presente e futuro
di Roberto Paracchini
Nini. “Ciò che caratterizza l’eterno ripetersi della storia è l’assenza di lungimiranza”
Autore. Non capisco, ma di chi stai parlando?
Nini. Di te ovviamente e nello stesso tempo di tutti gli altri perché anche tu fai parte di “tutti gli altri”, ovviamente…
Autore. Perdonami, ma ancora non capisco: ti stai per caso rivolgendo a tutto il mondo, non ti sembra di allargarti un po’ troppo?
Nini. Mi rivolgo a te e al tuo mondo relazionale perché senza relazioni tutti noi, come dire, esistiamo solo per finta, come nuotatori senz’acqua.
Autore. Forse occorre che ti spieghi un po’ meglio.
Nini. Te la faccio breve parlando di me. Come tu sai io sono un personaggio di fantasia…
Autore. Cioè?
Nini. Eddai! Faccio parte di un tuo scritto che stai, appunto, “componendo” in questo momento, quindi sai benissimo che io sono Nini, che ho 91 anni e che da 75 anni vivo col generale Henrik, uno dei due protagonisti del bellissimo romanzo di Sandor Marai, “Le braci”, di cui mi onoro di essere una coprotagonista: balia del generale, quasi una sorella e direi di più: quasi una madre visto che l’ho allattato; e confidente e sua autorevole consigliera. Poi…
Autore. Sì sì, d’accordo, ma anche se ti ho inserito io in questo scritto, le cose non sono mai lineari o consequenziali. Io, e lo ricordo anche a me stesso, devo parlare di un libro che non è certo una fiction, “Sardegna, per un nuovo Statuto speciale. Idee, progetti e possibili processi di autogoverno”, che rappresenta gli atti del convegno omonimo promossa dalla Scuola di cultura politica Francesco Cocco.
Stiamo per cominciare!
Oggi, martedì 19 novembre, alle 17:30, presso la Fondazione di Sardegna in Via San Salvatore da Horta 2 a Cagliari, verrà presentato il romanzo di Gianni Ibba “L’ORDITO E LA TRAMA – Due esuli sardi nell’Europa di Napoleone” (AIPSA edizioni, 18 €). Interverranno lo scrittore Gianni Loy, il giornalista Franco Meloni, l’editore Annamaria Baldussi, con l’inedita irruzione della New Old Jazz Band.
La trama del romanzo è semplice: due personaggi immaginari, entrambi giovani, il medico Emilio Asproni di Bono e l’avvocato nuorese Lorenzo Sulis, di idee libertarie e per questo perseguitati dal reazionario e sanguinoso regime sabaudo, lasciano la Sardegna, partendo da Cagliari, per la Francia napoleonica, nella quale credono si realizzino gli ideali rivoluzionari. Contano di incontrare Giovanni Maria Angioy, esule a Parigi, nella convinzione che si riproponga un movimento per cacciare i Savoia e instaurare in Sardegna una Repubblica indipendente sotto la protezione della Francia.
Da qui la narrazione di una serie di avvenimenti che si dispiegano, anche nell’incontro di grandi figure storiche politiche ed artistiche dell’Ottocento europeo. Ma i protagonisti sono sempre i due giovani sardi, che singolarmente o insieme, si spostano dalla Francia all’Inghilterra, alla Russia… spingendosi fino al Canada, per ritrovarsi infine in Inghilterra. Essi vivono i drammi della guerra, della morte, della malattia, di tradimenti e di tante altre sofferenze, così come le gioie dell’amicizia e della fratellanza senza frontiere, dell’amore carnale e spirituale, dell’amore filiale, della paternità propria e altrui, del buon cibo e del buon bere, della poesia e dell’arte, della musica colta e popolare, delle speranze di avere avuto un ruolo nel costruire un mondo migliore… tutto con “eroica normalità”.
Non sveliamo oltre: vale la pena leggere questa romanzo storico dell’esordiente Gianni Ibba, che si presterebbe agevolmente a una avvincente riduzione cinematografica. Glielo auguriamo! [fm]
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Domani a Cagliari
Una recensione di Franco Meloni su Giornalia: https://www.giornalia.com/articoli/lordito-e-la-trama-il-romanzo-desordio-di-gianni-ibba/
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Oggi lunedì 18 novembre 2024
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Autonomia differenziata: legge azzoppata, ora voce all’elettorato
18 Novembre 2024
La Corte costituzionale ha parzialmente bocciato la legge Carderoli, per eliminarla completamente serve il voto referendario. Bisogna mobilitarsi subito per portare alle urne 25 milioni di cittadini e cittadine
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
Avevano ragione quanti insistevano che la legge 86/24 sull’autonomia regionale differenziata, voluta dalla Lega, ha profili di incostituzionalità.
Ricordiamo l’aggressione alla Presidente Todde perché […]
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Oggi sabato 16 novembre 2024
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Il Consiglio di Stato stoppa la legge sarda sulle aree idonee?
16 Novembre 2024
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
L’Unione sarda e molti dei promotori della Pratobello, sembrani gioire per la decisione del Consiglio di stato che intende limitare, seppure fino alla decisione definitiva, che verrà adottata dsl Tar Lazio il 25 febbraio 2025, il potere delle regioni di restringere le aree idonee per l’installazione di impianti energetici rispetto a quanto deciso dal […]
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La Consulta svuota la legge Calderoli sull’autonomia differenziata
15 Novembre 2024 su Democraziaoggi
Massimo Villone, presidente Coordinamento per la democrazia costituzionale
In attesa della pubblicazione della sentenza, la Corte costituzionale ne ha comunicato una sintesi. Un commento compiuto potrà farsi solo dopo il deposito del testo intero della decisione. Ecco ora una prima dichiarazione di Massimo Villone, seguito dal testo della nota della Corte costituzionale.
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Solo Mattarella zittisce Musk. Meloni tiepida
15 Novembre 2024 su Democraziaoggi.
Il nuovo attacco ai giudici italiani da parte di Elon, che ora è a tutti gli effetti un esponente di spicco della prossima amministrazione Usa, arrivano di fatto dal governo americano.
Paolo Delgado – Il dubbio
Forse se Elon Musk […]
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“Cagliari città della Pace e del dialogo nel Mediterraneo”. Lettera al Sindaco Massimo Zedda.
Nota inviata in data odierna al Sindaco Massimo Zedda.
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Il Meic di Cagliari nel Documento varato in occasione delle Elezioni del Sindaco e del Consiglio comunale della città (Lettera-aperta su impegni e programmi per Giustizia sociale, Cultura e partecipazione alla vita della città di Cagliari – 30 maggio 2024) ha indicato, tra gli altri punti considerati prioritari proposti alle forze politiche, il seguente:
« 6. Per una Cagliari operatrice di pace nel Mediterraneo. La città deve darsi un ruolo tra le città che affacciano sul Mediterraneo. La sua posizione geografica quasi al centro del “Mare nostrum” non deve restare una semplice espressione geografica, ma opportunità per attivare sistematici progetti di collaborazione culturale, economica, formativa. Al riguardo Cagliari, in raccordo con la Regione, deve saper cogliere, in maggior misura rispetto al passato, le opportunità dei programmi di collaborazione euromediterranea dell’Unione ».
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Con tale riferimento, nel monitoraggio dell’attività dell’Amministrazione comunale, nelle fasi programmatorie e attuatorie, prendiamo atto, plaudendola, dell’iniziativa del consigliere Davide Carta con la proposta “Cagliari città della Pace e del dialogo nel Mediterraneo”, che non deve rimanere un suggestivo enunciato. A partire dall’impegno dell’Amministrazione che vorremmo fosse formalizzato nelle conclusioni del dibattito sulle linee programmatiche 2024-2029 da parte del Sindaco Massimo Zedda.
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In argomento segnaliamo la pubblicazione su Aladinpensiero News di una parte del recentissimo intervento di Davide Carta in Consiglio comunale, preceduto da una riflessione pertinente di Giancarlo Morgante: https://www.aladinpensiero.it/?p=159302 .
Con i più cordiali saluti
Davide Carta in Consiglio comunale: Cagliari città della Pace e del dialogo nel Mediterraneo
Segnalo l’intervento del Consigliere Davide Carta, svolto in Consiglio Comunale nel dibattito seguito alla presentazione delle dichiarazioni programmatiche del Sindaco Zedda per la nuova Consiliatura (Giancarlo Morgante).
Davide fa un discorso di ampio respiro teso alla costruzione di una comunità più inclusiva e coesa, a partire dalla cultura, avendo come punto di riferimento il Mediterraneo, il dialogo con le città e i paesi che si affacciano su di esso “Cagliari città della pace”.
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Qualche anno fa sono stato con la Caritas diocesana in Terra Santa. Durante la navigazione (con tutto il gruppo di pellegrini) nel lago di Tiberiade è stato ricordato un discorso dello storico Sindaco di Firenze “Giorgio La Pira”.
“Mediterraneo come il lago di Tiberiade”, il nuovo universo delle nazioni.
Traduzione concreta del messaggio evangelico di giustizia sociale e amore verso gli ultimi.
La Pira aveva una visione politica: “Il pilotaggio della speranza” sua questa espressione. È stato un profeta del dialogo, della speranza e della pace (mai come in questi ultimi tempi così tanto invocata).
Alla logica del conflitto, La Pira opponeva la supremazia del dialogo, cercato con tutte le forze nei Paesi dell’Europa dell’Est, in Asia, in America Latina e in Africa.
Amava ripetere “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci” (Isaia).
Si proponeva di arrivare al disarmo generale trasformando le «armi distruttive in strumenti edificatori della pace e della civiltà». Secondo la sua visione escatologica, tutta la storia convergerà verso «il porto finale» la pace.
Per raggiungerla, La Pira aveva incontrato capi di Stato di parecchie Nazioni.
In uno di questi incontri, conia una delle sue espressioni più note: «Abbattere i muri e costruire i ponti».
Abbattere il muro della diffidenza tra i popoli e costruire ponti di dialogo tra le genti. Unire e non dividere.
Diceva “il Mediterraneo è il lago di Tiberiade del nuovo universo delle nazioni”. Il Mediterraneo, culla delle civiltà monoteiste che chiamava «la triplice famiglia di Abramo». Il futuro del Mediterraneo è quello di riprendersi il suo posto (dialogo, pace, fratellanza tra i popoli che ivi si affacciano), in un mondo sempre più minacciato da guerre e distruzione.
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Per concludere, riprendendo l’intervento di Davide Carta, “un dialogo con città e paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che domani potranno diventare opportunità anche di cooperazione economica e di crescita, consapevoli che lo sviluppo è il nuovo nome della Pace”.
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Di Davide Carta.
LA COSA SEMBRAVA IMPOSSIBILE E QUINDI LA FECERO
La politica deve avere l’ambizione di realizzare i sogni dei cittadini e la loro felicità, partendo dalla comunità, nella quale ci sono i bisogni, le risposte e le energie.
Questa la chiusura del mio intervento in aula sulle dichiarazioni programmatiche del sindaco Zedda. [...]
Cosa succede?
Carissimi,
molto è stato detto sull’elezione di Trump alla Casa Bianca, non insisteremo perciò qui sulle diagnosi, più o meno allarmate, su quanto potrà accadere soprattutto a Gaza, dato lo stretto rapporto della famiglia Trump con Israele e Netanyahu: c’è il rischio di un incentivo al suicidio di Israele, come lo chiama Anna Foa, e di una sua ricaduta sul popolo ebraico della diaspora, come fanno presagire le violenze scatenatesi ad Amsterdam tra olandesi e tifosi ultras israeliani; né si può non essere atterriti al preannuncio trumpiano della deportazione di milioni di immigrati dagli Stati Uniti.
Quello che invece vorremmo qui rilevare è che la vittoria di Trump ha sdoganato una crudeltà che prima era nascosta. L’abbiamo vista con sgomento nei volti di alcuni partecipanti a uno dei consueti talk show televisivi, un professore, un imprenditore, una parlamentare di governo, sia che si parlasse di Gaza sia che si discutesse della “deterrenza” con cui il governo vuol dissuadere i migranti dal venire in Italia suscitando in loro il terrore di finire in Albania e di qui essere rispediti là da dove, per tremende ragioni, sono fuggiti.
Sui volti di questi interlocutori televisivi abbiamo visto i tratti di una singolare durezza nell’imperativo della “difesa dei confini”, e più ancora abbiamo visto addirittura un sorriso beffardo di fronte alle immagini degli uccisi, degli scacciati, degli affamati e dei disperati di Gaza con l’alibi di dire che nulla vi fosse di vero.
Ci siamo ricordati allora della invocazione di Italo Mancini il cui auspicio, per uscire dai tormenti di questa nostra modernità, era che “tornino i volti”, cioè che si torni a rapportarsi con l’infinito valore e l’unicità di ogni persona, i volti, “questi inauditi centri di alterità che sono i volti, volti da guardare, da rispettare, da accarezzare”: ma oggi sono i volti di Gaza, i volti nascosti dalla fitta selva di mani alzate per cercare di strappare un frammento di cibo o una ciotola di minestra sfuggiti al blocco degli aiuti impediti dall’assedio per fame.
E abbiamo pensato a quello che oggi l’Occidente non vuole vedere dei tormenti che esso stesso ha inflitto e infligge a popoli interi, a milioni di volti, per quella falsa coscienza che esalta la violenza travestita da democrazia e da Stato di diritto come difesa della nostra identità e dei “nostri” valori. È quello che dice Roberta De Monticelli denunciando la “catastrofe intellettuale e morale” in cui si è trasformato il dibattito pubblico sull’eccidio di Gaza, su questa “umanità violata”, come recita il titolo del suo libro dedicato alla “Palestina e l’inferno della ragione”. È il libro che mancava sulla guerra in corso nel Vicino Oriente, della quale sono piene le cronache, mentre non viene scandagliata la sua ragione profonda, la filosofia che la interpreta, la fenomenologia che la spiega: la Palestina come un “nodo del pensiero”. Un libro che perciò non si può fare a meno di leggere perché, se nulla possiamo fare per lenire la sofferenza anche di un solo volto a Gaza o a Nablus, almeno abbiamo il dovere di capire e sapere, per immaginare, sperare e promuovere un altro futuro per Israele, i palestinesi, e anche per noi. Quel futuro che oggi, come spiega la De Monticelli, è oggetto di rimozione, perché come riconosceva un autorevole articolo a più voci pubblicato su Foreign Affairs, c’è un “innegabile” che è anche “indicibile”: l’innegabile è che “una soluzione a uno Stato non è una futura possibilità, esiste già un unico Stato tra il Mediterraneo e il Giordano”, ciò che per Israele è irreversibile benché l’annessione non sia stata dichiarata, e si risolve in un regime di apartheid; ma questo innegabile è “indicibile” perché fingendo che sia ancora in corso il processo per la soluzione a due Stati si può ancora mascherare la contraddizione tra l’ebraicità e la democraticità dello Stato di Israele, come è stato finora concepito.
La soluzione è perciò che la realtà innegabile e indicibile sia resa visibile, presa in carico e trasformata attraverso un processo di riconciliazione fino a fare di Israele uno Stato binazionale, con due tradizioni, due culture, due popoli con pieni e identici diritti. Solo allora la crudeltà sarà sconfitta, e torneranno i volti da amare.
Sulla elezione di Trump e il deperimento della democrazia di cui è segno, pubblichiamo, da Other News, un articolo di Gabriele Crocco; sui progetti di trasformazione di Gaza, tolti i palestinesi, in un paradiso di coloni e di ricchi, pubblichiamo un allarmato articolo dell’Osservatore Romano, e sugli scontri di Amsterdam un’informazione di RaiNews
La lettera ai nostri fratelli ebrei della diaspora non è stata ancora inoltrata, anche se uno se ne è già adontato. Vi terremo informati dello sviluppo dell’iniziativa a cui si sono associati finora 300 mittenti.
Con i più cordiali saluti,
Raniero La Valle
Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri
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LETTERA AI NOSTRI CONTEMPORANEI DEL POPOLO EBRAICO DELLA
DIASPORA
Carissimi Ebrei della Diaspora,
Comune di Cagliari, Consiliatura 2024-2029
Le dichiarazioni programmatiche del Sindaco Massimo Zedda.
https://www.comune.cagliari.it/portale/page/it/linee_programmatiche_20242029_in_consiglio_la_presentazione_del_sindaco_massimo_zedda?contentId=NVT202345
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Iniziative suggerite dà Aladinpensiero online
Venerdì 8 novembre 2024————-
https://www.pfts.it/notizie/558-il-futuro-dell-uomo-un-dialogo-tra-salvatore-natoli-e-giuseppe-tilocca
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Da Angioy a Lussu: la questione dell’autogoverno della Sardegna
8 Novembre 2024
Oggi alle 18 nella sede del PCI in via Buragna 20 a Cagliari, alla presenza dell’Autore, presentazione del libro
Andrea Pubusa si interroga ancora sulla questione dell’autogoverno della Sardegna e sulla stagione angioyana alla fine del XVIII secolo.
Segue dibattito
Gigi Riva per sempre nei nostri cuori. Oggi avrebbe compiuto 80 anni.
Su Aladinpensiero del 24 gennaio 2024. Gigi Riva. Rappresentò ed esaltò gli umili
Non mi è possibile parlare di Gigi Riva nel suo rapporto con la Sardegna senza commuovermi fino alle lacrime. Quando Gigi Riva, giovanissimo, vi arrivò, la Sardegna era considerata una terra di contadini e pastori poveri, dove spedire funzionari pubblici in punizione. I sardi pur considerati persone di grande operosità e dignità, di fatto erano in gran parte trattati da paria. Che prospettive poteva avere un giovane lombardo che appalesava già talento e potenzialità nell’ambito del calcio? Quelle di farsi un’esperienza di alcuni anni e poi scappare. E, invece, in Gigi Riva crescevano contemporaneamente ed esponenzialmente la bravura e la convinzione di rimanere per dare una mano al popolo sardo, quello che era diventato indiscutibilmente il suo popolo e la Sardegna sua terra.
Lui tutto questo ha rappresentato e per tanto tempo continuerà a rappresentare. E ogni sardo, a partire dall’ultimo povero e diseredato, ha sempre potuto dire con convinzione: Gigi Riva è uno di noi. Lui, come la Madonna del Magnificat, ha esaltato gli umili.
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